Complimenti a Nicola Pettinato sia per il servizio "storico" sui rifiuti sia per il bell'articolo "Galatro: Invito a risorgere". Temi non nuovi, ma finalmente se ne parla e di conseguenza si crea il presupposto per una possibile e accettabile soluzione, per un futuro accessibile e condiviso da tutti, nel rispetto della sfera privata e del prossimo. Gli auguro che incontri risonanza.
Complimenti anche a Biagio Cirillo per le sue belle poesie.
Un gran saluto.
(3.2.07) REPLICA A MARIO SOFRA' (di Domenico Chindamo) - Winterthur - Cari amici, vi prego di consentirmi questa replica a Mario Sofrà, il quale tende a minimizzare un lavoro che svolgiamo per 10 mesi all’anno gratuitamente. Infatti dal prossimo anno stiamo contrattando per organizzare anche le selezioni di Miss Italia nel mondo.
Caro Mario, questa iniziativa non nasce per il bel tempo che c’é a Winterthur, ma nasce da un progetto concreto e ben avviato dove lavorano 11 persone ed io mi posso vantare di essere il presidente. Il fatto che ci fossero nelle televisioni svizzere dei servizi riguardanti la manifestazione, sia prima che dopo l’evento, dimostra la bontà e la serietà del lavoro.
Affermando che la manifestazione nasce grazie al bel tempo, dimostri di non avere rispetto né per mé come organizzatore ma, soprattutto, neanche per Michele Alvaro che ha meritatamente vinto. Il tuo spirito critico non aiuta ad unire i galatresi ma causa la spaccatura che si nota da diversi anni nella comunità galatrese di Winterthur.
Non credo che i parenti di Michele ti ringrazieranno per il poco rispetto dimostrato nei suoi confronti; di sicuro non ti ringrazia nessuno di coloro che lavorano a questo progetto. Ti invito quindi a non offendere il lavoro degli altri ma a dimostrare che, oltre a scrivere, si possono fare anche dei fatti concreti con dei progetti.
Saluti da Winterthur.
Non ho, né sento il bisogno di sminuire il lavoro altrui, nemmeno il Suo! Anzi mi compiaccio quando si organizza un qualsiasi evento che coinvolga la comunità. Le auguro di riuscire, come Lei dice, ad organizzare anche la Miss Italia nel mondo (evento già noto a Winterthur dagli anni '90) e di raccogliere tutto il successo seminato, anche da presidente.
Dalla Sua replica accesa non evinco il problema reale che l'affligge, mi perdoni l'incapacità, forse perché non abbiamo mai avuto o fatto niente in comune e nemmeno ci conosciamo direttamente. Se ci sono problemi privati a me sconosciuti sono pronto ad ascoltare, in privato.
Comunque, se teme la concorrenza come presidente e/o come organizzatore, può stare anche tranquillo, non sono in cerca di attività.
Lei lamenta la spaccatura dei galatresi a causa del mio spirito critico: beh, La ringrazio per la capacità accordatami ma, ahimè, difficile che anche altri siano d'accordo e consuonino con Lei visto che Lei è presidente e membro del comitato organizzativo ed io da molti anni non ho contatti con la comunità, quindi è realmente impossibile ascrivere a me tale operato.
Ma, visto che Lei, signor Presidente, ha riconosciuto una spaccatura nella comunità, perché non la risana? Tutti Le sarebbero grati.
L'evento di Mister Italy è stato sabato e in Sua presenza, mentre io l'ho appreso via stampa solo il giovedì e, essendo pubblico e d'interesse pubblico, ho deciso di inviare il mio contributo, senza scopo di lucro né altro interesse, al sito galatroterme.it, punto! Si è trattato di un evento che ha reso protagonista un galatrese, senza se e senza ma. E poi, come si poteva lasciare nascosta quella bellissima foto di Michele in veste di Mister Italy?
In riferimento all'invito finale La ringrazio ma, ahimè, mi dispiace veramente molto non poterLa accontentare. Come Lei sa, per poterlo fare abbisogna di necessaria levatura intellettuale nonché di certe competenze personali e, se mi conoscesse, avrebbe saputo che esse sono a me incompatibili. Ahimè!
Caro Paesano/Presidente spero di averLe dato i chiarimenti cercati e con ciò di esserLe stato d'aiuto. Felice domenica.
(4.2.07) DOMENICO CHINDAMO PUNTUALIZZA (di Domenico Chindamo) - Winterthur - Egregio signor Sofrà, valutando la sua risposta in parte sfottente ed in parte offensiva, mi sembra che la sua sensibilità sia stata irrimediabilmente offesa. Se Lei pensa che ci possano essere stati dei problemi personali tra noi due in passato, posso solo dirle che io non la conosco e quindi non saprei di cosa si tratta, ma se lei pensa di avermi offeso in passato é segno di cattiva coscienza. La prego quindi di smetterla di offendermi pubblicamente in quanto questa é l'ultima replica; in seguito non ritengo di dovere polemizzare né con lei né con altri.
La prego di tenere presente che nel comitato organizzativo ci sono anche altri galatresi, tra cui un Suo parente, cioé Simone Sofrà e la moglie Daniela Ceravolo, i quali hanno già preso posizione su questa faccenda. Inoltre abbiamo il piacere di avere come collaboratrice la signora Rita Primerano; quindi, come vede, non abbiamo nè bisogno di collaboratori e né paura della concorrenza. La prego quindi signor Sofrà di non continuare la polemica e chiudere il discorso, in quanto non ci guadagna nessuno.
Distinti Saluti dal "soleggiato" Winterthur.
(24.2.07) SULL'INVITO A RISORGERE (di Biagio Cirillo) - Ormai da diverse settimane leggo l’invito del sig. Daniele Fenoli, invito rivolto a tutti i lettori che frequentano il sito di Galatro Terme News a fare delle proposte per aiutare Galatro a risorgere.
Speravo che qualcuno rispondesse ad un annuncio così importante ma, con immenso dispiacere, noto che i galatresi residenti ed emigrati non si degnano minimamente ad azzardare alcuna proposta.
E’ forse vero che aspettiamo davanti al capezzale la fine di quest’agonia di un paesino senza muovere un dito?
Noi, come famiglia Cirillo, portiamo con noi diverse famiglie d’amici nel periodo estivo. A volte troviamo qualche appartamento in affitto, con prezzi d’albergo a (5 stelle), a volte rimangono nostri ospiti per il semplice motivo che non si trovano appartamenti adeguati per famiglie, eppure a Galatro ci sono tante case chiuse e anche abbandonate.
Tutte quelle famiglie che sono state a Galatro le sentiamo parlare bene del nostro paese, dell’ospitalità che abbiamo, della tranquillità e del nostro mare favoloso.
Quindi, dopo tutto questo mio discorso non certo fatto a caso, proporrei (tornando all’invito di Daniele Fenoli) a tutti i galatresi che ne hanno la possibilità, di acquistare e ristrutturare le case vecchie di Galatro e a noi emigrati al nord dell’Italia di portare turisti per la stagione estiva.
Così facendo, procuriamo lavoro alle nostre piccole imprese artigiane, facciamo lavorare meglio i negozi, il paese si ripopola, almeno per un breve periodo, e chissà che il turista a sua volta non si compri un immobile.
Spero che la mia proposta pian piano cominci ad essere una realtà perché, come tanti sanno, io sono legato tanto al mio paese e, nel vederlo abbandonato a se stesso, mi duole il cuore.
Vorrei pregare le nostre piccole imprese ed i nostri artigiani di diventare puntuali nell’esecuzione dei lavori che noi emigranti chiediamo loro d’anno in anno e, purtroppo, a volte dobbiamo ricorrere a personale dei paesi vicini perché dopo tante promesse e tante telefonate torniamo in paese e tutto rimane da fare.
Inviterei qualcuno competente a formare un'agenzia e poter fare da intermediario per l’acquisto, la vendita o l’affitto di case.
Sicuramente c’è tanto da fare, non pretendo che tutto questo si realizzi da oggi a domani però, come si suol dire, chi ben comincia è a metà dell’opera.
Mi aspetto qualche replica, positiva o negativa non ha importanza, l’importante è riceverla.
Finisco di annoiarvi e, come al solito, vi abbraccio tutti.
Vi mando una delle mie poesie, però questa volta in lingua Italiana.
P. S. - Per quelli che mi conoscono (Mercoledì notte o Giovedì sera sarò a Galatro e Domenica mattina riparto). Saluti da Biagio Cirillo.
L’emigrante in ferie
Cari amici, cari emigranti,
lontani siamo tutti quanti,
ricordi restano dentro la testa,
ci vediamo solo quando è festa.
Quando in paese in massa torniamo
tutte le strade noi affolliamo,
i treni poi non bastano mai,
ogni anno per noi sono guai.
L’inverno al bar ci ritroviamo,
o in strada mentre passeggiamo,
baci, abbracci, strette di mano
e subito chiedono quando ce ne andiamo.
È un modo di dire, ma voglion sapere,
se tanto restiamo per loro è un piacere,
ma quando arriva per noi la partenza
aspettano la prossima con pazienza.
L’estate poi, con il nostro bel mare,
nell’acqua limpida ci andiamo a tuffare,
ci facciamo una bella nuotata
e ci rinfreschiamo l’intera giornata.
Veloci passano quei pochi giorni,
pensi sempre se poi ritorni,
perché nella vita, questo si sa,
non si sa mai come andrà.
Godiamoci adesso più che possiamo
il mare e i monti che qui abbiamo,
le tradizioni e altre cose
come se fossero un mazzo di rose.
(19.3.07) SULL'UOMO A IMMAGINE DI DIO (di Pasquale Cannatà) - Ero a Genzano di Roma il 25 febbraio scorso per la presentazione del libro di mio fratello Angelo Cannatà e, conoscendo la sua cultura ed il suo impegno, sono orgoglioso del lavoro che ha fatto: ci vogliamo bene, ma su alcuni argomenti politici, filosofici e religiosi, abbiamo idee diverse.
Non ho ancora avuto tempo e modo di leggere il libro, per cui non posso addentrarmi in analisi e commenti di alcun genere, ma la scorsa estate quando sono stato a Galatro per le vacanze mi ha citato una frase di Emanuele Severino che avrebbe inserito nel capitolo in cui tratta di "ateismo come conquista della ragione". Sono andato a cercarla e l'ho trovata a pag. 112. Severino sostiene che c'è una contraddizione all'interno del testo biblico, in quanto l'uomo avrebbe già la conoscenza del bene e del male per il semplice fatto che Dio lo crea a Sua immagine e somiglianza, e quindi a immagine e somiglianza della sua scienza: per Severino non avrebbe senso dunque proibirgli una cosa che possiede già, mentre il Leopardi afferma che Dio, come un cattivo padre-padrone vuole porre un ostacolo agli incrementi della ragione umana.
Esiste un celebre quadro di Magritte che raffigura una pipa con la didascalia che nega che quella sia una pipa: presumo che l'autore voglia sottolineare che trattasi dell'immagine di una pipa e che con essa non si può fare una bella tirata di tabacco. Allo stesso modo si può osservare che i nostri figli, anche se ci somigliano, sono altro da noi e non se ne trovano due uguali neanche in famiglie molto numerose e/o tra due gemelli. Non mi pare quindi sia necessario essere grandi filosofi, ma che basti un po di buon senso per capire che l'immagine non è uguaglianza e che la somiglianza non è identità. Ma Severino non è lontano dal vero quando intravede una possibile uguaglianza dell'uomo con Dio: basta spostare il nostro punto di vista dalla genesi al Vangelo ed ecco la Buona Novella.
Gesù Cristo si è fatto figlio dell'uomo (così Gli piace chiamarsi) per diventare nostro fratello e far diventare anche noi figli di Dio: Lui ed il Padre sono una cosa sola e per questo può fare miracoli, ma con incredibile audacia ha concesso anche all'uomo di fare miracoli in suo nome. Se abbiamo fede anche in quantità molto piccola possiamo spostare le montagne, ed i Santi di ogni tempo (dagli Apostoli fino a san Pio da Pietrelcina e Madre Teresa di Calcutta) ce ne danno testimonianza con le loro opere.
La fede è dunque lo spartiacque tra l'essere solo figli della carne e quindi immagine di Dio, e l'essere come Dio. La fede è la convinzione che qualcosa mai compiuto prima possa essere fatto; che la soluzione non ancora trovata possa essere scoperta: la fede vede cose che ancora non esistono e le rende reali, è il principio attivo della creazione.
Non ho la presunzione di chiarire quest'ultimo concetto in poche righe, ma posso indicare la direzione in cui mi muovo citando Luciano de Crescenzo: non riporto le parole testuali, ma nel suo romanzo "il dubbio" egli fa esprimere ad un suo personaggio l'ipotesi che vado a riportare. Tutti noi ricordiamo quello che ci è capitato di recente o in passato, e ricordiamo anche gli avvenimenti più lontani e le ipotesi sulle origini dell'universo per averli letti sui libri: ma chi ci garantisce che l'universo non sia nato pochi istanti fa con già impressa nella mente di ognuno di noi la memoria di avvenimenti differenti per tutti?
Valutata questa ipotesi cum granu salis, dovremmo comportarci come se vivessimo in un eterno presente, e allora le nostre azioni contribuirebbero attivamente alla creazione di un mondo migliore: e qui si ritorna alla somiglianza con Dio. Egli E' l'eterno presente, perchè quando dice agli ebrei "prima che Abramo fosse, Io sono" e quando consola gli apostoli affermando "Io sono con voi fino alla fine del mondo" non commette un errore nella consecutio temporum.
Per questo Egli non ha creato il mondo, ma lo crea, e mentre noi viviamo immersi nelle quattro dimensioni dello spazio-tempo ci avvolge nella quinta dimensione che è il Suo Amore.
Genesi cap. 1: vv [26]E Dio disse: "Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra". [27]Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. [28]Dio li benedisse e disse loro: "Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra".
Il primo libro della Bibbia, la Genesi , inizia con una affermazione assoluta. Senza nessuna dimostrazione, nessun invito ad una tavola rotonda sulla questione, nessun spazio per una replica. Dio si rivela e si rivela come “Il Creatore”.
“In principio Dio creò il cielo e la terra.” (punto!)
Solo al verso 26, troviamo questa affermazione: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza…”
Il plurale che troviamo sin da queste prime righe della Bibbia ci rivelano Dio Trino, (come nei secoli, i Cristiani hanno confessato di credere contemplando e adorando il Signore Iddio nella Persona del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo)
-In principio Dio crèa, (Padre) verso 1
-Lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. (Spirito Santo) verso 2
-Dio Disse: Sia la luce (Il Verbo, Figlio) verso 3
Infatti, leggendo la Bibbia dalla Genesi all’Apocalisse, troviamo questa conferma che il Padre è Il Creatore, che Gesù Cristo ha creato ogni cosa, e che lo Spirito Santo opera nella creazione.
Perché questa premessa?
Per parlare dell’uomo creato a somiglianza e immagine di Dio.
L’uomo è sin dalla sua creazione una piccola trinità in sé.
Paolo parla di corpo anima e spirito.
Anche se Gesù ricorda ai suoi contemporanei: “voi siete dii”, rimane il fatto che l’uomo non è Dio.
Pur se a Sua immagine e somiglianza, l’uomo non può minimamente dirsi “uguale” a Dio.
Ma nell’uomo è intrinseca la personalità di Dio Il Creatore quanto a pensiero, sentimento, volontà. Caratteristiche peculiari di ogni persona perché caratteristiche peculiari di Dio.
Somiglianza e immagine, non è certamente “identità”.
Su questo concordo con il dr. Pasquale.
Ciò per cui scrivo il mio disaccordo è sulla sua dichiarazione che: “nella Buona Novella del Vangelo, Gesù Cristo si è fatto figlio dell’uomo per diventare nostro fratello e far diventare anche noi figli di Dio”!
Basta rileggere il “prologo” del Vangelo di Giovanni per sapere Chi Egli è da tutta l’eternità, perché si è fatto “carne” e soprattutto, come si diventa “figli di Dio”.
In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta. (…) Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto. A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità. (…) Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.
Non è, a mio modesto parere, la concessione di far miracoli che ci fa essere a somiglianza di Dio e tanto meno prenderei ad esempio, e sullo stesso piano, gli Apostoli e Padre Pio e Madre Teresa di Calcutta (senza nessuna irriverenza).
Ci sono miracoli ancora più grandi (lo diceva il Signore Gesù) ai quali possiamo assistere ai nostri giorni, ed è lo straordinario cambiamento di una persona che si converte al Vangelo. Egli diventa secondo la Scrittura: “una nuova creatura” (si potrebbe tradurre anche: una nuova creazione).
E a questo punto direi: non il diventare o l’essere come Dio grazie alla fede spartiacque citata dal dr. Pasquale, ma l’essere “nuove creature”, cioè così come Dio aveva creato in principio.
In effetti, in alcuni capitoli successivi di questo Vangelo, troviamo le parole del Signore Gesù che affermano che senza una nuova nascita l’uomo non potrà entrare nel Regno di Dio.
E vero che per questa nuova nascita è indispensabile la fede, ma non potrà avvenire senza un reale pentimento ed una conversione a Dio.
A proposito di fede, mi piace ricordare la definizione che trovo nella Scrittura e più precisamente nell’undicesimo capitolo della lettera agli Ebrei: “La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono”
Un’altra traduzione rende: “La fede è certezza di cose che si sperano e dimostrazione di quelle che non si vedono”.
Non vedo purtroppo una correlazione tra “principio attivo” della creazione e fede.
Arrivando, per concludere, alla citazione del libro “Il dubbio” di De Crescenzo, sulla “memoria impressa” in ogni essere. Temo un ritorno all’egocentrismo che vede tutto in funzione della propria esistenza.
Il “dovremmo comportarci” mi pare una contraddizione di fondo, se tutta l’esperienza umana non è altro che memoria impressa.
Che vantaggio ne ha l’uomo ad operare per un mondo migliore?
Dove sta la somiglianza con Dio?
L’ ”Io Sono” dell’incontro di Mosé con l’Eterno davanti al pruno ardente, e l’ "Io Sono” della promessa di Gesù, sono d’accordo, ci parlano di un’azione permanente nel creare del nostro Dio che non è e non può essere limitato dal tempo- spazio.
La quinta dimensione dell’Amore di Dio che ci avvolge sin dalla creazione non ci deve far dimenticare che avendoci creati liberi, Egli non ci obbliga alla Sua Volontà ma ci invita ad accoglierlo nella nostra vita credendo e ricevendo Gesù quale Salvatore e Signore.
(3.4.07) EGLI ABITA UNA LUCE INACCESSIBILE (di Pasquale Cannatà) - Condivido in toto l'analisi fatta da Guerino De Masi: a me sembra che esprima con altre parole, e citando la Bibbia, gli stessi concetti che ho formulato io. Riportando dal Vangelo di Giovanni "a quanti l'hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio" conferma la rinascita per mezzo della Fede; conferma poi "un'azione permanente del nostro Dio nel creare" e la dimensione dell'Amore di Dio che ci avvolge: quanto poi all'ipotesi citata dal libro di De Crescenzo ho premesso che va presa cum granu salis cioè, in altre parole, solo come esempio per chiarire un concetto. La differenza tra le due esposizioni è paragonabile (e anche questo va preso senza alcuna irriverenza, solo per chiarire il concetto) a quella esistente tra i vangeli. Uno si rivolge agli Israeliti e riporta tutte le citazioni dall'antico Testamento perchè vuole dimostrare la discendenza di Gesù da Abramo, e che in Lui si sono realizzate tutte le profezie; altri due si rivolgono a tutti i popoli della terra, mentre Giovanni riporta pochi episodi della vita terrena del Cristo e si concentra sugli aspetti spirituali del messaggio.
Lo scritto di Guerino è teologico e si rivolge a un già credente, è orientato verso l'alto: le mie riflessioni hanno una dimensione orizzontale e sono più rivolte a quelli che si definiscono non credenti, o che dicono di credere in Dio ma non ai preti, che credono in Gesù uomo come grande pensatore, ma non lo accettano come Cristo figlio di Dio. In questi che si vantano delle conquiste della ragione, ho voluto insinuare il dubbio che tutte le certezze scientifiche potrebbero essere vane: a molti degli irragionevoli conquistatori del nulla vorrei ricordare che Dio crea anche attraverso l'evoluzione della specie e il big-bang.
Nella lettera a Timoteo, San Paolo afferma che Dio "abita una luce inaccessibile": ispirato dallo Spirito, e senza avere alcuna conoscenza di meccanica quantistica e di fisica nucleare, è andato oltre la soglia su cui si fermano gli scienziati. Ogni cosa misurabile si può infatti dimezzare e ridurre fino ad un certo punto oltre il quale non si può andare: questa misura minima si chiama 'quanto', ed esiste il quanto di energia, quello di materia, ecc... Nell'istante zero (in principio) erano presenti (Dio creò) l'infinitamente piccolo dello spazio-tempo e l'infinitamente grande di materia ed energia (il cielo e la terra) da cui è nato l'universo: poi il big-bang (Dio disse 'sia la luce' e la luce fu) dove si ferma la scienza andando a ritroso; ma non si può accedere oltre la grande luce dove abita il Creatore.
Come già l'idea di principio attivo della creazione, anche questo concetto della luce inaccessibile è simile a un mosaico composto da migliaia di tessere, ognuna delle quali richiederebbe decine di pagine per essere non dico spiegata, ma almeno illustrata, definita: proviamo ad aggiungere un altro tassello al mosaico precedente. Abbiamo concordato sul fatto che Dio compie un'azione permanente nel creare, e che quindi mentre per noi mortali 'creò', Lui che E' l'eterno presente 'crea': ma perchè crea? e soprattutto per chi crea? E' evidente che il perchè lo sa solo Lui, ma dovrebbe essere altrettanto evidente il destinatario, lo scopo ultimo della creazione: solo l'uomo è in grado di prendere coscienza del suo esistere e di mettersi in dialogo con Lui.
Ma l'uomo di oggi non ha più speranza nel futuro minacciato da guerre, inquinamento, desertificazioni, alluvioni, ecc.. e quindi non si adopera per la costruzione di un mondo migliore: non ha fiducia nel domani e quindi non genera più figli. Stiamo dando una risposta negativa alla domanda di Gesù Cristo "quando il Figlio dell'uomo tornerà, troverà ancora la Fede sulla terra?": se non ci sarà fede (fiducia, speranza, ottimismo...) mancheranno le trasformazioni e persino la vita sulla terra, questa tornerà ad essere "informe e vuota" ed il cerchio della creazione si chiuderà cessando di essere.
Rombava la moto,
in un sereno giorno di primavera
quando le ginestre sono fiorite
ai bordi delle strette strade
della mia terra,
dove il sole si perde
dentro un infinito azzurro,
là dove il mare e il cielo
non hanno orizzonte
e tutto si confonde
e si mescola dello stesso colore.
La mia terra piena di toni
e di attimi vissuti
di sogni spezzati in piccole
periferie di piccoli paesi.
Rombava la moto
ferme le braccia al volante
e ferme le gambe ad abbracciare la sella
ripida e sinuosa si snodava la strada
tra l'ondeggiare dell'asfalto caldo
e i grilli che ti accompagnano
rompendo il silenzio.
Scarica gas nell'aria il rovente motore
e rilascia potenza sulla strada,
e tu moderno cavaliere domini il tuo cavallo
governando l'asfalto
sicuro, silenzioso, attraversi
le colline della nostra terra
tra mare e cielo...
tra vita e paradiso...
Ad un tratto...
l'asfalto scivolò via dalle ruote,
le briglie si alleggerirono
e il cavallo nitrì in modo diverso
(come fosse l'ultimo),
le gambe lasciarono la sella
da quell'abbraccio che sapeva d'amore
e la vita volò via...
come era arrivata vent'anni prima
ed un tonfo... un rumore secco...
spense la luce...
e tu non ci sei più AMICO MIO.
(25.6.07) GALATRO ORMAI COME IL TITANIC (di Nicola Pettinato) - L’articolo I partiti? Di nuovo in sonno, che presumo sia scaturito dalla penna del titolare del vostro dominio internet, mi induce ad una replica.
Odio le auto-citazioni ma da almeno 17 anni, da quando cioè sono stato eletto per la prima volta, e forse troppo giovane, consigliere comunale, ripeto che senza progetti seri Galatro morirà, è solo una questione di tempo! In un mio articolo dell’ormai lontano 1999 pubblicato da Galatro Terme News ero stato fin troppo facile profeta circa gli sviluppi “politici” a bordo del Titanic-Galatro alla vigilia delle amministrative del 2001. Ovviamente nulla è cambiato da allora e nulla cambierà finchè non avremo toccato il fondo, finchè i galatresi non saranno andati a sbattere... tutti... contro il muro del declino ormai dietro l’angolo. I partiti a Galatro non esistono perché mancano le idee, la materia prima indispensabile per fare politica sono i progetti per il futuro, le strategie per aggredire i problemi, la speranza. Tutti elementi che risultano totalmente estranei al dibattito galatrese... dibattito si fa per dire, dal momento in cui è praticamente impossibile sollevarsi dal pavimento di beghe tra comari per questioni di cortile.
Non mi risulta sia all’ordine del giorno prendere in considerazione i motivi di un calo demografico senza precedenti che ha portato i residenti a livelli mai toccati da oltre un secolo. Quanti sono i galatresi al corrente dei numeri relativi ai depositi ed agli impieghi bancari? Quanti conoscono i parametri di valutazione gestionale delle terme? E quanti amministratori hanno mai chiesto conto al gestore, almeno pubblicamente, circa l’andamento della stagione termale? E la diga? Dov’è, a che serve? Le nostre contrade rurali sono parte integrante sotto tutti i punti di vista del nostro territorio o rappresentano soltanto un corpo estraneo o un problema di cui liberarsi nei modi e nei tempi più veloci? Potrei continuare con i punti interrogativi ma non voglio essere prolisso, tanto la mia sarebbe soltanto una voce inascoltata.
Ma, nonostante questa convinzione, non mi stancherò mai di urlare la mia rabbia nel vedere il posto in cui vivo e che amo sempre più in basso. Un’ultima considerazione rivolta a Domenico Distilo, se non ricordo male tu sei proprio colui che un giorno, addirittura in Consiglio Comunale, mi dicesti che un programma non è altro che un inutile orpello che condiziona l’autonomia dell’Ente e in occasione della discussione delle mie dimissioni da consigliere definisti le mie motivazioni una “iperbole”. Non credi di avere qualche responsabilità in tutto ciò che è successo? Ti conosco bene, siamo amici e quindi posso permettermi di darti un consiglio: ammetti di aver sbagliato e se credi davvero nel ruolo dei partiti e della società civile fai qualcosa… sei il vice segretario dello SDI, prova a renderlo visibile, potrei ritrovare la forza per ricominciare a credere nella politica.
Con affetto.
Nicola Pettinato
Caro Nicola,
non credo sia utile, per affrontare i problemi del presente, tornare ad ogni piè sospinto sugli errori del passato. La fatidica prima pietra non credo proprio che qualcuno possa scagliarla, per cui non mi faccio impiccare a una frase detta - non ricordo più a che proposito ma in un contesto, probabilmente, di contingente polemica - in un consiglio comunale di molti anni fa.
Il problema non è il passato, visto che se non avessimo commesso errori non saremmo alla situazione che tu descrivi con un’analisi difficile da confutare. Il problema è il presente e l’incapacità di comprenderlo, prima che di affrontarlo. Comprensione che, questo è il punto, non basta che sia di uno o di pochi. Dovrà essere di tanti. Obiettivo che per essere raggiunto richiede le classiche mediazioni, spesso estenuanti, della politica. Altrimenti non si caverà il classico ragno dal buco e ci si dovrà accontentare, da parte di pochi o di alcuni, di “averlo detto”...
La mia recente iscrizione allo SDI è nata non certo da affinità veteroideologiche – che non possono esserci visto il mio background politico-culturale - ma dalla constatazione di una visione comune dei problemi di Galatro e delle cose da fare per affrontarli. Visione che penso anche tu condivida e che dovrebbe farti vincere la tentazione di fare la vox clamans in deserto. La speranza che il futuro non debba essere uguale al passato non deve abbandonarci. Altrimenti è finita. Per cui ti invito a (ri)sporcarti fiducioso le mani.
Domenico Distilo
(27.6.07) LETTERA APERTA A NICOLA (di Francesco Zoccali) - Caro Nicola,
in merito alla tua insistenza esasperata circa il fatto che le tue verità siano ignorate, invisibili ai più, politici in primis, e che tu debba assolvere al ruolo della Cassandra che paventa orrori futuri nell’indifferenza generale, sento l’esigenza di aggiungere anch’io una nota al capitolo. Io credo che una larga fetta di gente sa bene, e da tempo ormai, quale è la situazione di questa realtà dal punto di vista sociale, economico e politico, ed è proprio questa consapevolezza che sta spingendo persone e famiglie ad abbandonare il paese ed a mandare i figli a studiare in altri luoghi potenzialmente più idonei ad allargare gli orizzonti mentali e morali. E’ sotto gli occhi e la consapevolezza di tutti che il grande, perenne, immutevole, malato è la politica la cui degenza però, è sempre accompagnata, da comportamenti, idee, sentimenti, schemi mentali, di noi tutti che contribuiscono a determinare un sistema vacillante. Tale sistema è vuoto di spinte forti e sentite ed incisive e passionali al fine di modificare concretamente lo stato di cose.
Il problema non è, secondo me, la mancanza di lungimiranza delle persone, né la carenza di informazioni riguardo lo status quo, semmai il problema è l’incapacità, per cause soggettive ed oggettive, da parte di tutti, di prendere un po’ di petto la situazione. E’ l’incapacità di dare voce concreta a questo impulso e sussulto che viene dal profondo e che ambirebbe passionalmente al cambiamento verso una specie di insurrezione-resurrezione. Il problema prende consistenza anche nella repressione frustrante di tale sentimento che spingerebbe invece al riscatto, nella rassegnazione all’idea incancrenita che la situazione non può cambiare e nella deplorevole decisione di arrendersi. Si preferisce, infatti, "scendere a patti col diavolo", arrabattarsi alla meno peggio adeguandosi ad un modo endemico di agire che ricorre ormai troppo seraficamente all’illegalità. Un modo di agire che ha fatto dell’arrangiamento e delle "vie traverse" il modo usuale per cercare di ottenere, a fronte di umiliazioni, patimenti, ansie, paure e disagi, ciò che spetterebbe a pieno titolo di diritto formalmente riconosciuto.
Questo atteggiamento dei padri e delle madri, ormai tanto usuale quanto deleterio, è destinato ad essere perpetuato nella prole attraverso meccanismi di apprendimento e di assuefazione degli infanti ed adolescenti che sono vittime innocenti di tali esempi sia parentali che sociali. Ben venga quindi, da un certo punto di vista, la migrazione verso altri luoghi dove è possibile ammorbidire questi usi ed introiettare diversi schemi di comportamento e di coscienza etica. Emigrazione che speriamo sia comunque temporanea e che permetta a tanti di poter ritornare al paese natìo con una più alta coscienza morale e civile e soprattutto con una forte intenzionalità combattiva nei confronti dell’illegale al punto da poter essere considerati dei piccoli fari che fungono da valido orientamento in mezzo a così tanta nebbia.
Ho sofferto in prima persona il confronto-incontro con altre realtà molto meno degradate della nostra e capisco bene la sofferenza di tanti meridionali che loro malgrado sono costretti a lasciare, ahimè, come per destino perverso, la terra che li ha visti crescere. Hanno dovuto lasciare quello che è stato il loro mondo magico ai loro occhi incantati quando erano ancora bambini sognanti favole, castelli e giardini incantati. Ma questo pare essere il prezzo da pagare, permanere in luoghi lontani, per importare ed assimilare elementi di culture diverse al fine di poter ricominciare a sognare ed a credere con fiducia che il giardino fatato, in cui si credeva di vivere da piccoli, non sia in realtà un verminaio ma un luogo che quantomeno ha la dignità di appartenere ad una nazione e ad una molto più ampia realtà europea. Personalmente devo dire che desidererei piuttosto ardentemente poter vedere un giorno in particolare la Calabria come il giardinetto, distinto, grazioso, sobrio, sereno, di spiccata civiltà, che, come un balconcino di belvedere, esteso nel Mediterraneo, sia cartolina di presentazione artistica e culturale dell’Italia tutta. Si! Lo so! Sto vaneggiando! Ma meglio sperare che demordere!
Tornando alle tue argomentazioni, caro Nicola, mi sembra evidente che il "Titanic" della situazione non è la piccolina Galatro, che potrebbe essere comunque un grazioso e sereno ed invitante centro di periferia inserito in una cornice di bel verde collinare e che ascolta il canto dei suoi freschi e preziosi fiumi. Inutile infierire su Galatro! Il monolite è questo gigante megalitico nella sua immobilità nefasta che è tutto il Meridione. Non ha senso poi accusare, inveire, urlare ed arrabbiarsi con accanimento contro la società e politica galatrese come se il problema fosse un problema della esclusiva Galatro. Non è un problema della sola Galatro! E’ un problema di più ampio respiro che riguarda molti piccoli centri e tutto il Meridione! E’ un problema più largo e come tale va inserito ed analizzato entro una cornice più ampia cercando di focalizzare l’obbiettivo su caratteristiche generali e comuni a tante realtà piuttosto che restringere lo zoom su un contesto piccolo e sulle sue peculiarità relative che possono essere anche fuorvianti.
Voglio qui confidarti che anch’io me la sono presa ed ho imprecato contro Galatro però, seppur in preda all’iracondia, c’è sempre stato dentro di me una specie di relè che, sempre, ad un certo punto è scattato e mi ha fatto tornare savio e vedere le cose e Galatro da diversa prospettiva. Chissà… forse è nella natura umana prendersela con ciò che ci è stato sempre più vicino, che ci ha coccolato, che ci ha pasciuto!!! In Galatro, come in tutti i centri, ci sono tante persone che sono intimamente favorevoli all’onestà, tante mamme che con amorevoli cure accudiscono la prole, tanti padri che lavorano per sostenere la famiglia, tanti anziani che, col viso solcato da profonde rughe che stanno a testimoniare le asperità superate per garantire un futuro migliore ai figli, pregano e continuano a prodigarsi per loro. Beh, Nicola, sforziamoci di vedere il bicchiere anche mezzo pieno piuttosto che sempre mezzo vuoto o vuoto del tutto anche perché è comunque innegabile ed è una verità certa che i galatresi, come tutti i meridionali, siamo sempre e comunque capaci ancora di emozioni forti. Siamo detentori, in fondo, di sentimenti veri e profondamente sentiti, di un attaccamento affettivo quasi morboso. Siamo ancora capaci, nel nostro più profondo intimo, di apprezzare l’umiltà, la generosità, l’affabilità, l’accoglienza, la tolleranza, tante istanze, legate alla sfera emotivo-affettiva, che le ridanno il valore, la dignità e l’importanza che merita in un mondo in cui è sempre più svilita.
Certo! D’accordo! Bisogna fare uno sforzo per cercare di fare in modo che le emozioni, specie quelle tendenzialmente negative, non straripino e diventino da motivo di fierezza un motivo, invece, di vergogna. Così come accade, come giustamente dici, nel momento in cui, rivestendo potenziali onorificenti cariche amministrative, vi sono persone che si abbassano a volgari "beghe di comari per questioni di cortile" in preda ad emozioni a dir poco non consone!
Noto, come si evince dal mio scritto, che esiste una sostanziale incoerenza, una sorta di contraddizione di comportamento, nel nostro modo di fare. Intimamente siamo legati come ho detto a valori sentiti di calore umano che spingerebbero verso lidi amèni, però poi nei fatti, nelle azioni concrete, siamo pigri, lascivi, lassisti, rassegnati. Preferiamo adattarci a situazioni anche poco legali piuttosto che essere combattivi e pretendere legalmente ciò che ci spetta. Inoltre, quando si tratta del nostro "orticello", dei nostri interessi familiari, quando siamo punti nell’orgoglio, ecco, è qui che scattano delle esternazioni emotive che portano a comportamenti al di fuori di ogni logica e di ogni umana civiltà. Tutti quei sentimenti invidiabili di cui parlavo svaniscono e prendono il sopravvento istanze di ben altra natura come l’orgoglio, la prevaricazione, l’arroganza, l’indifferenza, il puntiglio, il rancore, il dispetto, l’invidia, e via dicendo. Ecco che, la potenza e l’intensità dei nostri sentimenti più elevati si tramuta direi anche molto repentinamente in una serie di altrettanto se non più potenti sentimenti di altisonanza non civile.
Perché questa eclatante contraddizione di termini?
Perché non riusciamo a vedere ciò che sta fuori dal nostro giardino come di proprietà di tutti e quindi anche nostra?
Perché ad un certo punto non riusciamo a vedere l’altro come un nostro simile di pari dignità e con i nostri stessi diritti e degno di interessata attenzione?
E perché a volte abbiamo bisogno di prevaricare l’altro come se ciò fosse una conferma che ci è necessaria per garantire a noi stessi che siamo degni e "superiori"?
Ancora, perché se una persona cerca di intrufolarsi di straforo in fila davanti a noi tendiamo ad imitarla piuttosto che correggerla? (Questo è un esempio di ciò che accade in tanti altri ambiti e situazioni).
Perché, poi, preferiamo chiedere e ripagare con merce di contraccambio varia piuttosto che impegnarci in prima persona ad acquisire quelle abilità che ci permettano l’agognata ed appagante indipendenza?
Perché, infine, le nostre donne, così agguerrite quando viene minacciato il loro istinto materno e la loro affettività coniugale, non profondono un simile fervore nelle questioni sociali e politiche che riguardano tutti?
Beh, basta così! Direi che c’è abbastanza materiale per riflettere e confrontarsi possibilmente con la disponibilità d’animo di chi indaga con fermo, interessato, maturo, saggio, impegnato, sereno, limpido, intendimento a migliorarsi e migliorare.
N.B. Ho voluto essere di proposito piuttosto pungente e provocante non tanto perché mi compiaccio nel tormentare gli altri né tantomeno per fare esercitazioni letterarie di arroganza né, ancora, per giudicare e criticare dal podio, quanto invece perché credo che i tempi siano piuttosto maturi per dare degli scossoni, delle spinte, degli impulsi, per provocare il "terremoto" che da tempo è nell’aria, anzi, nella terra, anzi, nei visceri sconnessi, dolenti, "scassati", di tutti noi!
... e annacàmundi calabrisi!!!
Ciao Nicola,
con stima ed amicizia imperiture. Franco Zoccali
(28.6.07) NICOLA PETTINATO HA PERFETTAMENTE RAGIONE (di Giusy Ferraro) - In merito all'articolo di Nicola Pettinato (che stimo tantissimo) vorrei aggiungere che, è difficile ammetterlo, ma ha perfettamente ragione.
Spesso visito un sito di un paese toscano ed ho notato che ogni sei mesi viene pubblicato il bilancio (con entrate, uscite e tutti gli investimenti dell'anno in corso) e ovviamente dopo verrà pubblicato il bilancio annuale. Questa trasparenza di certo non la trovviamo nel comune di Galatro...
Lo scorso anno mi è capitato di essere lì durante il periodo elettorale e, parlando con alcuni candidati, mi sono accorta che non conoscevano nulla della politica in generale e tanto meno della politica di Galatro. Nessuno aveva in mente un progetto da presentare, nessuno sapeva cosa dovessero fare, se la mia lista elettorale fosse lì, a parte votare le poche persone che stimo, il resto della lista l'avrei depennata.
Secondo me già da adesso, e non un mese prima delle elezioni, i partiti dovrebbero riunirsi costantemente, costruire un progetto sul presente e sul futuro di Galatro, istruire coloro che vorranno candidarsi e soprattutto iniziare a chiedere chiarezza ai nostri attuali rappresentanti.