La convinzione comune in base alla quale il calo demografico sarebbe un dato riscontrabile in tutti i centri interni della Calabria ha certamente un suo fondamento ma da sola non potrà mai giustificare l’agghiacciante -36,4 % subito dal ’94 ad oggi e contribuisce a privare i galatresi del bene più prezioso: la speranza. Il destino non esiste ma il nostro sembra ormai segnato: su quali basi si può ragionevolmente essere ottimisti per il futuro? Ogni giorno perdiamo i nostri migliori cervelli, i nostri ragazzi una volta finita l’università non tornano, chi rimane tiene faticosamente la linea di galleggiamento soltanto grazie a posizioni di disoccupazione di fatto come i lavoratori LSU-LPU o i “dipendenti” della Terme Service, il lavoro nero è un dato sotto gli occhi di tutti, i partiti non esistono se non sulla carta, non ci si indigna più di fronte a nulla, ogni ingiustizia ci scivola addosso e magari più o meno inconsciamente si spera che la prossima possa procurarci qualche guadagno personale!
Definire desolante un quadro del genere è un eufemismo, siamo nel deserto più assoluto, ed intanto in Piazza Matteotti si continua a “discutere” di calcio o delle gambe dell’ultima che passa…
Grafico della distribuzione per età della popolazione di Galatro.
(14.1.08) CARO NICOLA... (di Caterina Sigillò) - Caro Nicola, ho letto il tuo articolo in cui dici che Galatro, in tredici anni, ha subito una decurtazione di oltre un terzo dei suoi abitanti. Dici, inoltre, che la classe dirigente è assente; si è limitata a "farsi vedere"solo nel periodo delle elezioni. Tu continui a dire che ogni giorno compi degli sforzi; di che genere se è lecito saperlo?
Secondo me, non bisogna dare la colpa alla classe dirigente ma si devono ammirare tutti quei ragazzi che, dopo un lungo percorso di studi, decidono di mettere "a frutto" le loro conoscenze piuttosto che "bighellonare" in piazza guardando "le gambe dell'ultima che passa" o per parlare di calcio!
Parli anche di "nostri migliori cervelli"... se rimanessero a Galatro si "accoderebbero" a quelli di cui sopra detto! Il nostro concittadino Salvatore Mazzitelli lavora al "San Raffaele" di Milano, uno dei migliori ospedali della Lombardia! Sempre ribadisco "Mica meglio che la Piazza Matteotti?"
Infine dici ancora di avere speranza... immagino me e Romualdo con tre figlie a Galatro... prova a dare da mangiare "speranza" a una famiglia. Un vecchio proverbio dice "Chi di speranza vive, disperato muore"!
Comunque, caro Nicola , spero che tu non prenda tutto ciò come un monito bensì come uno scambio di opinioni tra due persone con realtà di vita diverse: io devo garantire un futuro ai miei figli, tu vuoi sensibilizzare le menti galatresi... Ti auguro di farcela! Cordialmente.
(18.1.08) IL DECLINO DI GALATRO (di Bartolo Furfaro) - Winterthur - Bravo Nicola! Di cuore complimenti. Riguardo al tuo articolo hai perfettamente ragione, hai fatto centro.
Io, essendo emigrato, anno dopo anno vedo con tristezza il declino di Galatro. Forse la classe politica galatrese non è stata mai con il pensiero rivolto al futuro dei giovani, dei figli che crescono e sono costretti a rimboccarsi le maniche per costruirsi un futuro al di fuori di Galatro. Con ironia senti sempre le stesse cose: "Ma chi stai 'u fai ccà? Non c'è nenti!"
Certamente la classe politica o i politicanti di piazza non hanno veramente a cuore il destino di Galatro, purtroppo ormai segnato. Ma sarebbe un sogno che ogni singolo cittadino desse il suo contributo. Il menefreghismo è un male della società e questo male non perdona, non dà futuro ai pochi che sono rimasti a combattere giorno per giorno.
E' anche vero che questo non è un problema solo galatrese ma calabrese, che come qualità di vita non abbiamo il massimo. I servizi indispensabili che danno sicurezza al cittadino sono pochi o nulli. Posso citare l`ospedale di Polistena che, solo a vederlo da fuori, fa pena.
Bene Nicola, come tu saprai meglio di me, i problemi sono molteplici a livello regionale e comunale; che a tempo di elezioni sono tutti amici e poi... si sono dimenticati chi tu sia!
Ancora, con un velo di tristezza, complimenti, la verità fa male...
1) il settore primario corrisponde all'agricoltura ed un po' anche all'artigianato, che forniscono l'indispensabile alla vita umana;
2) il settore secondario produce gli strumenti che servono a facilitare il lavoro nel settore principale, a moltiplicarne la resa ed a fornirci tutte le macchine che rendono meno dura la nostra vita;
3) il settore terziario organizza i servizi utili alla distribuzione dei beni prodotti nei due precedenti settori, e fornisce altri servizi come la scuola e la sanità;
4) il terziario avanzato (il termine quaternario è molto brutto e quasi mai usato) si occupa del benessere e del tempo libero.
Da quando mi ricordo, l'economia di Galatro si è sempre basata sul primo e sul quarto settore (produzione di agrumi e di olive, frantoi per la produzione di olio, affitto di camere per i 'bagnanti'...) mentre oggi mi sembra che stenti a sopravvivere sul terzo: se non si rimettono in moto il primo ed il quarto, anche il personale necessario per le scuole ed i vari uffici si andrà gradualmente riducendo.
Oggi per fortuna in Italia sono poche le persone a cui manca il necessario, e per quelle ci sono vari sussidi offerti dallo stato, ma la maggior parte della popolazione vive bene e nel tempo libero cerca di aumentare il proprio benessere: Galatro può offrire già da ora aria pulita; dietro le terme si potrebbe realizzare un camminamento ombreggiato per delle passeggiate salutari che diano sollievo ai turisti attirati da una buona campagna pubblicitaria; si riempirebbe così l'albergo e magari si tornerebbe ad affittare camere; ci sarebbe bisogno di altri ristoranti e pizzerie; i prodotti alimentari locali potrebbero ottenere la d.o.c. (denominazione di origine controllata) ed essere proposti insieme a quelli artigianali nel mercatino rionale da tenersi tutte le settimane; se l'agricoltura andrà bene si potrebbe creare qualche piccola fabbrica di conservazione e/o trasformazione; si potrebbe continuare a sognare con altre proposte, o si potrebbe cominciare a fare il primo passo per realizzarne qualcuna di quelle su esposte o delle tante che ognuno di voi ha in mente.
Ma questo tocca agli amministratori ed ai cittadini residenti: noi, da fuori, aspettiamo buone notizie.
(24.1.08) UN GOVERNO CHE NON PUO' ESSERE DIFESO (di Guerino De Masi) - L'analisi politica condotta da Domenico Distilo nel suo articolo "Realtà e rappresentazione" è rispettabile ma non da me condivisa in toto per quell'aspetto di difesa a questo governo che mi pare, dagli ultimi avvenimenti, non necessita degli attacchi dell’opposizione per rischiare la sua disastrosa ed ingloriosa prossima caduta.
La questione del conflitto d’interessi, senza scomodare Nietzsche, non necessita d’interpretazioni particolari. Purtroppo, è un dato di fatto. Ma è questo il primordiale problema da affrontare? E’ questo il motivo della impopolarità che questo governo raccoglie tra una grossa fetta degli italiani? Sono le informazioni berlusconiane a deformarne i meriti di questo governo? Definire un’invenzione del centrodestra, il conflitto che crea la “sinistra radicale”, mi pare un’analisi se non di parte, comunque inquinata, questa si, da preconcetti e pregiudizi. Basti pensare a questa nuova legge elettorale che penalizzerebbe i piccoli partiti, eliminando i loro meschini ricatti; ciò evidenzia quanto il conflitto sia reale per Prodi che è rimasto di continuo sotto tensione per le “pretese” o “legittime” condizioni che man mano questi radicali hanno avanzato a questo premier del centro sinistra che non è altro che un buon vecchio e autentico democristiano!
E’ solo disinformazione? Media manipolati da questo oscuro personaggio proprietario di molti strumenti di comunicazione?
Siamo proprio sicuri che le manipolazioni delle notizie siano opera sua? E’ lui che dà notizie dell’Italia in modo così deleterio nel mondo al punto che si parla di noi come del paese di pizza e mandolino?
Se è vero, come sembra, che i vari Bertinotti, Diliberto, Pecoraro, non siano tacciabili di razzismo (ovviamente confrontati con gli estremisti di destra), le loro posizioni in politica internazionale comunque sono apertamente antiamericane. Che non sia anche questo razzismo?
Ma quando saranno premiati, l’impegno, il merito e l’efficienza tra questi difensori dell’ideologia stalinista? Quando l’obiettività prenderà il posto dell’ideologia e della difesa del partito? Quando ci si libererà dell’essere contro tutto ciò che non è come la pensiamo noi?
L’anticomunismo berlusconiano che era assente nella DC storica, secondo la tua analisi, mi sembra dimentichi “La Gladio”! Per quale motivo segretamente armi e uomini erano pronti ad intervenire se non per un anticomunismo diffuso e reale?
Il Berlusconi non è certamente un esempio di liberal-democrazia, anche se vorrebbe rivendicarne l’appartenenza, ma che cosa abbiamo oggi dall’altra parte?
Da artigiano, mi capita di riflettere su questo governo e sui suoi presupposti, ovvero che "tanto gli italiani sono ladri ed evasori e quindi vanno controllati". Somiglia in alcuni aspetti ( vedi “studi di settore”) ad un sistema “stalinista” che vorrebbe imporre i suoi dictat e controlli in ogni settore del mercato.
Dov’è la liberal-democrazia di questo governo? Di questa sinistra? Intanto i loro portaborse vengono pagati in nero e non si fanno scrupoli ad aumentare le loro già sostanziose paghe profittando di ogni giustificazione possibile.
Quello che mi pare si evidenziasse nei dibattiti politici era ed è un attacco alle persone, da sinistra e da destra, senza dare delle risposte e delle soluzioni, che comunque si impongono se si vorrà che l’Italia e gli italiani escano da questa situazione debitoria e da questa immagine che ci ridicolizza di fronte al mondo intero.
Essere antiberlusconiani, o antibertinottiani, o antiprodiani non serve a niente, se non si è per il bene dell’Italia e degli italiani.
Parallelamente, a Galatro.
I testi che leggo nelle “Ultime News” di Galatro Terme mi lasciano una tristezza profonda nel cuore per quel che leggo di inconfutabile nelle varie affermazioni (vedi Nicola Pettinato, Caterina Sigillò, Bartolo Furfaro e Pasquale Cannatà), in quanto è vero, le cose pare che stiano così. La cosa terribilmente allarmante è, che sembra che non ci sia nulla da fare, che questo inizio della fine non si arresterà. Questa rassegnazione paurosa, che quando non è imputata alla colpa vera o presunta delle persone che si susseguono nel campo politico galatrese è comunque addossata agli altri, rimane comunque un baratro dove si sta precipitando cittadini ed amministratori compresi.
Una rovina annunciata. L’implosione di Galatro. La fine di ogni sogno e speranza.
Siamo rimasti quattro amici al bar... che si illudevano di cambiare il mondo... pardon, di cambiare Galatro!
E’ vero, come dice Pasquale Cannatà, noi stiamo fuori, aspettiamo buone notizie (e a veder come andranno le cose... speriamo bene) ma, se l’analisi è come “Realtà e rappresentazione”, vuol dire che addossiamo la colpa solo a delle persone, nostri vecchi e nuovi compaesani, dimenticando forse che è un male, ahimé comune al male della politica italiana in generale e forse più specificamente al male della nostra Calabria.
(26.1.08) CENTRODESTRA E IDEOLOGIA (di Domenico Distilo) - Caro Guerino,
la DC è stata anticomunista quando c’era il comunismo, non quando non c’era o non c’era più.
L’anticomunismo berlusconiano è solo una parodia, un espediente propagandistico per lucrare i voti dei “giapponesi” che non si sono ancora accorti che la guerra fredda è finita e continuano a rispondere agli appelli al combattimento che il Cavaliere lancia dalle sue televisioni – come anche da quelle pubbliche.
Quanto all’influenza di queste sul risultato elettorale, è manifestamente controfattuale che sia trascurabile. Nel 2006, a conclusione della quinquennale esperienza del governo Berlusconi, non stavamo certo meglio di adesso, i conti pubblici erano un disastro e apparivamo ridicoli agli occhi del mondo, con un premier che non perdeva occasione per esibire quella che è stata definita una “psicologia da bar”, da sbruffone di periferia – qualcuno dice “da arcitaliano”, rievocando un altro, tragicamente nefasto, “arcitaliano”. Eppure il centrodestra ha realizzato un recupero poderoso sui sondaggi sfiorando la vittoria, cosa che non sarebbe stata possibile e non sarebbe spiegabile se gli italiani non fossero permanentemente irretiti dal bombardamento mediatico.
A parità di armi mediatiche, caro Guerino, i fatti prevarrebbero sulle interpretazioni e sulle rappresentazioni, sull’ideologia che, negli ultimi due decenni, è trasmigrata nel centrodestra, che una volta rappresentava l’Italia cosiddetta moderata.
Il “tipo antropologico” che oggi esibisce la testata de “il Giornale” o di “Libero” è lo stesso che negli anni Settanta esibiva Lotta Continua o Il Manifesto. Tre decenni fa parlava di rivoluzione dietro l’angolo – ricorderai “fascisti, borghesi, ancora pochi mesi” - oggi parla, con lo stesso pressappochismo, di libero mercato e di concorrenza,. Allora avevamo i marxisti immaginari, che un testo di Marx probabilmente non lo avevano mai visto, nemmeno da lontano; oggi i liberali immaginari che con i classici del liberalismo hanno probabilmente la stessa dimestichezza.
Si tratta di un tipo che accompagna, si può dire da sempre, la storia d’Italia. All’inizio del secolo scorso ci ha portati in guerra col suo antigiolittismo; oggi ci porterà chissà dove, voglio dire chissà verso quali disastri, se le minoranze illuminate – che esistono in tutti gli schieramenti - non troveranno il modo di riprendere in mano la situazione, togliendo di mezzo il piazzista di Arcore.
Con affetto.
(29.1.08) SULL'ANTICOMUNISMO BERLUSCONIANO (di Caterina Sigillò) - Carissimo Domenico,
ho appena letto il tuo articolo in risposta a quello di Guerino De Masi; condivido in pieno ciò che hai scritto! Che dire: consiglio a lui, così come a tutti quelli che la pensano come lui (tra questi c'è anche mio marito, purtroppo!), di fare una "capatina" su Google; ricercare "anticomunismo Berlusconiano" e cliccare "Berlusconi Story"! E' il riassunto di un libro di Ruggeri e Guarino a cura di Renato Renzetti. Se ne scoprono delle belle! Domenica sera, su RaiTre, la comica Luciana Littizzetto ha fatto alcune battute sui "personaggi" di governo definendoli "pagliacci della mutua"! ...ho pensato subito al Cavaliere di Arcore! Se penso che abito anche vicino...
Comunque spero che il buon senso degli italiani prevalga. Lasciamolo ad Arcore. Chiedo scusa per il mio sfogo ma sono stanca di sentire opinioni... estremiste!
(1.2.08) SUL DIBATTITO POLITICO ITALIANO (di Guerino De Masi) - Capisco, caro Domenico, che le nostre opinioni divergono, e non credo che in conclusione si arriverà ad una posizione comune. Non vorrei neanche avviare un dibattito senza sbocco con la sola conclusione possibile del mantenimento delle proprie posizioni ed interpretazioni della situazione politica del nostro paese.
Sui conti pubblici che erano un disastro, e per i quali tante spiegazioni sono state date, la loro situazione non è certo migliorata al termine di questa preannunciata, anticipata ed ingloriosa fine legislatura. Quando si annuncia di conti risanati, mi chiedo se è ben chiara la situazione della oramai straridetta pessima condizione della spesa pubblica. Cosa è stato fatto in questi mesi del breve governo prodiano per risanarla?
Credo che questo sia il termometro per valutare se i conti sono risanati. I miei dipendenti fanno fatica ad arrivare a fine mese, ma altrettanto io, loro datore di lavoro, cui tocca fare i conti con:
costi del danaro impossibili;
banche che ti applicano condizioni altrettanto impossibili;
fornitori implacabili che non consentono dilazioni;
clienti sempre tirati con i pagamenti.
Se in percentuale gli stipendi del pubblico sono aumentati di poco, quelli dei dipendenti del privato sono rimasti al potere di acquisto del 2000 (notizie alla radio dell’altra sera!). Caterina abita vicino al Cavaliere? Io sono a pochissimi chilometri dalla sua villa di Arcore e passo spesso vicino a quella di Macherio. Sono andato anche in Sardegna per lavori alla casa della sorella che è attigua a quella di Silvio (sarebbe il caso che vi raccontassi le mie impressioni, in mezzo al pullulare di personale e di modernissimi elettrodomestici accatastati sotto il portico... E’ un’idea, penso che vi racconterò!)
Ma non è questa vicinanza ad influire sulle mie posizioni, bensì l’andamento di questi ultimi avvenimenti, di questo (pardon, “ultimo passato”) governo. Ma non sono il solo: oltre al marito di Caterina ed io, c’è una grossa fetta di italiani di cui non potete pensare che siano tutti lenti di comprendonio come posso esserlo io. E i vari esponenti dell’unione lo sanno molto bene, da qui il non volere tornare alle urne, anche se si potrebbe discutere molto sui motivi degli uni e degli altri in merito a questa opzione.
In ogni modo, staremo a vedere. Chi vivrà vedrà.
Concludendo, vorrei precisare che non sono un fautore, né un diretto sostenitore della politica del centrodestra ma, nel mio piccolo, cerco di analizzare e valutare le situazioni politiche che man mano si presentano a noi. Non mi sento di portare un’ "etichetta" di estremista.
Colgo l’occasione per salutare calorosamente il caro Domenico che sto imparando a stimare sempre più, nonché Caterina e suo marito, e tutti i visitatori di Galatro Terme News.
Dio vi benedica.
L’unità socialista - il ruolo dei socialisti in Calabria per il rinnovamento della politica
Un saluto a tutti gli intervenuti ed in particolare al compagno Peppe Barillà per avermi dato l’opportunità di prendere la parola in un convegno cosi importante. E’ forse il segno dei tempi, compagni: spetta ancora una volta ai socialisti tentare di essere punto di riferimento politico di una società, calabrese e non, che si avvia lentamente verso il declino. Siamo di fronte a quella che appare come una degradazione progressiva e complessiva dell’intera società. I processi di declino, ad un certo punto, o si arrestano, compagni, o diventano inarrestabili. L’impressione è che ne siamo pericolosamente vicini. Quindi, o si cambia in tempo o il nostro futuro è già segnato.
Ebbene, siamo di fronte ad una vera e propria crisi democratica, prodotta dalla crisi delle istituzioni, ma soprattutto dalla crisi della politica. Sarebbe miope non vederla, ottuso non affrontarla, irresponsabile non risolverla.
Siamo di fronte, soprattutto in Calabria, ad una vera e propria emergenza. Non esiste un settore della società calabrese di cui si può essere soddisfatti.
Ai mali di sempre se ne sono aggiunti di nuovi e più problematici. Mi riferisco, per esempio, a quelli dell’inquinamento ambientale, che pongono seri problemi alla comunità, problemi che non dovrebbero esistere in Calabria perché l’inquinamento è stato sempre conseguenza naturale, oserei dire, dello sviluppo industriale. Ebbene in Calabria siamo stati cosi bravi da non avere i benefici dello sviluppo industriale ma da “goderne” i mali in termini di inquinamento dell’aria e delle acque. Soprattutto nelle nostre zone, nelle zone pedemontane della Piana di Gioia Tauro, si deve parlare di inquinamento prodotto dai fumi dell’inceneritore di Gioia Tauro (impropriamente definito termovalorizzatore) che deposita tonnellate di polveri sottili su tutto il territorio.
E’ notizia dell’altro ieri di un altro bambino morto. Questa volta all’ospedale di Lamezia Terme, dopo essere transitato per quello, ormai tristemente famoso di Vibo valentia, sembra per una banale faringite. E’ concepibile, secondo voi, che in pieno ventunesimo secolo si possa morire in Calabria per queste banalità? Che si debba avere paura di entrare in un qualsiasi ospedale per il timore di non uscirne vivi?
Siamo di fronte ad una vera e propria condizione di emergenza e non è più rinviabile una radicale revisione del sistema; non ci sono più spazi né tempi per aggiustamenti di modesta portata e bisogna procedere ad una riforma radicale e coraggiosa del sistema sanitario regionale e nazionale.
Altra spinosa questione, che purtroppo ci riguarda sempre più da vicino, è quella della criminalità.
La Calabria, è ormai stabilmente controllata dalle cosche mafiose. Resa in tal modo sempre più ostaggio dell’illegalità e dell’immoralità da parte di quelli che il compagno Mancini ha definito “il comitato di affari trasversale tra i partiti che ha depredato le ingenti risorse pubbliche e che ha stretto una devastante alleanza con la criminalità organizzata”. Compagno Mancini! sono Tue queste parole, è Tua questa forte e coraggiosa denuncia scritta nella lettera che hai inviato al Presidente della Camera Fausto Bertinotti in relazione alla campagna di odio intentata a Cosenza nei tuo confronti. Hai per questo la mia modesta, ma sincera, solidarietà, perché per una volta dopo tanti anni mi hai fatto rivivere l’orgoglio di appartenere al Partito Socialista.
Perché, compagni, la mafia in Calabria rappresenta la vera emergenza, e bisogna avere il coraggio di affrontarla a viso aperto. Non ci possiamo rassegnare all’idea che non esiste possibilità di vincere questa battaglia. È già difficile, per un calabrese onesto, ingoiare il rospo dei dati riportati nella relazione della Direzione Investigativa Antimafia, secondo cui la densità criminale in Calabria, nel rapporto tra affiliati ai clan e popolazione, è del 27 %, contro il 12 % della Campania, il 10% della Sicilia, e il 2% della Puglia.
È una percentuale preoccupante, perché all’oltre un quarto della popolazione coinvolta in attività delinquenziali bisogna aggiungere migliaia di “colletti bianchi”, molti dei quali signori insospettabili.
Per queste e per tante altre ragioni che la mancanza di tempo mi impedisce di ricordare serve un nuovo grande e unito Partito Socialista.
Un Partito che sappia interpretare i sentimenti e le esigenze della gente comune, che abbia l’ambizione di rimettere in cammino un paese pieno di corporazioni, di rendite di posizione, in cui la crisi della politica si manifesta, ormai, in modo drammatico. Serve tanto coraggio, perché siamo di fronte ad una classe politica che, nonostante la perdita progressiva di autorevolezza, di credibilità e di consenso aumenta il proprio potere e la propria capacità di controllo della società in termini inversamente proporzionali. “Tanto più essa perde – è scritto nel rapporto Eurispes dello scorso anno - di considerazione nel giudizio dei cittadini, tanto più estende il proprio potere. Tanto più cresce il desiderio di partecipazione e di buona politica nella società, tanto più essa diventa autoreferenziale, separata, indifferente. A sua volta la politica stessa e' diventata ostaggio. Tanto è forte e invasiva nella società, tanto è prona e remissiva nei confronti dei poteri forti, della finanza, delle banche, delle assicurazioni, delle grandi agenzie di rating, del sistema della comunicazione e dell'informazione, delle mille corporazioni che caratterizzano la storia e i percorsi del nostro Paese". Non è antipolitica compagni, è purtroppo la realtà, e tacerla non aiuta nessuno.
Ciò che serve è perciò un processo unitario vero, sincero, scevro da ogni arroccamento per il mantenimento di illusorie posizioni di privilegio personale. Bisogna saper parlare di più alla gente piuttosto che agli apparati, più dei problemi veri della società che delle questioni che servono soltanto a definire i rapporti di potere all'interno del sistema dei partiti. Dobbiamo saperci rinnovare, nutrire la politica di riferimenti e di valori, altrimenti rischiamo che la furia distruttrice della crisi della politica ci seppellisca tutti, con il risultato che sopravvivranno solo i poteri economici e gli apparati finanziari.
Dobbiamo evitare che la politica perda il senso della sua missione più alta diventando calcolo cinico e meschino.
Occorre un’accelerazione, quindi, del processo di unità, che in quanto processo politico di ricomposizione non può essere la somma delle diverse anime del partito, ma una ristrutturazione generale sulla base di un nuovo modo di intendere la politica. Il nostro obiettivo deve essere quello di rinsaldare nel paese una forza socialista che parli soprattutto alla gente ma anche ai sindacati, al mondo del lavoro e dell’impresa e all’intellettualità.
Una nuova realtà che comporta un vero e proprio salto di dimensione politica, strategica, organizzativa e che richiede a tutti coraggiosi cambiamenti e nuove responsabilità; una sorta di rifondazione del modello organizzativo e delle forme di partecipazione e formazione del consenso, alla luce delle nuove domande che arrivano dai vari settori del paese.
Esiste la necessità, dunque, di un’unità ricca all’interno del partito che sappia superare la prassi conflittuale che necessariamente accompagna questi processi, incompatibile peraltro con la realtà di un grande Partito moderno, che affonda le radici della sua modernità riportando paradossalmente la sua organizzazione nel territorio e nella società alle sue origini; al tempo in cui era una struttura realmente federativa di soggetti collettivi, sociali e culturali e di associazioni di interessi e di valori, che liberamente si univano accettando una disciplina ed un coordinamento finalizzato agli obiettivi programmatici e politici, non ad una ideologia ed una gerarchia.
A noi, per esseri moderni basta uno sguardo al nostro passato. Altri partiti, avendo perso definitivamente la loro identità, devono fare sforzi sovrumani per capire chi sono diventati.
Dice Ugo Intini "l'unità dei socialisti è necessaria per una ragione morale e una pratica: la prima, perché la storia ci ha dato ragione, dato che c'è la rincorsa alla rivalutazione della figura di Craxi; la seconda, perché i Ds avevano occupato uno spazio socialista che ora col Pd hanno di nuovo lasciato libero".
(15.2.08) GREMBIULINI FASCISTI? (di Guerino De Masi) - E' con piacere che ho visionato le foto degli alunni di oggi e di ieri.
Finalmente ho visto una foto della mia maestra, "Professoressa Buttiglieri". Qualcuno mi può parlare di questa "storica" insegnante di Galatro? Vorrei avere ricordi più dettagliati della mia insegnante delle mie primissime elementari.
Le fotografie mi hanno spolverato una curiosità in fatto di grembiulini. Le ultime due foto di classi femminili sono caratterizzate dal grembiulino nero con colletto inamidato bianco. Ricordo che mia mamma si era rifiutata di "uniformarci" a quella divisa, che secondo lei non era che una reminescenza del triste periodo fascista che ci voleva forse un pò tutti balilla! Il grembilino allora da lei confezionato per me era a quadrettini celesti e con il colletto anamidato bianco. Il colletto sì!
Questo mi fa pensare a quanto già allora mia mamma fosse "schierata" dalla parte del suo amato marito che frequentava la "camera del lavoro" e di conseguenza noi, i figli, siamo cresciuti in quell'atmosfera di non conformità, ma soprattutto nell'ideologia che si contrapponeva alla classe di destra essendo umili lavoratori.
E' la storia.
Le contrapposizioni sono spesso motivate dalle esperienze personali o della collettività in cui si è crescuti e vissuti. La critica e l'analisi obiettiva non sempre sono facili, e comunque non alla portata di ognuno.
Forse questo è buono. Credo sia utile riflettere su ciò ogni qualvolta ci confrontiamo.
(19.2.08) LE MIE RIFLESSIONI SU SAN VALENTINO (di Guerino De Masi) - Scorrevo piacevolmente la lettura di San Valentino... che cosa strana è l'amore! di Michele Scozzarra ed assaporavo il gusto ed il piacere di leggere qualcosa di ben strutturato, ben presentato e con tanta poesia e romanticità. Mi son detto, non poteva essere differente, sritto da Michele. Ogni volta gusto con piacere il suo modo di raccontare, di dire le cose. Sarà per via della sua cultura ed oratoria che mi pare dovrebbe caratterizzare un avvocato, ma invece colgo nelle sue espressioni tanta sensibilità ed amore per la vita e, anche questo non poteva essere differente, l'amore espresso per la sua cara consorte.
Anche a me piace disegnare! E' forse tipico dell'artista quello di essere sensibile anche alle cose ovvie? Certamente sì.
Io mi diletto a fare "ritratti". A volte a matita, o semplicemente con la biro, ma mi capita soprattutto quando partecipo a convegni e/o conferenze che non mi impegnano più di tanto e pertanto, tra un appunto e l'altro, ritraggo partecipanti o conferenzieri.
Sarà meno poetico dei disegni del Michele, ma vi assicuro che riguardandoli mi viene un pochino da sorridere per le espressioni che sono riuscito a cogliere e che mi meravigliano sempre.
Alle elementari ero bravino a disegnare. I miei quaderni di "récitations" (poesie che trasrivevamo a scuola, in Francia) erano sempre da me decorati con disegni che sintetizzavano almeno il titolo della poesia stessa. In particolar modo quelle di La Fontaine.
Da militare, all'età di 23 anni, erano le lettere alla mia fidanzata Rita che giornalmente srivevo e sempre decoravo, ritenendo che quelle che si reperivano in commercio fossero troppo scontate e soprattutto sempre le stesse. A distanza di anni (e ne sono passati ben 35) riguardando e rileggendo quelle lettere che mia moglie ha gelosamente conservato, riesco a rivivere quei sentimenti che Michele ci ha così ben descritto, aiutato anche da quei disegni che decorano ed incorniciano ogni singolo mio scritto.
Era "l'amore", quella "cosa strana", che per noi, grazie a Dio, se non è quella di quel primo San Valentino martire, non è neppure quella di quei due poveretti gettatisi sotto il treno.
Un amore che dopo tanti anni, scopri essere quello che ti ha permesso di superare tante prove e difficoltà. Prove e difficoltà che, se per qualcuno sono motivo di separazione, discordie senza sbocco, divorzi e traumi terribilmente pesanti quando ci sono figli, per noi sono motivo di riguardarci negli occhi, con il cuore in mano, chiederci scusa e perdono a vicenda, impegnandoci ad essere ancora e di nuovo amici, amanti, complici e compagni nella vita.
E sì che le prove non sono mancate, così come le opportunità e tentazioni di volgere lo sguardo altrove... Dio è stato buono con noi, preservando il nostro amore che qualche volta sembrava terribilmente vacillare sotto i colpi dei dubbi, delle gelosie e delle incomprensioni.
I figli sono oramai grandi ed autonomi. Sono arrivati anche due nipotini (l'ultima, Chloe, è nata il 22 gennaio scorso) e riflettendo a quanti anni abbiamo alle spalle insieme, non possiamo fare altro che ringraziare Dio in cui crediamo tutti in famiglia, per la sua assistenza e cura del nostro amore.
Il re Salomone, nel suo libro "L'Ecclesiaste", dice: "La corda a tre capi è molto resistente e quando si stirerà, non si strapperà!" (Ecclesiaste 4:12). Se uno tenta di sopraffare chi è solo, due gli terranno testa: una corda a tre capi non si rompe così presto.
Una vita nella communione fisica e spirituale che include Dio in ogni nostra decisione e rapporto. Questa è stata e sarà, Dio volendo, la nostra forza per guardare alla vita e guardarla... con amore (Rita, io Guerino e il Signore).
Grazie Michele, grazie alla Redazione, grazie a voi tutti d'avermi letto fino in fondo.
Dio vi benedica.
Sig. Presidente,
Sigg. Assessori, Colleghi Sindaci, Amministratori, Concittadini:
è con animo grato e pieno di speranza per il futuro che a nome mio personale e della comunità che rappresento rivolgo a Lei il caloroso benvenuto a Galatro unitamente al più sincero ringraziamento per averci voluto onorare scegliendo il nostro piccolo centro - e, segnatamente, questa moderna struttura termale - come sede di uno dei Suoi cinque incontri con gli amministratori dei comuni della Provincia.
L’incontro di oggi (che segue a quello che martedì ha avuto a Caulonia), vogliamo vederlo come l’inizio di una nuova era; come un nuovo e più democratico modo di avvio dei rapporti istituzionali tra le amministrazioni locali e la Provincia. Vogliamo credere, insomma, che questo di oggi non resti un episodio isolato ma che sia veramente il primo di una lunga serie di confronti politici e programmatici e di incontri finalizzati alla concreta conoscenza da parte dell’Amministrazione provinciale dei vari problemi vitali che le amministrazioni locali non riescono a risolvere da sole.
Una collaborazione così concepita non solo darebbe la possibilità agli amministratori dei comuni periferici di conoscere la programmazione dell’Amministrazione provinciale e di muoversi sulle stesse linee programmatiche, ma servirebbe all’Amministrazione provinciale per programmare gli interventi sul territorio tendenti a soddisfare le esigenze di più comunità consorziate tra loro, ed evitare, così, di continuare a costruire opere che diventano sottoutilizzate per l’esiguità degli utenti, e nel tempo, abbandonate.
In tale speranza formulo una proposta: che gli amministratori locali – segnatamente quelli delle zone interne – vengano sentiti dal Presidente e dai componenti l’Esecutivo provinciale i quali, superando i confini dei loro collegi elettorali e la loro appartenenza partitica, sappiano dare il giusto ascolto alle richieste ed alle esigenze del territorio.
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Galatro è uno degli ultimi comuni della provincia: il suo territorio confina con quello della provincia di Vibo Valentia e si estende fino ai comuni della fascia Jonica. E’ uno dei paesi più estesi della provincia ed uno dei pochi che possa vantare sul suo territorio gli elementi naturali che potrebbero costituire una valida spinta propulsiva per la sua crescita sul piano sociale ed economico. Nonostante tutto, però, ancora oggi il suo tessuto sociale è sempre più impoverito dall’emigrazione. All’esodo massiccio dalla campagna che ha caratterizzato gli anni sessanta e settanta, infatti, in questi ultimi anni siamo costretti a registrare, impotenti quello dei giovani laureati e diplomati. Alla vecchia valigia di cartone legata con lo spago e riempita di sogni e di fiducia per il futuro già utilizzata dai loro genitori quando hanno intrapreso il cammino della speranza, i giovani hanno preferito un borsone firmato, ma pur se cambia la forma esteriore non cambia, purtroppo, la sostanza.
E’ cambiata la forma, le esteriorità… ma non è cambiata, purtroppo, la sostanza, se è vero – com’è vero che i giovani - oggi come ieri - continuano a partire perché il loro amato “natìo borgo” non è in grado di garantire un posto di lavoro. Perché le loro speranze di rimanere accanto ai genitori e di formarsi una propria famiglia nel paese di nascita, sono state deluse da una politica che dalle nostre parti è stata fallimentare e deludente.
Per quanto riguarda Galatro ritengo che con l’aiuto delle istituzioni e soprattutto del governo centrale e regionale, ma anche dell’Amministrazione Provinciale, l’emorragia delle forze e delle intelligenze più vive del paese può essere frenata. Non sono così ottimista (o così illuso) da pensare che possa essere completamente bloccata. No. Sono, però, ancora fiducioso che un freno a questo incessante esodo si possa porre mediante la realizzazione di quelle infrastrutture che la politica ci ha lasciato intravedere sin dai primi anni settanta, ma che - alla luce dei fatti - sono rimaste soltanto allo stato delle buone intenzioni.
Siamo ancora in attesa che l’insediamento del polo industriale nella Piana segni la svolta occupazionale e sociale di tutto il comprensorio. Siamo ancora in attesa che la nostra diga sul Metramo (per la realizzazione della quale i lavoratori galatresi e dell’intera Piana sono stati protagonisti di lotte e rivendicazioni) possa rendere irrigue vaste aree collinari di questa fascia interna della provincia e conferire competitività alla nostra agricoltura che, in atto, non essendo in grado di affrontare la concorrenza di quella dei paesi del Mediterraneo, non è più pilastro portante dell’economia di questa vasta zona.
Noi galatresi crediamo ancora alla diga. Crediamo per quello che può rappresentare per l’agricoltura e per la produzione di energia elettrica, - (recentemente il Consorzio di Bonifica è stato autorizzato a realizzare una centrale idroelettrica di grandi capacità produttive, sfruttando una caduta di quota delle acque invasate dallo sbarramento di contrada Castagnara) - ma crediamo soprattutto alla diga perché pensiamo a quello che essa può rappresentare nel comparto turistico se la suggestiva località sarà inserita negli itinerari naturalistici della Provincia e se il pittoresco lago artificiale potrà essere sfruttato come sito di pesca sportiva alla trota e come luogo deputato per la pratica di alcuni sport acquatici.
A proposito di risorse, il territorio di Galatro ha i requisiti naturali per diventare, nel volgere di qualche lustro, centro di produzione di energia elettrica pulita e rinnovabile (idroelettrica, eolica, solare e fotovoltaica).
Siamo convinti, insomma, Signor Presidente, che Galatro ha le prerogative naturali per guardare ancora con fiduciosa speranza al suo decollo nel settore turistico. Alle suggestive bellezze paesaggistiche del luogo, ai caratteristici scorci del centro storico appollaiato sulla bianca collina e posto sulle sponde del fiume Metramo, ha la fortuna di poter aggiungere le testimonianze artistiche del cinquecentesco Trittico marmoreo della chiesa parrocchiale, della quattrocentesca statua di San Nicola, della cinquecentesca pala marmorea che costituisce il tabernacolo della chiesa della Montagna, della importante dotazione statuaria, degli arredi e degli argentei vasi sacri presenti nelle chiese locali. Se poi, a questi “tesori artistici”, oggetto di continui approfonditi studi critici, si aggiunge la presenza nella contrada collinare di Cubasina dei resti del convento basiliano “S. Elia”, già culla di cultura e di spiritualità - (ricordo semplicemente che nelle sue mura studiò e fu ordinato sacerdote Barlaam di Seminara, futuro insegnante di greco di Petrarca e di Boccaccio e primo vescovo di Gerace) - ed oggi continua meta di studiosi della cultura Bizantina, - (tra gli altri cito soltanto il notissimo ex preside reggino Domenico Minuto) – risulta chiaro come Galatro abbia tutte le necessarie prerogative per aspirare a diventare luogo abilitato al turismo culturale. Ma c’è un grosso neo: non c’è una strada che consenta il collegamento tra il centro abitato e l’antico convento. Si tratta di un tragitto di poco meno di tre chilometri che, se realizzato, oltre a favorire l’accesso, la valorizzazione storica ed il conseguente studio di quell’importante monastero, favorirebbe lo sviluppo dell’agricoltura in tutto l’altipiano di Cubasina, agricoltura che rappresenta ancora uno dei pilastri portanti della nostra economia. Inoltre, nel settore turistico, Galatro può aspirare ad avere un ruolo di primaria importanza in tutto il territorio provinciale. La struttura nella quale ci troviamo stamattina costituisce, infatti, il vero “fiore all’occhiello” del termalismo calabrese e non solo per i galatresi ma per tutto il comprensorio, rappresenta la concreta speranza di crescita socio-economica. Ma perché la speranza non vada delusa, è necessario che Galatro riesca ad uscire dalle secche della crisi e sia concretamente aiutati ad inserirsi nel settore del turismo termale. In questo progetto di crescita, ritengo che l’Amministrazione provinciale possa darci un valido aiuto. E’ sufficiente che tenga nella debita considerazione Galatro in occasione della sua programmazione annuale dei “grandi eventi” e che qualcuno di essi lo inserisca in calendario alle nostre terme o nel nostro suggestivo centro storico.
Altro determinante aiuto l’Amministrazione provinciale può darcelo migliorando la viabilità di queste zone interne nelle quali le strade, tranne pochissime eccezioni, sono ancora quelle progettate e realizzate dai borboni.
Si tratta di una rete viaria obsoleta, stretta, piena di curve a gomito e di ponti di dimensioni così ridotte che non consentono il passaggio contemporaneo a due utilitarie. E’ evidente che una rete viaria così antiquata oltre a rendere difficoltosi i collegamenti e gli scambi commerciali tra i vari centri urbani della zona, costituisce un freno allo sviluppo turistico e, per quanto ci riguarda da vicino, un serio ostacolo allo sviluppo del termalismo.
Intanto ritengo che per cominciare a dare un segno tangibile di cambiamento, la S. V. può disporre un maggiore controllo delle nostre strade mediante un costante controllo tramite il servizio della polizia provinciale con il compito di segnalare non solo gli interventi urgenti di manutenzione ma anche e soprattutto quello di vigilare e denunciare situazioni di discariche abusive che rendono più precaria la sicurezza e la transitabilità anche sotto l’aspetto del degrado ambientale.
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Con l’augurio di poterci ancora ritrovare in momenti di confronto tra sindaci ed Amministrazione Provinciale, invito la S. V. a dare corpo alle strutture istituzionali distribuite sul territorio a cominciare da quella della circoscrizione provinciale, rendendola più forte ed efficiente.
Per concludere, Sig. Presidente, voglio ricordare a Lei e a noi amministratori locali della periferia che siamo tutti in trincea.
Nella nostra azione quotidiana amministrativa ci sentiamo sempre più soli di fronte all’incalzare dei problemi dei nostri concittadini, specialmente quando non riusciamo a garantire ad un padre di famiglia non un duraturo posto di lavoro ma nemmeno un’occupazione temporanea.
La Piana politicamente è debole.
A livello istituzionale non esprime né consiglieri regionali, né deputati, né senatori (Tripodi e Gioffrè solo di recente sono stati nominati assessori provinciali) e, pertanto, i sindaci avvertono il bisogno di restare uniti e lavorare per una programmazione territoriale che superi gli steccati municipalistici e campanilistici.
Forti di questa convinzione hanno lavorato ed hanno costituito l’associazione “Città degli ulivi” che ha il solo fine di confrontarsi ai vari livelli istituzionali a cui proporre idee e iniziative tendenti a migliorare la vita sociale ed economica della nostra Piana.
(23.2.08) LETTERA AL SINDACO (di Guerino De Masi) - Signor Sindaco, caro Carmelo Panetta,
desidero congratularmi per l'intervento alle Terme che ci hai gentilmente condiviso, in occasione dell'incontro con il Presidente della Provincia e con i Sindaci del comprensorio.
Ho apprezzato particolarmente le pecularietà della nostra Galatro, nonché i riferimenti storici (ivi compresa l'origine borbonica delle strade).
Mi auguro che la Provincia colga l'opportunità di rivalutare tutte queste ricchezze di Galatro favorendone la conoscenza e divulgazione sia nelle Calabrie che su tutto il territorio nazionale.
Mi chiedo, e scusa se forse è un'argomento che avete già affrontato, non sarebbe una spinta di per sé automatica se si giungesse ad un accordo per chiamere il nostro amato paese "Galatro Terme"?
So di un referendum e di molte disquisizioni a questo proposito. Ma non pensi che potrebbe essere veramente utile per far conoscere Galatro in modo alquanto automatico e naturale a coloro che in Italia e, perchè no, anche all'estero cerchino delle Terme in Calabria?
Immagino che sarai stracolmo di impegni e dunque non vorrei aver sollevato una questione di troppo.
Congratulazioni comunque e tantissimi auguri per il tuo servizio a pro della nostra comunità.
1) Sono d'accordo con Domenico Distilo quando dice che siamo un popolo di conservatori, che non riusciamo a cambiare. Ma con questi due schieramenti non saprei quale prendere.
2) Il nostro sindaco dice delle cose giuste, ma non riusciamo ad avere un politico di peso nella Piana; a Galatro non si riesce mai a portare qualcuno in Provincia (alle prossime elezione sarebbe opportuno portare un candidato comune per il bene di Galatro).
3) "Galatro" o "Galatro Terme", cosa cambierebbe? Allo stato attuale meno persone lo conoscono, meglio è. Qualcuno mi ha chiesto se quest'anno funziona l'aria condizionata nelle camere dell'hotel alla terme. Che servizi siamo in grado di offrire?
Forza Galatro.
(2.3.08) NON AVEVO LA VALIGIA DI CARTONE! (di Caterina Sigillò) - Purtroppo mi sembra di essere una sorta di "prezzemolo" che troviamo in ogni minestra! Ho appena letto l'articolo di Daniele Fenoli e sono rimasta, come si suol dire, basita!
Mi ha colpito la frase con cui dice che "se bastassero le belle parole non saremmo in mutande o con la valigia di cartone in partenza". Ma di quale epoca sta parlando? Mi sembra di essere tornata indietro nel tempo, quando il mio professore di filosofia ci spiegava il "complicato pensiero leopardiano"!
Infatti questo grande scrittore instaurava una critica contro tutte le ideologie ottimistiche del suo tempo che esaltavano il progresso e profetizzavano un miglioramento indefinito della vita degli uomini. Vorrei ricordare però che si tratta di un periodo che va dalla fine del 1700 all'inizio del 1800!
Ho lasciato Galatro oltre venti anni fa e non ricordo di essere partita con la valigia di cartone! Sarà anche vero il fatto che a volte ci si limita "alle belle parole", però mi sembra giusto riporre quel minimo di fiducia che è necessario per iniziare a "gettare le fondamenta" affinchè si possa governare al meglio un paese!
Quindi, Daniele, visto che sei giovane, abbi più fiducia nel prossimo! Chiedo nuovamente scusa se ogni tanto mi "intrufolo" per via mediatica, ma a me piace molto confrontarmi e, perchè no?, scontrarmi con qualche galatrese!
A proposito il 13 aprile è alle porte... fate i bravi e... non votate il Cavaliere eh!
Un calorosissimo saluto a tutti voi della Redazione che lasciate spazio a noi "forestieri" e un saluto anche a Daniele! Con affetto.
(2.3.08) DA FERRARA A ZEFFIRELLI: UN GRANDE INNO ALLA VITA (di Michele Scozzarra) - Non occorrono presentazioni per Giuliano Ferrara, che negli ultimi tempi sta spiazzando tante persone con la sua scelta per la moratoria sull’aborto: un appello, rivolto a tutti quelli che si sono rallegrati per la moratoria sulla pena di morte votata dall’Onu... perché succeda la stessa cosa per gli aborti, perché si chieda “una Grande Moratoria della strage degli innocenti”.
E’ questa la sfida lanciata da qualche mese da Ferrara sul Foglio, una sfida “alle buone coscienze” esultanti per quel primo passo simbolico contro le esecuzioni capitali in ogni parte del mondo, perché non diventi la festa dell’ipocrisia, perché non ci si dimentichi che “per ogni pena di morte comminata a un essere umano ci sono mille, diecimila, centomila, milioni di aborti comminati a esseri viventi”.
La sfida era già stata lanciata nell’agosto del 2005, al Meeting di Rimini, quando Giuliano Ferrara aveva affrontato, in maniera chiarissima il tema del diritto alla vita del nascituro: “Posso permettermi di fare un’osservazione laica, senza essere accusato di essere diventato un bigotto pro life e magari un’estremista che vuole sparare ai medici delle cliniche abortistiche? Posso permettermelo? Non so se soffre il feto, non lo sanno neanche i medici che vogliono eliminare l’anestesia. Tuttavia so che soffro io, soffre la madre, soffrono i fratelli e le sorelle... soffrite voi, soffre tutta la società! Perché l’aborto è uno scandalo moderno... Non si può, infatti, limitarsi a mettere il termometro al dolore del feto e chiedere se soffre o meno. Questo non si chiama laicismo, ma positivismo barbarico. Questa è pura ideologia, e della peggiore specie. Ma che significa tutto ciò? Significa che è di attualità una battaglia per abrogare le leggi che hanno consentito il passaggio dall’aborto clandestino e illegale, all’aborto legalizzato? No. Non lo pensa Giuliano Ferrara, nella modestia della sua opinione; ma non lo pensa neanche il Cardinal Ruini – assai più autorevole del sottoscritto - che su tale argomento si è pronunciato al termine della battaglia referendaria. Ma, per un laico capace di distinzione, si tratta di due questioni differenti. Un conto è consentire che un dramma si compia per evitare un altro dramma, o compiere una scelta per il minor danno - posto che in queste questioni si possa individuare un minor danno -, un conto è, invece, la transitoria e peregrina regolamentazione di un grande problema sociale, che affliggeva e affligge tuttora il mondo femminile e la società tutta intera...”. L’intervento di Ferrara è diretto, provocatorio, chi è interessato può leggerlo integralmente nel richiamo posto in fondo alla pagina, anche perché mi piace continuare a scrivere riportando un’altra testimonianza, quella di un grande artista... tanto per usare le sue stesse parole, “di una persona che non doveva nascere...”. Un figlio non desiderato... un figlio che un giorno sarebbe diventato attore, regista, sir e senatore; un figlio che però proprio non doveva nascere, non doveva esistere, non doveva esserci. Perché, come dicevano i genitori, non è il caso, non è il momento, non puoi farlo, e che cosa direbbero di te. E per tre volte rischiò di non esserci davvero. Ci proveranno in tutti i modi: la prima volta fu un coltello, la seconda fu una pozione, la terza fu un uncino. Era una questione di principio: ora tu noi puoi, ora non devi. Non puoi: perché non hai l’età, perché hai già tre figli, perché sei una donna felice e perché con il tuo lavoro un altro figlio sarebbe una pazzia. Non devi: perché sei già sposata, perché lui oggi c’è e domani chissà e perché tutti saprebbero che il figlio portato in grembo non può essere di tuo marito, moribondo da tempo in un ospedale... quindi doveva essere del tuo amante...
Quando nasce un figlio non è detto che si stia lì a pensare che quel bimbo potrebbe cambiare il mondo, è probabile invece che si stia a pensare che quel figlio “potrebbe mettere a repentaglio il rapporto”, che quello non sia “il momento giusto”, che “prima bisogna trovare un buon lavoro” e che non ha senso se “non sei sistemato”. E spesso non viene neppure in mente che quella vita ancora non conosciuta andrebbe sempre e comunque rivelata. Sempre. Perché non è scontato che ti venga in mente che quel fiore è un fiore esplosivo, che quel fiore è già bello e fatto quando si crea, e non quando nasce. E’ quello che si chiama l’incognito, il fascino del mistero, perché quello è un fiore che esplode e che forse tu non lo sai, ma rivoluzionerà il mondo. E’ la nascita, quella. E’ quella cosa che fa cantare e che fa suonare le fibre più segrete di ognuno di noi. E’ la vita, e tu la vedi mille volte al giorno... è l’insostenibile fascino del mistero... E’ il sapere che lì dentro c’è una vita e che lì dentro forse ci può essere un genio, o forse no, e che comunque vale la pena di vedere, o almeno di sentire la luce che fa.
Nel nostro caso, alla fine, la vita ha avuto la meglio e il mondo ha potuto godere di tanti capolavori, che un aborto avrebbe potuto negare. Per chi non l’ha ancora capito, sto parlando di Franco Zeffirelli, il famoso regista, ma è meglio che lascio alle sue parole l’intero racconto, riportando un suo scritto, sulla sua nascita e sulla sua vita, che è degno di essere annoverato tra le sue opere più grandi.
E non aggiungo altro... perché a noi resta solo da leggere, meditare e fare nostra una grande lezione di vita e di amore: “La vita è un premio; una madre che genera una vita è una donna premiata qualunque sia la sua situazione, qualunque siano i conti da pagare, qualunque siano i suoi problemi emozionali: ha il marito, non ha il marito, ha quello che la ricatta, quello che l’ha abbandonata. Il privilegio di portare la vita è un privilegio che gli uomini non hanno: noi siamo inferiori alle donne per questo. Il miracolo di sentir germogliare nel proprio ventre una nuova vita, il vederla sbocciare e vederla venir su rende voi donne più forti. Anche se alla fine i figli vi deludono, gli anni della creazione della vita nessuno ve li toglierà mai e in qualunque momento della vostra esistenza, quando la pena del mondo, l’abbandono degli affetti vi cadrà sulle spalle, ricorrerete certamente col pensiero, col cuore a quei meravigliosi mesi in cui avete creato una vita. Che poi quello sia diventato un assassino, un papa... non importa. Ed è strano che sia io a dire queste cose, io che non sono né padre né niente... sono solo figlio. Di più, sono un aborto mancato. Avrei dovuto essere abortito perché nascevo da due persone che erano entrambe sposate: lui aveva una famiglia bella e pronta, lei aveva tre figli ed erano tutti e due al tramonto dell’età delle frizzole. E invece si innamorarono pazzamente e mia madre rimase incinta.
Tutti naturalmente le consigliarono di abortire. Il marito era moribondo, quindi non c’era neppure la possibilità di nascondere la gravidanza illegittima. Mio padre da buon galletto andava dicendo in giro che questo figlio era suo, però non faceva niente. Ma la gravidanza andò ugualmente avanti. La mia nonna stessa me lo confessò e mi chiese scusa; disse: “Io ero la prima feroce nemica di questa gravidanza”. E io invece nacqui contro il parere di tutti, perché a mia madre ripugnava il pensiero di uccidermi: “Morirei di rimorso, nel pensiero di aver avuto tre figli e di aver distrutto un’altra vita”.
Molti dei miei avversari invece dicono: magari ti avesse fatto fuori. È l’odio delle persone... mentre io vorrei conoscere solo l’amore, perché sono stato tanto amato nel ventre di mia madre, ho assorbito tanto di quell’amore, l’ho sentito, mi è entrato addosso. Mia madre l’ho persa che avevo sette anni, però sono rimasto impregnato del suo amore. Quando qualcuno ti ha amato veramente tanto e tu l’hai amato, questo amore, questa fiammella, questa fiaccola non si spegne mai, ti è sempre accanto. Siamo fatti di spirito, chi ci crede; io ci credo profondamente perché la vita mi ha dato continue verifiche di non essere un ammasso di cellule ma di essere un corpo che alloggia temporaneamente uno Spirito che è la frazione del grande Creatore, di Dio a cui torneremo. Questa è una mia concezione: non me la sgangherate perché sto benissimo cosi, dormo sonni tranquilli, sono arrivato a settant’anni e voglio arrivare tranquillo al mio ultimo passo.
Forse interessa un piccolo episodietto della mia vita. Calza a pennello proprio in seguito alla mia storia. Quella di un bastardino. Infatti, io non avevo il nome né di mia madre né di mio padre. Mia madre inventò questo nome Zeffirelli perché, secondo un’antica tradizione dell’ospedale degli innocenti di Firenze che si tramanda dai tempi di Lorenzo il Magnifico, ogni giorno della settimana corrispondeva ad una lettera. Il giorno che nacqui io toccava alla Z e mia madre che oltre ad essere una grande sarta era musicista, pianista, un’appassionata di Mozart, con tanto di farfalle e zeffiretti, quando le proposero la Z come iniziale, all’impiegato comunale disse, appunto, Franco Zeffiretti. Quello non capì bene e, invece delle doppie "t" mise le doppie “l”: Franco Zeffirelli.
Sono sicuro di essere l’unico con questo nome al mondo, però più tardi, divenuto grandicello, ero soltanto figlio di NN. A scuola tutti sapevano che il mio babbo si chiamava NN e la mia mamma si chiamava NN. Quindi era tutto uno sfottò, anche se innocente perché veniva da bambini che non sanno.
Un giorno ci fu una rissa nel convento di San Marco dove io frequentavo l’Azione Cattolica e dove viveva un personaggio molto importante, molto curioso che ogni tanto arrivava con i suoi libri e i suoi occhialoni. Era Giorgio La Pira. Lui insegnava storia del diritto romano e viveva lì come un frate laico, ma stava molto con noi, ci guardava e ogni tanto interveniva dicendo “La Madonna. Quando avete un problema c’è sempre la Madonna, la Madonna! Salva tutto la Madonna”.
Quel giorno ci vide picchiarci e chiese che stava succedendo: “Ha detto che mia mamma è una puttana” gli risposi. Lui disse al ragazzo con cui mi stavo picchiando: “Tu vai a casa, che se comincio a parlare io della tua mamma ne vengono fuori delle belle”. Poi mi prese, tutto scosso e incavolato, mi tirò su per quel bellissimo scalone che certamente conoscete, che va dal chiostro al primo ordine del convento, e in cima al quale c’è l’Annunciata di frate Angelico. Mi portò su di corsa proprio davanti a questo dipinto.
“Lo sai cosa è questo?” mi chiese. “ l’Annunciazione” risposi.
“E sai cosa vuoi dire l’Annunciazione?”
“E beh, è venuto un angelo davanti alla Madonna e le ha detto che sarà madre di Gesù...”
“Sì va bene.., ma come?”
“E la madre di Gesù...” feci io sempre più confuso.
“Come sarebbe diventata la madre di Gesù?”
A quel punto io mi impappinai definitivamente, perché sapevo come nascevano i figlioli.., ma non volevo attribuirlo a Dio. Allora mi aiutò lui: “Perché lo Spirito divino è disceso nella carne, nel ventre di questa donna e si è incarnato. Hai capito? Quindi non vergognarti mai. La maternità è sempre santità. Qualunque cosa dicano di tua madre, tu la devi pensare sempre come una santa perché è come la Madonna, e quando avrai bisogno di qualcosa nella vita prega la Madonna e pregherai tua madre”.
E questa cosa da allora mi è rimasta addosso. È Io splendor veritatis, per riprendere le parole di Giovanni Paolo II. Da quel giorno il problema di mia madre, della sua moralità, del suo atteggiamento e amore verso di me non l’ho più avuto”.
(2.3.08) SULLE TERME, UNA LETTERA AL SINDACO (di Stefano Ceravolo) - Signor Sindaco,
La stimo molto, ma non sono d'accordo con lei su alcune cose, riguardo il suo intervento presso l'Hotel Karadros da lei definito "struttura termale moderna"; e ancora aggiunge: "La struttura nella quale ci troviamo stamattina costituisce, infatti, il vero 'fiore all'occhiello' del termalismo calabrese e non solo".
Parla delle strade e dice: "Si tratta di una rete viaria obsoleta, stretta, piena di curve a gomito e di ponti di dimensioni così ridotte che non consentono il passaggio contemporaneo a due utilitarie. E’ evidente che una rete viaria così antiquata oltre a rendere difficoltosi i collegamenti e gli scambi commerciali tra i vari centri urbani della zona, costituisce un freno allo sviluppo turistico e, per quanto ci riguarda da vicino, un serio ostacolo allo sviluppo del termalismo."
Egregio Signor Sindaco, lo scorso anno, estate 2007, mi recai presso il "fiore all'occhiello" per prenotare una camera per due persone, provenienti da Napoli, per circa 15 giorni. Tra queste persone c'era un diversamente abile. Mi presento all'hotel per la prenotazione e mi sento rispondere che non ci sono camere per queste persone.
Che dire? Questa struttura moderna nata sicuramente dopo la famosa legge che abbatte le barriere architettoniche si prende gioco delle persone che più hanno diritto ad entrare.
Le faccio presente che la "moderna" struttura non ha camere per i diversamente abili;
ha barriere architettoniche non di poco conto;
non esiste un parcheggio per queste persone, anzi il parcheggio è una sosta selvaggia e vergognosa; non si passa nemmeno a piedi altro che carrozzella.
Anche se le strade sono quelle che sono, le persone, a costo di sacrificio verrebbero, anzi son venute e andate senza pernottare; è la struttura che manca di rispetto ai clienti. Di sicuro questi, come altri già avventuratesi prima di me, hanno preso la strada del non ritorno.
Poi ancora aggiungo: estate 2006, mi reco alla moderna struttura per fare una terapia; il Dottore delle terme mi dice che non posso fare la terapia perchè il fisioterapista era al nord, forse a Montecatini per un corso di aggiornamento.
Si, questi signori fanno il corso di aggiornamento nel periodo più intenso di turisti, non quando il "fiore all'occhiello" è chiuso. Avrei potuto farla a Brescia dove risiedo. Magari a Aquaria, Sirmione con le rinomate terme di Catullo, o Boario Terme, male che andasse a fianco di Boario c'è Angolo Terme da non disprezzare, propio dietro casa mia le terme di Ome con le sue rinomate biuty farm, se preferivo un piccolo paradiso sceglievo Vallio Terme. Mi fermo perchè la lista è lunga per Brescia.
Ero lì con degli amici del Nord, ci siamo presi un caffè al bar, costo un euro senza scontrino. Legittimo un prezzo se c'è un certo servizio (nemmeno al Gambrinus di Napoli costa un euro). Sempre al bar ci hanno detto di non stare dalla parte destra del bancone per il caffè perchè riservato ai clienti dell'hotel, e che gentilmente dovevamo stare a sinistra del bancone,
cioè dalla parte degli ambulatori (eravamo della classe dei mutuanti e pezzenti).
Abbiamo avuto l'impressione che i turisti a Galatro diano fastidio. Se così fosse basta aggiungere sotto il segnale di località "no turisti".
Spero nel futuro di Galatro che qualcosa cambi davvero.
Distinti saluti Stefano Ceravolo
(9.3.08) INNO ALLA VITA: DUE QUESITI (di Caterina Sigillò) - Ciao Michele,
leggendo il tuo articolo ho riflettuto un po' e poi mi sono posta delle domande a cui non ho saputo darmi una risposta, quindi spero che tu mi possa aiutare.
Il mio primo quesito è: cosa deve fare una donna incinta, magari già madre di altri figli, che vive con un uomo violento, che non può garantire il minimo indispensabile e soprattutto una educazione scolastica per assicurare un futuro decente nè ai figli che già ha, nè a quello che dovrebbe nascere?
L'altro quesito non meno importante è: cosa pensa un bambino che è nato in condizioni precarie sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista affettivo?
Beh! A questo in parte ti posso rispondere personalmente; quando veniva il Natale ricordo che i miei compagni parlavano di vestiti nuovi, di mega pranzi, di regali... io, in cuor mio, mi chiedevo perchè cavolo fossi nata! Quando andavo da un compagno a giocare e vedevo l'amore con cui veniva chiamato anche semplicemente per andare a lavarsi le mani, io morivo di rabbia, di invidia... Allora mi chiedo: e' giusto non dare l'opportunità di scelta a queste donne che hanno un fardello personale per cui già vivono una sofferenza?
Nel tuo articolo citi anche il grande Franco Zeffirelli; diventato grande regista nonostante la sua mamma volesse abortire, ma vorrei far notare che quell'aborto era legato al fatto che fosse frutto di una relazione illegittima molto differente da una situazione di degrado e disagio. Purtroppo non tutti riescono ad emergere e a volte si rischia di mettere al mondo dei potenziali frustrati che, quando va bene, finiscono in case di cura, altre volte finiscono nel commettere azioni sbagliate per loro e per gli altri.
Concludo ammettendo che a riguardo sono molto confusa quindi al momento non condivido questo pensiero ma sarei contenta se venissi a conoscenza di altre opinioni. Sicuramente è un tema delicato degno della massima attenzione. Tanti carissimi saluti a voi della Redazione e a Michele che spero voglia rispondermi.
(16.3.08) "VIOLENTATA" DALLO SPIRITO SANTO (di Pasquale Cannatà) - Caterina Sigillò pone due quesiti nel suo ultimo intervento, e vorrebbe venire a conoscenza di altre opinioni: se interessa vorrei esporre il mio punto di vista.
Una donna che si trovasse nelle condizioni descritte per il primo caso, dovrebbe innanzitutto lasciare il marito: troverà parenti e/o amici che la sosterranno anche riguardo al nascituro. Bisogna garantire ai figli l'educazione scolastica e l'indispensabile per un futuro decente? Bene, mi pare che la scuola sia gratuita fino alla terza media, e poi per i più meritevoli ci sono le borse di studio. O pensiamo che siano indispensabili gli zaini di Barbie, Power Rangers, o altre stupidaggini? I vestiti firmati o i telefonini? La vacanza in posti esotici o il motorino e la pizza e il cinema tutti i fine settimana?
I miei figli sono sempre andati a scuola con vestiti, cartelle e quant'altro comprati al mercato, ed ho loro insegnato che ad essere bravi c'è sempre da guadagnare: si sono diplomati con 100/100 senza raccomandazioni, e senza raccomandazioni ora uno lavora in banca e l'altra si laurea il 20 di questo mese con un voto previsto di 110 calcolato in base alla media dei voti degli esami.
Tornando alla donna di cui sopra, potrebbe anche trovare un altro uomo che le vuole bene (sempre che il problema illustrato non sia da addebitare solo al marito): io non sono per il divorzio, ma una unione così non la definirei unita in cielo così che non si possa sciogliere sulla terra, ed in ogni caso Gesù ha detto che preferisce la Misercordia al Sacrificio.
Per quanto riguarda le condizioni precarie dal punto di vista economico ed affettivo, sta a noi educare i nostri figli ad apprezzare quello che si ha, mirando giustamente ad un miglioramento: la soluzione dell'aborto che viene prospettata non mi sembra praticabile, perchè lei non sarebbe nata se sua madre avesse abortito, non si sarebbe sposata con Romualdo e non avrebbe le sue tre figlie. Siccome presumo che ami suo marito e le sue figlie e ne sia ricambiata, le sofferenze dei primi anni della sua vita sono annullate da questo amore e dal bene che potranno ancora fare e che se non fosse nata non ci sarebbe.
In un mio precedente intervento sostenevo che ogni vita, in qualunque modo sottratta alla non-esistenza è preziosa: quando dico in qualunque modo, intendo anche se fosse con la violenza.
Ora dirò qualcosa che potrebbe suonare scandalosa, ma che vi invito a considerare con attenzione prima di giudicare.
Maria, madre di Gesù, si è trovata di fronte ad una scelta: se accettava di accogliere l'invito dell'Angelo, rischiava di essere lapidata, perchè Giuseppe poteva non credere alle sue parole e ripudiarla pensando che nel tempo trascorso presso la cugina Elisabetta avesse avuto un'avventura e fosse rimasta incinta. Ma la proposta fattale era di quelle che non si possono rifiutare, e ben sapendo di "non conoscere uomo" era certa che si trattasse di opera di Dio, ed a quel punto anche morire sotto i colpi delle pietre non rappresentava che un piccolo tributo da pagare.
Dunque è stata "costretta" a dire di Si e lo Spirito Santo ha "violentato" la sua volontà.
Ma la fede di Giuseppe è stata addirittura più grande, perchè anche senza prove inoppugnabili (alla fin fine ha avuto solo dei sogni rivelatori) ha tenuto con se Maria, consentendo la nascita di Gesù.
Questa violenza "sui generis" subita da Maria non vuole forse insegnarci che la maternità è un valore a prescindere dal modo in cui ha inizio, e che la vita che verrà sarà comunque preziosa perchè porterà certamente una differenza negli equilibri tra le persone, direttamente o indirettamente, immediatamente o attraverso le generazioni successive?
Se trasmettiamo ai nostri figli dei valori sani, non diventeranno frustrati e non commetteranno azioni malvagie, ma si impegneranno a migliorare la loro situazione personale e quella della società in cui vivono.
(17.3.08) LO SPIRITO SANTO NON TI ABBANDONA, GLI UOMINI SI' (di Caterina Sigillò) - Pasquale Cannatà dice che una donna, qualora si trovasse in condizioni di disagio col marito, potrebbe lasciarlo perchè a lei e al nascituro provvederebbero i parenti o gli amici... lo farebbero per un periodo determinato e poi?
Inoltre vorrei far presente che è vero che fino alla terza media si parla di scuola dell'obbligo ma, come insegnante di questo tipo di scuola, assicuro che solo i libri non si pagano alla primaria, mentre alla secondaria di primo grado anche i libri si devono acquistare. E le mense? E i mezzi di trasporto? E' vero; ci sono le borse di studio... Sapete chi può usufruirne? Coloro che hanno un reddito che non superi i 7500 Euro annui! Insomma chi già vive in condizioni disperate!
Sono d' accordo con Pasquale quando dice che sta a noi educare i nostri figli facendo apprezzare loro quello che si ha, che non è necessario andare in vacanza nei posti esotici, mangiare la pizza o andare al cinema tutte le settimane. Condivido al cento per cento! Si pensi che io e Romualdo abbiamo fatto la prima vacanza (a Galatro), dopo circa nove anni di matrimonio! Avevamo preferito "allargare" la nostra famiglia con la nascita delle nostre tre figlie (ancora non ho fatto il viaggio di nozze)!
Un'altra cosa che mi ha fatto notare Pasquale è che se mia madre mi avesse abortito, non mi sarei sposata con Romualdo che da diciannove anni condivide con me il sacramento del matrimonio nel bene e nel male ma... rimane sempre il mio quesito: quanti ex bimbi o bimbe sfortunate come me nell'infanzia, hanno avuto o avranno la mia stessa fortuna?
Bellissima la frase con cui finisce il suo articolo sul concepimento di Maria: "costretta" a dire Sì e lo Spirito Santo che "violenta" la sua volontà. Originale e per niente scandalosa ma, lo Spirito Santo non ti abbandona mai, gli uomini... sì! Ringrazio Pasquale nuovamente perchè sicuramente fa trasparire una devozione paterna e cristiana degna di grande ammirazione. Con affetto.
(28.3.08) CARA CATERINA... (di Michele Scozzarra) - Cara Caterina,
proverò ad entrare, a piedi scalzi e con molta discrezione, nel cuore delle domande che mi poni nel tuo articolo: il dramma di una donna, madre di figli... e dei figli stessi costretti a vivere senza alcuna garanzia, neanche del minimo indispensabile per vivere dignitosamente...
Di fronte a queste domande non si può non dire di avvertire un grande disagio. Tu ti sei posta delle domande e ti dici molto confusa... in effetti, di fronte a certe drammatiche situazioni qualsiasi parola può sembrare logora ed inadeguata... ma tu mi chiedi di azzardare almeno una risposta...
In pratica, a partire dalla tua esperienza di vita, chiedi, a me che, tanto per citare Zeffirelli, “non sono né padre né niente… sono soltanto figlio…”, se in questa terra carica, di vergogne, di sconfitte, di fame, di soprusi e di morte... e chi più ne ha più ne metta, bisogna fare scendere ancora una volta la sera, sulla vita che il buon Dio ci dona… Bisogna far prevalere il buio alla luce…? Penso che a rileggere la lettera di Zeffirelli si possono “vedere” tante “risposte” alle domande che tu poni: “una madre che genera una vita è una donna premiata qualunque sia la sua situazione, qualunque siano i conti da pagare, qualunque siano i suoi problemi emozionali: ha il marito, non ha il marito, ha quello che la ricatta, quello che l’ha abbandonata. Il privilegio di portare la vita è un privilegio che gli uomini non hanno: noi siamo inferiori alle donne per questo. Il miracolo di sentir germogliare nel proprio ventre una nuova vita, il vederla sbocciare e vederla venir su rende voi donne più forti. Anche se alla fine i figli vi deludono, gli anni della creazione della vita nessuno ve li toglierà mai e in qualunque momento della vostra esistenza, quando la pena del mondo, l’abbandono degli affetti vi cadrà sulle spalle, ricorrerete certamente col pensiero, col cuore a quei meravigliosi mesi in cui avete creato una vita. Che poi quello sia diventato un assassino, un papa... non importa. Ed è strano che sia io a dire queste cose, io che non sono né padre né niente... sono solo figlio”.
In pratica, senza farlo direttamente, mi stai chiedendo un parere sulla vita? Ma il parere della vita è la vita stessa... è lei l'unica vera terribile giudicante. Sempre, ma mai come in questo momento, l'avesse o non l'avesse detto la Chiesa e il Vaticano, il supremo diritto di quanto si è formato e di quanto non c'era ed è cominciato, va difeso; pena discutere su idiozie come società, libertà, benessere, insicurezze, bisogni…
Quante volte, in Chiesa, abbiamo cantato: “Non ti affannare per sapere cosa mangiare e cosa bere… il Signore veste anche i gigli del campo...”. Il vero problema è se a questo intervento divino ci crediamo... se ci crediamo veramente! Dalla risposta a questa domanda le strade che si aprono sono diverse, così come sono diverse le concezioni sulla vita e su come affrontare i problemi che la vita ci mette, quotidianamente, davanti.
Cara Caterina, nel 1981, prendendo lo spunto dalla tragedia di un bambino caduto in un pozzo, siamo stati costretti a meditare come non è stato senza un senso che, a un mese dal 'no' detto alla vita attraverso la riapprovazione dell'aborto legalizzato, gli italiani siano stati indotti o costretti a meditare sul valore della vita da un bambino che gemeva, chiuso in un pozzo, come nel ventre di qualcuno o qualcosa che non gli volesse concedere più respiro, luce e vita. Contro tutte le strazianti prove d'abnegazione, a vincere è stata la morte. E perché, quando tutto il Paese e lì, attorno all'atroce bocca del pozzo, la madre, il padre, gli amici e i soccorritori non volevano altro se non che dal suo fondo salisse un sì, un sì gridato e sospirato, ma un sì di salvezza?... Che ad indurci e costringerci a riflessioni così estreme sia un bambino di sei anni, morto nel fango di un pozzo che qualcuno 'per caso' aveva dimenticato di chiudere e qualcuno, sempre 'per caso', ha coperto quando Alfredo v'era già caduto dentro... può essere un 'segno' per la nostra società, demenzialmente ed indifferentemente adulta, se vuol essere, non più luogo di morte, ma luogo di vita.
Cara Caterina, ti dici molto confusa… certo di fronte a certe problematiche, come non esserlo… qualsiasi parola può essere inadeguata, ma… pensi che ci sono problemi o sacrifici, talmente grandi, che valgono i tuoi sentimenti quando guardi i tuoi figli?… Se non ci fossi stata tu, nonostante tutte le difficoltà che la vita ti ha messo davanti, non c’erano neanche loro… sembra una cosa banale ma è il principio di tutto: un principio più forte ancora di ogni principio della democrazia: la sacralità della vita!
C’è una bellissima poesia di Ada Negri che dice:
“Ami il fiore non perché lo annusi,
ma perché c'è,
ami il frutto non perché lo addenti,
ma perché c'è,
ami il bambino non perché tuo,
ma perché c'è"
"Ami il fiore perché c'è, non perché lo annusi o lo strappi" dice Ada Negri… è incredibile questa cosa, è proprio il paradigma del rendersi conto che io non conto niente con quello che mi è messo davanti, ma devo solo obbedire! Devo solo mettere da parte l'istinto e stare pienamente a ciò che mi è di fronte. Diceva Saint-Exupery ne “Il Piccolo Principe”: "Non si vede bene che col cuore, l'essenziale è invisibile agli occhi...".
Non so se quanto ho scritto ti sarà di qualche aiuto, ma non ne ho un’altra risposta da darti... perché la storia, umana, misteriosa, felice, drammatica, umile, suntuosa, che scaturisce da ogni vita nuova che viene al mondo, non è una cosa da poco, ma è un respiro senza fine, nonostante tutti i problemi che si possano presentare, se è vero, come è vero, che le forze che muovono la storia, sono le stesse che rendono felice il cuore dell’uomo...
(12.5.08) UNA SOLUZIONE PER L'ADSL (di Angelo Papasidero) - Ho letto l'ultimo intervento riguardo ai diritti negati. Già da qualche tempo avevo accennato di questo nostro problema di ADSL ai miei coinquilini (due informatici), ed insieme abbiamo avuto qualche idea, fattibile o meno. La spiego brevemente.
L'idea di base è questa: avere una (o più, se si vuole avere maggiore banda) regolare connessione ad internet (che chiameremo VIA DI USCITA) in uno dei paesi limitrofi e creare un collegamento di rete locale tra noi e la VIA DI USCITA per accedere ad internet.
Ci sono due soluzioni per creare questa LAN tra Galatro e la VIA DI USCITA:
1) Un ponte wireless
2) Stendere un cavo ethernet
Nel primo caso c'è bisogno di piazzare due access point (uno a Galatro ed uno vicino alla VIA DI USCITA) con relative antenne. Il "problema" è che non ci devono essere troppi ostacoli (montagne, alberi et similia) tra le due antenne, quindi che ci sia un buon campo visivo tra le antenne. Inoltre, in caso di cattivo tempo, il sistema può subire disturbi che rallentano il tutto.
Nel secondo caso la soluzione è sicuramente più affidabile e funzionale, oltre che tecnicamente più veloce e facile da realizzare. L'unico "problemino" è estendere il cavo di rete locale (cavo ethernet: non è un cavo telefonico!) per via aerea o sotterranea.
Come dare ai galatresi realmente la connessione?
Si pensa di utilizzare dei comuni access point da piazzare in vari punti del paese (ad esempio sui tetti delle case, dividendo in zone l'area del paese) ai quali bisognerà collegarsi (via wireless) per arrivare alla VIA DI USCITA e quindi su internet.
Ovviamente nel paese che ospita la VIA DI USCITA dovrà essere installato un server che, principalmente, dovrà svolgere le funzioni che la legge italiana prevede (logging delle connessioni come in un internet point, vedi legge antiterrorismo). Sicuramente il Comune di Galatro e quello che ospiterà la VIA DI USCITA dovranno impegnarsi per offrire i mezzi e le strutture.
COSTI
Spesa iniziale
I possibili costi derivati dall'acquisto del materiale informatico necessario non dovrebbero superare i 1000 euro circa.
Spese mensili
Canone ADSL (uno o più).
Eventuali affitti per le strutture (piccolissime stanze) che ospiteranno le attrezzature (uno nel paese che ospita la VIA DI USCITA e uno nel nostro).
Sotto potete vedere un'immagine del progetto in versione ipersemplificata.
Nella foto piccola in alto a destra: Angelo Papasidero, autore dell'articolo.
Quindi, se vogliamo salvare quel poco che ci rimane, rivolgo un invito a tutti noi (anche a me stesso) ciascuno per quello che può, a comprare a Galatro almeno le piccole cose, anche spendendo qualche euro in più, ma serve per la sopravvivenza del paese.
Nelle foto: in alto a destra la Casa di Riposo, struttura mai utilizzata; a sinistra l'Ostello della Gioventù, altra imponente struttura che dorme da decenni.
(26.5.08) MI VIENE DA... RIMETTERE (di Pietro Ozimo) - Leggere... “E’ giusto sputare nel piatto dove si mangia?” ...e apprendere che l’autore dell’articolo fa parte di coloro che hanno contribuito alla “storia...” di Galatro, mi viene da considerare che l’articolo è stato scritto volgendo lo sguardo ad uno specchio, un modo inconsueto per confessare le proprie colpe e le proprie responsabilità del degrado e lo svuotamento di Galatro.
Oggi, solo chi ha un’età tra i 25 e i 30 anni non può conoscere bene la “storia...” e quello che “certe persone” hanno fatto per Galatro.
La “storia...” di “certe persone” sarebbe lunga e faticosa raccontata per iscritto, ma se sarà necessario sono pronto ad un raffronto.
Di sicuro non è certo spendendo qualche euro in più a Galatro, che si riesce a risollevare dal degrado e dallo svuotamento il nostro paese, ma solo cambiando la “cultura” di “certe persone” e per fare ciò serve che tutte quelle “certe persone” si confessino, anche, volgendo lo sguardo allo specchio.
(26.5.08) TERME E IMPRENDITORIA A GALATRO (di Biagio Cirillo) - Finalmente si è toccato un tasto importante per il nostro paese, bravo Alfredo, hai ragione su tutto partendo dalle terme lasciate a Galatro da un grande sindaco (Bruno Marazzita).
Noto con disagio che non sono apprezzate da una buona parte dei galatresi che, invece di fare buona pubblicità, si prodigano in innumerevoli critiche. Penso che se queste persone hanno delle osservazioni da fare per migliorare la situazione farebbero meglio a rivolgersi alla Direzione delle Terme in quanto delle giuste osservazioni a volte possono portare ad un miglioramento del servizio.
Vorrei rispondere anche ad Angelo Papasidero, persona che stimo tantissimo, che riguardo ad una eventuale gestione delle terme da parte del Comune, non so quanto questo migliorerebbe la situazione visto che a Galatro ci sono delle strutture che da anni ormai sono inutilizzate.
Vorrei dare un piccolo consiglio ai nostri piccoli imprenditori di Galatro: dato che la pubblicità è l’anima del commercio, si potrebbero, con l’aiuto del Comune, posizionare dei cartelloni pubblicitari all’inizio del paese in modo che anche chi si reca alle terme possa notare cosa offre il nostro paese.
Inoltre si potrebbero posizionare lungo il percorso che porta alle terme dei chioschi che vendono frutta e verdura, bibite e gelati, riviste ma anche prodotti artigianali locali.
Ritornando al discorso di Alfredo, trovo giusto che la gente del paese faccia i propri acquisti nel limite del possibile a Galatro. Vorrei però far notare che le persone si trovano a fare i conti con le difficoltà di arrivare alla fine del mese, e a volte la gente si reca presso i discount per poter risparmiare. Consiglio ai negozianti di Galatro, dato che sono a conduzione familiare, di adeguarsi ai prezzi dei paesi limitrofi che, pur avendo personale da retribuire, riescono a contenere i prezzi.
Sarebbe interessante che su Galatro Terme News ci fosse una pagina dedicata anche ad eventuali alloggi da affittare per le ferie.
Cordiali saluti alla Redazione e a tutta la comunità di Galatro.
L’art. 13 comma 2 dice:
“Le Commissioni sono convocate dai rispettivi Presidenti. L’avviso di convocazione deve indicare gli argomenti da trattare, il luogo, la data e l’ora della riunione e deve essere trasmesso per conoscenza al Sindaco ed al Segretario Comunale”.
L’art. 12 comma 1 dice:
“Le Commissioni avanzano di propria iniziativa proposte su materie ed argomenti che ritengono di particolare interesse locale, segnalando al Sindaco – Presidente del Consiglio che deciderà sulle ulteriori procedure”.
L’art. 12 comma 2 dice:
“I pareri delle Commissioni non possono essere né decisionali né deliberativi ma solamente consultivi”.
L’art. 12 comma 3 dice:
“Il Presidente della Commissione può chiedere, su conforme decisione della commissione stessa, che il parere espresso sia trascritto nell’atto deliberativo del Consiglio comunale inerente le materie oggetto di discussione”.
Comunque, se ci sono ancora dubbi su quanto da me spiegato e visto che il Regolamento è un atto pubblico, ogni cittadino può andare al Comune e chiedere di prendere visione del Regolamento.
Egregio Consigliere,
il problema non è l'ottemperanza formale al regolamento. Nell'articolo non si dice che il presidente Ozimo ha violato qualche disposizione regolamentare. Il punto è un altro: i regolamenti vanno calati nella concreta prassi politica, cosa per la quale entra in gioco l'interpretazione politico-istituzionale del ruolo, della carica di cui si è stati investiti.
E' evidente che se l'interpretazione del ruolo fosse stata adeguata non sarebbero sorti i problemi di cui ci stiamo occupando. Per cui...
LA REDAZIONE
Il problema finalmente è stato risolto, anche se l'altro problema riguardante l'aumento di potenza non è stato ancoro risolto.
Sicuramente, se la cosa non fosse stata sottovalutata da parte di chi è preposto a tale vigilanza e responsabilità, poteva essere risolta molto prima.
(16.6.08) GALATRO, L'IMPRENDITORIA E LE TERME (di Francesco Distilo) - Il titolo dell’articolo apparso il mese scorso a firma di Biagio Cirillo "Terme e imprenditoria a Galatro” mi ha dato lo spunto per ribaltare, in un certo senso, la questione. Mi sono chiesto: a Galatro quale imprenditoria c’è (se c’è) e che rapporto ha con le Terme? In altre parole ho capovolto il titolo di partenza ed è diventato “Galatro, l’imprenditoria e le Terme”.
Per rispondere a questo interrogativo ho fatto una personalissima ricerca, che non vuole avere la presunzione di un’attendibilità scientifica, ma potrebbe diventare una base di riflessione per amministratori, imprenditori e politici galatresi.
A Galatro, al 31 maggio 2008, vi erano la bellezza di 334 partite IVA attive. Ciò significa che abbiamo una partita IVA ogni 4,5 abitanti. La media è data tenendo conto di una popolazione di 1.500 residenti. Solo il 12% delle partite IVA appartiene a compagini societarie o associazioni, a loro volta suddivise secondo il seguente grafico:
Delle 334 aziende galatresi, 19 (pari al 5,6% di tutte le aziende presenti sul territorio) sono nate nel 2008.
Le imprese sono state suddivise in 11 macrocategorie, seguendo la classificazione di A-TECO 2007.
altre attività di servizi
14
noleggio e servizi alle imprese
4
sanità
10
attività professionali
29
trasporti
9
alloggio e ristoranti
8
commercio
48
energia elettrica
3
agricoltura
167
attività manifatturiera
17
costruzioni
25
Totale
334
Come si può meglio valutare dal seguente grafico, Galatro è un comune profondamente agricolo. Le aziende agricole rappresentano, infatti, il 50% delle imprese.
Delle 167 aziende agricole, 27 hanno dichiarato di svolgere una generica attività agricola, 17 si dedicano alla coltivazione di cereali e seminativi vari, 33 alla coltivazione di ortaggi o di cereali vari, 42 alla coltura olivicola, 22 a quella agrumicola, 10 si dedicano all’allevamento di bovini o di ovini e caprini e alla produzione di latte. Poi troviamo 3 apicoltori e chi si occupa di allevamenti di pesci d’acqua dolce, 7 aziende si occupano della coltivazione di frutti e semi oleosi e 5 svolgono la silvicoltura.
Una macrocategoria abbastanza consistente è quella dei professionisti, anche se la nuova classificazione ha preferito distinguere le attività sanitarie dalle restanti attività professionali. Galatro ha un avvocato e un medico per ogni 187,5 abitanti mentre dispone di 2 ingegneri e 2 architetti. Abbiamo 1 geologo. Abbiamo 4 geometri e un consulente informatico, 1 fisioterapista ed 1 centro di assistenza agli anziani. In questa macrocategoria vi sono anche i 6 studi che si occupano di contabilità ed elaborazione dati.
Il settore commercio si dimostra molto eterogeneo. Si va dagli ambulanti ai macellai passando poi per l’abbigliamento per adulti. Abbiamo alcuni commercianti all’ingrosso e diverse gioiellerie. Questa categoria comprende anche 5 intermediari di commercio.
Il 50% delle aziende che operano nell’edilizia si occupano di lavori generali, poi troviamo alcune aziende che si occupano della posa in opera di infissi o di rivestimenti ed altre che prediligono l’intonacatura. Altre si dedicano alle installazioni di impianti. Dell’isolamento si occupano solo 2 aziende.
La scarna attività manifatturiera comprende 3 fornai e 1 pasticceria. Le aziende che producono infissi sono 4. Troviamo 2 aziende che si occupano di produzione (la dizione esatta è fabbricazione) di olio di oliva grezzo e 2 che si occupano della lavorazione del legno. Alcune aziende eseguono lavori di meccanica generale.
Nella categoria riservata all’alloggio e ristorazione troviamo 4 bar e 4 tra ristoranti e pizzerie. Tre sono le aziende che si occupano di produzione di energia elettrica.
I numeri fin qui evidenziati rivelano che Galatro è ancora, o forse sta diventando, dopo la stagione dei grandi artigiani galatresi, un paese con una vocazione contadina. Una vocazione però che non produce né ricchezza economica né posti di lavoro. I dati rivelano che nessun imprenditore crede in uno sviluppo turistico del Comune. Sono infatti nulli gli investimenti nel comparto turistico o connessi al turismo. Per ritornare, quindi, alla domanda iniziale, possiamo senz’altro affermare che i galatresi non credono allo sviluppo economico del proprio paese grazie alle Terme.
Sulla questione Terme vorrei esprimere una breve considerazione: sarebbe necessario non pensare alle Terme solamente come fabbrica di posti di lavoro. Ammesso che le Terme abbiano, nei prossimi anni, uno sviluppo tale da aumentare la forza lavoro, sicuramente non potrà mai essere tale da poter combattere la continua erosione anagrafica che stiamo subendo.
Lo sviluppo di Galatro dovrà sicuramente passare per le Terme ma non si può e non si deve fermare solo alle Terme. Occorre puntare anche sul grande patrimonio boschivo che va salvaguardato e valorizzato. Occorre, inoltre, puntare sulla Diga e, soprattutto, su Galatro con la sua naturale bellezza paesaggistica ed il suo patrimonio artistico che, se ben valorizzati, sono essi stessi motivo sufficiente di attrazione turistica. Ma lo sviluppo deve passare anche su investimenti, non necessariamente pubblici, tali da far ripartire un’economia che è ormai, per ovvie ragioni, statica.
Per far riemergere Galatro, occorre una forte sinergia tra il pubblico ed il privato, superando qualsiasi steccato ideologico o personalismi vari.
Se è vero come è vero che il turismo è un fattore strategico per il sistema Italia perché non dovrebbe esserlo anche per Galatro?
La strada da percorrere è quella di creare un prodotto turistico innovativo e competitivo combinandolo con le nostre tradizioni e i nostri localismi.
Al privato quindi si chiede di creare, a partire dalle Terme, un prodotto di eccellenza perché solo così si può creare business turistico, non dimenticando il giusto rapporto qualità/prezzo.
Al pubblico si chiede, quindi, una maggiore attenzione agli eventi di settore perché, se al privato spetta il compito di creare azienda, al pubblico spetta il compito di creare territorio ed opportunità di investimenti, anche con la creazione di un “Incubatore turistico” finalizzato alle idee ed iniziative imprenditoriali tese alla valorizzazione del territorio in ottica turistica.
(17.6.08) L'UFFICIO TECNICO COMUNALE PRECISA (di Alfredo Distilo) - Voglio semplicemente precisare che l'impianto d'illuminazione della strada a servizio degli alloggi popolari in via Padre Pio, di cui si è parlato su questo sito, è stato realizzato e poi rifatto, su segnalazione degli uffici comunali, a cura della Azienda Territoriale di Edilizia Residenziale Pubblica (ATERP), proprietaria degli alloggi e della strada interclusa tra i due edifici.
Il Comune si è assunto soltanto l'onere del consumo e di segnalare eventuali guasti per venire incontro alle esigenze dei cittadini.
Nel caso specifico, il guasto è stato segnalato un'infinità di volte sia da parte del sottoscritto che da parte degli amministratori, sia telefonicamente che per iscritto. Purtroppo, prima che i tecnici inviati dall'ATERP capissero quale fosse il problema, è passato tanto tempo, e altrettanto ne è trascorso per ottenere l'aumento di potenza da parte dell'ENEL.
Quanto sopra, ad integrazione della precisazione fatta dal Sindaco, che ha sorvolato sul fatto che responsabile del mancato funzionamento dell'impianto è stata esclusivamente l'ATERP e non gli uffici comunali.
(24.6.08) BUONA IDEA LA FESTA DELL'EMIGRATO (di Daniele Fenoli) - Sono d'accordo con Maria Grazia, la festa dell'emigrato si può già pensare di farla ad Agosto, un giorno che coincida col periodo in cui vengono tutti dalla Svizzera e dal nord Italia.
Magari con una mostra fotografica, dove si possano esporre le foto di paesi e città in cui ci troviamo. Che serva anche a legare i nostri figli a Galatro.
Io, come altri che siamo lontani da Galatro, siamo disponibili a collaborare.
Vi lascio la mia email - daniele.fenoli@gmail.com - cosi ci possiamo mettere in contatto per scambiarci delle idee.
Naturalmente solo è sempre Galatro.
(26.6.08) DAL COORDINAMENTO DONNE ITALO-ARGENTINE UN AIUTO PER LA FESTA DELL'EMIGRATO (di Raffaela Cuppari) - BUENOS AIRES - Auguri alla Signora Maria Grazia Simari, la festa dell'emigrato è proprio una bellissima idea.
Io risiedo in Argentina e vedo che tutti i Comuni d´Italia organizzano delle iniziative con i residenti all´estero, tranne Galatro, dove mai ho sentito che si faccia nulla.
Contate su di me e sull'organizzazione che io presiedo, ovvero il Coordinamento Donne Italo-Argentine, dove sicuramente si riuniranno tantissimi galatresi e saremo felici di partecipare a questo evento.
Sono Raffaela Cuppari; nata a Galatro, emigrata, da piccola, per riunirci con il mio genitore Rocco Cuppari.
A Buenos Aires c´è anche l'Associazione della Vergine della Montagna, che si festeggia la seconda domenica del mese di settembre, tutti gli anni, dal 1965, dal momento che un gruppo di galatresi si sono riuniti per avere uno spazio d´incontro tra tutti noi.
Se lo credete opportuno, possiamo anche contribuire con qualche nostra idea per questo possibile stupendo incontro. So che le Regioni sono disponibili a favorire questo tipo d´incontri.
Auguroni, a presto. Raffaela Cuppari Presidente Coordinamento donne italo argentine
E-mail: donneitarg@fibertel.com.ar
Sito dell'organizzazione: www.coorditar.com.ar