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1.1.12 - Ancora una volta... buon anno a tutti!
Michele Scozzarra

12.1.12 - Perchè il Sindaco non ha parlato a Rai3 delle Nuove Terme?
Bruno Fabiano

24.1.12 - Precisazioni da parte del direttore generale delle terme
Giuseppe Trimarchi

11.2.12 - Domande e risposte sulla crisi economica
Domenico Distilo

20.2.12 - Rivoluzioni all'italiana
Domenico Distilo

14.3.12 - Precisazione del Sindaco sul cedimento alle vecchie terme
Carmelo Panetta

18.3.12 - Il PD, il governo Monti, il mercato e la democrazia
Domenico Distilo

22.3.12 - Eccesso di allarmismo?
Enzo Ruggieri

26.3.12 - In risposta all'Amministrazione Comunale
Alfredo Distilo





(1.1.12) ANCORA UNA VOLTA... BUON ANNO A TUTTI! (Michele Scozzarra) - Buon anno cari amici,
con l’augurio che il nuovo anno sia un anno di libertà e di verità, che allontani il dubbio che nella Storia ci sia stato Qualcuno che ci abbia aiutato veramente a riscoprire la bellezza, la gioia e la pace… riscoprire il senso dei nostri amori, delle nostre speranze e passioni, nella nostra quotidiana fatica… anche nel suo dolore e nella sua “miseria”.
Ho sempre pensato che fra le figure che la Grecia ha consegnato alla cultura occidentale, quella di Ulisse ha sempre trasmesso una suggestione unica: il “folle” viaggio intrapreso dal re di Itaca simboleggia un’ansia di conoscenza che rinasce più acuta dopo ogni conquista, e proprio quest’ansia e questa conoscenza conferiscono ad Ulisse la sua grandezza e la sua nobiltà.
Chi mi conosce sa che ho sempre ammirato questa incapacità ad appagarsi di quanto si ritiene già consolidato, per spingersi sempre “più in là”… più in la di quello che il potere vuole farci credere, più in là dell’ipocrisia, delle falsità, della cattiveria, dell’indifferenza e, soprattutto, più in là dei bassi calcoli per fare carriera o per fare soldi.
Più in là di tutto ciò che non permette di gustare quello che è “l’essenziale” della vita, quello per cui vale la pena vivere. Bisogna avere la capacità di “osare”, di andare “oltre”… perché non si vive di sola carriera e di sola corsa agli ostacoli per fare sempre più soldi; e gli unici nemici in agguato non sono solo lo stress ed il colesterolo. Il nemico peggiore è quello che ti impedisce di fermarti, magari anche un istante, ad ascoltare il rumore sommerso della vita che passa… quello che ti impedisce di trovare il tempo per riconsiderare i rapporti con i tuoi cari e con quella balena bianca che siamo abituati, sempre più superficialmente, a chiamare il nostro “prossimo”.
Oggi più che mai, a dispetto della crisi imperante, bisogna trovare il coraggio per sfidare tutte le opinioni “consolidate” che abbiamo intorno… “sforzarsi di “navigare” per superare le nuove colonne di Ercole imposte dal potere partitico e finanziario… a costo di naufragare!
I miei auguri di quest’anno sono perché possiate sfuggire alla dittatura del dubbio e che il senso della fiducia e della speranza, a dispetto della crisi oggi imperante, non sia visto come un senso vietato…Non vogliatemene… ma questi sono i miei auguri nel giorno in cui il 2012 si affaccia all’orizzonte!
Buon anno a tutti…

Nelle immagini: tramonto e alba.


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(12.1.12) PERCHE' IL SINDACO NON HA PARLATO A RAI3 DELLE NUOVE TERME? (Bruno Fabiano) - Ho visto il servizio di RaiTre su Galatro e non vi nascondo di essere stato sconcertato dal vedere che il Signor Sindaco ha parlato minimalmente della cosa più importante di Galatro, le Terme.
Ma come, si sono mostrate le terme vecchie malamente manotenute e non si è perso nemmeno un minuto per parlare delle terme nuove, che da quest’anno sono aperte tutto l’anno, dei benefici delle acque termali, degli sforzi che si stanno facendo per promuovere Galatro sia a livello nazionale che internazionale, dell’importanza delle terme per incrementare le presenze e l’occupazione nei mesi fuori stagione, nulla, nemmeno una parola.
Questo atteggiamento dell’amministrazione rispetto alle Terme di Galatro non ha una spiegazione! Che opportunità persa, di utilizzare un mezzo di comunicazione regionale così importante come RaiTre per promuovere le Terme di Galatro!
Il Signor Sindaco si sta impegnando per il ripristino della strada che porta al vecchio convento e speriamo che, per chi di competenza, si possa intervenire anche sui ruderi abbandonati del Convento.
Nel frattempo non sarebbe male pensare alla manutenzione della strada che porta alle Terme, alla pulizia, a un marciapiade, a mettere in sicurezza la parte che sta crollando.
Le Terme di Galatro sono un bene dei galatresi e certamente non quello secondario visto che al momento è fonte di lavoro per una cinquantina di persone e se il lavoro, come ci auguriamo aumenterà, anche l’occupazione aumenterà.
Grazie per la cortese ospitalità, cordiali saluti.

Bruno Fabiano
Direttore Generale

Grand Hotel Galatro Terme
Viale delle Terme, 1 - 89054 Galatro (RC)

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(24.1.12) PRECISAZIONI DA PARTE DEL DIRETTORE GENERALE DELLE TERME (Giuseppe Trimarchi) - Ci risiamo, ancora una volta la menzogna regna sovrana, è vero esiste una proposta di procedura fallimentare da parte della Lisa Farma SpA per un residuo di 30.000 euro su 320.000 contestati dalla Proter Pharma tramite lo studio legale Marvasi di Roma.
Infatti è in atto un contenzioso tra le due aziende che risale al gennaio 2011.
Per questo motivo in tempi non sospetti sono stati versati sul conto di un collegio arbitrale nominato dal tribunale di Roma l’intera somma oggetto del contenzioso.
Comunque mi preme informarvi che sarà la prossima udienza a sancire una verità ampiamente acclarata dai fatti.
Dunque:
il fallimento non esiste, esiste una proposta di procedura concorsuale (unilaterale).
Pertanto, consentitemi di tutelare i miei interessi nella maniera che ritengo più opportuno, mi dispiace che come al solito si cavalca qualunque cosa possa arrecare del danno alla mia persona e alla Terme Service srl, fregandosene altissimamente di qualunque conseguenza pur di agevolare “vogle” sottaciute, che combatterò con tutte le mie forze (di persona perbene).
Ai naviganti:
io sono qui a vostra completa disposizione.

23 genn. 2012
IL DIRETT. GENERALE
GIUSEPPE TRIMARCHI


* * *

Gli atti che abbiamo avuto modo di consultare attestano inequivocabilmete una
dichiarazione di fallimento già emessa dal Tribunale di Roma. Non abbiamo fatto altro che dare la notizia, interrogandoci, com'è nostro dovere di organo d'informazione, sul futuro delle Terme. Se poi la situazione dovesse rovesciarsi in senso favorevole al signor Trimarchi e alla società Proter Pharma srl buon per lui e, ci auguriamo, per le Terme. Non saremo certo noi a dolercene, non avendone motivo alcuno.
Quel che abbiamo sempre fatto e continueremo a fare è di stare ai fatti. Se poi i fatti danno talora torto agli uni e ragione agli altri, e poi magari il contrario, non è questione che, personalmente, ci riguardi. Non siamo di parte né parte in causa, avendo come solo interesse il bene di Galatro e, dunque, anche delle terme.


LA REDAZIONE

Nell'immagine: logo delle Terme.

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(11.2.12) DOMANDE E RISPOSTE SULLA CRISI ECONOMICA (Domenico Distilo) - Alcune settimane fa la Banca Centrale Europea ha iniziato una massiccia campagna di immissione, attraverso le banche, di liquidità nel motore inceppato dell’economia europea. Le decisioni della BCE sono, questo è il punto, decisioni non politiche ma tecno-monetarie. Andavano prese per scongiurare il credit crunch, lo strozzamento del credito. Non si può dire però, in nessun modo, che siano risolutive, non essendoci da parte della politica la benché minima volontà di fare il proprio mestiere.
La seguente trafila di domande e risposte serve a dare un po’ l’idea di quale sia lo stato dell’arte.

Domanda: Che cosa stanno facendo o pensano di fare i governi?
Risposta: pensano di ridurre il debito riducendo la spesa, essendo convinti che il volume del debito e soprattutto il rapporto col Pil sia decisivo per il giudizio dei mercati e delle agenzie di rating. Cioè a dire: pensano soprattutto a rifinanziare il debito scongiurando i rischi, più che altro presunti ma oltremodo enfatizzati, di default. In questo modo, però, tolgono ossigeno al sistema: da un lato deprimono l’economia; dall’altro non migliorano il rapporto debito/pil, perché la riduzione della spesa incide su entrambi, trattandosi, appunto, di un rapporto. Come può ben vedersi, sono avvitati in un circolo vizioso.

D. Quale sarebbe, allora, la via d’uscita?
R. La via d’uscita ci sarebbe, ma è sbarrata dai dogmi neoliberisti che impongono di rinunciare ad usare i bilanci pubblici per finanziare davvero la crescita, abbassando nel contempo il valore del debito. Sa qual è il dogma neoliberista per eccellenza? E’ questo: non si può, è assolutamente vietato stimolare la crescita dal lato della domanda; lo si può invece dal lato dell’offerta, donde privatizzazioni, liberalizzazioni, controllo maniacale della spesa, svuotamento del Welfare e attacco ai sistemi pensionistici. La politica di questi ultimi trent’anni è stata fatta soprattutto di queste cose ed è stata fallimentare. Il paradosso è che tra i politici, anche di sinistra, sono in molti a ritenerla senza alternative. Quando finalmente se ne accorgeranno saremo precipitati in un disastro immane.

D. Ma se si abbandonasse ogni disciplina di bilancio i mercati impazzirebbero.
R. E i governi dovrebbero lasciarli impazzire! Fino a quando non ci si deciderà a svalutare il debito l’economia non ripartirà, nonostante il susseguirsi delle manovre – una fatica di Sisifo! - mentre la situazione sociale è già esplosiva. E’ un fatto che i sistemi liberaldemocratici esigono il benessere diffuso. Altrimenti non reggono. Le politiche neoliberiste ci stanno portando alla catastrofe, come già fecero negli anni Venti. La storia però non può insegnare nulla a chi non la legge.

D. Dunque la strada da battere è l’aumento della spesa pubblica?
R. Non ce n’è altra! A meno di non perseguire deliberatamente soluzioni autoritarie.

D. Come si è arrivati a questo punto?
R. Eh, bisogna partire un po’ da lontano, dalla metà circa degli anni Settanta. Fu allora che settori importanti del mondo accademico e politico concepirono l’idea che la risposta ai problemi del Welfare fosse l’uscita dal welfare, contro cui nutrivano e continuano a nutrire un pregiudizio ideologico, ritenendolo una forma di socialismo. Sono stati così ri-evocati gli “spiriti animali” del capitalismo. Poi è sopraggiunta la globalizzazione, di fronte alla quale non c’è stata altra risposta da parte dei governi, della politica mondiale, che lasciar fare al mercato, liberalizzando i movimenti di capitali, di merci, di persone: laissez faire, laissez passer. Parliamoci chiaro: la globalizzazione è un portato dello sviluppo tecnologico, un’opportunità messa a disposizione dalla tecnica. In quanto tale è neutrale. L’impatto concreto sulla vita degli uomini dipende dal modo in cui la si governa. Orbene, il predominio ideologico del neoliberismo e del mercatismo ha fatto sì che non la si governasse affatto. La rinuncia dei poteri pubblici, democratici, a governare la globalizzazione ha voluto però dire ritorno allo stato di natura, con l’emergere di soggetti e di forze svincolati da ogni controllo democratico, bene in grado di esercitare un potere assoluto (ab-solutus vuol dire sciolto da ogni vincolo).

D. Le risposte alla crisi del 2008 dimostrano però l’indispensabilità dello Stato: senza di esso il sistema bancario americano non si sarebbe salvato.
R. Sì ma della dimostrazione non si è tenuto conto. Invece di cambiare politica si è rilanciata la vecchia, imperniata sul dogma dell’intangibilità dei mercati e delle regole d’ordine che consentirebbero ai governi di tenerli a bada. Attento, non dico dominarli, assoggettarli, ma semplicemente tenerli buoni, assecondarli. Accettando questa logica gli stati rinunciano, perciò stesso, alla sovranità, che è poi la loro essenza, la loro ragion d’essere. E’ in atto su questo versante una regressione a forme premoderne, al sovrano feudale che fungeva, al massimo, da primus inter pares. E’ una forma di estinzione di fatto dello stato, ridotto a comitato d’affari dei gruppi che dominano, con la finanza, l’industria, i media e la vita di ognuno di noi. Un’estinzione che è l’esatto opposto di quella profetizzata dai marxisti.

D. Non è che con questo c’entri la qualità della classe politica?
R. Enormemente! Sia a destra che a sinistra non si vede nessuno capace di pensare oltre l’orizzonte del proprio tempo, o, peggio, dei propri interessi elettorali. Ma un ruolo decisivo lo ha giocato la fine del comunismo e dell’Unione Sovietica, che ha espunto dal processo storico l’idea che un’alternativa fosse possibile. Intendiamoci: l’URSS era uno stato di polizia dominato da un gruppo di potere – la nomenclatura - che reprimeva il dissenso col gulag. Ma quando sulla Piazza rossa sfilavano i missili e i reparti al passo dell’oca nessuno in occidente parlava di lavoro flessibile e i diritti del lavoro venivano prima di quelli del capitale.

D. Sarà perché non c’era la crisi!?
R. No, gli anni Settanta sono stati anni di crisi, eccome! Anzi, proprio negli anni Settanta le forze conservatrici, soprattutto del mondo anglosassone, hanno individuato nel ritorno al neoliberismo la soluzione dei problemi. Il quadro teorico nel quale prendeva corpo il progetto politico era definito da un lato dalle teorie economiche di Milton Friedmann e della sua Scuola di Chicago, dall’altro dalla filosofia politica dello “stato minimo”di Robert Nozick –senza ovviamente dimenticare Von Hayec. All’aggressività della destra non ha corrisposto da parte della sinistra un’uguale capacità di reazione. Il fatto è che la sinistra, anche quella non comunista, non ha superato il trauma del crollo del muro di Berlino, sentendosi colpevole del fallimento dell’esperienza nata dalla Rivoluzione d’ottobre. A chiudere il cerchio è arrivato il libro di Fukuyama sulla fine della storia, La fine della storia e l’ultimo uomo, un aborto teorico ma di grande efficacia propagandistica.

D. Cosa deve fare adesso la sinistra?
R. In primis: scuotersi dal complesso d’inferiorità verso la destra. Degli esempi? E’un luogo comune che la perdita di competitività dei prodotti europei nel mondo globalizzato sia da imputare all’alto costo del lavoro. Ora, è inevitabile che dove ci sono più diritti dei lavoratori il lavoro costi di più. Ma la soluzione non può essere l’abolizione, sic et simpliciter, dei diritti. Questa è una forma di luddismo sociale della cui assurdità (a differenza che per il luddismo propriamente detto) molti fanno finta di non accorgersi. La perdita di competitività non può e non deve essere combattuta penalizzando il lavoro, ma investendo in innovazione e ricerca, con cui si produce quello che si chiama valore aggiunto. Prevale, invece, una concezione statica dei fattori della produzione che porta a inseguire i paesi di più recente industrializzazione ( i cosiddetti Bric) su un terreno sul quale la partita è persa in partenza.

D. Ma la globalizzazione non vuole anche dire possibilità di utilizzo del know how prodotto altrove?
R. Sì, ma se i processi di innovazione prendessero forma e si sviluppassero soprattutto nei paesi di più consolidata tradizione industriale quest’eventualità sarebbe più che altro teorica. Il punto è che andrebbero accresciuti gli investimenti in formazione e ricerca. Piuttosto che tagliare risorse alla scuola e all’università pubbliche per ripianare il deficit bisognerebbe riconoscerne il valore strategico, senza preoccuparsi più di tanto del deficit.

D. Un altro tema caldo è quello delle pensioni. Il dogma è la cosiddetta “sostenibilità” del sistema!
R. Anche qui la sinistra deve battersi contro le idee della destra divenute luoghi comuni, anzi, senso comune. Far lavorare di più la gente è una pseudosoluzione di uno pseudoproblema, per di più in flagrante contraddizione con l’ispirazione di fondo della modernità, iniziata quando, alla fine del secolo XVI, Francesco Bacone individuò nel progresso tecnico la più grande delle opportunità per alleviare le fatiche e le sofferenze degli uomini e per accrescere quelle che chiamava le “comodità della vita”. Non si capisce perché invece di prendere sul serio solo gli economisti che, a dispetto di ogni progresso tecnologico, alimentano la fama di “tristezza” della loro scienza, non si esaminano le idee di un Jeremy Rifkin, che più di dieci anni fa parlava di “fine del lavoro”. Del resto è solare la contraddizione tra le controriforme dei sistemi pensionistici (tutte mirate a prolungare la vita lavorativa) e la massa crescente dei disoccupati. Pura follia! Così come l’intero impianto ideologico che induce a ridurre la spesa pubblica in tempi di recessione.

D. Com’è che queste idee “folli” tuttavia tengono il campo?
R. Si potrebbe rispondere chiamando in causa la forza della propaganda, dell’apparato mediatico che ha imposto i dogmi del pensiero unico mercatista, che ha avuto buon gioco anche per la deriva estremistica e violenta di buona parte dei suoi oppositori. Sarebbe però una risposta, ancorché vera, superficiale, nel senso di molto parziale. Occorre chiedersi, innanzitutto, qual è il gioco; in secondo luogo, quali forze lo stanno conducendo e, soprattutto, quali ne sono gli interessi.

D. Bene, cerchiamo di rispondere!
R. E’ un fatto che, ad onta delle crisi conclamate, il Pil mondiale negli ultimi decenni sia notevolmente aumentato. E’però diminuito, in termini percentuali, l’apporto dei paesi di antica industrializzazione che, soprattutto nei settori maturi, devono vedersela con la concorrenza dei Bric di cui dicevamo, per di più essendo appesantiti dal calo demografico: da vecchi non si può essere produttivi come quando si è giovani, è un fatto! Le soluzioni, essendo questo il quadro, sarebbero implicite nella posizione stessa dei problemi, per cui le cose che più si sentono dire sono essenzialmente due: che si deve lavorare di più e più a lungo. Elementare Watson!

D. Invece non sarebbe così elementare!
R. Esatto! Il valore del lavoro su scala globale, intanto, non si può più misurare in termini solo quantitativi, di tempo di lavoro. E’ necessaria un’ esplicita misura della qualità –la “rivoluzione” marginalista, detto incidentalmente, non è consistita in altro che nella reintroduzione di un elemento qualitativo (appunto marginale) nella determinazione e misura del valore. L’apporto del lavoratore non può essere solo meccanico: tot ore di lavoro, tot valore. Neppure i marxisti sostengono più quest’equazione, definitivamente superata dall’avvento dell’organizzazione post fordista. Il valore del lavoro è sempre più, infatti, una funzione della qualità, non della mera quantità, per cui ne diventa obsoleta la misura solo come durata. Nello slogan “lavorare di più” si nasconde l’interesse del capitalismo dei manager di continuare a distribuire in parti ineguali l’apporto del valore aggiunto, qualitativo, nella determinazione del valore finale, perpetuando una rendita di posizione destinata ad inasprire sempre più il conflitto sociale.

D. La sproporzione nella distribuzione è anche tra le cause della bolla finanziaria?
R. La bolla finanziaria nasce da un eccesso del corrispettivo finanziario della produzione globale di merci dovuto alla distribuzione ineguale. Neanche quella del ’29 fu una crisi dell’economia reale, intendo della produzione, ma della scarsità della domanda a fronte di una crescita esponenziale dell’economia di carta. Se non c’è un intervento dal lato della domanda, che ha di per sé effetti di ridistribuzione, il sistema è destinato ad avvitarsi su se stesso. Ecco perché i fautori delle liberalizzazioni non hanno capito nulla. E’ molto più probabile che sia la domanda a generare l’offerta che non il contrario.

D. Dalla crisi del ’29 si è uscìti con la guerra.
R. Ovvio che la guerra, essendo fatta dagli stati, provoca un formidabile incremento della domanda. Ma l’incremento della domanda lo aveva provocato anche la Prima guerra mondiale salvo, subito dopo, la scelta di ridurre il potere d’acquisto con politiche deflazioniste. L’insistenza della Francia sui pagamenti tedeschi delle riparazioni di guerra è stata poi la causa, si può dire diretta, della crisi della repubblica di Weimar, un esperimento di democrazia in un paese nel quale la politica si era sempre fatta con la guerra, da Bismark a Bethmann-Holweg. Intendo: la riduzione della domanda regala le classi medie ai populismi reazionari e non c‘è liberalismo che resista senza soldi pubblici.

D. Com’è da inquadrare la situazione greca?
R. I greci si ribellano ai ricatti della troika (BCE, Fondo Monetario e Banca Mondiale). E hanno ragione a farlo! Le politiche di queste istituzioni contengono le solite ricette iperliberiste che assicurano oggi lacrime e sangue in cambio di vantaggi futuri finora mai sperimentati. Non si può sapere come finirà ma la situazione sociale in Grecia è esplosiva, questo è certo.

D. Come finirà?
R. In due parole: finirà male. Se non cambieranno le politiche fondate sui dogmi e sui luoghi comuni che dominano tuttora incontrastate, nonostante qualche tenue segno di resipiscenza.

Nell'immagine: capitalismo in crisi.


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(20.2.12) RIVOLUZIONI ALL'ITALIANA (Domenico Distilo) - Vent’anni fa di questi giorni esplodeva a Milano, con l’arresto di Mario Chiesa, Tangentopoli, da cui sarebbe derivato un cambiamento in peggio della politica italiana. Sei anni fa invece, non proprio di questi giorni ma a distanza di qualche mese, era la volta di Calciopoli, da cui sarebbe derivato un cambiamento, altrettanto in peggio, del calcio italiano.
Le analogie tra le due “rivoluzioni” sono significative e insegnano molte cose sull’italico costume, soprattutto sulla naturale propensione, secondo alcuni derivata dal gesuitismo della Controriforma, a far finta di non vedere ciò che è solare.
La prima analogia riguarda il contesto nel quale, a un certo punto, improvvisamente ci si accorge che qualcosa non va, che determinate prassi e pratiche sono intollerabili. Va bene accorgersi di qualcosa che non va, quando non va. Il fatto è, però, che a stupirsi e ad atteggiarsi a moralisti implacabili sono personaggi che, da sempre, sanno e fanno tutto quello che gli altri fanno e, a loro volta, sanno che loro (i moralisti, gli “onesti”) fanno.
La seconda analogia è la scelta del capro espiatorio, del personaggio-simbolo su cui far sfogare la rabbia popolare (peraltro quasi sempre finta, affettata) per l’inganno perpetrato. La stampa e le televisioni costruiscono il mostro (Craxi, Moggi) facendo finta di credere e facendo credere (contro ogni evidenza) che solo Lui faceva certe cose e tutti gli altri ne erano le vittime. Nessuno nota che, se è vero che Lui faceva certe cose, le facevano anche gli altri e la differenza sta nel fatto che le faceva meglio, non certo nel fatto che gli altri non le facessero.
La terza analogia sta nella conquista del proscenio da parte delle seconde linee, degli outsider o addirittura delle comparse del vecchio sistema. Con cui si instaura un nuovo sistema, peggiore del precedente ma ad esso inevitabilmente somigliante, con al vertice i peggiori, i meno capaci, beneficiari del vuoto creato dal repulisti.

Quel che è successo nel calcio è emblematico. Tolto di mezzo Moggi - e con Moggi la Juventus- dal complotto Moratti-Tronchetti-Rossi (con l’inconsapevole partecipazione di John Elkann), la Juventus è finita in mano a degli sciagurati incapaci (Cobolli, Blanc, lo stesso John Elkann). Dopo alcuni anni di insuccessi la pressione del Blake and White People ha portato Andrea Agnelli alla presidenza, determinando un cambiamento radicale nella linea politica del Club, con ricorsi in tutte le sedi giudiziarie per la restituzione del maltolto. Con il ritorno della squadra ai vertici è scattato un meccanismo ritorsivo che si riassume nei rigori negati e nella evidente disparità di trattamento, meccanismo che prova che esisteva sì un “sistema”, non organizzato da Moggi –dal momento che non è finito con lui- ma nel quale Moggi era entrato per proteggere la Juve dallo strapotere economico, politico e mediatico delle due milanesi. Impresa riuscitagli fino al 2006, quando sono venute fuori solo le intercettazioni di Moggi, raccolte dalla struttura tecnica della Telecom di Tronchetti- Provera nel contesto di un più ampio piano spionistico mirato a modificare gli equilibri del potere politico ed economico italiano.

Morale: in Italia non c’è mai nulla, neppure le tanto decantate “rivoluzioni”, che accada senza che a farlo accadere sia un complotto. Ragion per cui non è che nulla cambia, ma tutto cambia in peggio.

Nella foto: pizza anniversario "mani pulite".


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(14.3.12) PRECISAZIONE DEL SINDACO SUL CEDIMENTO ALLE VECCHIE TERME (Carmelo Panetta) - Ho visto le foto del muro delle vecchie terme che avete così chiosato: “Evitiamo i commenti. Guardando le foto ci si può fare chiaramente un'idea della situazione”. I lettori potrebbero capire che tutto è abbandonato e che l'Amministrazione non si è mossa o non stia facendo nulla per risolvere il problema.
Poiché si tratterebbe di un’idea non corrispondente ai fatti, vi trasmetto tutte le richieste inoltrate (scaricabili in basso), richieste da cui chiaramente si evince che l'Amministrazione che ho l'onore di presiedere non è stata con le mani in mano.
Per opportuna conoscenza dei cittadini: Galatro è inserita in un POR di 80.000 € per il rifacimento di un altro muro, sempre sul fiume Formano, di fronte alle nuove terme. E' inoltre inserita in un progetto già finanziato per un milione di euro, con progetto esecutivo relativamente al quale il Commissario straordinario, dott. Percolla, da me incontrato la scorsa settimana, ha dato garanzie che quanto prima arriveranno i fondi. Ancora, sempre per dissesto idrogeologico e sistemazione fiumi, Galatro è inserita nel finanziamento CIPE con un progetto presentato dalla Provincia di RC per due milioni e seicentomila Euro.
La verità è che, pur avendo avuto autorizzati i finanziamenti, i fondi non arrivano da Roma. In particolare per il muro crollato, anche se sono in atto tutte le procedure per il rifacimento o il potenziamento di quello che esiste. Si aspetta solo di capire se la Provincia interverrà direttamente o assegnerà al Comune i fondi. A giorni sarà effettuato un sopralluogo da parte della Protezione Civile di Germaneto, proprio per sollecitare la Provincia ad intervenire definitivamente.
Purtroppo l'Amministrazione Provinciale, pur avendo effettuato tre sopralluoghi ed avendo constatato il pericolo, per mancanza di fondi non sta intervenendo. Di recente con atto deliberativo della Giunta Provinciale, Galatro è stata inserita nell’elenco dei comuni colpiti da calamità naturali e gli sono stati assegnati 250.000 €.
Questo è lo stato delle cose per quanto riguarda il dissesto idrogeologico e sistemazione dei fiumi a Galatro.

Elenco richieste e segnalazioni
Nota Prefettura del 5.10.2011 (PDF) 159 KB
Nota Prefettura del 28.11.2011 (PDF) 206 KB
Segnalazione danni del 23.11.2011 (PDF) 31,3 KB
Segnalazione del 19.12.2011 (PDF) 334 KB
Segnalazione del 3.1.2012 (PDF) 312 KB
Segnalazione del 3.2.2012 (PDF) 253 KB
Segnalazione del 23.2.2012 (PDF) 174 KB
Segnalazione del 27.2.2012 (PDF) 151 KB

Nella foto: il sindaco Carmelo Panetta.

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(18.3.12) IL PD, IL GOVERNO MONTI, IL MERCATO E LA DEMOCRAZIA (Domenico Distilo) - Il PD sta sostenendo il governo Monti, sostegno dettato dall’emergenza ma che secondo alcuni autorevoli commentatori dovrebbe essere rimodulato in chiave strategica, proiettando la Grosse Koalition al termine della prossima legislatura.
Si tratta però di una scelta che, se venisse decisa, richiederebbe niente di meno che una rifondazione del partito, implicando essa una mutazione genetica, il cambiamento della natura stessa del PD, la cui etichetta di centrosinistra, a quel punto, non avrebbe più senso. E’ infatti chiaro che l’appoggio strategico a Monti vorrebbe dire adesione incondizionata all’asse Merkel–Sarkozy-Rajoi all’interno di una versione accentuata del paradigma neoliberista che Monti, uomo di destra -per bene quanto si vuole ma pur sempre destra, non potrebbe mai mettere in discussione, ma per sconfiggere il quale si stanno organizzando in Europa le varie forze di sinistra, da Holland in Francia alla stessa socialdemocrazia tedesca. In sintesi: protrarre la Grosse Koalition oltre l’emergenza significherebbe rompere con la sinistra europea e votarsi, nella migliore delle ipotesi, ad appoggiare riforme – impropriamente definite tali: si tratta di spostare sempre più indietro i paletti del benessere e della cittadinanza - non certo ispirate a culture compatibili con l’ideologia e la tradizione delle due principali componenti del PD, la cattolica e l’altra di ascendenza marxista.
Il Monti-bis dopo le elezioni è dunque una strada impercorribile e sarebbe strano se suscitasse discussioni all’interno del partito, essendo chiaro che chi volesse percorrerla lo farebbe al prezzo di una rottura con i referenti europei e forse anche con Obama, il cui progetto riformatore dovrebbe riprendere vigore dopo una rielezione che si annuncia probabile.
Quel che si può prevedere, infatti, è che la lotta politica in Europa e nel mondo, ad onta di tante chiacchiere sul tramonto delle ideologie, sia destinata ad attestarsi sul crinale del rapporto tra pubblico e privato, tra stato e mercato. E sulla ricerca, a sinistra, di formule che consentano l’uscita dalla crisi ripartendone i costi in modo radicalmente diverso da come sta facendo la destra. In questo contesto è chiaro che l’anomalia di un partito di sinistra che sostiene un governo sostanzialmente di destra non può durare più di tanto. Quanto prima si arriverà – in Europa e pour cause anche in Italia - al redde rationem, che vedrà da un lato i fautori dei dogmi del neoliberismo, dall’altro quanti sono convinti che sia arrivata l’ora della fuoruscita da una lunga fase storica, durata più di tre decenni, nella quale è avvenuta una gigantesca ridistribuzione di ricchezza a vantaggio dei più abbienti. Va da sé che per un partito di sinistra, qualsiasi sinistra, la scelta di campo è già fatta: si tratta di ridurre, sul piano culturale prima ancora che sociale ed economico, l’incidenza pervasiva del mercato, in primo luogo ponendo fine alla gestione tendenzialmente aziendalistica di servizi pubblici incomprimibili quali l’istruzione e la sanità. Incomprimibili perché essenziali per l’esercizio di diritti che sono a fondamento della cittadinanza, dunque della stessa democrazia.
La sinistra, è questo il punto, dovrà trovare la forza di abbandonare l’idea, da cui è stata conquistata ma che è il frutto dell’egemonia culturale della destra, secondo cui il mercato risolve i problemi e il pubblico va “razionalizzato”, cioè tagliato. No e poi no! Quel che insegna l’esperienza di questi anni è che il ritorno al mercato – il laissez faire - non è nient’altro che il ritorno allo stato di natura, cioè ai problemi dai quali lo Stato, inteso come polis, è nato, per cui non può esserne la soluzione, costituendone piuttosto l’origine e la causa.
La politica di un partito di sinistra, o anche solo di centrosinistra, non potrà perciò che votarsi a smontare l’identificazione, divenuta senso comune, tra mercato e libertà, evidenziando che il mercato si può sì identificare con la libertà, ma con la libertà di pochi e, lasciato a se stesso, alla lunga produce la deriva della democrazia, andando ad intaccarne la precondizione storica: l’esistenza di una larga maggioranza di cittadini in grado di accrescere nel tempo la qualità della propria vita.
Del resto, se c’è una ragione per la quale è fallito il progetto di imporre manu mlilitari la democrazia liberale – quella autoritaria è un altro discorso - a paesi e popoli che non l’avevano mai sperimentata, è che né il liberalismo né la democrazia sono valori universali, al massimo universalizzabili, e là dove non si danno adeguati livelli di reddito e di istruzione si tratta di un’impresa impossibile. Dentro la crisi la sinistra deve vedere un serio rischio autoritario: il liberismo e il mercatismo esasperati potrebbero essere forieri della dittatura o, in alternativa, della rivoluzione. J. M. Keynes l’aveva capito dopo la Prima guerra mondiale: purtroppo non gli diedero retta e le conseguenze furono il fascismo e il nazismo.

Nelle foto: in alto a sinistra Domenico Distìlo; più in basso a destra il premier Mario Monti.


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(22.3.12) ECCESSO DI ALLARMISMO? (Enzo Ruggieri) - Premesso che non cambiava la sostanza del giudizio sull'articolo avere o non avere la moglie che lavora alle terme (forse non lo scrivevo, e sbagliavo), considero un autogol clamoroso, autolesionismo da brividi l'articolo sulle terme apparso su Galatro Terme news due giorni fa, che poteva (può) se non smentito, avere effetti devastanti sulla stagione termale, sui tanti lavoratori, e su tutta Galatro.
Mi domando: ma a chi giova creare questo allarmismo (sull'acqua in questo caso), non suffragato da fatti certi?
Non credo all'Amministrazione, perchè essere contenta di tale situazione è come tagliarsi le ..... per far dispetto alla moglie;
non penso ai lavoratori che sarebbero licenziati se per paura dell'acqua non sicura i pazienti andassero altrove a curarsi;
e non credo a Galatro che spera nelle terme come fonte di sviluppo futuro.
Mi auguro come minimo una smentita dell'articolo apparso sul giornale, anche alla luce delle ultime notizie positive sulla sicurezza delle acque termali comunicate alla società da parte dell'Arpacal. Ma la smentita ci deve essere a prescindere.
Ma come non capire che i gestori passano, gli impiegati pure, ma le terme sono un patrimonio di tutta Galatro, della generazione a venire. Se mai ci sarà.
Enzo Ruggieri

* * *

La lettera di Enzo Ruggeri ci offre il destro per fare chiarezza e per rispondere alle critiche - che ci sono state fatte soprattutto sui socialnetwork - all’articolo nel quale si parlava di problemi relativi a un presunto inquinamento delle acque termali.
La prima cosa che ci viene contestata è l’opportunità di pubblicare la notizia in quanto avrebbe prodotto un danno d’immagine che farebbe perdere utenti alle terme e lavoro ai galatresi.
Rispondiamo che, semplicemente, non siamo d’accordo con questo modo di ragionare. Se i problemi ci sono, ci sono e non si risolvono occultandoli, non pubblicando le notizie. Tanto più che avremmo custodito un segreto di Pulcinella: nel bacino d’utenza delle terme (che né la passata gestione né l’attuale hanno avuto la capacità di ampliare) la notizia della non salubrità delle acque termali l’avrebbe diffusa il vento. Quindi sarebbe stato assolutamente inutile il nostro omissis; al pari delle vesti stracciate dei nostri amici su facebook e di Enzo nella lettera sopra pubblicata.
In secondo luogo, non siamo d’accordo sull’effetto devastante. Anzi, sapere che c’era un problema ed è stato risolto o non c’era affatto ma chi di dovere se ne è tuttavia preoccupato, rafforza e non compromette l’immagine. E’ un’idea dozzinale della psicologia del consumatore quella che lo vuole in balìa del primo refolo di vento che si alza. Non è così e la reazione su facebook, verosimilmente condivisa e ispirata dai responsabili stessi della gestione termale, tradisce pregiudizio ed insipienza, cioè totale sconoscenza dei meccanismi del marketing.
Quanto alla smentita richiestaci, non si capisce cosa mai dovremmo smentire, essendoci limitati a riportare, virgolettata, la comunicazione alla Terme Service del responsabile dei servizi tecnici del Comune. Poiché è indubbio che quella comunicazione esiste, esiste il problema. Se poi esso non esiste nella realtà, come i nostri critici asseriscono, ben venga, non avendo noi nessuna ragione di dolercene. Piuttosto, se l’Arpacal ha comunicato alla Terme Service che le analisi sono regolari, perché quest’ultima non si affretta a richiedere e a diramare un comunicato ufficiale con i dati che interessano ben evidenziati? Saremmo ben lieti di pubblicarlo.
Un'ultima considerazione: se davvero le acque fossero state inquinate, sarebbe stato un comportamento giusto e corretto verso l’utenza far partire comunque la stagione termale? Che direbbero gli strenui difensori del futuro di Galatro se in quelle acque insalubri fosse incappato un figlio, un parente o anche solo un amico?
LA REDAZIONE


Nella foto in alto: terme di Galatro.

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(26.3.12) IN RISPOSTA ALL'AMMINISTRAZIONE COMUNALE (Alfredo Distilo) - Come avrete tutti capito, io sono l'ex dipendente comunale che "da circa 4 anni (in verità sono 3 anni, ma ciò non cambia nulla) è alla ricerca spasmodica dell'occasione per far pagare all'Amministrazione il torto subito avendo dovuto abbandonare, suo malgrado, la postazione di comodo mantenuta e usata per diversi anni (aggiungo io 34 anni!) senza controllo e senza pudore".
E meno male che il pudore ce l'ha il sindaco! A cui in seguito porrò alcune domande per avere delle risposte che interessano tutti, non solo me, e per verificare quanto ci tenga alla salute dei suoi cittadini, prima ancora di preoccuparsi (ma solo da un anno a questa Parte) di quella degli utenti delle terme che, naturalmente è altrettanto importante.
All'articolista, che credo di avere individuato in una persona diversa dal sindaco, voglio solo dire che non è stato informato bene sull' operato del sottoscritto in generale e, sulle terme in particolare, anche se, essendo vissuto anch' egli a Galatro ed ha amministrato (si fa per dire!) per tanti anni, ha potuto constatare di persona che non sono il soggetto dipinto, visto che più volte egli stesso (ed anche il sindaco) ha manifestato apertamente apprezzamenti sul mio operato.
Ringrazio l’articolista perché, volendomi accusare di essere stato “colui che materialmente ha affidato il nuovo stabilimento e l’albergo alla Terme Service (società presso cui - solo casualmente - ora presta servizio con mansioni dirigenziali) e che... omissis" in realtà mi ha ribadito il grande riconoscimento di essere stato l’artefice, (e di ciò mi vanto di esserlo sono stato veramente!) dell’apertura delle Terme, evitando di farle fare la fine degli altri edifici inutilizzati (vedi Ostello, Casa di Riposo, Asilo nido, ecc. ecc.) e facendo si che diventasse fonte di lavoro e motivo di orgoglio per Galatro e l’intera Provincia di Reggio Calabria, tranne che per l'attuale amministrazione!
Solo per fugare ogni dubbio sulla correttezza legale e morale (!) del mio comportamento nell'affidamento delle terme a Smedile, voglio precisare quanto volutamente omesso dall’articolista. L'affidamento è avvenuto in seguito a gara d'appalto ad evidenza pubblica, con la pubblicazione del bando di gara sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, su quella della Comunità Europea (!), sul bollettino ufficale della Regione Calabria, sulla Gazzetta del Sud e su altri due giornali di cui mi sfugge il nome, oltre che all'Albro Pretorio del Comune.
All’articolista è sfuggito pure il particolare (di poco conto!) che l’asta pubblica (a cui ha partecipato solo il gruppo Smedile-Sajonara, il cui progetto di gestione è stato valutato da una commissione di cui, oltre a me, facevano parte due professori d'università esperti in materia), è stata esperita sulla base del bando di gara e del capitolato speciale d'appalto redatti si, da me, ma approvati all'unanimità dal consiglio comunale e, guarda caso, di quel consiglio comunale, sindaco prof. Angelo Cuppari, facevano parte anche il prof. Domenico Distilo con la delga di assessore alle terme e l'avv. Pasquale Simari (il nostro articolista?) attuale assessore alle terme e all'epoca capo gruppo della minoranza di centro destra. Ricordo pure che, prima di approvare gli atti, l'avv. Simari ha voluto apportare qualche modifica che è stata opportunamente inserita!
Questi sono i fatti, non quelli raccontati da te! E voglio ancora precisare, che l'interesse per le terme (anche questo sarebbe un mio difetto), ce l'ho dal 16 aprile 1975, primo giorno di lavoro al Comune, allorquando il sindaco di allora, Prof. Bruno Marazzita (lui si che resterà nella storia di Galatro e delle Terme!) mi ha detto in dialetto la seguente frase: "Attia, vidi ca avimu a ripristinari u stabilimentu, mentiti sutta e prepara nu progettu di 20 milioni (poi portato a 40), ca domani aju mu nci u dugnu a Peppi Nicolò ca ndi faci aviri i sordi".
Il progetto (ovviamente di massima) fu fatto, i soldi arrivarono e si diede inizio ai lavori di ripristino delle vecchie terme, alias "stabilimentu".
Successivamente, questo Grande Sindaco (Marazzita, a scanso d'equivoci!), come tutti sappiamo, fece avere i finanziamenti per la realizzazione della nuova struttura termale e alberghiera.
Io, molto modestamente, sono stato semplicemente il suo braccio operativo ed ho avuto l'interesse (!) a completare l'opera, anche dopo che lui non fu più eletto. Ciò non toglie, che le terme si debbano considerare una sua creatura ma, se mi si permette, anche una mia lontana parente...
Sperando di essere stato discretamente chiaro fin qui (che volete, io sono solo un misero impiegato comunale, non sono Dottore in Giurisprudenza), fermo restando che anch'io, come tutti, ho sbagliato e fatto tante sciocchezze (ma sempre in buona fede!), voglio precisare ancora che le "molte irregolarità amministrative ed inadempienze contrattuali poste in essere dalla società di gestione negli anni scorsi (gestione Smedile) sono venute alla luce solo di recente" (guarda caso, solo adesso che è subentrata la Proter Pharma di Trimarchi nella società Terme Service), raccontate dall’articolista sono inesistenti perché:
1° la polizza fideiussoria avrebbe perso efficacia solo perché, sarebbe fallita la società di assicurazione che l'aveva emessa, e non perché non fosse idonea a garantire gli adempimenti contrattuali. Mi si potrebbe imputare di non avere controllato periodicamente il Registro Fallimentare di tutta Italia, ma questo non rientrava nei miei compiti d’ufficio e, personalmente, credo che non lo facciano neanche gli avvocati, salvo in casi specifici per la tutela dei propri clienti.
E, comunque, è di pubblico dominio, specie in questi giorni a Galatro in occasione del “fallimento fallito” della Proter Pharma, che quando c'è un fallimento di una società, viene costituita una curatela fallimentare che provvede, nelle veci dell' azienda fallita, a garantire tutti i creditori e, nel caso specifico anche il Comune di Galatro! E se il fallimento è avvenuto nel 2006 come sembra (quindi, durante la gestione Smedile), perché l’articolista che in tale data era già amministratore, non è stato così solerte a mettere sul tavolo la questione?
2° le presunte irregolarità nelle autorizzazioni dell'albergo da lei citate e riscontrate dagli agenti del NOE (recatisi sul posto su ricorso anonimo, che tanto anonimo poi non è !!!), si riferiscono alla sola autorizzazione allo scarico della fogna nel collettore principale. E lo sa il ns articolista perché agli occhi del NOE lo scarico è risultato irregolare? Perché il Comune non ha fornito (credo in buona fede) il regolamento dell'acqua potabile approvato con atto G. M. n. 132 del 1989 che, agli articoli 7, 11 e 76 disciplina anche la materia relativa agli scarichi. L'avesse fatto, ma lo faremo noi, lo scarico sarebbe risultato regolare!
3° il pozzo da lei citato non è irregolare né abusivo, perché fa parte del progetto di ricerca di acque termali autorizzato dalla Regione Calabria nel 2000 con apposito decreto e, a lavori ultimati, lo stesso è stato denunciato al Servizio Geologico Nazionale, unitamente ai pozzi di acqua termale, come prescriveva la legge. Ciò che manca, è semplicemente l'autorizzazione all'attingimento da parte della Regione, che avrebbe dovuto richiedere la Terme Service, allorquando avesse deciso di utilizzarlo per sopperire all’eventuale mancanza d’acqua fornita dall’acquedotto cittadino. Per quanto mi riguarda, fino alla data del 31 marzo 2009 (data del mio pensionamento), non mi risulta sia stata mai utilizzata l’acqua del pozzo.
4° - In quanto al contatore dell’acqua, chieda al fontaniere comunale se l’impianto è sempre stato fornito di contatore.

7 DOMANDE AL SINDACO

1- Visto che ci tiene tanto alla salute degli utenti delle terme, giustamente aggiungo io (ma solo da quest'anno), ci dovrebbe tenere anche a quella dei cittadini, per cui le chiedo se è vero (sto ponendo una domanda, non è un'affermazione) che nel 2010 o 2011 è risultata inquinata l'acqua della fontana in località "Gatta" (pare per più di una volta) e non ha provveduto, in qualità di responsabile della salute pubblica, ad emettere la relativa ordinanza per inibirne l'uso a scopo potabile, considerato che tanta gente attinge acqua dalla predetta fontana?
2- E' vero che il Comune aveva richiesto il recesso del contratto con la Terme Service per gravi inadempienze e poi ha dovuto ritirarlo perchè non sussistevano le gravi inadempienze invocate?
3- Visto che mi si chiede di intercedere presso "il mio datore di lavoro" affinchè provveda al pagamento del canone scaduto il 31.12.2011 e, visto che gli è stata comminata una penale di €.3.000 e intimato di pagare il canone (cosa sacrosanta!) con interessi e rivalutazione monetaria, solo dopo 15 giorni dalla scadenza (!!!), potremmo sapere, noi cittadini contribuenti, se ha provveduto a recuperare da Pianmbiente, la somma di €.12.0000 circa + rivalutazione e interessi maturati al 31.12.2008 per penali applicate dall'allora "impiegato comunale senza pudore" che, con un proprio atto dirigenziale, invitava l'amministrazione a nominare un legale per il recupero di tali somme?
4- Quali provvedimenti sono stati presi a carico della predetta società, visto che i cassonetti della spazzatura differenziata, sono perennemente saturi (e questo lo sanno tutti i cittadini) perchè non vengono svuotati settimanalmente come prevede il contratto?
5- Chi può essere stato a passare copia della nota (atto non pubblico!) relativa alle analisi dell'acqua termale, inviata dal Responsabile dei Servizi Tecnici alla Terme Service (questi si, che lo ha fatto con la massima riservatezza! e bisogna dargliene atto), dal momento che la società non aveva alcun interesse a rendere pubblica la notizia e, considerato che oltre al tecnico (il suo coinvolgimento viene categoricamente escluso) e alla società solo il sindaco e forse qualche assessore ne erano a conoscenza?
5- E' a conoscenza il sindaco che le "gloriose" vecchie terme, oltre ad essere state lasciate in uno stato di completo e desolante abbandono, sono soggette a infiltrazioni di acqua piovana dal tetto, che lo stanno gravemente e irrimediabilmente danneggiando?
6- E' a conoscenza che le strade di accesso alle terme sono in condizioni semplicemente pietose, (peggio di una mulattiera) oltre che insidiose per le macchine, per i numerosi pedoni ,e soprattutto, per i ciclisti?
7- Perchè in 6 anni di "sindacato", per le suddette strade non è stato speso un solo euro, nè per marciapiedi e ringhiere, tanto meno per l'impianto d'illuminazione? E' così che si dimostra l'attaccamento dell'amministrazione alle terme? Eppure il contratto di gestione delle terme prevede anche l'impegno del comune almeno a mantenere (se non migliorare) puliti e in ordine sia le strade che l'alveo del fiume.
In quanto alla presunta vendetta contro l'amministrazione perchè mi ha cacciato "mio malgrado dalla postazione di comodo usata per diversi anni senza controllo e senza pudore" , io contesto esclusivamente il modo villano e scorretto di come "mi è stato intimato di andarmente" (con una nota scritta) altrimenti avrebbe provveduto il Comune a farlo e con la comminazione di un'ammenda!
Del resto il sindaco si è sempre distinto per scorrettezza e villania, e continua a farlo ancora oggi, visto che solo una quindicina di giorni fa, ha costretto un'impiegata a fare ricorso alle cure del Pronto Soccorso di Polistena, perchè vergognosamente maltrattata!
Preciso, infine, che il mio incarico alle terme è stato voluto dal Dott. Trimarchi-Direttore Generale della Terme Service, che ho conosciuto fisicamente appena un anno fa, e non dal vecchio gestore che, secondo l'accusa, avrei agevolato nell'affidamento della struttura.
Infine, non posso esimermi dal fare i complimenti ai dipendenti (o aspiranti tali) delle terme, per la bella risposta che hanno dato (di loro pugno! checchè se ne dica) all'azione dell'amministrazione e all'invito di non farsi strumentalizzare, come se fossero degli incapaci a ragionare con la propria testa.
PS: Da questo momento in poi, qualunque accusa mi venga rivolta, non risponderò più a nessuno, sia perchè non ho voglia di impelagarmi ulteriormente in queste polemiche da osteria ma, soprattutto, perchè non voglio che la mia famiglia, che è la cosa a cui tenga di più, viva momenti di ansia e di tensione come in questi giorni.
All'articolista voglio dire, infine, che nonostante tutto, ritengo che quanto di "bello" ha scritto su di me, non sia farina del suo sacco, dal momento che non gli ho mai sentito dire una sola volgarità del genere nei confronti di nessuno, pur conoscendolo da quando era ragazzo.

Galatro, 26 marzo 2012

Alfredo Distilo - Direttore Tecnico delle Terme

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