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3.2.17 - Destino delle Terme: divagazioni sul presente e sul passato
Domenico Distilo

17.2.17 - Non mi riconosco nel manifesto di Galatro Viva
Tania Pettinato

28.2.17 - Matteo Renzi: le parole e i fatti
Angelo Cannatà

4.3.17 - Eutanasia e biotestamento: una riflessione è necessaria
Rosaria Marrella

7.3.17 - Ritorno delle Terme al Comune: un po' di chiarezza non guasterebbe

9.3.17 - Brevi riflessioni sull'eutanasia
Maria Francesca Cordiani

5.4.17 - Quale Europa a 60 anni dai trattati di Roma?
Maria Francesca Cordiani

14.4.17 - Terme di Galatro: quel che sarebbe da fare
Domenico Distilo

17.4.17 - Terme: se non ora quando
Angelo Cannatà

21.4.17 - La mia candidatura al Comune di Pizzo Calabro
Andrea Betrò

14.5.17 - Quando il giornalista fa il suo mestiere
Angelo Cannatà

16.5.17 - Disoccupazione: un grave dramma della nostra società
Maria Francesca Cordiani

20.5.17 - Terme in stato vergognoso!
Caterina Sigillò

20.5.17 - Terme: il vecchio e il nuovo
Domenico Distilo

22.5.17 - Dovete dire la verità sulla situazione delle Terme
Carmen Cappuccio

22.5.17 - La versione di Simari
Pasquale Simari

23.5.17 - Bullismo e cyberbullismo: terribile piaga della nostra società
Maria Francesca Cordiani

28.5.17 - Gent. dott.ssa Cappuccio, riconfermo quanto scritto sul degrado delle Terme
Caterina Sigillò

28.5.17 - Lettera aperta al Sindaco di Galatro
Francesco Orlando Distilo

2.6.17 - Risposta a Caterina Sigillò
Carmen Cappuccio

2.6.17 - Giovanni Falcone: un'icona nella guerra contro la criminalità
Maria Francesca Cordiani

9.6.17 - Comuni che spendono molto e offrono poco: Galatro
Vito Crea





(3.2.17) DESTINO DELLE TERME: DIVAGAZIONI SUL PRESENTE E SUL PASSATO (Domenico Distilo) - Nella Valle del Metramo in queste settimane stanno accadendo (o, per dir meglio, non accadendo) fatti epocali. E’ in gioco il destino delle Terme, che molti identificano ancora con il destino di Galatro. L’Amministrazione comunale ha finora clamorosamente mancato le promesse fatte in campagna elettorale di riportare il primo gennaio (se non già il 31 dicembre) la struttura nella disponibilità del Comune. Per di più non informa i cittadini. E’ chiusa in un silenzio assordante, anche se sindaco ed assessori continuano, nelle conversazioni informali, a fare professioni di ottimismo. L’opposizione ha pubblicato un manifesto nel quale si sforza di evidenziare incongruenze e contraddizioni della maggioranza. Ma il clima generale del paese è incredibilmente tiepido, anzi, si direbbe glaciale, in perfetto accordo con la stagione.

Ma se provassimo a far fare alla vicenda Terme un viaggio all’indietro nel tempo, a spostarla a trent'anni fa, nel 1987, allora gli eventi verrebbero inquadrati in una luce completamente diversa. E lo scenario sarebbe inconfrontabile con quello attuale. Proviamo a immaginarlo.


* * *

Già dall’inizio di dicembre dal primo pomeriggio alla tardissima serata nutriti capannelli di persone stazionano in piazza Matteotti e alla Villa comunale. E non si parla d’altro nelle case, nei bar, nelle strade, nei luoghi di lavoro, ovunque. Con la conseguenza che chiunque si trovi ad avere una carica politica si sente investito di una responsabilità speciale. Il primo a smuovere le acque è però il segretario del partito di maggioranza. Per tempo ha convocato il direttivo, insieme al quale ha preparato, in alcune sere di lavoro in sezione, una lettera al sindaco, un documento ufficiale nel quale il partito rivendica il diritto-dovere di essere informato ed esige che le decisioni che giunta e consiglio comunale andranno a prendere siano concertate con la sezione. E’ il segretario, prima di tutti gli altri, a pretendere il massimo della chiarezza: vuole sapere come le cose effettivamente stanno e quante probabilità concretamente ci sono di rientrare in possesso delle Terme. Il partito si è impegnato in campagna elettorale e non può né vuole sobbarcarsi una figuraccia. In giunta e in consiglio il segretario ha uomini fedeli al partito, capaci di tallonare il sindaco da presso, tanto da presso che a un certo punto questi accenna a perdere la pazienza.

Quanto ai contenuti delle discussioni, il decreto Madia viene analizzato con grande accuratezza. Ognuno lo legge con occhio da provetto giurista, e fioriscono le dispute. Ci sono interpretazioni divergenti, molto divergenti, con la conseguenza che l’ultima riunione del gruppo di maggioranza si è trasformata in una corrida. Riguardo al consigliere Tal dei Tali circolano ipotesi di dimissioni. Che innescano altre ipotesi, addirittura di dissoluzione della maggioranza. Siamo a gennaio ma il clima è davvero incandescente.

Improvvisamente però, e siamo agli inizi di febbraio, anche la granitica solidità della minoranza (consiliare e non) appare incrinata. Rispetto al tanto peggio tanto meglio, che fino a pochi giorni fa sembrava il denominatore comune, vanno facendosi strada subordinate dettate dal senso di responsabilità. Le Terme, ragionano alcuni cosiddetti “responsabili”, sono un patrimonio di Galatro e non possono essere sacrificate sull’altare dello spirito di contrapposizione politica. Così viene lanciata la proposta di una Grosse Koalition, di un’eccezione alla contrapposizione degli schieramenti da far valere fino al ritorno delle Terme al Comune. Si farà, non si farà? Staremo a vedere. Intanto si continua a discutere e l’amministrazione sembra aver trovato il modo di uscire dall’impasse asta pubblica-proroga al gestore. Ha recepito in toto i consigli di un insigne giurista galatrese d’origine ma emigrato al Nord da giovane. Sulla soluzione escogitata c'è il consenso generale. Tutto è bene quel che finisce (o perlomeno dovrebbe finire) bene.

* * *

Così andava quando c’era la politica, la cui dialettica non s’identificava con lo spirito di appartenenza e non era la norma modellare i ragionamenti sugli schemi della campagna elettorale. Invece uno schieramento e un gruppo consiliare di maggioranza in cui non si registra una sola voce dissonante di fronte a una vicenda in cui l’Amministrazione sta mancando il principale obiettivo enunciato in campagna elettorale non possono essere catalogati come “norma”. Si tratta, piuttosto, di un’aberrazione, di un corto circuito che sancisce il trionfo dell’antipolitica.


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(17.2.17) NON MI RICONONSCO NEL MANIFESTO DI GALATRO VIVA (Tania Pettinato) - Ringrazio anticipatamente la redazione di Galatro Terme News, per la cortesia di rendere noto il mio scritto.
Da mesi ormai non partecipo alla vita politica galatrese, ho pensato fosse doveroso spiegarne i motivi nel rispetto degli elettori che il 5 Giugno scorso mi hanno preferita e che, cogliendo l’occasione, vorrei ringraziare.

Nell’ultima tornata elettorale mi sono spesa nella compagine “Galatro Viva”, e con orgoglio ho portato avanti una campagna elettorale per certi aspetti stremante, caratterizzata da episodi sgradevoli che non sto qui a rammentare. Non posso certamente negare però, che ci siano stati anche momenti di immensa gioia e soddisfazione.
Il programma di Galatro Viva era ambizioso e fantastici sono stati i miei amici e compagni di avventura.
Tornando indietro sarei felice di rifare lo stesso percorso, ancora una volta, con qualcuno di loro.

Negli otto mesi trascorsi dalla tornata elettorale ho osservato, da lontano, l’operato della minoranza in Consiglio Comunale e devo ammettere che non mi sono molto riconosciuta in quelle prese di posizione, nelle azioni intraprese, in ultimo
il manifesto affisso giorni addietro per le vie del Paese. Dal murale che portava la firma dell’intero movimento, per onestà intellettuale, mi preme l’obbligo di prendere le distanze, non condividendone il contenuto, ma soprattutto perché in netta contraddizione con i pareri espressi precedentemente in Consiglio Comunale.

Come per la maggior parte dei cittadini di Galatro, la questione Terme mi appare molto confusa e poco lineare, perciò non azzarderò alcun pronostico sul possibile rientro delle stesse al Comune o mi avventurerò in tecnicismi su come sarebbe giusto gestirle.
Il futuro delle Terme è di cruciale importanza per la nostra piccola comunità e proprio per questo speravo che le compagini di minoranza e maggioranza assieme si trovassero sullo stesso fronte, per una volta, a lottare unendo le forze per riconsegnare le Terme ai galatresi.

Sarebbe stato il trionfo della buona politica, quella senza frivoli personalismi, quella che opera per il bene della collettività, la politica di tutti e non di pochi, quella che ho tanto urlato durante i miei comizi. Sarebbe stato inoltre un lodevole esempio per i più giovani.

Ricordo inoltre, che era anche l’intento di “Galatro Viva” la riacquisizione delle Terme, infatti scrivevamo sul programma: “Il 31 Dicembre 2016 scade il contratto dell’attuale gestore delle Terme… è nostra intenzione riportarle nella piena disponibilità del Comune… saranno gestite dal Comune nelle forme previste dalla legge”. Per tale motivo stento a comprendere azioni che hanno il sapore di ostruzionismo.

Spero solo, dal canto mio, che l’eventuale ritorno delle Terme nella completa disponibilità del Comune possa essere ben organizzato, e che dia occupazione ai tanti galatresi che oggi si trovano in una grave situazione di precarietà ma soprattutto che questi vengano individuati prescindendo dal colore politico.

La mia storia personale e familiare mi ha insegnato che il diritto individuale di esprimere il proprio pensiero, senza condizionamenti di sorta, sia una delle più grandi libertà che ha l’uomo.

Saluti,
Tania Pettinato cittadina di Galatro.

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(28.2.17) MATTEO RENZI: LE PAROLE E I FATTI (Angelo Cannatà) - Che Matteo Renzi sia abile non ci sono dubbi. Trova le parole giuste, attacca, argomenta: “Avete il diritto di sconfiggerci, non di eliminarci”. Ci sono stati momenti forti e interessanti, domenica 20 febbraio, nell’Assemblea nazionale del Pd. Aver solo pensato di chiedere a Renzi di non candidarsi al Congresso è stato un errore; averlo detto: un’ingenuità. La battuta di Bellanova, sindacalista dei lavoratori agricoli, è formidabile: “Non è che si può dire al portiere, togliti altrimenti io non segno”. L’ex segretario è pronto a riprendersi il Pd nel Congresso che - come da statuto - si chiuderà entro quattro mesi. La linea è tracciata e ruota intorno alla parola indicata, subito, come fondamentale: rispetto. Renzi esige rispetto: delle regole, del partito, della democrazia interna, dei militanti che chiedono unità. Anche Veltroni, applauditissimo, s’è mosso nella stessa direzione: “E’ sbagliato e mi angoscia quanto sta accadendo”. Ha ricordato, con richiami storici, come la sinistra “quando s’è divisa ha fatto il male di se stessa e del Paese”. Giusto e apprezzabile. Senonché, come sempre, le parole hanno una doppia chiave di lettura.

Non si tratta, qui, con Epifani, d’evidenziare gli errori di Renzi sulla scuola, il Jobs act, eccetera. I fatti son noti, ed era evidente – già prima del fuori onda di Delrio – che l’ex segretario non lavorasse (aldilà della finzione politica) per l’unità. Ciò che stupisce - se si è attenti alla logica e al senso delle parole - è proprio l’uso del termine rispetto. Qui davvero siamo alle ragioni personali del conflitto: di politico s’è visto poco nello scontro di caratteri interno al Pd. Ipocrisia. Maschera. Teatro dell’inganno. Non saprei definire diversamente l’uso renziano della parola rispetto: pronunciata da lui suonava terribilmente falsa.

Senza farla lunga, qualche esempio per riportare i concetti a un confronto coi fatti. Ha rispettato, Renzi, il mondo del lavoro quando denigrava i sindacati? Quando favoriva, da sinistra, i piani di Marchionne e Confindustria? Ha rispettato Letta (“Enrico-stai-sereno”) quando l’ha pugnalato? Ha rispettato i valori del Pd alleandosi con Berlusconi e Verdini? Mi fermo perché l’elenco è lungo e urge parlare di fatti più recenti. Non ci sono certezze, solo indizi: Tiziano Renzi, padre di Matteo, è indagato per l’affare Consip. E’ anche colpevole? Lo deciderà la magistratura. Certo è che il suo nome circola - da tempo - nel corso di un’indagine che riguarda l’appalto più grande d’Europa: 2.700.000.000 di euro. Solo indizi. Vero. Eppure: Matteo Renzi – che nell’Assemblea mostra la sua forza; che con astuzia muove, come pochi, i pezzi sulla scacchiera politica (non sfugga la cinica freddezza con cui ha liquidato l’appello di Emiliano) – ecco: Matteo Renzi, stratega, può essere nello stesso tempo uno che ignora quel che fa babbo suo? Non abbiamo certezze, solo indizi, ma riguardano un appalto miliardario. E’ lecito dire che siamo preoccupati? Soprattutto: che il rispetto, per l’opinione pubblica, esige una parola del figlio sul comportamento di papà: Matteo ha mai parlato con Tiziano dei fatti di cui si occupa la magistratura?

C’è sempre una differenza tra i discorsi teorici di un segretario nell’Assemblea di partito, e i fatti – nudi e crudi – di cui si occupa direttamente (non solo le nomine Rai) o per interposta persona. C’è bisogno di chiarezza. Sempre. Soprattutto oggi che il Pd è imploso per ragioni poco ideali. Comunque si chiuda la vicenda del Congresso, i cittadini - ormai da qualche anno - attendono i politici sui fatti: da questi giudicano il rispetto (dei programmi, dei valori, dei principi…). Non bastano più le parole.

Articolo apparso su
ilfattoquotidiano.it il 21 febbraio 2017

Nella foto: Matteo Renzi.

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(4.3.17) EUTANASIA E BIOTESTAMENTO: UNA RIFLESSIONE E' NECESSARIA (Rosaria Marrella) - Legge sull'eutanasia e biotestamento. Negli ultimi giorni l'argomento è diventato più martellante che mai. Soprattutto dopo l'epilogo della vita di Fabiano Antoniani, in arte "DjFabo".

Si è affidato alla morte assistita, lo scorso 27 febbraio, ad appena 39 anni, per porre fine al dolore che aveva caratterizzato la sua vita dopo l'incidente stradale che nell'estate del 2014 lo aveva relegato nel fondo di un letto, isolandolo dal mondo - ma certamente non dai suoi cari - perché rimasto paralizzato e cieco.

Oltre a pontificare e polemizzare, la Penisola si è divisa tra favorevoli e contrari. L'ipotesi di suicidio assistito tiene ancora banco e ben 6 proposte di legge redatte al riguardo, giacciono in Parlamento. Eutanasia sì o eutanasia no? Quali fattori condizionano una decisa presa di posizione? Forse la fede? O è una questione di etica? "Fabo" aveva il diritto di rompere quelle maledette catene che gli impedivano di "vivere" senza arti, senza vista e, per di più, anche afflitto dai dolori? Intanto, la sua libertà di scelta lo ha condotto in Svizzera.

Chi siamo noi per giudicare e, soprattutto, quale decisione avrebbe governato la nostra scelta e indirizzato le nostre azioni se fossimo stati al suo posto? Purtroppo, sovente, le posizioni che assumiamo sono strettamente correlate alla condizione che viviamo.

Fermo restando l'importante valore e la sacralità della vita, interroghiamoci però sulla libertà necessaria ad un gesto così determinante. Quanto accaduto non può turbare gli animi sensibili giusto il tempo di metabolizzare la notizia, ma deve continuare a fare riflettere. La frenesia quotidiana, insomma, non deve spegnere l'attenzione su un argomento così importante. Una riflessione è certamente necessaria!


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(7.3.17) RITORNO DELLE TERME AL COMUNE: UN PO' DI CHIAREZZA NON GUASTEREBBE - Sul ritorno delle Terme al Comune lo stallo perdura, anche se a sentire gli amministratori lo sblocco sarebbe imminente. Sblocco che non potrebbe derivare da altro che da un provvedimento dell’autorità giudiziaria che ordini all’attuale gestore lo sgombero.

Non pare, però, che l’autorità giudiziaria sia sul punto di pronunciarsi in tal senso. Per una semplicissima ragione: non è stata adita. Cioè il Comune non ha chiesto a nessun giudice competente di pronunciarsi sulla causa. Che non esiste perché non è stata intentata. E non lo è stata perché l’amministrazione comunale sa bene che per intentarla con probabilità di successo è necessario che sia sufficientemente chiaro, definito e favorevolmente conformato il quadro normativo e giuridico che giustifica l’attore nelle sue pretese.

Sotto questi rispetti la situazione è tutt’altro che propizia o, per meglio dire, non lo è nei termini, nelle condizioni e nelle modalità che l’amministrazione desidererebbe. L’amministrazione desidererebbe, infatti, il cosiddetto affidamento in house, cioè a una società all’uopo costituita dalla stessa amministrazione e da soci da lei scelti. (Per inciso: una forma, sia pure impropria, di affidamento in house sarebbe la fondazione di partecipazione, a quanto pare accantonata). E qua siamo al punto: la scelta politica dell’amministrazione comunale si scontra con le norme esistenti e con una giurisprudenza consolidata, nella quale spiccano alcune sentenze dell’ANAC (Autorità nazionale anti corruzione). Con ogni evidenza si tratta di una strada impercorribile!

Per cui se si vogliono togliere le terme dallo stallo non resta che l’indizione di una “gara di evidenza pubblica”, cioè tra soggetti imprenditoriali interessati alle terme di Galatro e in possesso dei requisiti fissati da un apposito bando.

Qui però, si direbbe, casca l’asino. L’unica, o quasi, soluzione giuridicamente possibile è in evidente conflitto con la volontà politica dell’amministrazione, volontà che essa non vuole cambiare per l’arguibile ragione che si ritroverebbe, cambiandola, a dover lasciar indietro le aspettative nutrite durante e dopo la campagna elettorale. La questione se l’attuale gestore va o resta è dunque del tutto secondaria.

E’ fuori discussione che il pallino è in mano all’Amministrazione, così come il destino delle terme. Amministrazione che, per motivi “misteriosi” tarda a fare ciò che potrebbe (e dovrebbe).


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(9.3.17) BREVI RIFLESSIONI SULL'EUTANASIA (Maria Francesca Cordiani) - Prendo spunto dall’articolo pubblicato recentemente su questo giornale a firma della esimia direttrice Rosaria Marrella, per redigere alcune brevi riflessioni sull’eutanasia.

In vero, come Ella sottolinea, gli ultimi avvenimenti di cronaca riaccendono il dibattito politico-legislativo e religioso sul diritto alla dolce morte. Essi mettono in evidenza la necessità che il nostro Parlamento legiferi in materia. Tali vicende ci pongono davanti ad una cruda realtà, che lascia tutti noi senza parole, di fronte alla quale il dolore e la compassione per una vita così spezzata fanno da padrone.

E’ questo un tema dove si scontrano e si contrappongono principi e valori di rango costituzionale, primi fra tutti quello della persona umana, della sua dignità e della sua libertà. La Costituzione infatti, com’è noto, tutela la libertà personale come fondamentale diritto dell’individuo. Secondo taluni sostenitori dell’eutanasia tale diritto comprenderebbe anche quello di non essere curato.

I fautori della tesi contraria però sottolineano come la libertà dell’individuo non deve essere sganciata dai doveri di solidarietà sociale imposti al singolo. L’individuo perciò non va considerato singolarmente, ma nell’ambito della società in cui vive. Lo stesso art. 32 della nostra Carta Costituzionale riconoscendo la salute come interesse della collettività impone al soggetto un dovere inderogabile di curarsi, affinché possa adempiere a tali doveri.

Ed all’interno di quest’ottica che ruota il divieto di poter decidere sulla propria vita. Giungere ad una soluzione che contemperi entrambi gli aspetti non è certamente facile. Certo è che bisogna avere profondo rispetto e considerazione per le tremende scelte effettuate da malati terminali che, come il DjFabo, vanno a morire in altri Paesi Europei dove l’eutanasia è legale.

Davanti a casi così gravi sorge spontaneo interrogarsi sul vero senso della vita. Nasce la necessità di dare un giusto peso alle cose soprattutto in una società di eccessi come la nostra. Le azioni vitali quali dormire, mangiare, alzarsi, camminare ecc. non si danno più per scontate. Ma è giusto considerare in vita un soggetto che purtroppo si trova completamente paralizzato, totalmente incapace di provvedere a sé stesso e di svolgere qualsiasi azione quotidiana?

La soluzione migliore sarebbe a mio avviso quella di analizzare attentamente le diverse situazioni. Auspico che il nostro Legislatore lo faccia al più presto.

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(5.4.17) QUALE EUROPA A 60 ANNI DAI TRATTATI DI ROMA? (Maria Francesca Cordiani) - A pochi giorni dalle celebrazioni per il 60° anniversario dei Trattati di Roma l’Europa fa dietrofront manifestando l’intenzione di ridimensionare i finanziamenti per la ricostruzione delle zone colpite dal terremoto. Ciò rende più che mai evidente la necessità di una politica comune, che faccia veramente fronte ai problemi del popolo e che metta in pratica gli obiettivi predisposti in tali atti e successive modifiche, ovvero, tra l’altro, maggiore crescita, sviluppo delle attività economiche e dell’occupazione negli Stati membri.

Eppure solo qualche giorno fa 27 capi di Stato Europei si sono ritrovati a Roma per firmare una nuova Dichiarazione con cui si è voluto in sostanza rimarcare l’unità dell’Europa e rafforzare gli impegni previsti nei Trattati. Ciò è poi particolarmente significativo soprattutto dopo la Brexit. Ma tale continente è veramente unito? A tal proposito faccio mie le parole del pregiatissimo Presidente della Repubblica secondo cui “fatti gli europei bisogna fare l’Europa”. In effetti oggi siamo ben lontani dallo spirito con cui vennero redatti i suddetti accordi che, com’è noto, segnarono la nascita, dopo la seconda guerra mondiale, della Comunità Economica Europea e della Comunità Europea per l’energia atomica costituite successivamente alla formazione della Comunità Europea del carbone e dell’acciaio sorta nel 1951.

Un’integrazione nata sotto il forte impulso degli Stati Uniti, che con il piano Marshall promossero la creazione di un’Europa unita anche al fine di evitare ulteriori conflitti. Una coalizione che vide l’Italia in prima linea con altri sei Paesi Europei tra cui la Germania, la Francia e l’Olanda e che si sviluppò attraverso la creazione di un mercato e di una legislazione comune, con la perdita di parte della sovranità da parte degli Stati membri. Un‘unione che nel corso degli anni portò anche la maggior parte degli altri Paesi Europei ad aderire ai Trattati ed alle loro successive modifiche. Con il Trattato di Maastricht, infatti, la Comunità divenne Europea e con il Trattato di Lisbona, Unione Europea.

Invero attualmente è sempre più palese l’aumento di una sorta di individualismo nazionale, che sta comportando la mancata risoluzione di questioni importanti quali quelli dell’immigrazione e della sicurezza. Problemi che hanno fatto in parte venir meno il principio fondamentale su cui si basano i trattati, successivamente rafforzato dagli accordi di Schengen, ossia quello della libera circolazione delle persone e delle merci all’interno degli Stati, con la creazione di barriere non solo nelle frontiere esterne, ma anche con maggiori controlli in quelle interne. A questo si aggiunga la crisi economica sempre più crescente, provocata soprattutto dai vincoli di bilancio posti dal Patto di Stabilità e Crescita, che ha imposto forti tagli alla spesa pubblica in settori primari come la sanità e che ha comportato una maggiore evoluzione dell’egocentrismo nazionale.

Alla luce di quanto sopra non resta che attendere che venga effettivamente realizzata una politica comune idonea ad eliminare, o quantomeno a mitigare, le suddette problematiche.


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(14.4.17) TERME DI GALATRO: QUEL CHE SAREBBE DA FARE (Domenico Distilo) - Ci è stato fatto amichevolmente notare – come è stato poi del resto confermato dal comunicato stampa del Sindaco - che la sospensione dell’ordinanza comunale di sgombero delle Terme, che la società concessionaria avrebbe dovuto eseguire entro lunedì 10 maggio, non si può definire una vera e propria sospensiva, ma una sorta di presospensiva accordata con la formula inaudita altera parte, cioè senza sentire la controparte, esclusivamente sulla base della valutazione della richiesta presentata dal destinatario dell’ordinanza, nel nostro caso la Terme Service srl.

Bizantinismi del diritto! La sostanza non cambia: il prossimo 10 maggio, anche se in discussione sarà ancora la sospensiva, la decisione che verrà presa dal TAR di Reggio Calabria equivarrà in tutto e per tutto ad una decisione di merito dal momento che produrrà effetti irreversibili, sia nel caso che desse ragione al Comune sia nel caso, assolutamente malaugurato ma possibile, che non ravvisasse la totale infondatezza delle deduzioni del gestore.

E’ il caso quindi di sforzarsi di fare chiarezza a 360 gradi, separando i desideri dalla realtà e dalle concrete possibilità. Perché la partita che si sta giocando non riguarda – è bene che il punto sia a tutti chiaro - solo l’Amministrazione Comunale, ma impegna l’onore e la credibilità dell’intero paese, di ciascun galatrese in quanto tale. Tutti abbiamo, chi più chi meno, amici, parenti e conoscenti extra moenia (cioè fuori dell’ambito comunale) e se il Comune, cioè tutti noi, non riuscirà a tornare in possesso del patrimonio pubblico più importante, le Terme, dovremo sopportare per decenni i frizzi e lazzi di chi ci additerà come “quelli che non si son saputi tenere né riprendere le terme”.

Evitiamo quindi di sovrapporre l’ordinario allo straordinario, le piccole beghe paesane a una battaglia che deve essere di tutti. Eviti la maggioranza, sempre più condizionata da una coorte di fondamentalisti, di fare della battaglia per le Terme la battaglia solo e soltanto della Tromba; eviti la minoranza di dare l’impressione di indulgere nel tanto peggio tanto meglio, o peggio in folkloristiche esultanze da cui nella storia non sono mai derivati esiti esaltanti.

Orbene, diciamolo chiaro agli amministratori. Chiunque fosse al loro posto, tanto più dopo l’esito deludente dell’esperimento Terme Service, preferirebbe – esattamente come preferiscono loro - la gestione diretta comunale o quella cosiddetta dell’affidamento, altrettanto diretto, in house. Ma si tratta di un desiderio realizzabile con le risorse a disposizione del Comune e nel contempo possibile a legislazione e giurisprudenza vigenti? La domanda l’abbiamo già rivolta, senza ricevere risposta. Pensiamo però che da questa non risposta sia derivato l’incartamento in cui la vicenda attualmente si trova. Sia derivato, cioè, dall’insistenza con cui gli amministratori pensano di poter percorrere una strada impercorribile.

Il nodo va sciolto al più presto! Sarebbe auspicabile che maggioranza e minoranza lo facciano assieme in una seduta del Consiglio Comunale approvando all’unanimità un atto di indirizzo sulle terme con l’indicazione della road map, del percorso da fare in primis per riprendersi le terme, in secundis per farle funzionare a pieno regime. Se si sarà realizzato che non c’è altro da fare che la gara ad evidenza pubblica, la si faccia senza remore assurde. Tutti d’accordo, senza rimpianti e retropensieri.

Non vogliamo più assistere a uno spettacolo penoso quale quello visto nel servizio di Pianainforma (visualizzabile in basso) di qualche giorno fa. Penoso per tutti, non solo per la maggioranza!


Clicca sull'immagine per visualizzare il video

Nella foto in alto: ingresso dell'hotel alle Terme di Galatro.

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(17.4.17) TERME: SE NON ORA QUANDO (Angelo Cannatà) - La questione terme sta assumendo toni paradossali e il video di “Pianainforma” evidenzia una situazione davvero triste per Galatro. Ha ragione Domenico: «La partita che si sta giocando non riguarda solo l’Amministrazione Comunale, ma impegna l’onore e la credibilità dell’intero paese, di ciascun galatrese in quanto tale.»

Mai come in questo momento maggioranza e opposizione dovrebbero far fronte comune: ridare le terme ai galatresi è la priorità. Non entro in questioni tecniche che non conosco e – per dirla tutta – non mi interessano.

So che non è più opportuno perdersi in tatticismi di parte (e di partito). Basta. C’è un tempo per lo scontro politico e uno per la riconciliazione in nome di un interesse comune e superiore. Galatro non può essere umiliata così.

Non si cerchino errori e responsabilità. Non oggi. Urge ritrovare le ragioni dell’unità sociale e civile, protestare, rivendicare un diritto, far sentire - compatti - la voce di tutto il popolo. Se non ora quando.

Nella foto: tavoli imbanditi a bordo piscina alle Terme di Galatro.

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(21.4.17) LA MIA CANDIDATURA AL COMUNE DI PIZZO CALABRO (Andrea Betrò) - Riceviamo la seguente lettera aperta da uno dei candidati a consigliere della lista "Futura" capeggiata dal candidato a sindaco Gianluca Callipo alle prossime elezioni comunali di Pizzo Calabro:

* * *

LETTERA AI MIEI CONCITTADINI

Ho deciso di ufficializzare e rendere pubblica la mia candidatura in vista delle prossime amministrative e far sapere a tutti i miei compaesani il motivo per cui ho deciso di accettare questa sfida. Sono convinto che sia doveroso e più rispettoso nei confronti dei cittadini presentarmi prima ancora di chiedere il loro consenso.

Mi candido, perché penso che insieme al sindaco Gianluca Callipo possiamo lavorare proficuamente per una città migliore. Io sono per una politica del voler fare e dell’agire, a volte anche in silenzio; noi giovani dovremmo prendere coscienza del mondo che ci circonda e dovremmo cercare in tutti i modi di riprendere le redini del nostro futuro. Non possiamo limitarci a criticare tutto e tutti. Non aspettiamo che siano gli altri a fare politica al posto nostro. Ho molto apprezzato negli ultimi anni i numerosi ragazzi che non mossi dal guadagno, si sono prodigati nello sviluppo di progetti per il proprio paese, io come loro non sono abituato a chiedermi cosa fa la società per me, ma a chiedermi cosa faccio io per la società.

Molti miei amici, appena ho espresso il desiderio di impegnarmi attivamente in politica mi hanno chiesto il perché. La motivazione di questa importante decisione. A queste persone ho risposto che non ho assolutamente intenzione di guardare passivamente il mio futuro.

Le potenzialità a Pizzo ci sono: per il suo tessuto sociale e produttivo, per la sua bellezza, per le sue risorse culturali. Pizzo può aspirare ad attrarre intelligenze, investimenti stranieri e visitatori, può offrire ai giovani che ha cresciuto una prospettiva per restare o per tornare, può essere una città vivace per gran parte dell'anno e, al tempo stesso, attenta ai bisogni dei soggetti più fragili, generosa e solidale, capace di valorizzare le tante energie di cui è ricca. Il nostro territorio è la nostra materia prima, se sviluppato può essere il volano di un'economia che può dare tranquillità e benessere a tutti i cittadini, in special modo per quei ceti che oggi vivono di disoccupazione e di stenti.

Un po' quello che è stato avviato in questi ultimi anni caratterizzati dalla crisi, ma sono certo che adesso serva una svolta. Altri 5 anni di buona amministrazione potranno lasciare il segno.

Metto la mia candidatura a disposizione del Sindaco e del gruppo che rappresenta l’unica forza politica che ritengo oggi in grado di realizzare un cambiamento. Mi pongo l’obiettivo di aggregare un largo schieramento di persone e l’ambizione, comunque, di poter essere un riferimento affidabile per tutti i pizzitani.

Metto a disposizione di questo progetto e dei miei concittadini l’esperienza accumulata durante la mia vita professionale, le mie idee, l’inclinazione a lavorare in squadra, la conoscenza dei problemi e delle risorse della nostra città, l’attitudine ad ascoltare e a decidere.

Anche se sono stato per parecchio fuori Pizzo, sono sempre stato legato al territorio e mi è servito ad arricchire il mio background. Accetto questa sfida proprio per mettere a disposizione della città le mie competenze maturate fuori.

Mi candido con spirito di servizio, con l’umiltà che mi contraddistingue da sempre e che mi porta a sollecitare il contributo di tutti i pizzitani di buona volontà, con l’amore che mi lega a questa comunità, con fiducia nella politica onesta, disinteressata e competente, con l’entusiasmo che una sfida così difficile e importante richiede.

Andrea Betró


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(14.5.17) QUANDO IL GIORNALISTA FA IL SUO MESTIERE (Angelo Cannatà) - Da qualche tempo un cattivo odore emana da Roma, un tanfo nauseabondo, “immondizia” in decomposizione che dalla Capitale ammorba il Paese. Un problema serio. Ma per i giornaloni c’è un’altra urgenza, la pulizia delle strade, e domenica Renzi farà la sceneggiata di ramazzare i marciapiedi. Intendiamoci. Urge trovare soluzione alla “questione rifiuti” ed è bene che la sindaca Raggi si attivi, ma quanto tanfo emana - è questo il punto - il caso Boschi? Quanto il caso Woodcock? E’ immondizia governativa, familismo, quanto denunciato da De Bortoli nel suo Poteri forti (o quasi).

Può una ministra - che dovrebbe curare l’interesse generale - tutelare l’interesse del babbo e chiedere all’ad di Unicredit d’acquistare Banca Etruria in crisi? Non può. Se l’ha fatto – lei naturalmente nega – ha tradito la sua funzione e deve dimettersi. Vedremo. Intanto registriamo: 1. Che De Bortoli è sicuro di sé: “Mi quereli pure, ho fonti sicure”; 2. Che Boschi “da neoministra ricevette in casa banchieri che resistevano alle richieste”; 3) Che Renzi la difende contro ogni evidenza; 4) Che proprio questa difesa estrema è un indizio contro Boschi: per molto meno altri ministri – non incistati in gigli magici – sono stati costretti a dimettersi. Insomma, l’affare puzza e l’immondizia delle strade romane non c’entra nulla. Mi correggo: c’entra. Ma come trappola per gonzi: è per loro che Renzi indosserà una maglia gialla, domenica, che bello!, e pulirà Roma liberandoci dai cattivi odori. Nella Nausea Sartre parla di malafede. Contesti diversi, certo, ma è qualcosa di più di un’associazione d’idee.

C’è poi Woodcock. Qualcuno può dire davvero, restando intellettualmente onesto, che non sia strano il suo caso? L’azione disciplinare contro di lui è da manuale. E’ un pm scomodo: va punito. Così hanno ragionato nelle segrete stanze. Non si spiega altrimenti una circostanza: Woodcock, che ha indagato sul Babbo di Renzi, è spedito al Csm dal Pg miracolato da Renzi. I particolari sono sui giornali. Non mi dilungo. Registro che quando un magistrato indaga i potenti, finisce sotto accusa: è una vecchia questione: la giustizia si blocca/si perde/svapora di fronte al Potere: nella Grecia antica, culla del logos, avevano già posto il problema: “Le leggi sono come ragnatele: quando qualcosa di leggero e di debole ci cade sopra, lo trattengono, mentre se ci cade una cosa più grande, le sfonda e fugge via”. E allora, eccoli i “rottamatori”, gli “innovatori”: i casi Consip ed Etruria mostrano quale realtà ci sia dietro le parole. C’è una brutta aria nei Palazzi romani e, ancora una volta, non c’entrano i rifiuti.

C’entrano invece le menzogne e i giuramenti traditi. Travaglio ricorda che la ministra Boschi in Parlamento dichiarò: “Non c’è conflitto d’interessi, non c’è alcun favoritismo, non c’è alcuna corsia preferenziale, non ho tutelato la mia famiglia… Si dimostri che ho favorito mio padre… e sarò la prima a lasciare l’incarico”. Bene. Ferruccio De Bortoli evidenzia che lei – egregia ministra – ha tutelato la sua famiglia. Tragga le conseguenze. In questa storia brilla la figura di De Bortoli. Si è dato come obiettivo la verità, l’ha cercata, inseguita e ha raccontato i fatti: insomma: ha avuto il coraggio di essere giornalista. Con la schiena dritta. Non è facile di questi tempi. Eppure, il giornalismo vero è questo: stare dalla parte dei cittadini e fare le pulci al potere (denunciare): se un colonnello, un alto funzionario dello Stato, un ministro, il Presidente della Repubblica, per qualche motivo finiscono nelle indagini della magistratura, può la stampa tacere? Accade, talvolta. I giornaloni nascondono le notizie quando riguardano il Potere. Immortale Emile Zola: “J’accuse”. Su “L’Aurore” denunciò proprio gli intrighi dei potenti. “Io accuso il colonnello de Paty di Clam… accuso il generale Billot…”. Non si preoccupò dell’immondizia di Parigi. Vide altre immondizie. Ben più maleodoranti.

Articolo apparso su "Il Fatto Quotidiano" il 13 maggio 2017

Ripreso in seguito da "Il Quotidiano del Sud" del 21 maggio 2017


Nella foto in alto: Angelo Cannatà, autore dell'articolo.


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(16.5.17) DISOCCUPAZIONE: UN GRAVE DRAMMA DELLA NOSTRA SOCIETA' (Maria Francesca Cordiani) - La disoccupazione è purtroppo un dramma della nostra società sempre più dilagante, in Italia come in gran parte dei Paesi Europei. Il sistema economico, sempre più in crisi, non riesce infatti ad assorbire l’intera domanda di lavoro. Raggiungere un punto di equilibrio è assai difficile. Nonostante i vari tentativi effettuati dai grandi economisti nel corso del tempo per raggiungere la piena occupazione, difatti, ancora non si è riusciti a dare una soluzione adeguata al problema.

Le manifestazioni tenutesi per il 1° Maggio hanno costituito più che mai l’occasione per sottolineare la necessità di nuovi sbocchi occupazionali. Non solamente festa dei lavoratori quindi, nata, com’è noto, per ricordare le fondamentali conquiste ottenute dalla classe lavoratrice, ma soprattutto festa per il lavoro.

Significativo è stato l’incontro tra sindacati e lavoratori a Portella della Ginestra dove contadini in lotta contro i grandi latifondisti 70 anni fa vennero barbaramente uccisi. Oggi come allora l’esigenza di un lavoro è così preponderante da far scatenare atti di violenza quali quelli che si sono verificati a Torino e a Parigi. Episodi certamente da condannare, ma che sono anche il frutto del malcontento, che nasce soprattutto dalla mancanza di lavoro. Un’inquietudine sempre più diffusa, non solo nel nostro Paese ma in gran parte d’Europa. Un senso di insoddisfazione che spinge i giovani ad emigrare per avere prospettive migliori.

Una soluzione al problema, a dar ragione al grande economista Keynes, potrebbe derivare dall’aumento della spesa pubblica prevista nella legge di bilancio per il prossimo triennio, se accompagnata da maggiori consumi ed investimenti.

Al momento la situazione è ancora grave ed il nostro piccolo borgo, ormai in gran parte spopolato, non è riuscito a sfuggire a tale malessere, malgrado le grandi risorse in esso presenti. Già perché il nostro è un paesello ricco di ricchezze naturali, che non solo ne costituiscono un’attrattiva turistica, ma che potrebbero essere la fonte di nuovi posti di lavoro. Basti pensare, ad esempio, alla diga sul Metramo, che potrebbe comportare un maggiore sviluppo in campo agricolo, turistico ed energetico, ma che a tutt’oggi risulta essere una delle tante eterne opere incompiute italiane, fonte, tra l’altro, di potenziale pericolo; o pensare alla centrale idroelettrica ed alle terme, oggetto di una lunga diatriba tra l’attuale gestore ed il Comune, che il TAR sembra aver per il momento risolto.

Ci si augura comunque che in futuro, nel nostro piccolo paese, i suddetti beni possano essere sfruttati ed utilizzati al meglio per il bene della collettività.


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(20.5.17) TERME IN STATO VERGOGNOSO! (Caterina Sigillò) - Oggi sono venuta a conoscenza della bella notizia riguardante le terme che finalmente sono “ritornate” ai legittimi proprietari: i galatresi. Purtroppo, dopo qualche ora, su Facebook sono state pubblicate alcune foto che mi hanno lasciato molto basita. Ho visto muri pieni di muffa, un congelatore con alcune vivande che “assomiglia” ad una discarica, un piatto doccia di cui non si riconosce il colore (tanta la sporcizia), immondizia sparsa per le stanze.

Che dire? Veramente vergognoso! Mi chiedo: ma colui che aveva la gestione soffriva di miopia? So di essere poco simpatica e ciò non mi interessa, però “in nome della democrazia” ho il diritto di esprimere la mia modesta opinione. Mi vengono in mente i commenti, non proprio positivi nei miei confronti, ogni qualvolta scrivevo un “appunto”. Ed ora? Cosa mi verrà risposto? Davanti a tale degrado come ci si può difendere? Sono stati spesi soldi per costruire un “fiore all’ occhiello” e poi distruggerlo? A che pro?

Comunque credo fermamente che tali condizioni siano state originate da dispetti messi in atto da gente che, tra tante altre cose, non è nativa di Galatro. Ricordo qualche anno fa, quando l’associazione ADOS organizzò il convegno con l’equipe dell’ospedale Gaslini di Genova. Ebbene, avevo sentito i commenti dei medici che erano rimasti estasiati dalla bellezza delle terme, dall’ordine e dalla convivialità dimostrata nei loro confronti. Quindi non mi resta che ringraziare il Sindaco e tutta la Giunta Comunale per la tenacia e la forza dimostrate con grande zelo.

Nella foto: doccia in condizioni pietose.


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(20.5.17) TERME: IL VECCHIO E IL NUOVO (Domenico Distilo) - Il ritorno delle Terme al Comune ha rappresentato l’occasione perché i fans (termine inglese derivato dal latino fanaticus) della Tromba – specie proliferata con l’ultima campagna elettorale - trovassero il modo di esercitarsi nelle pseudo ricostruzioni storiche blaterando circa presunti regali alla Terme Service da parte dell’Amministrazione dell’epoca.

E’ dunque opportuno ricordare, a questi finti smemorati, i fatti in ragione dei quali, nell’anno di grazia 2000, sono state prese le decisioni fondamentali ed essenziali, sapendo distinguere la necessità e l’ineludibile responsabilità delle scelte fatte da successivi, legittimi e giustificabili rimpianti circa il modo – cioè il come, non il cosa - in cui sono state fatte e gli esiti che ne sono scaturiti (che rientrano entrambi nella categoria dell’ “eterogenesi dei fini”, che è l’impossibilità di prevedere in tutto e per tutto le conseguenze delle umane azioni).

E i fatti erano, in primo luogo, una struttura (le nuove terme) assolutamente non in grado di funzionare, né per le cure termali né per la recettività, costruita e lasciata inutilizzata da quasi tre lustri e perciò ormai in uno stato di deterioramento pressoché irreversibile, al punto che era da considerarsi semplicemente irrealistico, se non addirittura folle, pensare di porre mano al recupero con risorse comunali.

Ed erano (i fatti), in secondo luogo, una struttura (le vecchie terme) i cui impianti necessitavano di interventi di messa a norma dai costi insostenibili. Struttura peraltro più volte visitata dai NAS e infine sanzionata da provvedimenti di sequestro in serie, col corollario di avvisi di garanzia al sindaco, all’assessore alle terme e al tecnico comunale.

Se, dunque, la scelta di affidare le terme in concessione non fosse stata fatta nel 2000, nel 2001 Galatro non avrebbe più avuto le terme. Verità questa a cui, però, non si riuscirà mai a piegare la disonestà intellettuale di critici dozzinali “un tanto al chilo”, che parlano a vanvera di “svendite” e di “regali” senza considerare che se si voleva completare e aprire al pubblico le nuove terme non si poteva non essere disposti a pagare un prezzo in termini di clausole contrattuali sufficientemente elastiche.

Prezzo di cui era ben consapevole (nel 2000) l’attuale assessore alle terme, che nella veste di consigliere di minoranza, oltreché di esperto di questioni legali, ha responsabilmente collaborato con la maggioranza di allora nella redazione e definizione sia dei bandi che - una volta andati deserti i due esperimenti di gara - del capitolato di concessione della gestione alla Terme Service srl, società all’uopo costituita.

Nel 2000, per dirla tutta, si sono fatte scelte coraggiose e necessarie rivelatesi in grado di scongiurare il rischio che Galatro non fosse più “stazione di cure termali”; l’augurio è che anche nel 2017 si sia capaci di fare altrettanto, in barba ai fanatismi, ai partiti presi e agli sragionamenti da campagna elettorale perenne.

Nella foto: Terme di Galatro, ombrelloni a bordo piscina.


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(22.5.17) DOVETE DIRE LA VERITA' SULLA SITUAZIONE DELLE TERME (Carmen Cappuccio) - L'ex direttrice sanitaria delle Terme ci invia un intervento esprimendo una sua idea personale riguardo le condizioni in cui le stesse sono state riconsegnate al Comune.

* * *

Non so da dove cominciare, so sicuramente che le mie parole non verranno mai pubblicate ma vi scrivo solo per dirvi che se davvero volete fare i giornalisti dovreste utilizzare la verità. Perché la gente vi legge e vi crede. Perché il Vostro mestiere è importante e dignitoso. Perché ci sono colleghi giornalisti che perdono la vita per scrivere e scoprire le verità degli articoli che intendono scrivere.

Per cui vi prego di non offendere oltremodo l'intelligenza di tutte quelle persone che vi leggono perché sono le stesse persone che sono venute alle terme ed hanno visto che
non esiste il degrado descritto. Sarebbero stati masochisti e stupidi nel decidere di farsi curare in mezzo a muffa e mattoni caduti.

Vi prego abbiate pietà di chi ha messo anima e corpo in quelle terme come la sottoscritta!

* * *

Gent. Dottoressa,
come può vedere la sua opinione, sia pur discutibile, è stata pubblicata.
LA REDAZIONE


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(22.5.17) LA VERSIONE DI SIMARI (Pasquale Simari) - Un impaziente assessore alle terme ci ha mandato ieri, in piena notte (ore 2 e passa), un articolo per chiarire alcune cose riguardo l'articolo di Domenico Distilo sulle terme apparso il giorno prima sul nostro giornale. Pretendeva una pubblicazione istantanea, senza concederci (in linea con la sinistra attuale) nemmeno il riposo domenicale. Pubblichiamo alfine il suo articolo con la risposta del nostro editore.

* * *


Ho letto con attenzione la ricostruzione "storica" delle concitate vicende che condussero alla privatizzazione delle Terme, che Domenico Distilo ha voluto offrire ai lettori di Galatro Terme News in contrapposizione a quella che, a suo dire, starebbero diffondendo i "fans" della Tromba (che ultimamente non godono delle sue simpatie, a differenza di quando militava - col rango di Assessore alle Terme - nell'Amministrazione Cuppari).

Ebbene, ferma restando l'esattezza delle premesse (nuova struttura incompleta, vecchio stabilimento fatiscente), il resto della sua narrazione mi sembra più orientato ad una consolatoria autoassoluzione che a una oggettiva descrizione dei fatti che portarono all'affidamento della gestione al duo Sayonara-Smedile.

Infatti, come ho già avuto modo di puntualizzare in un mio vecchio intervento su questo stesso organo di informazione, l'affidamento mediante trattativa privata è avvenuto a condizioni molto più sfavorevoli per l'ente rispetto a quelle che, in qualità di capogruppo della minoranza (dopo aver fatto ritirare - dietro minaccia di denuncia alla Procura della Repubblica - il primo testo proposto dalla maggioranza, in cui non era stata prevista alcuna garanzia per il Comune), avevo preteso fossero inserite nel bando di gara ad evidenza pubblica.

E che tale affidamento sia avvenuto con modalità poco chiare (ricordo che si parlò addirittura di una seconda offerta pervenuta al Comune ma "stranamente" non presa in esame) non lo dico io ma è scritto nero su bianco in un provvedimento della Procura della Repubblica di Palmi, che indagò sulla vicenda a seguito dei numerosi esposti presentati dall'ex Sindaco Bruno Marazzita.

Quanto poi al disciplinare allegato al bando (diverso da quello successivamente utilizzato in sede di trattativa privata) ricordo a Domenico che quasi tutte le modifiche da me proposte vennero cestinate con la motivazione che erano troppo sfavorevoli per il gestore privato e quindi avrebbero avuto un effetto dissuasivo nei confronti di eventuali aziende interessate a partecipare alla gara.

Chiarito, dunque, che la minoranza dell'epoca nulla ha a che spartire con l'affidamento a trattativa privata deciso - alle condizioni imposte dagli offerenti - dall'amministrazione in cui Domenico ricopriva un ruolo chiave, per onestà intellettuale non posso negare che i primi anni di gestione della Terme Service avevano indotto molti, me compreso, a credere che la scelta fosse stata tutto sommato positiva. Difatti, buona parte delle opere di completamento previste a scomputo del canone erano state realizzate e la struttura risultava ben avviata.

Purtoppo, come tutti ormai riconoscono, tali aspettative sono andate deluse. A partire dal 2006, infatti, la società concessionaria è entrata in una fase di crisi gestionale che ha, dapprima, visto uno dei soci uscire di scena a causa di un fallimento e, poi, dal 2011, ha registrato l'ingresso di un nuovo socio che, di fatto, ha preso le redini del comando della Terme Service esautorando il precedente amministratore (che, pur essendo ancora proprietario del 50% della società, nessuno ha più visto a Galatro), con i risultati che sono oggi sotto gli occhi di tutti.

In conclusione, caro Domenico, è vero che nel 2000/2001 c'erano poche alternative all'affidamento delle terme ai privati ma, fattelo dire da chi ha vissuto i fatti da una visuale privilegiata, quella trattativa privata grida ancora vendetta.

Pasquale Simari

* * *

Caro Pasquale,

premesso che non ho nulla di cui consolarmi, la Tromba di oggi è tutt’altra cosa da quella del ’97. In comune ha solo il nome ed assomiglia piuttosto alla variegata coalizione che sostenne Marazzita dopo la sconfitta dell’85, accompagnandolo sul viale del tramonto in un clima generale ammorbato da dosi massicce di intolleranza e fanatismo sparsi a profusione. Che oggi tra i militanti più esagitati della Tromba ci siano alcuni che quella stagione la vissero nel fronte opposto alla Tromba di allora non è necessariamente un caso né senza significato.

Quanto all’affidamento a trattativa privata diretta, questo non poteva non portare con sé “condizioni molto più sfavorevoli per l'ente”. Giungendo dopo due esperimenti di gara andati deserti, era inevitabile che le clausole venissero rese più elastiche. Inoltre, se i due esperimenti sono andati deserti con l’impostazione favorevole data da noi, cosa sarebbe successo con quella meno favorevole proposta da te?

E’ certo poi che, come minoranza (di allora), non c’entri nulla con l’atto amministrativo dell’affidamento. Che è stato fatto dal tecnico comunale a seguito ad una delibera di Giunta a sua volta frutto di un atto d’indirizzo del Consiglio approvato all’unanimità e dunque frutto della scelta di fondo dell’affidamento in gestione condivisa anche dalla minoranza (di allora).

Quanto infine alla poca chiarezza “messa nero su bianco” dalla Procura della Repubblica di Palmi, di cosa stiamo parlando? Quali sarebbero le modalità molto chiare per la conduzione di una trattativa diretta? Non essendosi ravvisate né illegittimità né illegalità, c’è da pensare che si tratti di formule buone per tutti gli usi.

In ultimo Pasquale, mettiti d’accordo con te stesso: se “nel 2000/2001 c'erano poche alternative all'affidamento delle terme ai privati”, come fa quella trattativa privata a “gridare ancora vendetta”? Non si può, dopo aver operato una scelta razionale, responsabile e “senza alternative” assecondare un sentimento popolare che si può comprendere ma non giustificare.

Domenico Distilo


Nella foto in alto: Terme di Galatro di notte.

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(23.5.17) BULLISMO E CYBERBULLISMO: TERRIBILE PIAGA DELLA NOSTRA SOCIETA' (Maria Francesca Cordiani) - La Camera dei Deputati ha finalmente, com’è noto, in questi giorni definitivamente approvato la proposta di legge sul cyberbullismo, già in precedenza approvata dal Senato della Repubblica, che a seguito della sua promulgazione e pubblicazione sarà legge dello Stato. Una normativa più che mai necessaria per arrestare o quantomeno temperare un fenomeno che non è marginale, ma costituisce ormai una terribile piaga della nostra società.

Negli ultimi anni sono infatti sempre più numerosi gli episodi di violenza che hanno come protagonisti minorenni. I mass media spesso ci danno notizia di atti di prepotenza compiuti soprattutto tra adolescenti, che talvolta hanno coinvolto anche adulti barbaramente colpiti a morte da minori. Episodi che colpiscono profondamente e che lasciano senza parole. Avvenimenti che devono far riflettere sui cambiamenti manifestati nel corso del tempo dalle giovani generazioni.

Tra i giovanissimi si è, infatti, fortemente radicata la legge del più forte. L’aggressività è vista cioè come un mezzo per dominare sugli altri. Il compagno di scuola, o in genere l’altro, non è più un amico, ma un soggetto da maltrattare ed importunare fisicamente e psicologicamente. L’uomo si sa, come diceva Aristotele, è un animale sociale, pertanto fin dalla tenera età tende a socializzare con i propri simili. Per tale motivo il singolo è spinto ad unirsi ai suoi coetanei, con cui condivide comportamenti, vizi e abitudini, costituendo alle volte in tal modo il “branco”, che incute paura e terrore a coloro i quali non concordano con i modi di fare del gruppo. Anzi purtroppo questo atteggiamento è talora la causa di gesti estremi da parte delle giovani vittime, che non riescono a ribellarsi ai soprusi subiti, o è causa di gravi patemi sofferti dagli adulti.

Razionalmente è difficile comprendere l’origine del bullismo. Forse il benessere, l’innovazione o la volontà di apparire? Sicuramente lo sviluppo del benessere sociale e del progresso tecnologico ha influito tantissimo sulla diffusione del fenomeno. Le immagini delle angherie vengono infatti diffuse sui social network. Anzi ciò fino ad oggi ha costituito quasi un gioco per gli adolescenti. Tutto questo non può che far rabbrividire. Ma ancor più deve far venire la pelle d’oca e meditare l’indifferenza che a volte avvolge e circonda questi avvenimenti.

Gli ammonimenti, le sanzioni e i percorsi rieducativi previsti dalla nuova legge dovrebbero in futuro contribuire a debellare il cyberbullismo. Ma tali punizioni saranno sufficienti ad eliminare questo tormento sempre più diffuso nella nostra popolazione? Forse sarebbe utile estendere il suddetto provvedimento legislativo anche alle altre forme di bullismo, che non vengono trasmesse on-line. Un altro deterrente potrebbe essere costituito dalla riduzione del limite di età per l’imputabilità. In ogni caso le nuove norme costituiscono senz’altro un punto di partenza nella lotta contro il fenomeno.

Certamente sarà altresì necessario il fondamentale intervento educativo dei genitori. I casi di brutalità sono pure espressione della mancanza di dialogo tra genitori e figli. Una maggiore attenzione da parte dei padri e delle madri sulle abitudini e sulle manie dei propri discendenti potrebbe, perciò, probabilmente contribuire ad arginare il fenomeno.

In ogni caso, si spera che le nuove disposizioni legislative siano idonee a far desistere i “bulli” dal compiere abusi e prevaricazioni.


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(28.5.17) GENT. DOTT.SSA CAPPUCCIO, RICONFERMO QUANTO SCRITTO SUL DEGRADO DELLE TERME (Caterina Sigillò) - Ho letto la discutibile affermazione dell’ex direttrice riguardo il “falso” degrado delle Terme. Riconfermo ciò che ho scritto a tal proposito, poiché non mi sono “limitata” a leggere “parole” bensì ho visto delle fotografie in cui si notava evidentemente uno stato pietoso.

Non ho mai pensato che gli utenti fossero “masochisti” o “stupidi”, purtroppo però, ignari di quelle condizioni! Sicuramente ci si pone la domanda di come non si siano accorti. Anche per questo vorrei fare un esempio semplice ma “dimostrativo”: se un ospite viene a farmi visita ed ho la cucina in disordine, lo invito in soggiorno e viceversa. Quindi non facciamo come il “cane che si morde la coda”, assumiamoci le nostre responsabilità.

Prima di concludere, porgo i saluti alla Redazione a cui va la mia stima per la metodologia imparziale con cui, da parecchi anni, ci informa sull’andamento del paese.


Soffitto alle Terme di Galatro, così come lasciato dall'ex gestore.


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(28.5.17) LETTERA APERTA AL SINDACO DI GALATRO (Francesco Orlando Distilo) - Egregio Signor Sindaco,

nonostante abbia cercato, in maniera riservata, di fare in modo che l’Amministrazione Comunale, da Lei guidata, potesse raddrizzare la barra ed evitare i pasticci che, secondo me, state combinando con le Terme e, considerando che state addirittura perseverando, mi tocca informare i galatresi, che dalle Terme si aspettano un rilancio economico e sociale, su quello che effettivamente sta succedendo.

Per prima cosa informo i cittadini di Galatro che ho chiesto, per il tramite della Segretaria, l’annullamento “in autotutela” della delibera del Consiglio Comunale nr. 15 del 27/04/2017 avente per oggetto: gestione delle terme - determinazioni.

Le motivazioni, poste a base della mia richiesta, le potranno leggere nella lettera da
scaricare dall’apposito link messo a disposizione da questa testata giornalistica.

Lettera che è bene dirlo, ho inviato anche a Lei, all’assessore con delega alle Terme nonché al capogruppo della minoranza.

Ciò nonostante, vi avviate a fare una variazione di bilancio e un bando per assumere 4 medici. E su questo tornerò a breve.

Intanto mi auguro, per Galatro ed i galatresi, che qualcuno dei vostri avvocati (pagati con soldi pubblici) che vi seguono nelle vicende delle Terme, o anche quelli che vi seguono nella vicenda delle Royalty della Centrale elettrica, possa smentire le mie conclusioni sulla illegittimità della delibera summenzionata.

A proposito di Royalty, consiglierei di stanziare sulle Terme anche quei crediti. Tanto è un bilancio previsionale e qualcuno li dovrà pur pagare queste Royalty. Li pagherà o la società che gestisce la centrale o voi amministratori come danno erariale.

Dicevo sulla variazione di bilancio. È mia impressione, ma potrei sbagliarmi, che state partorendo atti con il precipuo scopo di dare fumo negli occhi e continuare ad illudere i galatresi. La vicenda della variazione di bilancio ha dell’assurdo e ne spiego il perché.

Dal prospetto allegato alla Delibera di Giunta nr. 32 del 04/05/2017 si evidenziano le seguenti voci:

ENTRATE:
PROVENTI PRESTAZIONI TERMALI - Euro 400.000,00

USCITE:
ACQUISTO DI BENI E SERVIZI - Euro 163.800,00 (-)
MANUTENZIONE IMMOBILE TERME - Euro 186.200,00 (-)
SPESE PER PRESTAZIONI DI LAVORO DIPENDENTE - Euro 50.000,00 (-)

TOTALE A PAREGGIO Euro 400.000,00

Poi state per fare un bando per l’assunzione di 4 medici senza la dovuta copertura finanziaria.

A scanso di equivoci, faccio presente che le retribuzioni dei medici, qualora ci saranno, verranno classificate come “redditi di lavoro autonomo”.

La vicenda mi fa venire in mente l’apologo di Menenio Agrippa. Per quanti non lo conoscessero consiglio di consultare Wikipedia dove è sintetizzato al meglio.

In sostanza ci sarà un bando per assumere i medici, mentre non si farà per la manodopera specializzata? Come se i dipendenti comunali che verranno impiegati temporaneamente abbiano già le competenze necessarie per lavorare alle Terme.

Facendo i conti della massaia, un medico costerà almeno 2.500 euro lordi che moltiplicati per quattro sono 10.000,00 euro al mese, per cinque mesi, si avrà una spesa per prestazioni di lavoro autonomo per Euro 50.000,00 che, è bene ribadirlo, sono senza copertura finanziaria.

Allora Le chiedo, Signor Sindaco, perché necessariamente quattro e non solamente due? Con i soldi risparmiati ed aggiungendo un modesto importo, potrebbe assumere 4 ex dipendenti delle Terme, i quali, oltre a ritornare ad essere occupati e non più disoccupati, sono una preziosa risorsa viste le competenze acquisite nel corso degli anni.

Le chiedo, ancora, di informare l’assessore che gli unici competenti per riportare le Terme al Comune sono gli Amministratori e non un privato qualsiasi. Mi è stato riferito che con livore, battendo i pugni sul tavolo, autoproclamava la stessa Amministrazione quale unica entità che avesse a cuore il destino delle Terme.

Lo informi pure che il sottoscritto si è offerto di fare da intermediario con due gruppi che si occupano di termalismo e che avevo anche detto che solamente la governance sarebbe stata non galatrese mentre tutto il personale sarebbe stato indigeno. Lo informi pure che Lei non si è degnato di dire: no grazie, la proposta non ci interessa.

Se è vero, e non ho motivo di dubitare, che Lei ha a cuore il destino delle Terme e il rilancio occupazionale dei galatresi, perché non ha aderito alla proposta del consigliere Migali per la fondazione interamente a capitale pubblico?

Ci dica chi sono i privati che dovrebbero entrare nella fondazione. Ci dica se ci siano stati accordi preelettorali con qualche privato.

So già che farà cadere nel vuoto le mie domande, perché come dice il saggio: interrogato, il morto non rispose.

Non la stimo e so che la cosa è reciproca, ma poco importa. L’unica cosa che mi sta a cuore è la trasparenza e la legittimità degli atti, affinchè i galatresi possano, con pieno titolo, dire che le Terme di Galatro sono e saranno le proprie terme.

Forza Galatro

Francesco Distilo

Visualizza la richiesta di annullamento delibera (PDF) 175 KB

Nella foto in alto: Terme di Galatro, piscina di sera.

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(2.6.17) RISPOSTA A CATERINA SIGILLO' (Carmen Cappuccio) - Mi spiace davvero per questa situazione. Il mio punto di vista è prettamente lavorativo e non personale nei confronti di nessuno. Amo il vostro paese, così genuino, con gente davvero di cuore.

Il gestore "Terme Service" con me è stato impeccabile. Se mi ha accolto nel salone non vuol dire che a breve avrebbe reso la cucina linda e profumata. Sono molto addolorata da tanta cattiveria che sta portando a galla questa situazione.

Dopo tanta esperienza troverò altre strutture termali dove lavorare, ma con rammarico perché Galatro ha delle forti potenzialità ed è un riscatto per il sud Italia. Dica a chi di dovere di non lasciarle marcire perché sarebbe davvero un peccato.

Buona vita a lei ed a tutti i galatresi.


Terme di Galatro: piscina.


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(2.6.17) GIOVANNI FALCONE: UN'ICONA NELLA GUERRA CONTRO LA CRIMINALITA' (Maria Francesca Cordiani) - Il 23 maggio 1992, com’è noto, nella strage di Capaci moriva l’insigne Giudice Giovanni Falcone insieme alla moglie ed agli uomini della sua scorta. Un magistrato che palesemente fece della lotta alla malavita la sua più importante ragione di vita. Un rappresentante della giustizia che durante la sua esistenza portò avanti una lunga e difficile battaglia contro la mafia. Un’icona nella guerra dello Stato contro la criminalità. Fu Lui infatti ad istruire probabilmente il più grande maxiprocesso contro Cosa nostra, che coinvolse centinaia di imputati. Un giudice che ha lavorato per costruire una società nuova basata sull’onestà e sulla rettitudine.

Ma durante questi lunghi anni cosa è cambiato nel nostro Paese? L’Italia sembra ancora essere divisa in due: da un lato continua l’ondata di delitti, anche se secondo alcune indagini statistiche i reati sono diminuiti rispetto ai decenni precedenti; dall’altro c’è la voglia di sconfiggere la mafia e ricostruire un corpo sociale nuovo. Ciò sull’esempio di uomini come gli esimi giudici Falcone e Borsellino che hanno tramandato ai posteri valori fondamentali su cui si basa il nostro stato di diritto, ovvero legalità e giustizia.

A tal proposito la professoressa Falcone, sorella del Giudice, in una intervista pubblicata su un settimanale citava alcune indicative parole dette dal fratello, che si riportano testualmente: «A questa città vorrei dire: gli uomini passano, le idee restano, restano le loro tensioni morali, continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini.» Un importante messaggio per tutti coloro che a volte anche a rischio della propria incolumità continuano a contrastare l’illegalità.

Un autorevole insegnamento emerge altresì dalle varie manifestazioni che ogni anno si svolgono contro la malavita. Tra le più recenti quella tenutasi a Locri in occasione della giornata della memoria organizzata dall’associazione "Libera" fondata da Don Luigi Ciotti, dove tantissimi giovani si sono ritrovati per dire no alla mafia, durante la quale nacque lo slogan “siamo tutti sbirri”, contro l’omertà e la paura. Emblematico è anche il raduno annuale dei numerosi ragazzi nell’aula bunker del Tribunale di Palermo in occasione della Giornata della legalità, in ricordo appunto del pregiatissimo giudice.

Avvenimenti da cui traspare la volontà, soprattutto delle nuove generazioni, di dire no alla delinquenza per una società senza corrotti né corruttori. Ed è proprio da loro che deve risorgere un’Italia nuova, senza più spargimenti di sangue, perché i giovani saranno gli uomini di domani. A tal proposito fondamentale è il ruolo delle famiglie e della scuola, formazioni sociali in cui gli individui crescono e maturano.

Particolarmente toccanti e strazianti sono state poi le parole della moglie di uno degli uomini della scorta, che al tempo della carneficina disse: «Io vi perdono ma vi dovete inginocchiare.» Perdono e pentimento sono infatti i punti di partenza da cui partire per una società migliore.

Nella foto: il giudice Giovanni Falcone.


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(9.6.17) COMUNI CHE SPENDONO MOLTO ED OFFRONO POCO: GALATRO (Vito Crea) - Un recente studio, basato su dati del 2013 e riguardante la capacità dei comuni calabresi di soddisfare la domanda di servizi espressa dai cittadini, ha evidenziato delle inefficienze tra la spesa effettuata e i servizi offerti dal nostro comune.

Lo studio fa riferimento a due indicatori: la differenza esistente tra la spesa storica e i fabbisogni standard e la differenza tra i servizi effettivi e quelli standard.

In base a tali variabili, ogni comune si può posizionare su uno dei 4 casi ammissibili:

1) spende molto e offre molto; (comune "sopra livello")

2) spende poco e offre molto; (comune "virtuoso")

3) spende poco e offre poco; (comune "sotto livello")

4) spende molto e offre poco (comune "non virtuoso")
.

Il nostro amatissimo comune dove poteva posizionarsi? Facile! Nell’ultimo caso ammissibile e cioè spende molto e offre poco (comune "non virtuoso").

Le variabili utilizzate riguardano, innanzitutto, il costo storico che è il valore della spesa corrente per ciascun servizio impegnata nell’ultimo bilancio dell’ente e i fabbisogni standard che rappresentano le reali necessità finanziarie di un ente locale in base alle proprie caratteristiche territoriali e agli aspetti socio-demografici della popolazione residente.

I servizi dei comuni per i quali è stato calcolato il fabbisogno standard sono i seguenti: ufficio tributi, ufficio tecnico, anagrafe, servizi generali (organi istituzionali e amministrazione), viabilità, trasporto pubblico locale, verde pubblico, gestione dei rifiuti, servizi sociali, asili nido, polizia locale, istruzione pubblica.

Dove si posizionano i comuni calabresi? La distribuzione evidenzia che la maggior parte dei comuni calabresi offrono di meno rispetto allo standard spendendo di meno rispetto allo stesso, tale “gruppo” viene definito “sotto livello”.

Ben 258 comuni(63% del totale) sono classificabili “sotto livello”. All’estremo opposto, 21 comuni sono “sopra livello”, che vuol dire che offrono dei servizi superiori allo standard con livelli di spesa maggiori del fabbisogno standard. Inoltre, in 94 comuni si offrono pochi servizi e si spende di più dello standard e sono i cosiddetti comuni “non virtuosi”. Infine, solo 26 comuni mostrano un potenziale comportamento virtuoso in quanto offrono più servizi spendendo di meno.

Da quanto emerso è utile dire che non è possibile considerare inefficiente il caso in cui la spesa maggiore dello standard sia associata ad un livello elevato di servizi offerti, ma è preoccupante il caso in cui un ente offra servizi inferiori allo standard con una spesa maggiore.

Galatro rientra nei comuni “non virtuosi” (spende molto e offre poco) e questo porta a delle riflessioni:

1) Come mai si parla di comune “modello” e vengono offerti servizi ai cittadini inferiori allo standard?

2) Come mai, nonostante tali servizi siano inferiori allo standard, si spende molto?

La risposta a mio avviso è semplice e riguarda l’incapacità di gestione delle risorse da parte degli amministratori, perché chi spende più risorse rispetto a comuni come Feroleto della Chiesa (che si posiziona nei comuni che spendono poco e offrono poco), preso da molti come parametro per esaltare il nostro Paese, e offre gli stessi o anche minori servizi, sa solo sperperare.

Ecco l'elenco dei comuni calabresi così come si posizionano in base alla spesa ed ai servizi che offrono:

Comuni Calabresi “sopra livello” (spendono molto e offrono molto)
Bova, Celico, Ciminà, Santa Maria del Cedro, Cortale, Scigliano, Firmo, Jacurso, Laganadi, Lappano, Mandatoriccio, Martirano Lombardo, Melissa, Panettieri, Pedace, Rende, Ricadi, Rocca Imperiale, San Fili, Sellia, Serra Pedace.

Comuni Calabresi “virtuosi” (spendono poco e offrono molto)
Aprigliano, Bagnara Calabra, Belsito, Capistrano, Casole Bruzio, Conflenti, Pianopoli, Fiumefreddo Bruzio, Gizzeria, Grisolia, Limbadi, Marzi, Nocara, Olivadi, Paterno Calabro, Placanica, Roccella Ionica, San Pietro di Caridà, Santa Severina, Santo Stefano di Rogliano, San Vincenzo La Costa, Soveria Mannelli, Spezzano della Sila, Tortora, Zagarise, Lamezia Terme.

Comuni Calabresi “sotto livello” (spendono poco e offrono poco)
Acquaro, Acri, Africo, Aieta, Albidona, Alessandria del Carretto, Altomonte, Amato, Amendolara, Andali, Anoia, Antonimina, Ardore, Arena, Argusto, Badolato, Bagaladi, Belcastro, Belvedere di Spinello, Belvedere Marittimo, Benestare, Bianco, Bivongi, Borgia, Botricello, Bovalino, Bova Marina, Briatico, Brognaturo, Buonvicino, Caccuri, Camini, Campo Calabro, Canna, Canolo, Caraffa di Catanzaro, Cardinale, Careri, Cariati, Carlopoli, Carolei, Casabona, Castelsilano, Cassano all'Ionio, Castiglione Cosentino, Castrovillari, Catanzaro, Cerchiara di Calabria, Cerenzia, Cerva, Cervicati, Cessaniti, Cetraro, Chiaravalle Centrale, Cicala, Cinquefrondi, Cirò, Cirò Marina, Cittanova, Cleto, Condofuri, Corigliano Calabro, Cosenza, Crotone, Cotronei, Cropani, Crucoli, Curinga, Dasà, Decollatura, Dinami, Dipignano, Domanico, Fabrizia, Fagnano Castello, Falconara Albanese, Falerna, Feroleto della Chiesa, Filadelfia, Filandari, Filogaso, Fiumara, Fossato Serralta, Montebello Ionico, Francavilla Angitola, Francavilla Marittima, Francica, Frascineto, Fuscaldo, Gasperina, Gerace, Locri, Gerocarne, Giffone, Gimigliano, Gioia Tauro, Gioiosa Ionica, Girifalco, Grotteria, Guardavalle, Ionadi, Isca sullo Ionio, Isola di Capo Rizzuto, Joppolo, Lago, Laino Borgo, Lattarico, Laureana di Borrello, Longobardi, Luzzi, Magisano, Maida, Maierà, Maierato, Malvito, Mammola, Mangone, Marano Marchesato, Marcedusa, Marina di Gioiosa Ionica, Martirano, Melicucco, Mendicino, Mesoraca, Miglierina, Mileto, Molochio, Monasterace, Mongiana, Mongrassano, Montalto Uffugo, Montauro, Montepaone, Monterosso Calabro, Morano Calabro, Mormanno, Mottafollone, Motta San Giovanni, Motta Santa Lucia, Nardodipace, Nicotera, Oppido Mamertina, Oriolo, Orsomarso, Palermiti, Palizzi, Palmi, Paola, Parenti, Parghelia, Pazzano, Pedivigliano, Petilia Policastro, Petrizzi, Petronà, Piane Crati, Pietrafitta, Pietrapaola, Pizzo, Pizzoni, Platania, Platì, Polia, Polistena, Portigliola, Samo, Rizziconi, Roccabernarda, Rocca di Neto, Roggiano Gravina, Roghudi, Rogliano, Rombiolo, Rosarno, Rose, Rossano, Rota Greca, Rovito, San Benedetto Ullano, San Calogero, San Cosmo Albanese, San Costantino Calabro, San Demetrio Corone, San Floro, San Giorgio Albanese, San Giorgio Morgeto, San Giovanni in Fiore, San Gregorio d'Ippona, San Lorenzo, San Lorenzo Bellizzi, San Luca, San Lucido, San Marco Argentano, San Martino di Finita, San Mauro Marchesato, San Nicola dell'Alto, San Nicola da Crissa, San Pietro in Amantea, San Pietro in Guarano, San Roberto, San Sostene, San Sosti, Santa Caterina dello Ionio, Santa Cristina d'Aspromonte, Santa Domenica Talao, Sant'Agata di Esaro, Sant'Andrea Apostolo dello Ionio, Santa Sofia d'Epiro, Sant'Eufemia d'Aspromonte, Sant'Ilario dello Ionio, Sant'Onofrio, San Vito sullo Ionio, Saracena, Satriano, Scala Coeli, Scido, Scilla, Sellia Marina, Seminara, Serra San Bruno, Serrastretta, Serrata, Sersale, Settingiano, Siderno, Simeri Crichi, Sinopoli, Sorbo San Basile, Sorianello, Soveria Simeri, Spadola, Spezzano Albanese, Spilinga, Squillace, Staiti, Stefanaconi, Stilo, Strongoli, Taurianova, Taverna, Terranova da Sibari, Tiriolo, Torano Castello, Torre di Ruggiero, Trebisacce, Trenta, Umbriatico, Vaccarizzo Albanese, Vallelonga, Varapodio, Vazzano, Verbicaro, Verzino, Zaccanopoli, Zambrone, Zumpano, Zungri, San Ferdinando.

Comuni Calabresi “non virtuosi” (spendono molto e offrono poco)
Acquaformosa, Acquappesa, Agnana Calabra, Aiello Calabro, Albi, Altilia, Amantea, Amaroni, Belmonte Calabro, Bisignano, Bocchigliero, Bonifati, Brancaleone, Bruzzano Zeffirio, Calanna, Calopezzati, Caloveto, Campana, Candidoni, Caraffa del Bianco, Cardeto, Carfizzi, Carpanzano, Casignana, Castrolibero, Caulonia, Castroregio, Cellara, Cenadi, Centrache, Cerisano, Cerzeto, Civita, Cosoleto, Cropalati, Crosia, Cutro, Delianuova, Drapia, Feroleto Antico, Ferruzzano, Figline Vegliaturo, Gagliato, Galatro, Grimaldi, Guardia Piemontese, Laino Castello, Longobucco, Lungro, Malito, Marano Principato, Marcellinara, Maropati, Martone, Melicuccà, Melito di Porto Salvo, Montegiordano, Vibo Valentia, Nocera Terinese, Pallagorio, Paludi, Papasidero, Pentone, Plataci, Praia a Mare, Reggio di Calabria, Riace, San Basile, San Donato di Ninea, Sangineto, San Giovanni di Gerace, San Lorenzo del Vallo, San Mango d'Aquino, San Pietro a Maida, San Pietro Apostolo, San Procopio, Santa Caterina Albanese, Sant'Agata del Bianco, Vallefiorita, Santo Stefano in Aspromonte, Savelli, Scalea, Scandale, Serra d'Aiello, Soriano Calabro, Soverato, Spezzano Piccolo, Stalettì, Stignano, Tarsia, Terranova Sappo Minulio, Terravecchia, Tropea, Villa San Giovanni.


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