(9.11.13) FRANCESCA CREA NON VA ANCORA A SCUOLA - La vicenda della figlia di Vito Crea, di fatto privata del diritto costituzionale all’istruzione, sembra essere giunta ad una svolta. L’ufficio scolastico regionale ha infatti disposto un’indagine conoscitiva che, si spera, dovrebbe fare chiarezza sugli errori commessi e indicare una ormai improcrastinabile soluzione del problema.
Nel frattempo il Dirigente scolastico non demorde: dopo dieci giorni di pensamenti e ripensamenti pare che non abbia trovato di meglio che riaffidare Francesca a un’insegnante che in una precedente esperienza con la bambina, in seconda elementare, aveva evidenziato un’incompatibilità conclamata con la famiglia. Con la conseguenza che Francesca sarà trattenuta a casa, in violazione dell’obbligo di legge a frequentare la scuola.
Questo anche se a stare a casa la bambina soffre moltissimo. Con l’aiuto dei due fratellini, Guido e Caterina, ha scritto al ministro dell’istruzione, Maria Chiara Carrozza, esprimendogli il desiderio di andare a scuola. La segreteria particolare ha risposto, a stretto giro di posta, che il ministro prenderà a cuore il problema. La famiglia è perciò in attesa di un tempestivo intervento in grado di sbloccare una situazione che rappresenta un potente fattore di stress per genitori e fratelli ma, soprattutto, per la stessa involontaria protagonista di una vicenda che a chiunque la si racconti appare surreale.
Vicenda che ora ha preso a fare molto rumore. Alcuni parlamentari di diverse parti politiche si sono interessati al caso e nei prossimi giorni saranno presentate delle interrogazioni parlamentari. Non giuste ma sacrosante! Anche se l’unica cosa che interessa, a questo punto, è che il diritto di Francesca all’istruzione venga ristabilito, prima che la sua salute psichica abbia a risentirne. Chi rifonderebbe il danno e, soprattutto, chi sarebbe in grado di ripararlo?
Il sottoscritto, Vito Crea, padre di Francesca, comunica che a seguito della battaglia intrapresa per il riconoscimento della dignità e del diritto allo studio della propria figlia, dopo circa un mese in cui si è profuso in un impegno costante e giornaliero e dopo aver constatato numerosi e repentini capovolgimenti di fronte con disconoscimento di accordi e soluzioni faticosamente trovate, dovendo provvedere al mantenimento della propria famiglia – Francesca, altri due figli minori e la propria moglie – il tutto solo ed esclusivamente tramite il proprio lavoro, e ovviamente senza rendita alcuna dalla quale attingere, in data odierna, investendo del caso la massima autorità dello Stato, ovvero il Presidente della Repubblica Italiana, ritiene di aver posto in essere tutte le iniziative di cui può disporre un cittadino di un Paese civile quale è l’Italia. Nonostante tutto ribadisce la propria fiducia nelle Istituzioni e confida in un solerte riscontro.
Riguardo l’istruzione di Francesca, al momento l’unica possibilità a disposizione mia e della mia famiglia non può che essere di provvedere con mezzi propri a tutte le necessità del caso, vista e considerata l’incapacità dell’Istituzione Scolastica a recepire e quindi risolvere la problematica in essere. Preso atto della estromissione di fatto di Francesca dal diritto allo studio finchè non sarà prospettata una soluzione al problema, il sottoscritto non ritiene di intravedere azioni alternative all’educazione attraverso canali privati.