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1.7.16 - Un pamphlet di Ruggero Grio: Dolce Patria
Domenico Distilo

15.6.16 - Un libro di Filippo D'andrea: Passo dopo passo, al margine dell'esistenza

Federica Crea

29.7.16 - I fetenti

Biagio Cirillo

1.8.16 - Infinitesimi e infiniti: il paradosso di Achille e della tartaruga

Pasquale Cannatà

23.9.16 - Importante premio vinto da Diana Manduci


12.10.16 - Rocco Giuseppe Tassone vince il Poem Academy Awards

28.11.16 - Omaggio alla Scalinata


6.12.16 - Dicono che è solo letteratura

Pasquale Cannatà

16.12.16 - In ricordo di mia moglie

Filippo Cirillo

19.12.16 - Settimana di Calabria e della Cucina italiana a Buenos Aires

Pina Lamanna

23.12.16 - Mi ndi futtu

Biagio Cirillo

25.12.16 - Sempre in auge i presepi di Peppino Trimboli


30.12.16 - Osc Innovation per la robotica dell'intrattenimento





(1.7.16) UN PAMPHLET DI RUGGERO GRIO: DOLCE PATRIA (Domenico Distilo) - Il nome e l’idea della patria hanno conosciuto alterne fortune. Dall’esaltazione eroica della Grecia antica e di Roma alla declinazione esclusivamente cittadina del Medioevo, alla pressoché totale scomparsa nei secoli a partire dal Rinascimento fino al Settecento illuministico e cosmopolita, alla successiva rifioritura romantica e all’esasperazione nazionalistica nelle guerre del Novecento. Sull’attualità del valore della patria s’interroga ora Ruggero Grio (Dolce Patria, Laruffa editore, 2016, pp. 76), non senza intendimenti polemici nei confronti di chi oggi, forse per assecondare lo spirito mercenario della globalizzazione, nega tale valore disconoscendo la realtà che lo sostanzia.
L’agile libretto del medico polistenese (invero calabro-piemontese, avendo trascorso nella “fredda” Torino gli anni dall’ingresso all’università alla conclusione di una luminosa carriera di medico-ginecologo e docente universitario), alla seconda prova letteraria dopo
La mia Vita (fu così che mi feci medico), ricostruisce la storia del patriottismo italiano contemporaneo, a partire dall’epoca romantica, attraverso brevi ma densi profili di uomini e vicende che hanno reso il Belpaese qualcosa di molto di più e di molto diverso da una semplice “espressione geografica”, definizione con cui il cancelliere austriaco Metternich avrebbe inteso sottolinearne l’inconsistenza politica e l’immaturità delle aspirazioni unitarie.
Dai profili - che appaiono tracciati d’impulso, probabilmente dettati da una motivazione tanto occasionale quanto cogente - emergono, inevitabilmente, l’origine e la qualità peculiare dell’ispirazione dell’autore, la cui educazione al valore della patria, probabilmente già delineatasi con la formazione umanistica ricevuta presso il liceo classico “Gerace” di Cittanova, ha preso forma compiuta con le passioni parallele per Mazzini e Campanella, coltivate a latere rispetto a quella per la medicina ma col metodo e l’acribia degne di uno specialista.
Passioni e studi che in Ruggero Grio rappresentano il background, il retroterra di quella che i tedeschi chiamano Weltanschauung, visione del mondo, certo da non intendersi quale statica e pura contemplazione ma essenzialmente quale chiave di lettura della realtà e guida per l’azione, giusto l’insegnamento del Mazzini che, com’è noto, si compendiava in tre celebri diadi: pensiero e azione, educazione ed insurrezione, unità e repubblica.
Che Mazzini sia il centro di gravità di questa ispirazione e di questa Weltanschauung Grio non ha del resto neppure bisogno di dirlo espressamente: bastano il bel ritratto del patriota genovese nella prima di copertina e i capitoli dal IV al VII, che si possono leggere come una celebrazione del mazzinianesimo quale fulcro e principale motore del patriottismo italiano. Giudizio certo non peregrino se si pensa che senza Mazzini e i mazziniani il Risorgimento non avrebbe avuto quella spinta ideale che ha reso possibile, col subentrare dell’iniziativa dal basso dopo Villafranca, il compiersi del processo unitario.
La peculiarità o se vogliamo la diversa qualità delle idee mazziniane sta nel fatto che esse, molto più di quelle dei moderati e dei primi socialisti, erano pensate in vista dell’azione, erano cioè idee-azioni che, non a caso, portarono molti adepti della Giovane Italia o comunque seguaci di Mazzini a non esitare di fronte alla prospettiva del sacrificio estremo. Basti pensare ai fratelli Bandiera, a Carlo Pisacane, a Felice Orsini e a tanti altri eroi imbevuti proprio delle idee di colui che, per l’afflato religioso che lo animava, venne definito “apostolo” e, ironicamente da Marx, “papa Mazzini”. Idee che consentono di costruire un ponte ideale con i giovani e giovanissimi caduti della Prima guerra mondiale e con le vicende recenti e meno recenti nelle quali il patriottismo italiano è rifulso, vicende che nel libro sono ben raccontate e che aspettano di essere integrate in una annunciata imminente, prossima seconda edizione.
Nella quale l’autore dovrà sciogliere due nodi: la revisione di un giudizio sulla monarchia sabauda che tenga conto (giustamente) dei meriti ma anche dei demeriti - dallo stravolgimento dello Statuto albertino lasciato perpetrare al fascismo all’avallo alle leggi razziali alla vergognosa fuga da Roma dopo l’armistizio dell’8 settembre - e il ruolo giocato dalla Resistenza (non a caso definita un secondo Risorgimento) nella ricostruzione dell’idea di Patria.

Nella foto: copertina del libro "Dolce Patria" di Ruggero Grio.

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(15.7.16) UN LIBRO DI FILIPPO D'ANDREA: PASSO DOPO PASSO, AL MARGINE DELL'ESISTENZA (Federica Crea) - La reviviscenza della richiesta religiosa odierna, pur nelle evidenti contraddizioni, è situata nel fenomeno di una grande sete di Verità. “L’uomo – come ricorda Papa Benedetto XVI – non può vivere senza questa ricerca di verità su se stesso, che cosa sono io, per che cosa devo vivere – verità che spinga ad aprire l’orizzonte e ad andare al di là di ciò che è materiale, non per fuggire alla realtà, ma per vivere in modo più vero, più ricco di senso e di speranza, e non solo nella superficialità”.
Dunque, cercare il mistero che sottostà a questa realtà in cui viviamo è un passo importantissimo per la costruzione di un cammino che, alla luce del volume di Filippo D’andrea, Passo dopo passo, al margine dell’esistenza, (Centro Ricerche Personalistiche della Calabria, Lamezia Terme, 2014) conduce ad un’autentica ricerca di senso esistenziale.
E’ un libro che offre alla persona un’esperienza interiore profonda e concreta.
A riguardo scrive l’Autore: “C’è un mistero in cui credente e non credente si ritrovano vicini: il dubbio della fede; c’è un mistero dentro l’uomo che si sfiora solo nel silenzio”.
La persona che si trova al margine della propria esistenza non è, certamente, un utopista, priva di ragione, che vive in un suo piccolo microcosmo. La ricerca di profondità di senso esistenziale da tradurre in atteggiamenti concreti nella sua vita è conseguenza logica della sua fede, per cui afferma ancora il prof. D’Andrea: “Realisti ma non rassegnati”.
Questo pensiero letto in sintonia con la definizione di fede che dà san Paolo: “La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono” (Eb 11.1), mi spinge a potere riflettere, parafrasando, che la fede, dono meraviglioso di Dio, è ciò che in noi genera la certezza che oltre il presente, il visibile, c’è un’altra realtà che ci è assicurata.
Convengo con Filippo D’andrea sul fatto che “bisogna lasciarsi portare, sempre e solo, dalla propria coscienza, dove vivono l’anima e l’intelletto”. Ed è proprio in coscienza che sento di dover fare mia l’affermazione di Benedetto XVI, secondo il quale “Solo nella verità la Carità risplende e può essere autenticamente vissuta. La verità è luce che dà senso e valore. Questa è, a un tempo, quella della ragione e della fede, attraverso cui l’intelligenza perviene alla verità naturale e soprannaturale della Carità ….. senza Verità, la Carità scivola nel sentimentalismo” (Caritas in Veritate).
La parte del volume dedicata ai “pensieri” si apre con un frammento che così recita: “Lo sguardo di umiltà apre alla bellezza profonda della semplicità e della comprensione dell’umano nel suo mistero di trascendenza”. Viene dato rilievo all’esperienza dell’interiorità, di cui il silenzio è condizione importante per purificare le proprie intenzioni, amare senza trarne alcun vantaggio, per svuotarsi dai pregiudizi perché, come dice Simone Weil: “La grazia colma, ma può entrare soltanto là dove c’è un vuoto a riceverla” (L’ombra e la grazia, p. 23).
In questo senso, pare che chi si incammina alla ricerca di senso ha piena consapevolezza che la sua vita si gioca su due dimensioni, quella fisica (fisica-tempo) in cui è immerso per un determinato tratto e in un’altra dimensione che non ha né tempo, né spazio e per questo non può essere vista con questi occhi che servono in questa realtà. Ci vuole un occhio particolare: l’occhio dell’anima, la fede, appunto.
La persona che passo dopo passo vive al margine dell’esistenza ha il coraggio di dire a se stesso ed al mondo che è incompiuto il pensiero dell’uomo ad una sola dimensione, ossia dell’uomo solo terrestre, che bada solo alle cose materiali, solo vincolato all’esperienza sensibile, all’uomo che afferma: Io credo solo a ciò che vedo, tocco, calcolo, esperimento: con l’esclusione automatica di Dio, della dimensione spirituale e del soprannaturale.
L’Autore aggiunge, inoltre, che “la fede è anche accettare di restare in sospeso; la fede è fiducia che vi è un orizzonte verso cui andare”. Accettare il mistero della Verità, significa quindi completare il quadro della realtà, significa non precludersi la strada a comprendere tutta la realtà. Chi dice a priori: Dio non esiste, il soprannaturale è un’invenzione fantastica, si chiude da se stesso la strada a contemplare quello che c’è oltre la piccolissima porzione delle cose visibile, delle cose palpabili, delle cose misurabili.
Dalla lettura del volume di Filippo D’Andrea ne deduco altresì che, oltre la realtà visibile ad occhio nudo, oltre le conclusioni della nostra ragione, oltre le piccole misure dei nostri sensi, c’è qualcosa d’altro, anzi di più. La persona credente che si trova al margine della propria esistenza certamente è chiamato a rispettare le varie posizioni, ed anche quelle di chi non ammette Dio, né la fede in Lui.
Il professor D’Andrea ha messo in copertina una pittura della moglie Elvira, opera su vetro dal titolo “Bellezza al margine”, realizzata nel 1979.

La recensione di Federica Crea è apparsa il giorno 27 giugno 2016 sul quotidiano online LameziaClick, su 247.libero.it e su geosnews.com.

Nella foto: la copertina del volume di Filippo D'andrea.


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(29.7.16) I FETENTI (Biagio Cirillo) - Buongiorno a tutti.
A qualche settimana dalle ferie, forse per accorciare un po l'attesa, mi è venuta la voglia di pubblicare una delle mie poesie ancora nel cassetto.
Saluto e ringrazio la redazione.

  I fetènti

'Nta tuttu u mundu esìstinu i fetènti,
si pénzanu patri eterni, ma non su nenti,
si fannu la ragiùni a tutti i costi
scartàndusi a piacìri i megghiu posti.

U Signuri dezzi tuttu lu potèri
a omani chi 'nto pettu non hannu cori,
ti tèninu ligàtu cu li sordi,
hannu l'occhi chiusi ma non su orbi.

U bisognùsu è sempri u povaredhu,
non poti fari nenti e resta arrèdu,
'nci duna la ragiuni, e sempri pe' paura,
ciangèndusi la sorti spessu dura.

U riccu d'a parti du mànicu teni lu curtèdhu,
a lama resta sempri 'e mani o povaredhu,
e tàgghja, tàgghja forti e faci mali,
trasi funda e doli forti u cori.

Poi nc'è genti chi porrìa fari
diversi cosi boni pe aiutàri,
e mbeci si ndi futti e non fa nenti,
aiuta sempri chidhi cchiù fetènti.

Cu n'davi e mani la furtuna
non penza a cu campa di sbentùra,
cu è c'a panza china e cori vacanti
o' prossimu n'o caca propriu i nenti.

A vita non sarrìa pe cumandàri
e usari a tutti i costi lu potèri,
cala i su scalùni, ca poi amari,
nu pocu i volontà e si po fari.

Biagio Cirillo


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(1.8.16) INFINITESIMI E INFINITI: IL PARADOSSO DI ACHILLE E DELLA TARTARUGA (Pasquale Cannatà) - La Grecia antica annovera tra i suoi tanti filosofi tale Zenone di Elea che è famoso per aver proposto ai suoi discepoli un quesito che potremmo esporre nei seguenti termini: “Se Achille, che è noto per la sua velocità nella corsa, gareggiasse contro una tartaruga che è veloce metà di lui e le concedesse il vantaggio di partire da metà percorso, riuscirebbe a raggiungerla?”
Proviamo anche noi a risolvere quel dilemma:
- Una prima risposta istintiva sarebbe il si, perché essendo Achille doppiamente veloce della tartaruga si potrebbe presumere un sorpasso prima della fine del percorso.
- La logica ed un buon ragionamento spingerebbero a dire di no, perché quando Achille sarà arrivato a metà del tragitto, nel punto in cui si trovava la tartaruga al momento del via alla corsa, questa avrà percorso la metà della distanza rimanente e così via per ogni tratto di corsa restante, così da essere sempre in vantaggio.
- Un ragionamento più affinato ci porta però a considerare che quanto detto sopra sarebbe vero se il percorso da fare fosse infinito, ma siccome si è potuto calcolarne la metà dove posizionare la tartaruga, questo sarà limitato e la distanza tra i due concorrenti tenderà a zero, cioè Achille raggiungerà la tartaruga perché la somma di infinite frazioni di una distanza finita dà un numero finito che nel nostro caso corrisponde alla lunghezza del percorso di gara. La scienza moderna ci dice che non esiste una distanza “zero”, ma che dimezzando una lunghezza data ci si ferma ad una misura infinitesima (la costante di Planck che riguarda l’estensione, 10 elevato a -33 centimetri, la più piccola dimensione concepibile): questo non cambia comunque la risposta affermativa da dare al paradosso di Zenone.
Le tre risposte possibili al quesito su esposto corrispondono a quelle che si possono dare alla domanda sull’esistenza di Dio:
- La risposta istintiva che dà la fede popolare è il si dovuto alla tradizione ed agli insegnamenti trasmessi dai genitori, che a loro volta l’avevano ricevuta dai loro antenati e così via a ritroso fino ad arrivare agli apostoli testimoni della predicazione di Gesù.
- La risposta negativa è dovuta ad una scienza che potremmo definire un po’ superficiale, quella che ancora oggi è ferma alle leggi di Newton che descrivono il mondo come un meccanismo ad orologeria e trovano le loro radici nella vita quotidiana che possiamo osservare ed interpretare con il nostro buon senso: questa scienza è progredita nella biologia, nella chimica e in tantissime altre branche del sapere tra cui l’astronomia, ed essendo riuscita a risalire fino alla frazione di 10 elevato a -43 secondi dal Big-Bang dice che l’uomo conosce tutto e non ha più bisogno di Dio.
- Louis Pasteur diceva: “Un po’ di scienza allontana da Dio, ma molta scienza riconduce a Lui”. Questo sapere più profondo accetta le stranezze della meccanica quantistica che funziona e ci permette di produrre chip e superconduttori per i computer e tutti gli altri oggetti tecnologici che usiamo ormai quotidianamente, e quindi non c’è ragione di chiederle anche di soddisfare una serie di aspettative di buon senso che derivano dalla nostra visione del mondo macroscopico. Questa scienza studia l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande che hanno le stesse caratteristiche, perché, come scrive Umberto Minopoli “al tempo di Planck, nella frazione di 10 alla -43 secondi, attimo ed eternità non sono distinti, così come non lo sono passato, presente e futuro. Quel tempo minuscolo, insomma, è anche immenso”. Allora come e perché è avvenuto il Big-Bang? Leggiamo ancora Minopoli:
“La fisica quantistica afferma che in uno spazio vuoto può manifestarsi, senza causa apparente, una coppia di particelle, prima 'virtuali' e poi 'reali', che sembrano emergere dal niente. Si chiama fluttuazione quantistica del vuoto. Attenzione: del vuoto, non del nulla. Per la fisica nulla e vuoto non sono sinonimi. Il nulla è banalmente il niente. Il vuoto è, invece, un oggetto fisico reale. Non è il niente. E’ un qualcosa. In fisica quantistica il vuoto è, in realtà, un pieno: di campi di forze e di energia, potenziale e latente. E dunque invisibile. Attraverso la fluttuazione quantistica questa energia potenziale si trasforma, per via della formula E=mc2 e senza una causa osservabile o un evento scatenante, in energia cinetica di particelle reali. Dal vuoto è nato qualcosa. Dal vuoto, appunto. Non dal nulla. L’energia non si crea dal nulla. All’attimo del Big Bang non poteva esserci il nulla. Preesisteva qualcosa: energia potenziale! Dal nulla non nascono fiori”. Una causa non osservabile dice Minopoli, la stessa cosa che dice San Paolo nella prima lettera a Timoteo
“Egli abita una luce inaccessibile”.
L’uomo è riuscito a calcolare le misure infinitesime che chiamiamo “quanti”, ma non può andare oltre (abbiamo sopra indicato le costanti di Plank per le distanze e per il tempo), così come non potrà mai calcolare quantità infinite perché, come diceva già Aristotele, l’infinito è sempre in potenza, mai in atto; un esempio di questa impossibilità è il fatto che non potremo mai indicare il numero più grande possibile perché esiste sempre il suo successivo aggiungendone uno: sappiamo dunque che i numeri sono infiniti, ma non lo sono in modo tangibile, in atto, ma solo potenzialmente.
Lo stesso discorso vale per l’universo, che è illimitato, incommensurabile, infinito in potenza, ma come diceva sant’Agostino l’infinito in atto è un attributo esclusivo di Dio: la luce inaccessibile abitata da Dio prima del Big-Bang è la stessa che Egli abita oltre i confini dell’universo.
Questa affermazione vi sembra stravagante?
Considerate che la luce viaggia a 300 mila km al secondo ed impiega 8 minuti per arrivare da noi partendo dal sole: la luce che noi vediamo in ogni istante è quella partita dalla sorgente 8 minuti prima. Allo stesso modo vediamo oggi la luce partita da alfa centauri poco più di 4 anni luce fa (cioè la distanza percorsa dalla luce in più di 4 anni viaggiando a 300 mila km al secondo) e vediamo oggi la luce emessa milioni o miliardi di anni fa da galassie più lontane: vediamo a distanza potenzialmente infinita la luce emessa un infinitesimo dopo il Big-Bang. Infinitesimi e infiniti si incontrano nella luce inaccessibile abitata da Dio.
John Wheeler, il più grande fisico del Novecento dopo Einstein, definiva l’universo, in modo enigmatico, un “circuito autoeccitato”. Che voleva dire? Una cosa, apparentemente, pazzesca: l’universo esiste in una forma ordinata perché è l’osservatore che gliela conferisce con le sue osservazioni. Del resto per la fisica quantistica, è noto, questo è un principio base: è l’osservatore che, decidendo il tipo di esperimento, misura una particella ora sotto forma di onda, ora sotto forma, invece, di un oggetto puntuale.
E mentre per noi il tempo scorre, in quel punto di luce inaccessibile all’uomo abita Uno per cui attimo ed eternità non sono distinti, Uno per cui un punto e l’immensità sono la stessa cosa, Uno la cui incommensurabile energia potenziale (fatta di onde e non di particelle, di energia e non di materia, il vuoto e non il nulla) osservando l’universo da Lui creato si trasforma in ogni istante nel mondo reale a cui apparteniamo.
San Paolo, parlando della “luce inaccessibile” ci ha fornito la chiave giusta per aprire la porta oltre la cui soglia si scopre ineluttabilmente la presenza di Dio.

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(23.9.16) IMPORTANTE PREMIO VINTO DA DIANA MANDUCI - Importante riconoscimento per Diana Manduci che porta a casa il primo premio nella sua categoria a WEDDING EXPO Fiera per gli sposi e per la casa svoltasi presso il parco commerciale Annunziata di Gioia Tauro dal 15 al 17 settembre.

Alla manifestazione hanno preso parte, di fronte a un nutrito pubblico di coppie di sposi, i più affermati marchi del settore alla presenza di celebrities quali Giuseppe Zeno e Anna Falchi, che ha fatto da madrina.

A votare il miglior stand "per la creatività, originalità ed eleganza dimostrata dagli espositori nell'allestimento e nella cura” sono state le numerose coppie di neosposi partecipanti o ospiti della manifestazione.

Diana Manduci Photo si è classificata prima nella sezione "Altri fornitori". Nelle altre due sezioni hanno vinto invece l’atelier Sposa in di Reggio Calabria (sezione Atelier) e Sabbia d’oro hotel di Marina di Gioiosa Jonica (sezione Sale da cerimonia e hotel).

Diana ha avuto l’opportunità di mettere a frutto l’esperienza di
WED WINTAGE dell’estate del 2015, quando sulla passerella di piazza Matteotti ha fatto sfilare, indossati da ragazze di Galatro e dintorni, più di cento abiti da sposa dell’ultimo mezzo secolo. Un’idea originale che ha ispirato gli organizzatori di molti eventi sullo stesso tema del matrimonio svoltisi in molte località della Calabria in quest’estate ormai giunta al termine.




Nelle foto, dall'alto: Diana Manduci (a destra) mostra il premio assieme ad una sua collaboratrice; lo stand Diana Manduci Photo; Anna Falchi in un momento della manifestazione.

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(12.10.16) ROCCO GIUSEPPE TASSONE VINCE IL POEM ACADEMY AWARDS - Il prestigioso premio letterario Poem Academy Awards indetto dall’Accademia degli Artisti di Napoli in collaborazione con Soletti Editore e il Centro Studi Storici di Eboli è stato assegnato, a Napoli, quale premio Assoluto alla silloge edita Infinitesimi planetari del poeta candidonese, ma gioiese di adozione, Rocco Giuseppe Tassone con la seguente motivazione:

Rocco Giuseppe Tassone è un grande poeta. L’ho subito inteso perché leggendo le sue liriche ho sentito risuonare i versi di due grandi poeti: Giuseppe Ungaretti e Pier Paolo Pasolini. Ungaretti che, ottantenne innamorato della ventinovenne poetessa brasiliana Bruna Bianco, canta il suo intempestivo amore senile con tormentata consapevolezza - “Ma per me stella / Che mai non finirai di illuminare / Un tempo ti è concesso troppo breve” (Stella – da Dialogo – 1966); o affondando la memoria negli occhi della giovane amica croata Dunja rivede la sua antica tata Anna e si rammarica perché: “L’ultimo amore più degli altri strazia / Certo la va nutrendo / Crudele il ricordare ” (Croazia segreta – 1969); Pasolini che dichiara in un’intervista televisiva “Non ho speranze. Quindi non mi disegno nemmeno un mondo futuro” e aggiunge “essere privo di speranze, cioè privo del ricatto degli anni futuri che è una cosa atroce, dà un grande sollievo”

Tassone è grande perché come i grandi appena citati svela il suo cuore senza remore. Si rivela, gioisce, piange senza finzioni. Racconta senza maschera i suoi rimpianti d’amore, il suo dialogo con la morte fotografa il tormento e la seduzione che si alternano nella sua anima di uomo avanti negli anni dinanzi alla prospettiva dell’ignoto traguardo.

I temi escatologici, la contemplazione dell’universo e il dolore esistenziale dell’individuo – espressi con uno stile sicuro e raffinato che fa dei suoi versi autentica melodia – sono affrontati sempre in prima persona al punto da far trapelare quello che si potrebbe definire un impenitente narcisismo che forse è stato la causa dei rimpianti e della solitudine del Tassone uomo e poeta. Narcisismo che egli stesso sembra riconoscere quando dichiara: “Se potessi vorrei amarmi / Se potessi vorrei odiarmi / se potessi vorrei rivoltarmi / Portare il fuori dentro e il dentro fuori […] Ma i nemici non sono mai troppi… / Ed il primo nemico di me stesso / di certo sono io”.

Un grido sincero, una presa di coscienza dolorosa ma franca che confermano Tassone nel consesso dei poeti veri.

(Voto 10/10 - Il Presidente Carmela Russo).


Nelle foto: a sinistra il poeta Rocco Giuseppe Tassone, a destra il logo dell'Accademia degli Artisti.


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(28.11.16) OMAGGIO ALLA SCALINATA - Qualche tempo fa è stato realizzato a Roma un progetto molto interessante che ha visto coinvolto il galatrese Saverio Ceravolo e la sua azienda OSC Innovation. Si è trattato di “Omaggio alla Scalinata”, una serata evento per festeggiare la riapertura di Trinità dei Monti dopo un restauro lungo dieci mesi finanziato dalla maison Bulgari. Il progetto è stato gestito da Saverio Ceravolo che ha curato la direzione di tutte le tecnologie video impiegate per la serata.

Roma ha così festeggiato l’inaugurazione della scalinata di Trinità dei Monti dopo i lavori di restauro che l’hanno riportata al suo originale splendore, con una serata evento in piazza di Spagna, con il concerto dell’orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretta dal maestro Antonio Pappano.

Per l’occasione è stato sviluppato un progetto di Video Mapping molto complesso con l’impiego di 40 video proiettori tra i 20 e i 30.000 Ansi Lumen e un sistema di messa in onda “robusto” in grado di gestire una scena così particolare soprattutto perché i contenuti video, proiettati sia su tutta la scalinata che sulla Chiesa di Trinità dei Monti, dovevano essere perfettamente in sync con il live dell’orchestra diretta dal maestro Pappano e le performance dei ballerini.

La serata è stata un gran successo e finalmente la Scalinata di Trinità dei Monti, monumento simbolo di Roma, è stata restituita alla città e al mondo.

Per visualizzare un video relativo all'evento cliccare sul seguente link:

OMAGGIO ALLA SCALINATA, VIDEO

Ecco anche alcune foto della serata:

























www.oscinnovation.it


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(6.12.16) DICONO CHE E' SOLO LETTERATURA (Pasquale Cannatà) - Anche gli intellettuali più atei ed agnostici riconoscono le qualità letterarie di molti libri della Bibbia (vedi ad esempio il cantico dei cantici), ma non ne accettano il lato religioso. Dicono che la Bibbia è stata scritta solo per esaltare la storia del popolo ebreo così come l’eneide è stata scritta da Virgilio su invito degli imperatori romani per enfatizzare e dare una patente di nobiltà ai loro antenati: secondo loro gli interventi divini nell’Antico Testamento sarebbero inventati a beneficio del popolo di israele, e di Gesù accettano ed anzi ammirano il messaggio antropologico e sociale, ma lo rifiutano come il Cristo, figlio di Dio venuto sulla terra per annunciarci che Lui ci ama e che siamo tutti suoi figli e per questo dobbiamo amarci l’un l’altro anche noi.

Andrè Frossard ha scritto che il Dio cristiano sa contare solo fino ad uno, nel senso che non gli interessano le masse bensì le singole persone: questo “uno” è conosciuto ed amato singolarmente, e per lui c’è nella scrittura una parola che lo riguarda e lo tocca personalmente.

Penso che per ognuno di noi più che una parola ci siano nelle scritture almeno alcune frasi che possono averci colpito in modo particolare e sulle quali non ci stanchiamo di riflettere: ho letto alcuni critici affermare che molti autori hanno scritto decine di libri per sviluppare ed approfondire solo pochi concetti di base che stanno loro particolarmente a cuore.

Nel mio piccolo, io ho scritto alcuni articoli sul tema della fede che non è in contrasto con la scienza, e mi perdonerete se anche ora torno a fare qualche riflessione su alcune frasi che mi toccano con maggiore intensità.

- E’ solo letteratura la risposta data da Dio alla richiesta di Mosè di conoscere il Suo nome? Alla sua domanda Egli si rivela come “Io Sono”: a differenza di tutti gli idoli adorati in ogni tempo ed in ogni luogo, forme senza vita, egli è il DIO VIVENTE, COLUI CHE E’, vita che non ha bisogno di forma, di nomi altisonanti, che non è necessario raffigurarsi; a differenza di tutti i creatori di religioni e di filosofie che sono vissuti e poi passati, egli E’, eterno presente, sorgente di vita, che ha la vita in se stesso.

- Anche un alunno delle scuole elementari si vedrebbe sottolineato con la matita rossa un errore tipo usare un verbo al presente per indicare un’azione che si svolge nel passato o nel futuro: eppure a quei farisei che si vantavano di discendere da Abramo, Gesù rispose: “prima che Abramo fosse, io sono”; ed ai suoi discepoli che temevano di essere abbandonati dopo l’Ascensione di Gesù al cielo Egli diede coraggio dicendo: "io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Non è questa una cattiva prosa, non sono errori di consecutio temporum, ma questo è il modo più limpido che poteva usare Gesù per sottolineare la sua identità con Dio padre che come abbiamo visto prima si era manifestato a Mosè come IO SONO. I discepoli hanno sentito dire da Gesù i verbi coniugati in questo modo e così li hanno riportati senza preoccuparsi di essere tacciati da ignoranti da chi in seguito avesse letto quelle frasi contenenti un così evidente errore grammaticale.

- E’ solo poesia quella di Giovanni che inizia il suo Vangelo scrivendo:” in principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio”? Noi testimoniamo la Parola che si è fatta carne 2000 anni fa e che è presente tra noi oggi così come era presso Dio al momento della creazione del mondo, e senza di Lei nulla è stato fatto di tutto ciò che esiste. Il termine latino verbo traduce il greco logos che vuol dire anche pensiero: il Verbo era presso Dio ed il Verbo era Dio, significa dunque che Dio è Pensiero che si manifesta con la sua Parola la cui Potenza crea l’universo. La parola è figlia del pensiero, non può esistere una parola che non nasca da un pensiero e noi non possiamo conoscere cosa pensa una persona se questa non si esprime con parola scritta, parlata, illustrata o in qualsiasi altro modo sia possibile farlo (quando si dice che qualcuno parla senza pensare si intende che lo fa senza riflettere, perché il cervello non può mettere in moto la bocca senza la volontà di farlo che nasce dal pensare di farlo). Noi possiamo conoscere Dio (il Logos, il Pensiero) solo perché Gesù Cristo (il Verbo, la Parola) ce l’ha rivelato e ci ha fatto sapere che Lui è il figlio di Dio così come la parola è figlia del pensiero. Gesù è la manifestazione di Dio sulla terra, e sono la stessa cosa, così come la nostra parola è manifestazione del nostro pensiero e sono la stessa cosa e come non sono diversi tra loro le onde e le particelle del mondo dei quanti.

- A proposito di onde, particelle e mondo dei quanti, solo uno scrittore fuori di testa poteva scrivere 2000 anni fa, per esortare il suo discepolo Timoteo a non tradire la sua fede in Gesù, che il nostro Dio è: “il solo che possiede l'immortalità, che abita una luce inaccessibile”. Forse san Paolo non ha capito neanche il significato profondo di ciò che scriveva, ma la sua frase è una grande testimonianza per noi uomini moderni: è chiara a noi che abbiamo conoscenza di meccanica quantistica e di fisica nucleare, e che sappiamo come ogni cosa misurabile si può dimezzare e ridurre fino ad un certo punto oltre il quale non si può andare. Questa misura minima si chiama ‘quanto’, ed esiste il quanto di energia, quello di materia, di luce, ecc... C’è una certa analogia tra quanto dicono Bibbia e scienza, vediamo:

- In principio (nell’istante zero) Dio creò il cielo e la terra (erano presenti l’infinitamente grande di materia ed energia da cui è nato l’universo, concentrati nell’infinitamente piccolo dello spazio-tempo iniziale) Dio disse ‘sia la luce’ e la luce fu (poi il big-bang).

Davanti a quell’istante zero, al principio, si ferma la scienza andando a ritroso, perchè non si può accedere oltre la grande luce dove abita il Creatore.

Ripeto il pensiero che ho formulato
a conclusione del mio precedente articolo: La luce inaccessibile abitata da Dio prima del big-bang è la stessa che Egli abita oltre i confini dell’universo perchè noi vediamo arrivare da una distanza potenzialmente infinita la luce emessa un infinitesimo dopo il big-bang. Infinitesimi e infiniti si incontrano nella luce inaccessibile abitata da Dio. San Paolo, parlando della “luce inaccessibile” ci ha fornito la chiave giusta per aprire la porta oltre la cui soglia si scopre ineluttabilmente la presenza di Dio.

No! Io non sto con gli intellettuali che negano l’esistenza di Dio. Io sto con Antonio Zichichi, sto con Blaise Pascal, con Vittorio Messori, con Joseph de Maistre che chiedeva ai suoi ospiti: «Si può concepire il pensiero come accidente di una sostanza che non pensa?»

Altra considerazione: tutto ciò che esiste non può prodursi da se (nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma diceva lo scienziato/filosofo Lavoisier), altrimenti dovrebbe agire prima di esistere, il che è assurdo! Quindi ci deve essere una causa esterna creatrice di tutto l’universo, attraverso il big bang o in qualsiasi modo Egli abbia voluto fare.

Nella foto: pagina della Bibbia.

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(16.12.16) IN RICORDO DI MIA MOGLIE (Filippo Cirillo) -

LA STRADA SENZA RITORNO

Morte crudele, mi hai portato via mia moglie che era come una stellina,
il suo nome era Carmelina. Perché l'hai fatto? non hai avuto cuore.
Nella casa non vedo nessuno, solo il dolore, e mi è rimasto un vuoto nel cuore.
Mia moglie era come una stella,
ho perduto la cosa più bella,
sono rimasto come una pecorella smarrita,
le ho voluto bene per tutta la vita,
sei stata la cosa più bella della mia vita.
Nella casa non sento più bussare alla porta
e nella casa non vedo nessuno,
ma il pianto e il dolore è un vuoto nel cuore.
Carmelina mia aiutami dal cielo come hai fatto nella vita terrena,
in casa vedo le tue scarpe, i vestiti, ma mia moglie dove se n'è andata?
Con gli angeli del cielo.
Angeli del cielo affido a voi questa stellina, il suo nome è Carmelina
e che tu sia benedetta.
La gente ti rimpiange, vicina e lontana, e ti ha voluto bene.
Ora, Carmela, quando c'eri tu la gente ti veniva a trovare perché avevi un cuore grande, facevi del bene a tutta la gente e davi tutto quello che avevi,
facevi del bene e davi da mangiare a tutti, il tuo cuore era grande.
Carmela, dopo la tua morte non vedo più nessuno che bussa alla mia porta,
sono rimasto solo come una pecorella smarrita,
ti ho voluto bene per tutta la vita.
Vedo Maria, Raffaele e i nipotini del tuo cuore e tua nipote Pina.
Carmelina, eri come una luce divina,
aiutami tu Carmelina,
ma quando si perde l'amore rimane un vuoto nel cuore.
Il tuo cuore batteva come una campana e la tua vita si allontanava,
noi piangevamo e tu sorridevi, te ne sei andata con gli angeli del cielo.
Angeli del cielo affido a voi questa stellina, il suo nome è Carmelina,
e che tu sia benedetta.
Quando il 30 gennaio andavi a morire, hai portato i tuoi nipotini con te,
che erano durante la vita i tuoi angioletti: Sabrina, Carmelo, Raffaele Junior.
Hai lasciato il tuo amato Filippo, tuo marito, ti ho sempre nel cuore Carmela,
aiutami del cielo come hai fatto nella vita terrena.
Ti ho nel cuore, ti penso sempre, io e i tuoi amati figli: Antonia, Michele Currò,
Raffaele Simonetta, Maria, Pina, Carmelo Currò, Sabrina, Raffaele Junior.
Sei stata la cosa più bella della mia vita.
Il cielo il 30 gennaio si fece scuro come il venerdì Santo, il tuo cuore non batte più,
hai chiuso gli occhi lasciando i tuoi ricordi, hai lavorato sempre,
sei stata la donna della mia vita, ci siamo voluti bene per tutta la vita.
A questo mondo terreno hai lasciato i tuoi ricordi, i tuoi figli, i tuoi nipoti:
Michele, Maria, Pina, Carmela.
Sono rimasto solo nella nostra casa, non ti vedo più, quando piango asciugami le lacrime,
piango per la tua scomparsa, ti penso sempre, giorno e notte.
Ti rimpiango con grande dolore, mi hai lasciato un vuoto nel cuore.
Carmelina mia che tu sia benedetta dagli angeli del cielo.

Il tuo amato Filippo, Antonia, Raffaele e i tuoi nipoti

* * *

A TE NEL RICORDO DEL MATRIMONIO DA FILIPPO CIRILLO
QUARANTASEI ANNI DI MATRIMONIO

Il 30 Gennaio scende la sera,
è morta Luppino Carmela.
Il cielo si fece scuro come il Venerdì Santo,
la morte crudele si avvicinò lasciando i suoi ricordi,
il marito Filippo e i suoi figli Antonia e suo marito Michele,
Raffaele e sua moglie Maria,
e i suoi nipoti Carmelo, Sabrina e Raffaele Junior.
Te ne sei andata come una stella,
ho perduto la cosa più bella. Te ne sei andata con gran dolore
e mi hai lasciato un vuoto nel cuore.
Te ne sei andata come una luce Divina.
La gente viene a casa e domanda:
ma Carmelina dove se n'è andata?
Se n'è andata senza fare rumore
perché la morte crudele l'ha portata via,
se n'è andata con grande dolore
e mi ha lasciato un vuoto nel cuore.
Nella vita terrena hai voluto bene a tutti.
Il tuo genero Michele e tuo nipote Carmelo sono partiti da lontano
per l'ultimo saluto,
noi piangevamo e tu sorridevi
perché te ne sei andata con gli Angeli del Cielo.
Cari Angeli del Cielo affido a voi questa stellina,
il suo nome è Carmelina.
Mi hai lasciato solo come una pecorella smarrita,
ti ho voluto bene per tutta la vita.
Nella nostra casa non vedo nessuno,
solo il dolore,
e mi hai lasciato un vuoto nel cuore.
Morte crudele che mi hai tradito,
mi hai lasciato un vuoto per tutta la vita.
Il tuo cuore batteva come una campana
e la tua vita si allontanava,
quando hai chiuso gli occhi a noi,
lasciando i tuoi ricordi e il frutto della tua vita.
I figli Antonia e suo marito Michele, Raffaele e sua moglie Maria,
i tuoi amati nipoti Carmelo, Sabrina e Raffaele Junior
e il tuo amato Filippo.
Gli amici vicini e lontani ti rimpiangono,
te ne sei andata come una luce Divina.
Aiutami Carmelina, tu che sei nella pace eterna.
Ti ringrazio per i figli e per tutto quello che mi hai dato.
Pace a te Carmela.
Dal cielo aiutaci se puoi,
come hai sempre fatto nella vita terrena.
Che tu sia benedetta dagli Angeli del Cielo.

Il tuo amato Filippo


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(19.12.16) SETTIMANA DI CALABRIA E DELLA CUCINA ITALIANA A BUENOS AIRES (Pina Lamanna) - Cari amici di Galatro Terme News, ecco delle belle foto (che potete vedere in basso) riguardanti la chiusura della "61a Settimana di Calabria", festival a beneficio delle vittime del terremoto in Italia: Abruzzo, Marche, Umbria e Lazio "Oggi per te domani per me", che si é svolta domenica 4 dicembre preso il nuovo "Teatro dell'Associazione Calabrese".

Erano presenti il presidente dell'Associazione Calabrese, Sig. Antonio Ferraiuolo, il nostro caro Dott. Bruno Zito e tutte le autoritá dell'associazione, nonché il Console Generale di Buenos Aires Dott. Riccardo Smimmo. Invitati speciali le associazioni di Abruzzo, Marche, Umbria e Lazio in Argentina.

Il Console Generale ci ha detto: "Cercate di coinvolgere i giovani a participare". Questa é una sfida che raccogliamo noi della prima generazione d'italiani nati all'estero; adesso già ci sono quelli della seconda e terza generazione, speriamo di farcela.

E' stata davvero una bella serata domenicale trascorsa con belle canzoni e balli, e perfino anche un piccolo "passetto" con vecchie fotografie che la signora María Cotroneo mi ha spiegato come sono state preparate in poco tempo. Subito mi è venuto in mente "La Nave della Sila", il museo che si trova proprio in Sila dove si può fare una passeggiata nel passato degli immigrati, però con uno sguardo al futuro, cosa che dobbiamo fare anche noi.

Visualizza il
programma della 61a Settimana di Calabria (PDF) 759 KB
































* * *

Con "Amore e Passione" alla nostra Dante Alighieri a Lomas di Zamora abbiamo festeggiato la Prima Settimana della Cucina Italiana nel mondo dal 21 al 27 novembre su proposta del Ministero degli Esteri. Il programma prevedeva la qualitá, l'identità e l'eccellenza italiana del Made in Italy e del settore agroalimentare. Con grande successo si é così realizzata da noi la proposta: "The extraordinary Italian Taste" che non é altro che il buon cibo della cucina Italiana nota in tutto il mondo.

Abbiamo preparato le ricette che la nonna e la mamma ci hanno insegnato da piccoli ed hanno avuto grande successo. C'erano piatti da ogni parte d'Italia, da Nord a Sud, non mancavano i Taralli tipici del Sud, un prodotto che in una certa epoca sfamava ai poveri e che oggi è diventato uno snack che ci servono sull´aereo. Abbiamo anche assaggiato: la "pignolata", i "mostaccioli", i "cantucci" di Siena, le "taralle" d'Abruzzo, il "tiramisù", il "calzone" napoletano, gli "arancini" Siciliani, le "bruschette" e tanto altro...

Non sono mancati in questa occasione il vino casareccio, un vero "DOCG" all´Italiana, il limoncello e, per finire, il caffé fatto con la nostra caffettiera espresso: "La Moka". Come potete vedere nelle foto in basso, abbiamo indossato il "Grembiule" allegorico che portiamo dall'Italia quando andiamo a visitarla. Ogni volta, quando in cucina iniziamo a prepare un piatto ci fa ricordare, come in questa "Prima Settimana della Cucina Italiana nel Mondo", i sapori dell'Italia che così noi non sentiamo lontana.

Appuntamento alla prossima Settimana della Cucina Italiana! Salutoni dall´Argentina.

Pina Lamanna

PS - Per conoscere i nostri lavori potete seguirci su facebook:
Sociedad Dante Alighieri Lomas de Zamora
www.facebook.com/dantelz.lomasdezamora











































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(23.12.16) MI NDI FUTTU (Biagio Cirillo) - Cari amici della redazione, cari galatresi, in questo periodo ci sarebbe stata bene una poesia sul Natale, ma poi ho pensato che, tra auguri che arrivano da tutte le parti, una poesia che ti dà senso di libertà non ci stava poi tanto male.
Buona lettura a tutti e buon Natale. Con affetto...

Mi ndi futtu

Mi ndi futtu e mi ndi strafuttu,
si nd'aju voglia pìdhitu e ruttu,
si nd'aju fami m'incu la panza
c'a rrobba chi trovu intra a cridenza.

Mi ndi futtu si veni la crisi
e puru scuntentu mi véninu 'a rrisi,
mu vàju avanti pagandu li spisi
senza penzari a' fini du misi.

Mi ndi futtu e vi ndi futtìti
si nta l'Italia su tanti partìti,
s'i guvernanti s'arrìcchinu tutti
e si ndi strafùttinu ca tu ti ndi futti.

Mi ndi futtu si pàrlanu mali,
si cùntanu cosi puru non veri,
si dinnu lu veru o dinnu lu falsu,
si dinnu su magru oppùru su grassu.

Io mi ndi futtu si chiòvi o nc'e u suli,
si cògghiu cucùzzi o sulu li hjùri,
si zzappu fundu pecchì trovu morhu,
ma sempri di cchiù mi stendi lu corhu.

Ma poi mi nd'accòrgiu ca non mi ndi futtu,
mi fazzu riguàrdi si pìdhitu e ruttu,
mangiàndu e mbivèndu su' quantu na gutti,
pensànduci bonu: "Ma cu' si ndi futti?".

Biagio Cirillo


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(25.12.16) SEMPRE IN AUGE I PRESEPI DI PEPPINO TRIMBOLI - Come ogni anno, anche in occasione della festa del Santo Natale 2016, Peppino Trimboli, che è stato per molti anni sacrista della parrocchia San Nicola-Maria SS. della Montagna in Galatro, ha realizzato con la consueta abilità artistica i presepi nei tre principali luoghi di culto presenti in paese.

La sapienza nella realizzazione paesaggistica e il tocco creativo sono gli ingredienti primari della notevole abilità artistica di Peppino che, come suo solito, ha prodotto anche quest'anno delle opere in grado di generare stupore ed ammirazione nei visitatori, oltre a determinare, grazie anche alla sua particolare passione per la riproduzione della Natività, un reale avvicinamento, da parte di chi guarda i suoi presepi, alla comprensione dell'originario e vero significato del Natale che, pur essendo la principale festa della cristianità, negli ultimi tempi risulta sempre più contaminata dagli interessi commerciali generati dallo sfrenato mercato globale capitalistico.

I presepi di Peppino Trimboli ci riconciliano con il vero senso di questa festa, mirabilmente sintetizzato dall'abate Giovanni Conia nei versi di una sua cantata per il Natale 1834:

Cotràri e serpi,
sùrici e gatta
la fannu patta;
mali non nc'è.

Fìciaru paci
lupi ed agnèrhi,
farcùni e acèrhi;
la guerra und'è?

Mo lu leùni
non irgi crigna,
mansa e benìgna
la tigri sta.

Chi su sti cosi?
Vinni la paci:
a tutti piaci
la carità.

Lu Ddeu di amùri,
fìgghiu divìnu
nascìu Bambìnu:
écculu rhà!
 

I presepi realizzati da Peppino Trimboli quest'anno sono stati quattro: 1) nella chiesa Matrice di San Nicola; 2) nella chiesa di Santa Maria della Montagna; 3) nella chiesa di Maria SS. del Carmelo; 4) nella propria abitazione. Le foto che vi proponiamo qui, sia pur poco definite, riproducono: quella in alto uno scorcio del presepe privato di Peppino, quella in basso la grotta della Natività del presepe nella chiesa di San Nicola.



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(30.12.16) OSC INNOVATION PER LA ROBOTICA DELL'INTRATTENIMENTO - Due robot che lavorano in modo cooperativo, movimentando schermi LED sincronizzati tra loro e con l’ambiente circostante, in grado di creare scenografie spettacolari ed emozionanti. È questo l’allestimento presentato il 23 novembre scorso da OSC Innovation, il cui Creative Technology Director è il galatrese Saverio Ceravolo, ai partecipanti dell’evento Robotika – un reveal assieme alla holding AVS Group, con il quale vengono lanciate sul mercato italiano soluzioni ad altissimo livello tecnologico e creativo.

Accolta con successo dal pubblico della serata, formato da produttori, tecnici e altri addetti ai lavori, la performance che ha animato i robot, grazie agli applicativi software di gestione, all'hardware e ai contenuti multimediali sincronizzati, rappresenta un risultato unico a livello nazionale per il mercato dell'entertainment robotics.

Il team di ingegneri di OSC ha implementato un sistema di gestione dei robot in grado di interfacciare un macchinario industriale complesso, come il manipolatore antropomorfo KUKA, con alcuni avanzati ambienti di sviluppo e applicativi, come Maya, Cinema 4D e Unity 3D.

Creativi, designer, 3D artist e più in generale tutta la filiera produttiva potrà beneficiare di competenze e soluzioni avanzate per la robotica, in termini di applicativi software, dispositivi hardware e contenuti multimediali, che rappresentano il ponte tra l’automazione industriale e quella dedicata all’intrattenimento. Queste soluzioni gestiscono in modo agevole i robot e tutti i dispositivi collegati, che possono essere finalmente utilizzati live, su palco e per ogni tipo di evento.

Il progetto è fondato sulla stretta relazione con KUKA, il partner di OSC nel settore robotica, che la stessa OSC rappresenta in Italia e che affianca per sviluppare nuove linee di robotica per l’intrattenimento. KUKA Robotics Corporation rappresenta uno dei leader mondiali nella produzione di robot e nel settore dell’industria 4.0, ed è da tempo interessato allo sviluppo della robotica per l’entertainment, gestita tramite l’applicativo EntertainTech. Proprio per questo programma di crescita KUKA ha scelto AVS Group e OSC Innovation.

La collaborazione intrapresa vede già OSC Innovation come un partner a valore aggiunto per lo sviluppo dei sistemi Kuka Robot nell’entertainment, con integrazioni che hanno già potenziato il software e ampliato le possibilità di integrazione di altre componenti. Una soluzione unica, che combina l'innovazione di OSC, l'affidabilità di AVS e l'esperienza di KUKA. Creatività e tecnologia si uniscono nei progetti di entertainment robotics, che OSC Innovation sta già realizzando per spettacoli televisivi mainstream ed altri eventi, fiere e convention.

Vi proponiamo due video sull'evento "Robotika", visualizzabili cliccando sui seguenti link:

https://youtu.be/CZH30AmT_g4

https://youtu.be/3J2OiKv-7lg

Ed ecco alcune immagini relative all'evento:













www.oscinnovation.it


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