(20.3.05) METTIAMO AL CENTRO IL PAESE (di Carmelo Di Matteo) - Nella news del 3.3.05 "Approvate le centrali e la surroga" ho intravisto alcune imprecisioni che vorrei con questo mio intervento chiarire.
Premesso che la seduta Consiliare era in seconda convocazione, quindi con numero legale di maggioranza in aula, avrei da precisare che l’approvazione della surroga di Dell’Ammassari con Nicolaci che per quanto sia vero che sia passata con voto unanime è altrettanto vero che io non ero presente in quanto sono arrivato in Consiglio in ritardo e già nella trattazione del punto all’ordine del giorno inerente l’approvazione delle varianti allo strumento urbanistico per la costruzione delle due centrali idroelettriche. E, comunque, se interessa conoscere il mio pensiero in merito alla suddetta surroga, avrei votato contro. Il motivo? Avremo modo di discuterne più avanti nel tempo.
Inoltre mi ha fatto riflettere la sottile allusione, nel far intendere al lettore inesistenti accordi. Vero è che tutti i componenti della minoranza siamo stati convocati da una parte di maggioranza per discutere della crisi di palazzo San Nicola. Crisi, ripeto che riguarda la maggioranza, la quale si è spaccata in due tronconi di quasi pari unità. Questo per ben intenderci. Chi abbia ragione o torto, al momento, non è affar mio! Nella sera dell’invito, abbiamo preso atto di questa situazione, in verità non nuova e delle proposte fatte. Per quanto mi riguarda, ho sentito il dovere di ringraziare il gruppo di maggioranza che mi ha invitato, facendo presente la necessità mia di rifletterci su, di fare le mie considerazioni, valutazioni e assunzioni di responsabilità sia solo che con i miei amici. Una sola risposta ho dato: comunque andranno le cose non sono, per il momento, interessato ad alcuna carica! Questo per sgomberare il campo da confusioni di sorta. Così, come non ho detto no, non ho detto neanche “sì” chiaramente per le stesse responsabilità che mi ritrovo addosso e che ho accennato sopra.
Alle minoranze, purtroppo, con la riforma degli Enti Locali, è rimasto il solo potere di decidere le sorti della “legislatura” nel caso di crisi parziali delle maggioranze, altrimenti hanno solo compiti di mera assistenza o quasi e nel quasi inserisco la libertà di parola, che io credo di aver ben esercitato, anche se, inizialmente, per difendermi e l’ho fatto con le unghie e con i denti, cosciente che chi non è capace di difendere la sua casa, non saprà mai e non potrà mai difendere la casa degli altri. Ma, l’ho usata anche per dare tono e validità alla mia presenza in Consiglio. Posso benissimo dire che ho svolto il mio compito così come mi ero prefissato: sono stato cauto e riflessivo, approvando atti importanti per la vita e lo sviluppo di questo paese, ma sono stato anche irruento quando le condizioni e le situazioni di fatto mi richiedevano un simile atteggiamento. Le posizioni di verità, quando sono tali vanno proclamate con tutta la forza che uno ha dentro. Di queste cose e dei risultati ottenuti, comunque, avremo modo di parlarne ancora. Quindi per concludere, nessun accordo è stato fatto, ma siccome il confronto è la regola della democrazia, tutto è possibile! Una cosa, comunque si sappia, che io non mi sono mai candidato ad una “poltrona”, non ho mai rincorso il potere ed ho fatto sempre in modo che ad esercitarlo fossero persone che io credevo di una certa validità, serietà e capacità. Per cui dietro qualunque progetto, necessitano non amanti del potere in se e per se ma innamorati del servizio, disposti a mettere al centro non se stessi ma il paese. “Mettiamo al centro il paese” dissi nell’ultima competizione elettorale comunale “e sacrifichiamoci per esso”. Non sono stato ascoltato. Ed ecco i risultati! La stessa cosa ripeto oggi. E oggi più che mai necessita gente capace e capace di ascoltare chi sta accanto, di decidere, di organizzare, di inventare e di programmare.
Da parte mia ritorno ad affermare che il tentativo più alto di questi ultimi anni, in termini di progettualità seria, sia stato quello del “PONTE”, cui sono sempre disponibile a riprendere e rimodulare. I mutati tempi sono più maturi ad una nuova coscienza. Non perdiamo altro tempo! Per altro verso rimando alla lista “Colomba”, che alla caduta delle ideologie ha saputo rispondere con l’unico “collante” possibile per far vivere le amministrazioni locali: L’AMICIZIA.
Un’ultima cosa. In questi giorni, diversi compaesani mi hanno chiesto se anch’io faccio parte del nuovo gruppo che sta per nascere in paese: Centro Popolare Galatrese. Ho risposto che il Consigliere di minoranza l’amico Mario Lucia, mi ha invitato a far parte di un gruppo promotore per la rinascita della Democrazia Cristiana a Galatro con l’intento di preparare una lista per le elezioni del prossimo anno. Ho risposto negativamente in quanto più che far nascere un partito che si rifacesse alla grande DC, sarebbe stato necessario stimolare un incontro tra i tre gruppi che animano la minoranza, in quanto particolarmente il mio della lista “Colomba” non era legato o avesse come riferimento maggioritario alcuna ideologia partitica, con l’apporto di cittadini su un programma comune e pertanto, ho detto, non me la sento di fare una scelta del genere senza di loro! Ora pare che quella che doveva essere la DC sia stata chiamata in altro modo. Fatti loro.
Tanto per chiarire e precisare. Ringrazio per l'ospitalità.
(24.4.05) DI COSA HA BISOGNO QUESTO PAESE (di Carmelo Di Matteo) - Per quanto vero il titolo dato da “Galatro Terme News” al commento della seduta Consiliare del 22 c. m. (“Toccato il fondo”), il contenuto dell’articolo rispecchia solo in parte, ciò che è accaduto tra i consiglieri di maggioranza della lista “Tromba” e per nulla ciò che è stato proposto dalla minoranza.
Purtroppo la dura esposizione dell’Avv. Daniela Raschellà, ha rischiato e rischia di far passare in secondo piano le vicende raccontate e denunciate dalla stessa e che hanno portato alla vittoria dell’attuale maggioranza. Vittoria costruita in gran parte sull’accaparramento di voti basato su promesse, poi non mantenute, di assessorati, posti di lavoro, seggi in Comunità Montana e chi più ne ha ne metta, fino ad arrivare ad elargizioni monetarie per accaparrarsi e garantirsi presenze in Consiglio Comunale a convenienza dell’uno o dell’altro gruppo formatosi all’interno della maggioranza, ma fondamentalmente prendendo in giro i soggetti interessati.
Denunce, quelle del Consigliere Raschellà, che hanno dominato la serata per circa 5 ore e che riguardano sia una parte che l’altra dei due tronconi della stessa maggioranza.
Con il mio intervento in Consiglio la sera del 22 (non rilevato da “Galatro Terme News”) ho rilevato il FALLIMENTO DELLA POLITICA, il fallimento di un TIPO DI POLITICA, fondato sulle false promesse perpetrate oramai da anni in questo paese.
Abbiamo assistito ad accuse e contraccuse basate solo su questioni di natura personale. Non un accenno al paese e ai problemi che ci affliggono.
“DI COSA HA BISOGNO QUESTO PAESE” per evitare una seconda “Pentidattilo” (paesino abbandonato dai cittadini) essendo noi ormai ridotti a circa 1400 anime?! Date queste risposte ai cittadini voi che avete la maggioranza. Preoccupatevi e preoccupiamoci di questo!
Ho anticipato in Consiglio l’iniziativa di coinvolgere i cittadini a discutere e dialogare sulle prospettive di questo paese. Ad elaborare un programma che guardi sì alle esigenze immediate, ma fondamentalmente alla costruzione di un nuovo futuro. Io ho le mie idee e voglio confrontarle, integrarle e proporle a tutti. Sulla base di questo programma, scegliere tra i cittadini gli Amministratori che potranno portarlo avanti. C’è bisogno di persone, che siano appassionate più che alla poltrona, alla politica ed a questo PAESE! C’è bisogno di missionari della politica! Ho chiesto, sera del 22, alla maggioranza della maggioranza, di sospendere e ritirare la trattazione del punto all’O.D.G. inerente la decadenza da Consigliere dell’Avv. Raschellà, perché, sebbene lo statuto comunale recita testualmente che “decade dalla carica il Consigliere che non partecipa, senza giustificati motivi, ad una intera sessione ordinaria del Consiglio Comunale”, lo stesso statuto non prevede però la relativa procedura. In buona sintesi non essendoci chiarezza ho chiesto il rinvio. Rinvio saltato perché gli animi si sono surriscaldati dopo l’intervento del Consigliere Cuppari che ha fatto naufragare il mio tentativo di far cessare la stagione dei veleni attraverso l’affermazione del principio di tutela di tutti i consiglieri.
Infine, solo gli ultimi cinque minuti della seduta, sì proprio gli ultimi cinque minuti, sono stati dedicati all’approvazione dello statuto comunale, cioè ad una cosettina da niente, ad un passatempo... L’abbiamo fatto tra di noi, tra pochi amici, 12 voti su 12 votanti, di cui 5 componenti rappresentanti la minoranza.
Al di là di ogni ironia, Mi sono sentito o meglio ci siamo sentiti, come minoranza, dopo aver ribadito sin dall’insediamento, seduta su seduta della necessità di adeguare le nostre regole al T.U. del 2000, fieri di aver raggiunto lo scopo! Fieri di aver posto le fondamenta ad una maggiore tutela dei cittadini, avendo previsto che “gli organi di governo e l’organizzazione della gestione, ispirano l’azione amministrativa del comune secondo principi che realizzano un rapporto aperto, libero e democratico, di positiva collaborazione con la Comunità, che rende possibile a tutti i cittadini l’esercizio dei loro diritti ed afferma i valori di concorde solidarietà, condizioni per la civile convivenza ed il progresso sociale della popolazione” (Art. 16). L’aver previsto nello statuto la figura del difensore civico, ne rappresenta un valido esempio per le future amministrazioni locali.
A BENEDETTO XVI, il cui nome “Benedetto”, rimanda al patrono e costruttore, insieme ai Santi Cirillo e Metodio, dell’Europa, rivolgo il pensiero e l’augurio, così come anche espresso dal Consiglio Comunale, per un pontificato di elevata umanità e di tensione ideale continuando l’opera del grande GIOVANNI PAOLO II. Carmelo Di Matteo Capogruppo lista Colomba
(28.4.05) PRECISAZIONE - In riferimento all'articolo di Carmelo Di Matteo (Di cosa ha bisogno questo paese?), riteniamo opportuno precisare che, in merito ai rilievi concernenti la non espressa citazione dell'intervento in Consiglio del capogruppo Colomba, il resoconto giornalistico di una seduta del Consiglio Comunale non deve né può esserne il processo verbale, che è di competenza del segretario comunale ed ha ben altre finalità che l’informazione.
Non ci pare che, nell’articolo “Toccato il fondo”, sia sfuggito l’essenziale, a cui non è da ascrivere chi e/o come abbia fatto la proposta di rinviare o soprassedere sul caso in discussione.
Inutile aggiungere che la selezione degli aspetti e dei fatti salienti di cui si compone un evento ci si sforza di farla dal punto di vista di chi legge – che di solito non è un addetto ai lavori, protagonista o coprotagonista, della vicenda raccontata. LA REDAZIONE
(12.5.05) IL 12 MAGGIO DELL'85: VENT'ANNI FA (di Domenico Distilo) - Il 12 maggio 1985, vent’anni fa, la piccola storia di Galatro conosceva una svolta epocale: la fine del lunghissimo potere di Bruno Marazzita e della DC e l’avvento di una coalizione di sinistra, comunisti, socialisti e indipendenti, che sarebbe riuscita, nonostante numerose defezioni e la morte di un consigliere, a giungere alla conclusione naturale del mandato cinque anni dopo, nel 1990.
Le vicende di quei cinque anni, riviste quando si è ormai da lunga pezza fuori del clima esagitato e parossistico che le ha caratterizzate, evidenziano la genesi delle tare ormai storiche della politica, della società, della cultura del nostro paese, tare da cui non abbiamo mai seriamente tentato di emendarci.
La coalizione vincente, che nella fase in cui veniva costruita e subito dopo la vittoria aveva alimentato molte speranze e, soprattutto, molte illusioni, si rivelò ben presto priva di un ubi consistam. Messa insieme all’insegna dell’antimarazzitismo, nasceva divisa su tutto il resto. A minarne la già di per sé precaria unità giunse, a qualche mese dall’entrata in carica, l’inopinato licenziamento di due dipendenti non ancora stabilizzate. Ispirato da ragioni politiche, in primis dall’esigenza di sancire il cambiamento con un gesto simbolicamente forte, fu imposto dagli oltranzisti all’ala moderata ed ebbe l’effetto di un vero e proprio suicidio prematuro, in termini d’immagine e credibilità, per una amministrazione che, essendo di sinistra, non poteva non avere nella difesa dei lavoratori la sua ragion d’essere. Pochi mesi dopo quell’episodio la Tromba, che pur aveva vinto le elezioni con una valanga di voti, non si poteva più dire una coalizione e sopravviveva nella certezza, non poi tanto segreta, che alla prima occasione il gruppo degli indipendenti si sarebbe sfilato provocando la crisi che, scongiurata da una plateale “verifica di maggioranza” celebratasi in una storica riunione del Consiglio comunale tenutasi ad un anno esatto dalle elezioni, nel maggio 1986, esplose in forma irreversibile nel novembre dello stesso anno.
Cosa dividesse il sindaco Galluzzo, socialista, e l’assessore Lamari, punto di riferimento dei consiglieri indipendenti, è ancora oggi –a meno che non lo si voglia interpretare come un mero scontro di potere privo di contenuti- avvolto nel mistero. Si diceva, allora, che fosse la politica del personale, la linea da seguire verso i dipendenti comunali, quasi tutti assunti da Marazzita e talvolta inclini ad atteggiamenti non collaborativi, ostruzionistici, nei confronti dei nuovi amministratori, che sentivano estranei, quasi degli usurpatori di un potere che intendevano sarebbe dovuto spettare a Marazzita per diritto divino.
La verità è però probabilmente un’altra: quella della Sinistra nel 1985 fu una coalizione costruita, come tutte le successive, essenzialmente per vincere, senza badare se avesse al suo interno le condizioni per ben amministrare, vale a dire un buon programma, competenze adeguate, un efficace punto d’equilibrio e di compensazione, un minimo di affinità elettive.
Dal novembre 1986 alla primavera del 1990, smaltita l’uscita di scena degli indipendenti –si dimisero in quattro su cinque: Lamari rimase in carica e continuò a fare, le leggi dell’epoca lo consentivano, l’assessore d’opposizione- la maggioranza procedette per forza d’inerzia, sfruttando le divisioni della DC, lo spirito di bandiera dei consiglieri rimasti al loro posto, le naturali attitudini e la capacità di applicarsi del sindaco, grazie a cui poté raggiungere risultati significativi in termini di opere finanziate. Nulla, purtroppo, sugli altri fronti: programmazione razionale dello sviluppo, riorganizzazione funzionale della macchina comunale, ristabilimento di un clima di normalità e vivibilità sociale. Le poche iniziative avviate Galluzzo e i suoi collaboratori le perseguirono, del resto, muovendosi come in una fortezza assediata: la DC del tempo, decisa a far ritornare in sella Marazzita, non tralasciava infatti nulla, neppure la via giudiziaria, per raggiungere lo scopo, senza minimamente preoccuparsi, anzi, probabilmente senza neppure rendersi conto di arrecare ferite profonde alla pace sociale e alle tradizioni culturali e civili, alla stessa democrazia del nostro paese.
Se la DC, in preda allo spirito di revanche, aveva smesso di ragionare, non è che a sinistra fossero più lucidi. Non ci si ricorda di nessun esponente comunista, socialista, indipendente di sinistra, che si adoperasse per superare i personalismi o che fosse capace, in nome dell’interesse generale, di guardare le cose con distacco evitando di gettare sempre e comunque la croce addosso al sindaco.
Di nessuno che fosse anche solo sfiorato dal sospetto che il fallimento di un progetto politico –nel loro caso il progetto politico dell’alternativa a Marazzita dopo 25 anni- ha sempre, inevitabilmente, molti padri.
Il fatto è che, abituati a vedersi solo e soltanto come gli avversari di Marazzita, i leader della Sinistra, una volta sconfitto il loro idolo negativo, entrarono in una profonda crisi di identità da cui uscirono trovando un surrogato, un altro idolo negativo nel sindaco da loro stessi eletto. Inutile aggiungere che alcuni cambiarono addirittura opinione su Marazzita e finirono per entrarne nell’orbita.
Fu così che la politica galatrese conobbe una mutazione genetica: smise d’essere contrapposizione ideale e ideologica per trasformarsi in una sarabanda di incontri e scontri incrociati in chiave, fondamentalmente se non esclusivamente, personale e personalistica, mentre i tempi si preparavano a cambiare con la fine della guerra fredda, l’avanzata della globalizzazione e, in Italia, il tracollo della democrazia dei partiti.
I microcambiamenti, i cambiamenti cioè su scala locale, sarebbero stati probabilmente riassorbiti se lo scenario generale fosse rimasto quello di prima. Se fossero rimasti i partiti, per intenderci, con ogni probabilità non sarebbero saltate così vistosamente le regole della politica e, in generale, della società locale.
Poiché i partiti sono scomparsi, perlomeno nella forma in cui li abbiamo conosciuti in cinquant’anni di vita repubblicana, le regole dell’agire politico avrebbero dovuto essere rielaborate su scala locale, dalla classe dirigente politica locale in una chiave che tenesse conto dei cambiamenti intervenuti sul piano globale e del rapporto tra il globale e il locale. Poiché questo non è avvenuto, siamo rimasti privi di bussola e, nel giro di alcuni lustri, precipitati nell’attuale marasma, le cui origini non sono dunque da ricercare, se non come causa secondaria e derivata, nella pur palese inadeguatezza di chi attualmente ci amministra.
Le elezioni del 1990, che videro il ritorno al potere di Marazzita, segnarono un’ulteriore tappa sulla via dello smarrimento delle regole. Questa volta ne fu protagonista la Sinistra che, impugnando il risultato delle elezioni determinato dai numerosi elettori indebitamente ammessi al voto assistito, seguì la DC sulla strada della trasformazione della battaglia politica in scontro giudiziario. Vinto il ricorso nei vari gradi di giudizio, la Sinistra prevalse facilmente alle elezioni del 1993 su una coalizione messa su affrettatamente, con Giancarlo Franzè candidato a sindaco, sulle ceneri del blocco politico e sociale marazzitiano repentinamente e definitivamente sfaldatosi dopo l’effimera vittoria.
Usciti di scena Marazzita e la DC, la Destra a Galatro non è praticamente più esistita, nel senso che non è mai più stata in grado di competere seriamente per vincere le elezioni. Fatto questo negativo non solo per la Destra ma anche per la Sinistra, a cui sono mancati l’avversario e la battaglia politica dura, elementi entrambi necessari per la selezione del gruppo dirigente.
Di durezza, negli anni 85-90, ce n’era stata invero non poca. Si era trattato però di scontro duro fuori delle regole, sì che, una volta tornata la normalità in un contesto storico radicalmente mutato, da un lato non è stato più possibile ripristinare le vecchie regole, dall’altro non è neppure emersa la consapevolezza di doverne elaborare di nuove. Il senso di vuoto, la condizione di anomia che sembrano ancora attanagliare la politica galatrese, affondano dunque le radici nel quinquennio 85-90. Gli anni successivi al 93 (anno dell’elezione a sindaco di Angelo Cuppari dopo due anni di gestione comissariale) sono stati anni di amministrazione senza politica ed hanno in qualche modo corrisposto alla domanda di pace sociale che si levava da tutti gli strati della società galatrese stanca del lungo periodo di “rivoluzione permanente”, di quasi dieci anni di campagna elettorale.
La crisi dell’amministrazione Papa, esplosa nel persistente vuoto della politica, in una dimensione che si potrebbe definire impolitica, segna l’inizio di una nuova fase. Non ci è dato sapere, adesso, come si evolverà e dove sfocerà.
(10.6.05) VECCHIA E NUOVA POLITICA (di Romualdo Lucà) - Ringrazio Domenico Distilo per il suo articolo sulla storia del nostro Paese; storia politica si intende. Leggendo, mi sono venuti in mente alcuni fatti di quel periodo che oggi, con più senno e maggiore razionalità, mi fanno notare la drammaticità di ciò che accadeva un tempo e ancora di più quanto accade oggi.
In quel periodo, più che pensare ai programmi per il bene del nostro paese, si andava in giro a raccontare delle falsità, pur di raggiungere lo scopo di discriminare l'avversario politico, sia da Destra che da Sinistra. Ricordo ancora litigi, divisioni, inimicizie e la paura di salutare persone che non fossero della stessa linea politica. Ma vigeva il rispetto! Quello era prioritario a tutto; soprattutto alla politica!
Tutto ciò mi fa pensare quanto la politica oggi non si mette a disposizione dei cittadini, anzi noto sempre più la mancanza di posti di lavoro e, quel che è peggio, posti che vengono meno. Questo non vuol dire che la classe politica sia tutta cosi, fortunatamente! Se fosse possibile, bisognerebbe invertire le procedure burocratiche: mettere alla prova un'eventuale amministrazione, poi votarla! So bene che è pura fantascienza, ma come avrete notato il "se" è d'obbligo!
Voglio ribadire inoltre che esporre le mie opinioni, giuste o sbagliate che siano, non vuol essere occasione di "attacco" per nessuna carica amministrativa in atto, desidero che siano interpretate come pensieri nostalgici di un compaesano emigrato.
Nel nostro amato Paese, come il nostro prof. Franceso Distilo ci ricordava con l'uscita del suo libro sui laureati galatresi, la cultura possiamo "venderla" e ne abbiamo in abbondanza; mi chiedo, quindi, come mai non si riesce a creare una coalizione politica che sia all'altezza di migliorare la situazione del nostro Paese.
Prendo atto che il nostro paese è stato rinnovato e migliorato dal punto di vista urbanistico (la passerella, la guardia medica, ecc.) ma rimane sempre il problema della viabilità principale. Lo so, non è facile avere i finanziamenti che servirebbero per la realizzazione delle opere pubbliche, ma in queste occasioni dovrebbe venir fuori la bravura di un politico.
La mia speranza è che il futuro progetto politico sia migliore e che nelle occasioni di confronto si possano esaltare molti aspetti positivi.