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7.3.05 - Sulla gestione delle Terme
di Alfredo Distilo

20.3.05 - Mettiamo al centro il paese
di Carmelo Di Matteo

28.3.05 - Perchè i licenziamenti alle Terme?
di Rocco Cutrì

8.4.05 - Risposta al sindaco
di Rino Dell'Ammassari

24.4.05 - Di cosa ha bisogno questo paese?
di Carmelo Di Matteo

28.4.05 - Precisazione

9.5.05 - A proposito del Giro
di Romualdo Lucà

11.5.05 - Perchè si ostinano a restare in carica?
di Rino Dell'Ammassari

12.5.05 - Il 12 maggio dell'85: vent'anni fa
di Domenico Distilo

10.6.05 - Le ragioni di un'astensione
di Massimiliano Mercuri

10.6.05 - Vecchia e nuova politica
di Romualdo Lucà





Il responsabile dei servizi termali Alfredo Distilo (foto Umberto Di Stilo) (7.3.05) SULLA GESTIONE DELLE TERME (di Alfredo Distilo) - Vorrei portare il mio modesto contributo per meglio chiarire quanto si è detto sulla gestione della struttura termale da parte della "Terme Service" che sicuramente non è esente da pecche, ma che, è bene non dimenticare, è stata l'unica, in sede di gara per l'affidamento della gestione, a dimostrare un vero interesse per le terme. Interesse confermato con gli investimenti notevoli che ha sostenuto per adeguare e migliorare la struttura, pur sapendo che alla scadenza della gestione tutte le opere sarebbero passate gratuitamente al Comune.

Si è detto nella riunione del 4 marzo che si è tenuta presso il Comune, che non si sarebbe controllato l'operato del gestore e che quest'ultimo avrebbe disapplicato tutte le clausole contrattuali ma, se vogliamo dire effettivamente come stanno le cose senza retorica, attenendoci ai fatti, rileviamo che:

  • non è vero che la "Terme Service" non abbia presentato il piano occupazionale, come ha sostenuto l'assessore Villelli. Lo stesso è allegato al contratto di concessione della gestione stipulato con il Comune e che l'assessore avrebbe dovuto leggere;
  • l'azienda ha assunto esclusivamente personale di Galatro, fatta eccezione per le figure professionali mancanti in loco;
  • il contratto di lavoro applicato ai dipendenti, contrariamente a quanto afferma il Sindacato, è quello proprio dei dipendenti delle terme, sottoscritto dalla Federterme. Forse quì si è fatta un pò di confusione tra il contratto per servizi termali, che sono quelli che vengono erogati nelle terme, ed il contratto per l'industria mineraria che riguarda l'imbottigliamento di acque minerali;
  • il licenziamento delle 18 unità (sono rimaste in servizio alcune figure impegnate nella fisioterapia, unico servizio in funzione perché, al contrario delle cure termali, ha una certa utenza anche nei mesi invernali) non è correlato al pagamento da parte dell'ASL (con atto ingiuntivo!) di prestazioni effettuate dal 2001 al 2003, bensì alla mancanza di utenza termale in questo periodo.

    Non conosco le leggi sui licenziamenti, ma mi auguro che tutto si possa risolvere nel migliore dei modi per il personale coinvolto nella vicenda e che, per l'avvenire, si possa trovare un modo che durante il periodo di chiusura delle terme, permetta ai dipendenti di percepire una qualsiasi indennità prevista dalle vigenti disposizioni in materia (disoccupazione o altro).
    Alfredo Distilo
    Responsabile servizi termali


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    (20.3.05) METTIAMO AL CENTRO IL PAESE (di Carmelo Di Matteo) - Nella news del 3.3.05 "Approvate le centrali e la surroga" ho intravisto alcune imprecisioni che vorrei con questo mio intervento chiarire.
    Premesso che la seduta Consiliare era in seconda convocazione, quindi con numero legale di maggioranza in aula, avrei da precisare che l’approvazione della surroga di Dell’Ammassari con Nicolaci che per quanto sia vero che sia passata con voto unanime è altrettanto vero che io non ero presente in quanto sono arrivato in Consiglio in ritardo e già nella trattazione del punto all’ordine del giorno inerente l’approvazione delle varianti allo strumento urbanistico per la costruzione delle due centrali idroelettriche. E, comunque, se interessa conoscere il mio pensiero in merito alla suddetta surroga, avrei votato contro. Il motivo? Avremo modo di discuterne più avanti nel tempo.
    Inoltre mi ha fatto riflettere la sottile allusione, nel far intendere al lettore inesistenti accordi. Vero è che tutti i componenti della minoranza siamo stati convocati da una parte di maggioranza per discutere della crisi di palazzo San Nicola. Crisi, ripeto che riguarda la maggioranza, la quale si è spaccata in due tronconi di quasi pari unità. Questo per ben intenderci. Chi abbia ragione o torto, al momento, non è affar mio! Nella sera dell’invito, abbiamo preso atto di questa situazione, in verità non nuova e delle proposte fatte. Per quanto mi riguarda, ho sentito il dovere di ringraziare il gruppo di maggioranza che mi ha invitato, facendo presente la necessità mia di rifletterci su, di fare le mie considerazioni, valutazioni e assunzioni di responsabilità sia solo che con i miei amici. Una sola risposta ho dato: comunque andranno le cose non sono, per il momento, interessato ad alcuna carica! Questo per sgomberare il campo da confusioni di sorta. Così, come non ho detto no, non ho detto neanche “sì” chiaramente per le stesse responsabilità che mi ritrovo addosso e che ho accennato sopra.
    Alle minoranze, purtroppo, con la riforma degli Enti Locali, è rimasto il solo potere di decidere le sorti della “legislatura” nel caso di crisi parziali delle maggioranze, altrimenti hanno solo compiti di mera assistenza o quasi e nel quasi inserisco la libertà di parola, che io credo di aver ben esercitato, anche se, inizialmente, per difendermi e l’ho fatto con le unghie e con i denti, cosciente che chi non è capace di difendere la sua casa, non saprà mai e non potrà mai difendere la casa degli altri. Ma, l’ho usata anche per dare tono e validità alla mia presenza in Consiglio. Posso benissimo dire che ho svolto il mio compito così come mi ero prefissato: sono stato cauto e riflessivo, approvando atti importanti per la vita e lo sviluppo di questo paese, ma sono stato anche irruento quando le condizioni e le situazioni di fatto mi richiedevano un simile atteggiamento. Le posizioni di verità, quando sono tali vanno proclamate con tutta la forza che uno ha dentro. Di queste cose e dei risultati ottenuti, comunque, avremo modo di parlarne ancora. Quindi per concludere, nessun accordo è stato fatto, ma siccome il confronto è la regola della democrazia, tutto è possibile! Una cosa, comunque si sappia, che io non mi sono mai candidato ad una “poltrona”, non ho mai rincorso il potere ed ho fatto sempre in modo che ad esercitarlo fossero persone che io credevo di una certa validità, serietà e capacità. Per cui dietro qualunque progetto, necessitano non amanti del potere in se e per se ma innamorati del servizio, disposti a mettere al centro non se stessi ma il paese. “Mettiamo al centro il paese” dissi nell’ultima competizione elettorale comunale “e sacrifichiamoci per esso”. Non sono stato ascoltato. Ed ecco i risultati! La stessa cosa ripeto oggi. E oggi più che mai necessita gente capace e capace di ascoltare chi sta accanto, di decidere, di organizzare, di inventare e di programmare.
    Da parte mia ritorno ad affermare che il tentativo più alto di questi ultimi anni, in termini di progettualità seria, sia stato quello del “PONTE”, cui sono sempre disponibile a riprendere e rimodulare. I mutati tempi sono più maturi ad una nuova coscienza. Non perdiamo altro tempo! Per altro verso rimando alla lista “Colomba”, che alla caduta delle ideologie ha saputo rispondere con l’unico “collante” possibile per far vivere le amministrazioni locali: L’AMICIZIA.
    Un’ultima cosa. In questi giorni, diversi compaesani mi hanno chiesto se anch’io faccio parte del nuovo gruppo che sta per nascere in paese: Centro Popolare Galatrese. Ho risposto che il Consigliere di minoranza l’amico Mario Lucia, mi ha invitato a far parte di un gruppo promotore per la rinascita della Democrazia Cristiana a Galatro con l’intento di preparare una lista per le elezioni del prossimo anno. Ho risposto negativamente in quanto più che far nascere un partito che si rifacesse alla grande DC, sarebbe stato necessario stimolare un incontro tra i tre gruppi che animano la minoranza, in quanto particolarmente il mio della lista “Colomba” non era legato o avesse come riferimento maggioritario alcuna ideologia partitica, con l’apporto di cittadini su un programma comune e pertanto, ho detto, non me la sento di fare una scelta del genere senza di loro! Ora pare che quella che doveva essere la DC sia stata chiamata in altro modo. Fatti loro.
    Tanto per chiarire e precisare. Ringrazio per l'ospitalità.

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    (28.3.05) PERCHE' I LICENZIAMENTI ALLE TERME? (di Rocco Cutrì) - Con amarezza apprendo dei 18 licenziamenti operati dalla Terme Service. Numerosi sono gli interrogativi che mi pongo sulla vicenda:
    a) perchè non è stato presentato per tempo un piano industriale a breve e media scadenza che evidenziasse gli investimenti (qualora ve ne fossero) e le prospettive di sviluppo economico ed occupazionale;
    b) perchè visto che proprio in vista dell'accreditamento da parte dell'ASL di congrue somme di denaro vengono operati i licenziamenti senza nemmeno tentare un sostegno attraverso gli ammortizzatori sociali;
    c) perchè viene evitato con una scusa un primo tavolo istituzionale convocato da Comune e CGIL. Ritengo che chi ha preso in gestione le terme, purtroppo, lo abbia fatto senza voler investire nulla ma con il solo scopo di crearsi un introito in breve tempo lasciando in eredità al comune problemi sociali ai quali o prima o poi si aggiungeranno evidenti problemi di natura economica "a carico del contribuente". Mi chiedo quale sia la vera vocazione imprenditoriale di questi personaggi perchè anche questo è un particolare che ritengo i cittadini debbano conoscere e magari comprendere se è un qualcuno che avrebbe dovuto creare sviluppo e non ci è riuscito oppure qualcuno che ha ottenuto lo sfruttamento di un bene pubblico senza produrre alcun tipo di ritorno per la comunità. Ritengo che sia il caso di proporre altri tavoli istituzionali in modo che il confronto con i gestori delle terme non possa venire più eluso e porti alla verità delle cose e che il Comune insieme alle parti sociali possa capire se ci sono gli elementi per la rescissione anticipata del contratto di gestione.
    Mi attiverò per segnalare il caso ai referenti del mio partito in Calabria, nella speranza di poter contrastare questa politica imprenditoriale che sembra avere un unico fine: interesse economico spicciolo.
    Rocco Cutrì
    PdCI Torino


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    L'ex assessore Rino Dell'Ammassari. (8.4.05) RISPOSTA AL SINDACO (di Rino Dell'Ammassari) - Egregio Sig. Sindaco,
    durante lo svolgimento dell'ultimo consiglio come tu sai ero assente, però tuo malgrado anche in mia assenza hai criticato le mie dimissioni, ponendoti o affermando, (traggo le conclusioni per come mi è stato raccontato), cose e fatti alquanto strani o almeno senza molto senso. 1) Me ne sarei andato per 100 euro in meno: con quale logica io vado via per 100 euro e ce ne rimetto 216 perchè rinuncio all'assessorato? Come vedi non sono così venale come pensi! Mi pare che tu ne hai fatta una questione venale rimanendo attaccato alla poltrona, senza minimamente chiederti se hai ancora consenso popolare.
    Ebbene se non lo sai te lo dico io: NON HAI PIU' CONSENSO! Questo già da qualche anno. Hai lasciato intendere che il sottoscritto aveva interessi particolari in vari progetti, in modo particolare nei finanziamenti residui europei, dove a mio parere c'era la possibilità che Galatro potesse emergere dallo stato in cui si trova.
    Quali interessi potevo mai avere se non quelli di Galatro? Io non sono di origine galatrese, ma sono più che convinto di amare questo paese più di te e di tutti quelli che ti circondano. E' proprio questa la differenza tra me e te, caro sig. sindaco, la sensibilità d'animo e l'onestà che mi contraddistingue da voi tutti, scusa la presunzione, quindi non ti permetto minimamente di pensare che il sottoscritto possa aver fatto qualcosa per il proprio interesse, questo vale anche per chi te lo ha suggerito.
    Caro sig. sindaco, tu hai una sola colpa: quella di fare il sindaco! Non ti si addice; inoltre sei circondato da gente che non ha il benchè minimo riguardo per il paese, ti sei servito della minoranza per sopravvivere ancora per qualche anno, ancora una volta è prevalso il tuo motto: DECIDETE VOI CHE PER ME VA BENE! Hai sempre fatto decidere gli altri e poi non hai mai tenuto conto delle decisioni, perchè alla fine ribaltavi sempre, all'insaputa di tutti ogni accordo, in maniera infame.
    Mi pento solo di una cosa, e cioè nell'avermi fatto trascinare nel processo che è sfociato con le dimissioni dell'assessore Cuppari, al quale devo riconoscere che aveva ragione sull'andazzo della giunta e sulla precarietà della stessa, motivazione che mi ha stimolato a dimettermi, proprio per il fatto che non ho voluto essere criticato, per il fatto che la giunta si limitava all'ordinaria amministrazione, senza idee, senza programmi. Si, è vero, ho voluto distinguermi, e non dare la sensazione ai galatresi di far parte di questa precaria compagine, la mia coscienza e la mia immagine prevalgono su tutto.
    Non vado oltre, anche se ci sarebbe tanto da dire; e come dice il proverbio: non stuzzicare il can che dorme.
    Rino Dell'Ammassari


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    (24.4.05) DI COSA HA BISOGNO QUESTO PAESE (di Carmelo Di Matteo) - Per quanto vero il titolo dato da “Galatro Terme News” al commento della seduta Consiliare del 22 c. m. (“Toccato il fondo”), il contenuto dell’articolo rispecchia solo in parte, ciò che è accaduto tra i consiglieri di maggioranza della lista “Tromba” e per nulla ciò che è stato proposto dalla minoranza.
    Purtroppo la dura esposizione dell’Avv. Daniela Raschellà, ha rischiato e rischia di far passare in secondo piano le vicende raccontate e denunciate dalla stessa e che hanno portato alla vittoria dell’attuale maggioranza. Vittoria costruita in gran parte sull’accaparramento di voti basato su promesse, poi non mantenute, di assessorati, posti di lavoro, seggi in Comunità Montana e chi più ne ha ne metta, fino ad arrivare ad elargizioni monetarie per accaparrarsi e garantirsi presenze in Consiglio Comunale a convenienza dell’uno o dell’altro gruppo formatosi all’interno della maggioranza, ma fondamentalmente prendendo in giro i soggetti interessati.
    Denunce, quelle del Consigliere Raschellà, che hanno dominato la serata per circa 5 ore e che riguardano sia una parte che l’altra dei due tronconi della stessa maggioranza.
    Con il mio intervento in Consiglio la sera del 22 (non rilevato da “Galatro Terme News”) ho rilevato il FALLIMENTO DELLA POLITICA, il fallimento di un TIPO DI POLITICA, fondato sulle false promesse perpetrate oramai da anni in questo paese.
    Abbiamo assistito ad accuse e contraccuse basate solo su questioni di natura personale. Non un accenno al paese e ai problemi che ci affliggono.
    “DI COSA HA BISOGNO QUESTO PAESE” per evitare una seconda “Pentidattilo” (paesino abbandonato dai cittadini) essendo noi ormai ridotti a circa 1400 anime?! Date queste risposte ai cittadini voi che avete la maggioranza. Preoccupatevi e preoccupiamoci di questo!
    Ho anticipato in Consiglio l’iniziativa di coinvolgere i cittadini a discutere e dialogare sulle prospettive di questo paese. Ad elaborare un programma che guardi sì alle esigenze immediate, ma fondamentalmente alla costruzione di un nuovo futuro. Io ho le mie idee e voglio confrontarle, integrarle e proporle a tutti. Sulla base di questo programma, scegliere tra i cittadini gli Amministratori che potranno portarlo avanti. C’è bisogno di persone, che siano appassionate più che alla poltrona, alla politica ed a questo PAESE! C’è bisogno di missionari della politica!
    Ho chiesto, sera del 22, alla maggioranza della maggioranza, di sospendere e ritirare la trattazione del punto all’O.D.G. inerente la decadenza da Consigliere dell’Avv. Raschellà, perché, sebbene lo statuto comunale recita testualmente che “decade dalla carica il Consigliere che non partecipa, senza giustificati motivi, ad una intera sessione ordinaria del Consiglio Comunale”, lo stesso statuto non prevede però la relativa procedura. In buona sintesi non essendoci chiarezza ho chiesto il rinvio. Rinvio saltato perché gli animi si sono surriscaldati dopo l’intervento del Consigliere Cuppari che ha fatto naufragare il mio tentativo di far cessare la stagione dei veleni attraverso l’affermazione del principio di tutela di tutti i consiglieri.
    Infine, solo gli ultimi cinque minuti della seduta, sì proprio gli ultimi cinque minuti, sono stati dedicati all’approvazione dello statuto comunale, cioè ad una cosettina da niente, ad un passatempo... L’abbiamo fatto tra di noi, tra pochi amici, 12 voti su 12 votanti, di cui 5 componenti rappresentanti la minoranza.
    Al di là di ogni ironia, Mi sono sentito o meglio ci siamo sentiti, come minoranza, dopo aver ribadito sin dall’insediamento, seduta su seduta della necessità di adeguare le nostre regole al T.U. del 2000, fieri di aver raggiunto lo scopo! Fieri di aver posto le fondamenta ad una maggiore tutela dei cittadini, avendo previsto che “gli organi di governo e l’organizzazione della gestione, ispirano l’azione amministrativa del comune secondo principi che realizzano un rapporto aperto, libero e democratico, di positiva collaborazione con la Comunità, che rende possibile a tutti i cittadini l’esercizio dei loro diritti ed afferma i valori di concorde solidarietà, condizioni per la civile convivenza ed il progresso sociale della popolazione” (Art. 16). L’aver previsto nello statuto la figura del difensore civico, ne rappresenta un valido esempio per le future amministrazioni locali.
    A BENEDETTO XVI, il cui nome “Benedetto”, rimanda al patrono e costruttore, insieme ai Santi Cirillo e Metodio, dell’Europa, rivolgo il pensiero e l’augurio, così come anche espresso dal Consiglio Comunale, per un pontificato di elevata umanità e di tensione ideale continuando l’opera del grande GIOVANNI PAOLO II.
    Carmelo Di Matteo
    Capogruppo lista Colomba

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    (28.4.05) PRECISAZIONE - In riferimento all'articolo di Carmelo Di Matteo (Di cosa ha bisogno questo paese?), riteniamo opportuno precisare che, in merito ai rilievi concernenti la non espressa citazione dell'intervento in Consiglio del capogruppo Colomba, il resoconto giornalistico di una seduta del Consiglio Comunale non deve né può esserne il processo verbale, che è di competenza del segretario comunale ed ha ben altre finalità che l’informazione.
    Non ci pare che, nell’articolo “Toccato il fondo”, sia sfuggito l’essenziale, a cui non è da ascrivere chi e/o come abbia fatto la proposta di rinviare o soprassedere sul caso in discussione.
    Inutile aggiungere che la selezione degli aspetti e dei fatti salienti di cui si compone un evento ci si sforza di farla dal punto di vista di chi legge – che di solito non è un addetto ai lavori, protagonista o coprotagonista, della vicenda raccontata.
    LA REDAZIONE

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    (9.5.05) A PROPOSITO DEL GIRO (di Romualdo Lucà) - Con immenso piacere, faccio tanti complimenti alla Società Sportiva Galatro. Continuate così e... non mancherà che il colpo finale.
    A proposito del Giro d'Italia, sarà stato divertente per i nostri compaesani, ma riflettevo un po', mettendomi nei panni dei ciclisti: chissà quante "voragini" avranno visto durante il percorso. Spero anche che per terra avranno notato qualche riga bianca, qualche passaggio pedonale. Dei cartelli di segnaletica non dico niente, pedalando forse non si notano molto, ammesso che c'erano.
    Un po di tempo fa sono venuto in paese per motivi di famiglia, quasi non trovavo la strada per entrare in paese. Volevo con questa riflessione, coinvolgere chi leggerà queste poche righe, non per aprire un dibattito... "lesionista" ma costruttivo. So di non scoprire l'acqua calda. Ma più tempo passa e piu si perde la speranza. Un caloroso saluto a tutti Voi.


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    Rino Dell'Ammassari, dimessosi qualche tempo fa da assessore. (11.5.05) PERCHE' SI OSTINANO A RESTARE IN CARICA? (di Rino Dell'Ammassari) - Penso che noi tutti ci poniamo la stessa domanda. In effetti non sappiamo la risposta! Possiamo fare delle ipotesi, però di fatto non c'è un motivo così eclatante per mantenere questa posizione. Non ha una valenza politica, anzi direi che l'attuale amministrazione non ha collocazione politica in quanto rispetto a quattro anni fa, tranne il sindaco che è tesserato DS, tutti gli altri della giunta sono fuori dai DS. Questo vale anche per l'assessore Gaspare Sapioli, il quale ha operato una scelta contraria a quella del partito.
    Non ha una valenza amministrativa legata a grossi investimenti in atto, cioè finanziamenti da spendere per rilanciare il paese, ed allora è solo amore per il potere? Questa amministrazione ha fatto un rimpasto con la minoranza, solo per rimanere al potere un altro anno, sola contro tutti, contro un'opinione pubblica che la critica perchè inefficace, contro un paese che pretende giustamente qualcosa di più. Devo veramente pensare che per un pugno di euro i nostri amministratori rimangono attaccati alle loro poltrone? Questa è veramente povertà! Ma non dignità!
    Le vicissitudini di questa amministrazione sono molteplici, nel bene e nel male in politica può succedere di tutto, ma il senso di responsabilità deve prevalere su tutto; in questo momento siamo di fronte ad una "ripicca" politica.
    Quando si arriva allo scontro infuocato, che rasenta quello fisico, quando la provocazione induce ad odiare i nostri paesani, allora vuol dire che si gestisce la politica in maniera infantile, e guai a far gestire la politica dai bambini, si creerebbero dei sistemi dittatoriali e pericolosi. Sono sempre più convinto che sono i politici che gestiscono il potere, i maggiori responsabili del nostro quieto vivere, anche del nostro morale. Non posso fare altro che unirmi alla delusione del paese, mi sarebbe piaciuto fare dei programmi e raggiungere degli obiettivi, questo non è stato possibile; purtroppo io personalmente credo ancora alla fedeltà, all'amicizia, al rispetto delle regole, non voglio fare il moralista, ma credo che queste sono le basi per cambiare in meglio, cioè attraverso la coscienza.
    Ho voluto divagare, perchè penso che ogni tanto bisognerebbe fare qualche riflessione; mi auguro che l'attuale amministrazione rifletta e si renda conto dei danni che sta provocando.
    Mi auguro che non vogliate prendere esempio dal governo Berlusconi.


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    Bruno Marazzita (12.5.05) IL 12 MAGGIO DELL'85: VENT'ANNI FA (di Domenico Distilo) - Il 12 maggio 1985, vent’anni fa, la piccola storia di Galatro conosceva una svolta epocale: la fine del lunghissimo potere di Bruno Marazzita e della DC e l’avvento di una coalizione di sinistra, comunisti, socialisti e indipendenti, che sarebbe riuscita, nonostante numerose defezioni e la morte di un consigliere, a giungere alla conclusione naturale del mandato cinque anni dopo, nel 1990.
    Le vicende di quei cinque anni, riviste quando si è ormai da lunga pezza fuori del clima esagitato e parossistico che le ha caratterizzate, evidenziano la genesi delle tare ormai storiche della politica, della società, della cultura del nostro paese, tare da cui non abbiamo mai seriamente tentato di emendarci.

    Franco Galluzzo La coalizione vincente, che nella fase in cui veniva costruita e subito dopo la vittoria aveva alimentato molte speranze e, soprattutto, molte illusioni, si rivelò ben presto priva di un ubi consistam. Messa insieme all’insegna dell’antimarazzitismo, nasceva divisa su tutto il resto. A minarne la già di per sé precaria unità giunse, a qualche mese dall’entrata in carica, l’inopinato licenziamento di due dipendenti non ancora stabilizzate. Ispirato da ragioni politiche, in primis dall’esigenza di sancire il cambiamento con un gesto simbolicamente forte, fu imposto dagli oltranzisti all’ala moderata ed ebbe l’effetto di un vero e proprio suicidio prematuro, in termini d’immagine e credibilità, per una amministrazione che, essendo di sinistra, non poteva non avere nella difesa dei lavoratori la sua ragion d’essere. Pochi mesi dopo quell’episodio la Tromba, che pur aveva vinto le elezioni con una valanga di voti, non si poteva più dire una coalizione e sopravviveva nella certezza, non poi tanto segreta, che alla prima occasione il gruppo degli indipendenti si sarebbe sfilato provocando la crisi che, scongiurata da una plateale “verifica di maggioranza” celebratasi in una storica riunione del Consiglio comunale tenutasi ad un anno esatto dalle elezioni, nel maggio 1986, esplose in forma irreversibile nel novembre dello stesso anno.
    Cosa dividesse il sindaco Galluzzo, socialista, e l’assessore Lamari, punto di riferimento dei consiglieri indipendenti, è ancora oggi –a meno che non lo si voglia interpretare come un mero scontro di potere privo di contenuti- avvolto nel mistero. Si diceva, allora, che fosse la politica del personale, la linea da seguire verso i dipendenti comunali, quasi tutti assunti da Marazzita e talvolta inclini ad atteggiamenti non collaborativi, ostruzionistici, nei confronti dei nuovi amministratori, che sentivano estranei, quasi degli usurpatori di un potere che intendevano sarebbe dovuto spettare a Marazzita per diritto divino.
    La verità è però probabilmente un’altra: quella della Sinistra nel 1985 fu una coalizione costruita, come tutte le successive, essenzialmente per vincere, senza badare se avesse al suo interno le condizioni per ben amministrare, vale a dire un buon programma, competenze adeguate, un efficace punto d’equilibrio e di compensazione, un minimo di affinità elettive.
    Dal novembre 1986 alla primavera del 1990, smaltita l’uscita di scena degli indipendenti –si dimisero in quattro su cinque: Lamari rimase in carica e continuò a fare, le leggi dell’epoca lo consentivano, l’assessore d’opposizione- la maggioranza procedette per forza d’inerzia, sfruttando le divisioni della DC, lo spirito di bandiera dei consiglieri rimasti al loro posto, le naturali attitudini e la capacità di applicarsi del sindaco, grazie a cui poté raggiungere risultati significativi in termini di opere finanziate. Nulla, purtroppo, sugli altri fronti: programmazione razionale dello sviluppo, riorganizzazione funzionale della macchina comunale, ristabilimento di un clima di normalità e vivibilità sociale. Le poche iniziative avviate Galluzzo e i suoi collaboratori le perseguirono, del resto, muovendosi come in una fortezza assediata: la DC del tempo, decisa a far ritornare in sella Marazzita, non tralasciava infatti nulla, neppure la via giudiziaria, per raggiungere lo scopo, senza minimamente preoccuparsi, anzi, probabilmente senza neppure rendersi conto di arrecare ferite profonde alla pace sociale e alle tradizioni culturali e civili, alla stessa democrazia del nostro paese.

    Se la DC, in preda allo spirito di revanche, aveva smesso di ragionare, non è che a sinistra fossero più lucidi. Non ci si ricorda di nessun esponente comunista, socialista, indipendente di sinistra, che si adoperasse per superare i personalismi o che fosse capace, in nome dell’interesse generale, di guardare le cose con distacco evitando di gettare sempre e comunque la croce addosso al sindaco.
    Di nessuno che fosse anche solo sfiorato dal sospetto che il fallimento di un progetto politico –nel loro caso il progetto politico dell’alternativa a Marazzita dopo 25 anni- ha sempre, inevitabilmente, molti padri. Il fatto è che, abituati a vedersi solo e soltanto come gli avversari di Marazzita, i leader della Sinistra, una volta sconfitto il loro idolo negativo, entrarono in una profonda crisi di identità da cui uscirono trovando un surrogato, un altro idolo negativo nel sindaco da loro stessi eletto. Inutile aggiungere che alcuni cambiarono addirittura opinione su Marazzita e finirono per entrarne nell’orbita.
    Fu così che la politica galatrese conobbe una mutazione genetica: smise d’essere contrapposizione ideale e ideologica per trasformarsi in una sarabanda di incontri e scontri incrociati in chiave, fondamentalmente se non esclusivamente, personale e personalistica, mentre i tempi si preparavano a cambiare con la fine della guerra fredda, l’avanzata della globalizzazione e, in Italia, il tracollo della democrazia dei partiti.

    I microcambiamenti, i cambiamenti cioè su scala locale, sarebbero stati probabilmente riassorbiti se lo scenario generale fosse rimasto quello di prima. Se fossero rimasti i partiti, per intenderci, con ogni probabilità non sarebbero saltate così vistosamente le regole della politica e, in generale, della società locale.
    Poiché i partiti sono scomparsi, perlomeno nella forma in cui li abbiamo conosciuti in cinquant’anni di vita repubblicana, le regole dell’agire politico avrebbero dovuto essere rielaborate su scala locale, dalla classe dirigente politica locale in una chiave che tenesse conto dei cambiamenti intervenuti sul piano globale e del rapporto tra il globale e il locale. Poiché questo non è avvenuto, siamo rimasti privi di bussola e, nel giro di alcuni lustri, precipitati nell’attuale marasma, le cui origini non sono dunque da ricercare, se non come causa secondaria e derivata, nella pur palese inadeguatezza di chi attualmente ci amministra.

    Le elezioni del 1990, che videro il ritorno al potere di Marazzita, segnarono un’ulteriore tappa sulla via dello smarrimento delle regole. Questa volta ne fu protagonista la Sinistra che, impugnando il risultato delle elezioni determinato dai numerosi elettori indebitamente ammessi al voto assistito, seguì la DC sulla strada della trasformazione della battaglia politica in scontro giudiziario. Vinto il ricorso nei vari gradi di giudizio, la Sinistra prevalse facilmente alle elezioni del 1993 su una coalizione messa su affrettatamente, con Giancarlo Franzè candidato a sindaco, sulle ceneri del blocco politico e sociale marazzitiano repentinamente e definitivamente sfaldatosi dopo l’effimera vittoria.
    Usciti di scena Marazzita e la DC, la Destra a Galatro non è praticamente più esistita, nel senso che non è mai più stata in grado di competere seriamente per vincere le elezioni. Fatto questo negativo non solo per la Destra ma anche per la Sinistra, a cui sono mancati l’avversario e la battaglia politica dura, elementi entrambi necessari per la selezione del gruppo dirigente.
    Di durezza, negli anni 85-90, ce n’era stata invero non poca. Si era trattato però di scontro duro fuori delle regole, sì che, una volta tornata la normalità in un contesto storico radicalmente mutato, da un lato non è stato più possibile ripristinare le vecchie regole, dall’altro non è neppure emersa la consapevolezza di doverne elaborare di nuove. Il senso di vuoto, la condizione di anomia che sembrano ancora attanagliare la politica galatrese, affondano dunque le radici nel quinquennio 85-90. Gli anni successivi al 93 (anno dell’elezione a sindaco di Angelo Cuppari dopo due anni di gestione comissariale) sono stati anni di amministrazione senza politica ed hanno in qualche modo corrisposto alla domanda di pace sociale che si levava da tutti gli strati della società galatrese stanca del lungo periodo di “rivoluzione permanente”, di quasi dieci anni di campagna elettorale.
    La crisi dell’amministrazione Papa, esplosa nel persistente vuoto della politica, in una dimensione che si potrebbe definire impolitica, segna l’inizio di una nuova fase. Non ci è dato sapere, adesso, come si evolverà e dove sfocerà.

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    (10.6.05) LE RAGIONI DI UN'ASTENSIONE (di Massimiliano Mercuri) - “Sono diseducato, perciò mi astengo”. Questo è l’sms inviato a catena dai ragazzi di Azioni Giovani, come risposta alla frase di Gianfranco Fini durante l’intervista al Corriere della Sera: “E’ diseducativo invitare a non andare a votare”. A questo punto ci si chiede: "cos’è più diseducativo, invitare a non andare a votare, o far approvare una legge e il giorno dopo cambiare idea come se niente fosse, cercando così di affossare quella stessa legge che tra l’altro ancora non è stata applicata?". Siamo di fronte ad una vera e propria barzelletta.

    Consiglierei a chiunque, al di là del colore politico di appartenenza, e, soprattutto a chi non ha le idee molto chiare, di andare a rileggersi il giudizio dato a proposito del Referendum del 12 Giugno da una scrittrice, tra l’altro atea, e quindi non “perseguibile” come schiava del Papa e dei Vescovi in genere, di nome Oriana Fallaci apparso sul Corriere della Sera di Venerdì 03 Giugno 2005.

    A parte questa breve considerazione di natura politica, quali le ragioni per non andare a votare Domenica 12 Giugno?

    Dal caso Terri Schiavo al referendum sulla fecondazione, avanza in Italia un clima culturale che scarica sulla “legge” l’ultima parola sulla vita e sulla morte, negando l’inesorabile dipendenza della singola persona da Dio che l’ha creata, e quindi il suo valore infinito.

    Così la pretesa dell’uomo di essere misura di tutte le cose apre il varco a una nuova epoca di barbarie.

    E’ in atto una strage degli innocenti, dove si vorrebbe legalizzare, affossando la legge 40/2004, il vero obiettivo che è quello della clonazione umana, ossia l’hitleriano sogno di superuomini e di superdonne fabbricati in laboratorio, volendo far credere, cambiando la legge, ad uno scopo terapeutico. Balle, solo menzogne.

    Sarebbe opportuno aprire un vero dibattito su questa legge, avere la possibilità di spiegare le ragioni per cui astenersi dall’andare a votare, senza demonizzare, con puntuale spirito bolscevico, chi la pensa diversamente dai vari “catto-comunisti” (compagni di merenda all’uopo dei radicali), chi cerca di difendere il “concepito” (nella procreazione quando si parla di soggetti coinvolti non ci si riferisce solo al padre ed alla madre ma anche al concepito, il futuro figlio), e senza essere etichettati come baciapiedi, bigotti, integralisti cattolici, servi del Papa e del Cardinale Ruini. Se mancano queste regole, alla base di una vera democrazia, è inutile qualsiasi forma di confronto, ed ecco, quindi, la prima vera ragione per non andare a votare, il non voler ammettere che qui è in ballo lo sterminio di molti esseri umani, e non c’è alcuna nobile causa che possa supportare questo grave pericolo. La scienza, come dice la Fallaci, è come il fuoco, può fare un gran bene o un gran male. E come il fuoco spesso fa più male che bene, e il motivo è che, come il fuoco, non si pone problemi morali.

    La storia dell’umanità (da Sparta a Hitler, da Mengele a Stalin) dovrebbe essere una buona maestra di vita, e io mi guarderei dal cavalcare il tentativo subdolo di abrogare una legge che ha come suo primo merito quello di aver inteso di legalizzare la pratica della fecondazione artificiale, a condizione che quest’ultima tenga presenti tutti i fattori della stessa realtà senza censurarne alcuni (come invece avveniva in assenza della legge).

    A tal proposito vorrei riportare il giudizio dato attraverso la penna di Roberto Colombo da “Tracce” (numero di Aprile 2005), rivista mensile internazionale di Comunione e Liberazione, a proposito della Legge 40/2004.

    Il primo concetto è che i soggetti coinvolti nella procreazione sono tre, il concepito e i suoi due genitori, e che tutti e tre sono esseri umani a pieno diritto (articolo 1). Inoltre, la fecondazione artificiale ha come scopo quello di consentire, in un certo numero di casi, la nascita di un figlio da genitori in età feconda pur in presenza di uno o più fattori di sterilità (articoli 1 e 4), ma non quello di selezionare le caratteristiche del figlio (per esempio, sano o malato, articolo 13), né di fornire opportunità per la sperimentazione sugli embrioni umani e la loro soppressione per la produzione di linee di cellule staminali per la ricerca di nuove terapie (stesso articolo), e neppure di far diventare madri donne in età avanzata o single (articolo 5). La legge ha anche voluto riconoscere il ruolo fondamentale dei legami unici e certi all’interno della relazione genitori-figli, minati dalla diffusione delle pratiche di donazione di spermatozoi e ovociti (articoli 9 e 12). Infine, essa ha chiesto ai medici e alle coppie sterili di non trascurare il fatto che le tecniche attuali di fecondazione in vitro e trasferimento in utero sono segnate da una pesante incertezza quanto al loro esito (la nascita o meno di uno o più bambini) e alle conseguenze delle procedure biologiche e cliniche sulla vita e sulla salute dei soggetti coinvolti, in particolar modo il concepito e la madre. Il legislatore ha ritenuto che l’onere degli esiti avversi non deve gravare su uno solo dei soggetti, il concepito, in quanto non riconosciuto come soggetto umano, e ha posto le condizioni normative affinché chi desidera sottoporsi alla procreazione medicalmente assistita si assuma consapevolmente le proprie responsabilità (articoli 6 e 14).

    L’esito di una abrogazione parziale delle norme della legge 40/2004 sarebbe il ritorno a una concezione ideologica, cioè non aderente alla realtà, della fecondazione artificiale e del suo scopo. La soppressione dell’articolo 1 cancellerebbe il concepito dai soggetti coinvolti nella procreazione umana e dal significato ultimo di essa, riducendo l’embrione allo stato di un “oggetto biologico” strumentale al soddisfacimento dei desideri di una coppia e disponibile per ogni sorta di sperimentazione, inclusa la ricerca sulle cellule staminali embrionali e la clonazione per la terapia cellulare. La soppressione del limite al numero di embrioni ottenibili (tre) e dell’obbligo di un loro completo e contemporaneo trasferimento in utero (salvo cause di forza maggiore) riaprirebbe la strada alla generazione di esseri umani destinati alla crioconservazione e, dunque, in larga misura alla distruzione. L’autorizzazione della diagnosi genetica sull’embrione in vitro porterebbe inevitabilmente alla sua selezione (con soppressione dei non selezionati), non essendo attualmente possibile, né ragionevolmente prevedibile, una terapia prima dell’impianto in utero. Infine, la concessione del ricorso a spermatozoi e ovociti estranei alla coppia spezzerebbe quel decisivo e tenace legame di unità integrale (somatica, affettiva e razionale) che caratterizza la nascita e la crescita dell’io umano, fattore di costruzione della personalità adulta e della realtà familiare e sociale.

    Un cambiamento (peggiorativo) della legge 40/2004 in conseguenza del referendum non muterebbe il giudizio culturale e morale sulla fecondazione artificiale, che è e resta negativo, ma renderebbe molto più arduo quel lavoro educativo della persona alla vocazione e alla personalità verso il proprio destino e quello altrui che sta anzitutto a cuore alla Chiesa. Educazione è introduzione alla realtà (cfr. L. Giussani, Il rischio educativo), affermazione di ogni faccia della realtà secondo la totalità dei suoi fattori. Senza il riconoscimento della realtà integrale della procreazione, del generare e dell’essere generati, e della medicina come cura della persona, di ogni essere umano, l’opera educativa dei giovani, dei genitori e dei medici sarebbe ostacolata, impedita nella sua incisività sociale.
    Massimiliano Mercuri
    Dirigente Sindacato UGL di Frosinone


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    (10.6.05) VECCHIA E NUOVA POLITICA (di Romualdo Lucà) - Ringrazio Domenico Distilo per il suo articolo sulla storia del nostro Paese; storia politica si intende. Leggendo, mi sono venuti in mente alcuni fatti di quel periodo che oggi, con più senno e maggiore razionalità, mi fanno notare la drammaticità di ciò che accadeva un tempo e ancora di più quanto accade oggi.
    In quel periodo, più che pensare ai programmi per il bene del nostro paese, si andava in giro a raccontare delle falsità, pur di raggiungere lo scopo di discriminare l'avversario politico, sia da Destra che da Sinistra. Ricordo ancora litigi, divisioni, inimicizie e la paura di salutare persone che non fossero della stessa linea politica. Ma vigeva il rispetto! Quello era prioritario a tutto; soprattutto alla politica!
    Tutto ciò mi fa pensare quanto la politica oggi non si mette a disposizione dei cittadini, anzi noto sempre più la mancanza di posti di lavoro e, quel che è peggio, posti che vengono meno. Questo non vuol dire che la classe politica sia tutta cosi, fortunatamente! Se fosse possibile, bisognerebbe invertire le procedure burocratiche: mettere alla prova un'eventuale amministrazione, poi votarla! So bene che è pura fantascienza, ma come avrete notato il "se" è d'obbligo!
    Voglio ribadire inoltre che esporre le mie opinioni, giuste o sbagliate che siano, non vuol essere occasione di "attacco" per nessuna carica amministrativa in atto, desidero che siano interpretate come pensieri nostalgici di un compaesano emigrato.
    Nel nostro amato Paese, come il nostro prof. Franceso Distilo ci ricordava con l'uscita del suo libro sui laureati galatresi, la cultura possiamo "venderla" e ne abbiamo in abbondanza; mi chiedo, quindi, come mai non si riesce a creare una coalizione politica che sia all'altezza di migliorare la situazione del nostro Paese.
    Prendo atto che il nostro paese è stato rinnovato e migliorato dal punto di vista urbanistico (la passerella, la guardia medica, ecc.) ma rimane sempre il problema della viabilità principale. Lo so, non è facile avere i finanziamenti che servirebbero per la realizzazione delle opere pubbliche, ma in queste occasioni dovrebbe venir fuori la bravura di un politico.
    La mia speranza è che il futuro progetto politico sia migliore e che nelle occasioni di confronto si possano esaltare molti aspetti positivi.

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