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17.5.14 - Se il CSM boicotta l'antimafia. Tre domande a Napolitano
Angelo Cannatà

30.5.14 - Maggio, mese di Maria: beata perchè hai creduto
Michele Scozzarra

10.6.14 - La Credem non chiude per la crisi ma per una gestione poco attenta
Carmelo Panetta

22.6.14 - Crisi economica e teologia politica
Domenico Distilo

28.6.14 - A proposito di crisi e teologia
Guerino De Masi

3.7.14 - Le religioni e la storia, replica a Guerino De Masi
Domenico Distilo

14.7.14 - Ancora su religioni, storia e "wasp"
Guerino De Masi

17.7.14 - La sofferenza inutile degli esami e la scuola che non vuole cambiare
Angelo Cannatà

19.7.14 - Ad usum delphini
Pasquale Cannatà

23.7.14 - Non servono gli esami o non serve la scuola?
Domenico Distilo

31.7.14 - Ad usum delphini? Replica a Pasquale Cannatà
Guerino De Masi

1.8.14 - Incoronazione della statua della Madonna del Carmine a Galatro
Michele Scozzarra

4.8.14 - Non condivido le disposizioni del nostro vescovo
Carmelina Massara

5.8.14 - La replica del Vescovo
Don Antonio Nicolaci

8.8.14 - Gent.mo Don Antonio Nicolaci, non comprendo la sottile ironia...
Carmelina Massara

10.8.14 - E' morto Mons. Luciano Bux: un piccolo grande ricordo di Sua Eccellenza...
Federica Crea

10.8.14 - Il Vescovo ha fatto bene a sospendere le processioni
Nino Iannelli

11.8.14 - Processioni sì, processioni no: un nuovo intervento
Francesco Gerace

12.8.14 - Dopo tante parole, una riflessione
Carmela Messina

17.8.14 - Guerino De Masi è inciampato nel suo "busillis"
Pasquale Cannatà

18.8.14 - Giustizia, da Renzi parole in libertà
Angelo Cannatà

26.8.14 - Le Terme che non conosciamo
Pino Di Matteo e Pino Franzè





(17.5.14) SE IL CSM BOICOTTA L'ANTIMAFIA. TRE DOMANDE A NAPOLITANO (Angelo Cannatà) - Ammazzasentenze. Venne definito così il Presidente della corte suprema di cassazione Corrado Carnevale, negli anni in cui cancellò circa cinquecento sentenze di mafia: venivano annullate per un banale vizio di forma, l’assenza di un timbro, un cavillo giuridico. Ammazzasentenze. Era la via, individuata da politici corrotti e giudici consenzienti, per eludere, rinviare, mandare in prescrizione i casi giudiziari scottanti.
Oggi non c’è più Carnevale. Bisognava inventarsi qualcosa. Ed ecco l’idea: alcuni processi vanno intralciati/minati/boicottati/ già nelle fasi iniziali, in termini di legge, si capisce, nel pieno rispetto delle forme. Si spiega così lo stop alle indagini per Nino Di Matteo. E’ un colpo all’antimafia di Palermo la circolare del Csm: azzera di fatto il pool in prima linea nel processo sulla trattativa Stato-mafia: dispone che i nuovi fascicoli vengano affidati a chi fa parte della Dda. Di Matteo è formalmente scaduto da quattro anni. Dunque: non può seguire gli sviluppi delle indagini avviate. “E’ scaduto, come gli yogurt” (copyright Travaglio). A questo siamo. All’epoca di Carnevale scadevano con estrema facilità i processi, per lungaggini e prescrizioni costruite ad arte. Oggi scadono i pm che hanno istruito le indagini e acquisito, negli anni, conoscenze e competenze, capacità di collegamento dei fatti, tecniche, intuito, visione complessiva dei problemi, sapienza investigativa. In poche parole: capacità di produrre risultati. E’ più di un’indecenza: è una forma d’impunità, per vie legali, che la casta politica - attraverso il Csm - si garantisce. Di fronte a questa tecnica di sabotaggio, Carnevale era un dilettante.
Infatti. Il Procuratore di Palermo Francesco Messineo, nel rispetto dovuto alla circolare ricevuta il 5 marzo, ha subito bloccato l’assegnazione ai pm Di Matteo e Tartaglia di un nuovo fascicolo sulla trattativa. Obiettivo raggiunto. Resta la domanda: la legge è davvero uguale per tutti? Formalmente sì. In realtà, qualcuno, per evasioni fiscali miliardarie, “paga” con quattro ore settimanali ai servizi sociali; altri non pagheranno nulla perché i processi scottanti sono destinati ad arenarsi previa circolare del Consiglio superiore della magistratura che, oggettivamente, mette il bastone tra le ruote delle indagini. Andranno in porto solo i processi minori: “la legge nella sua solenne equità proibisce al ricco come al povero di dormire sotto i ponti, di elemosinare nelle strade e di rubare pane”. E’ così. Insomma, dobbiamo davvero continuare a prenderci in giro? Impedire a un pm di seguire gli sviluppi - e le diramazioni - delle inchieste significa minarne le indagini. Punto. Ogni altra interpretazione è un falso. Una messinscena retorica. Un insulto all’intelligenza degli italiani, che, inevitabilmente, s’incazzeranno. E con giusta ragione.
Sembra che il pool di Palermo stesse indagando sul ruolo della “Falange Armata”, che rivendicava gli attentati all’inizio degli anni ’90 e oggi ha firmato un avvertimento a Totò Riina: “Chiudi la bocca, ricordati che hai famiglia”. Fatti inquietanti. Ci inducono a porre tre domande a Giorgio Napolitano:

a) La circolare del 5 marzo - Egregio Presidente - ritiene davvero che favorisca la trasparenza e la verità (che tutti abbiamo a cuore), e non - Dio non voglia - il desiderio d’opacità e occultamento di Cosa Nostra?

b) Non crede che, come il “formalismo” di Carnevale, anche la circolare del Csm che Lei presiede ferisca l’idea di giustizia degli italiani?

c) Davvero non coglie la contraddizione, troppo evidente, tra le solenni dichiarazioni di lotta alla mafia e gli effetti (nefasti) della circolare sulle Procure?

Il formalismo può far male. Isola, in modo “legittimo”. Alcuni sono caduti: Carlo Alberto Dalla Chiesa, Paolo Borsellino...; altri, per fortuna, solo scaduti. Che giustizia è questa? Che amore della verità?

* * *

Articolo apparso su MicroMega.it venerdì 09-05-2014
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Nelle foto: in alto Angelo Cannatà; in basso il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

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(30.5.14) MAGGIO, MESE DI MARIA: BEATA PERCHE' HAI CREDUTO (Michele Scozzarra) - E’ finito Maggio, il mese di Maria. Il suo “fiat” rappresenta l’atteggiamento perfetto di una creatura di fronte al suo Creatore. La nobiltà dello spirito umano è misurata non dalla funzione ch’esso deve compiere, ma dalla libertà sua, cioè dalla adesione al disegno della volontà divina. La grandezza propria di Abramo non fu nel sentirsi chiamato da Dio: “Abramo, Abramo”, ma nella risposta pronta: “Eccomi”. Così come la risposta di Maria: “fiat-eccomi”, la parola dell’amore antico, dell’amore che riesce a camminare anche nelle tenebre della notte… e dell’amore nuovo, quello che cammina nello splendore del giorno.
Dove stia l’essenziale valore dl gesto umano di Maria, lo ha compreso molto bene Paul Claudel quando ne “L’annuncio a Maria” fa dire a Violaine: “Santità non è andare a morire in terra di Pagania, o baciare sulla bocca un lebbroso, ma fare la volontà di Dio, prontamente, sia che si tratti di restare al nostro posto, sia che si tratti di salire più in alto”.
Scriveva Dostoevskij: “Se mi si dimostrasse che Cristo non è nella verità, e se fosse dimostrato matematicamente che la verità non è in Cristo, preferirei comunque restare in Cristo che con la verità”. Maria è benedetta perché ha “creduto”, oltre ogni evidenza. La verità gli fa rispondere: “Come è possibile?... Non conosco uomo…!”. E di questo era più che certa, questa era la verità; ma dall’altro lato c’era Cristo, c’era da accogliere il Figlio dell’Uomo.
Per questo di fronte alla verità del “non conosco uomo”, è prevalso il “fiat”, l’adesione alla volontà del Signore… e quindi l’accettazione di Cristo!
In occasione della venuta della statua della Madonna di Fatima a Galatro, una sera del novembre del 2012, con il direttore Carmelino Cordiani, in una delle tanti nostre discussioni serali, mi disse che “non era certo della data esatta del pellegrinaggio della Madonna dei Poveri”. Poi continuò: “Ho controllato sul mio diario. La statua è arrivata il 17 gennaio 1999 ed il 21 siamo andati ad accompagnarla a Seminara. Uscendo dalla Chiesa è stato intonato il canto …nui simu di partenza… sul mio diario ho anche riletto che la sera del 17 gennaio 1999, l’allora Sindaco (Angelo Cuppari) si inginocchiò e pianse. Io avevo il cuore gonfio per Maria… lui per Lisa”.
Lo ricordo anche io quel momento, e su Proposte di Nicotera ho pubblicato integralmente il saluto del direttore Carmelino Cordiani alla Madonna, che letto alla luce di quanto mi ha riferito (sulle intenzioni per Maria e Lisa), assume oggi un valore che il tempo non ha sminuito.
«…Alla messa solenne di chiusura del Pellegrinaggio, presieduta dal Vescovo della Diocesi, Mons. Domenico Crusco, e davanti alla Madonnina in legno (alta poco più di 80 centimetri, che l'Autore ha voluto rappresentare incinta, nonostante tiene il Bambino in braccio), dopo i ringraziamenti e le considerazioni di don Agostino Giovinazzo, Parroco di Galatro, e del Sindaco Angelo Cuppari, il Prof. Carmelo Cordiani, direttore didattico del Circolo di Giffone, nel rivolgere un messaggio di saluto al Vescovo, ha voluto anche presentare una reale e sincera testimonianza sul significato che ha avuto per la gente di Galatro la tappa del Pellegrinaggio. Mi piace riportare integralmente il suo intervento, perché lo ritengo un chiaro, vero e significativo giudizio, scaturito dalla riflessione di un uomo di fede, oltre che di grande cultura:
"Eccellenza Reverendissima, la Sua presenza completa questo storico incontro di fine Millennio. La Madonna dei Poveri, la riconciliatrice tra l'uomo e Dio, apre i cuori alla speranza di un nuovo Millennio illuminato dalla verità di Cristo. Questo è il messaggio che ognuno, nei tre giorni di colloquio con l'Ospite tanto atteso e desiderato, ha colto e lo custodisce come dono prezioso. Alla Madre dei poveri abbiamo raccontato noi stessi: le gioie, le ansie, le sofferenze, le debolezze che sostanziano la vita dei poveri. Nelle Sue mani abbiamo affidato il nostro presente e il domani dei nostri figli.
Il Millennio che sta per concludersi lascia un mondo assetato di verità. Si è colto sul volto di ciascuno, quando la nostra Comunità attendeva, in preghiera, l'arrivo della Madonna pellegrina. C'era dentro la voglia di comunicare con chi sa ascoltare e con chi sa dare la risposta che ognuno vuole sentire. Poi l'emozione è esplosa: negli applausi, ma anche sui volti rigati di pianto. E tanta serenità per trovarsi in compagnia di chi sa capirci. Al saluto del nostro Parroco si è unito quello del Sindaco, il cittadino che ci rappresenta. Un saluto distinto, una preghiera per chi soffre, un atto concluso in ginocchio, per consacrare Galatro alla Madonna dei poveri. Ecco la garanzia per il domani. Siamo stati consacrati alla Madonna dei poveri. Apparteniamo al Suo popolo che ha voluto visitare, pellegrina per amore. Durante la Messa dedicata ai bambini della scuola elementare, il Sacerdote ha consegnato ai piccoli, straordinariamente attenti, una parola d'ordine, quale efficace deterrente nelle insidie della vita: Ave Maria. E' il saluto che ha dato all'uomo la dignità di creatura rigenerata, figlio del nuovo patto, sottoscritto anche da questa umile creatura. Faremo nostro il saluto e lo ripeteremo sempre, come ricordo di questo incontro. A Vostra Eccellenza che ha mandato la Madonna dei poveri a visitare il Suo popolo e ai sacerdoti che si sono prodigati per dare senso e valore a questi tre giorni, il nostro grazie nella certezza che lo nostra Ospite lascia Galatro aperta ad una nuova vita".»


Nelle foto: in alto la statua della Madonna dei Poveri di Seminara, in basso lo scomparso prof. Carmelo Cordiani.


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(10.6.14) LA CREDEM NON CHIUDE PER LA CRISI MA PER UNA GESTIONE POCO ATTENTA (Carmelo Panetta) - Da quando sono venuto a conoscenza che la Banca Credem di Galatro chiuderà lo sportello dal prossimo 27 Giugno, ho appreso, da parte dei cittadini utenti, tante lamentele e ritengo che i veri motivi per cui la Banca chiude non sono legati solo alla crisi.
Infatti la Credem negli ultimi tre anni ha avuto una gestione poco attenta, disinteressata, cambio continuo di dirigenti e cassieri, nell’agosto del 2010 chiusura dello sportello per più di quindici giorni, mancata installazione di un Bancomat ed insensibilità continua verso i bisogni dei clienti.
Per questo durante l’ennesimo incontro con il responsabile per il Mezzogiorno ho esposto le considerazioni che si possono leggere nella mia lettera (vedi link in basso).
L’Amministrazione comunale, dal momento che la Credem dovesse persistere nella chiusura dello sportello, contatterà altre banche per proporre l’apertura di uno sportello bancario su Galatro e non per ultimo chiederà un incontro con la dirigenza provinciale delle Poste per chiedere un potenziamento del personale e dei servizi.

Visualizza la lettera del Sindaco a Credem, Banca d'Italia e Prefettura (PDF) 75,8 KB

Visualizza la lettera con cui la Credem comunica ai clienti la chiusura dello sportello di Galatro (PDF) 273 KB

Nelle foto: a sinistra il sindaco di Galatro, Carmelo Panetta; a desta la porta d'ingresso del Credito Emiliano in via Regina Margherita.

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(22.6.14) CRISI ECONOMICA E TEOLOGIA POLITICA (Domenico Distilo) - La crisi economica iniziata nel 2008 andrebbe riletta - ora che con i movimenti populisti ed antieuropei in forte avanzata elettorale sembra aver prodotto il massimo danno alla popolarità dell’idea concepita a Ventotene, in piena guerra mondiale - tentando di metterne a fuoco le cause ideologiche, in quanto tali frutto di scelte politiche, dunque nient’affatto necessarie, tantomeno inevitabili, tuttavia sempre conclamate come tali fino al punto di cambiare il senso comune, la comune percezione della realtà.
La svolta prende corpo nella seconda metà degli anni Settanta. E’ allora che la crisi d’identità degli USA, usciti sconfitti dalla guerra del Vietnam, provoca nelle élite americane un sussulto che le porta a ridefinire la politica con categorie teologiche, rifacendo all’indietro il percorso dal puritanesimo al keynesismo. La presidenza del democratico Carter, predicatore battista, prelude a quella del repubblicano Reagan, che rende definitiva la rottura del primo col pragmatismo di Nixon e Kissinger, sostituito da una politica tutta all’insegna di quella che Max Weber chiamava “etica della convinzione”, fuor di metafora un torvo moralismo di ascendenza calvinista.
Nella definizione dell’Urss quale “impero del male” c’è tutta la carica ideologico-teologica del reaganismo. Essa si abbatte su un avversario che ha ormai da molto tempo perso la sua adagiandosi, dopo la concitazione kruscioviana, nelle plumbee atmosfere del breznevismo.
L’ideologismo americano travolge l’impero sovietico ma fa pagare all’Occidente un prezzo molto alto, ricacciandolo nell’epoca delle guerre di religione sul doppio fronte, interno - con l’attacco alle classi medio-basse in nome di un’ortodossia economica che è in realtà ideologica - ed esterno – verso il mondo musulmano: non è forse solo un caso che l’attacco alle Torri Gemelle giunga a pochi mesi dalla conquista della Casa Bianca da parte di G. W Bush, il più ideologicamente tetragono dei presidenti possibili. Il principale pilastro della guerra ideologica interna è la pretesa insostenibilità del welfare, usata all’inizio come alibi per riportare il capitalismo alle sue origini predatorie, antisociali, di guerra di tutti contro tutti. Alibi di cui presto non ci sarà bisogno: la visione del mondo e il programma politico di tutto il fronte conservatore, non più dissimulati, verranno dichiarati apertamente e icasticamente in una frase pronunciata da colei che sarà, con Reagan, l’eroina eponima di un’intera epoca storica, la signora Tatcher, per la quale “la società non esiste”.
La distruzione dello Stato sociale avviata tra la fine dei Settanta e l’inizio degli Ottanta, questo è il punto, non è “imposta dalle circostanze”; non è il portato di una riorganizzazione dell’economia e della società dettata dal pericolo di sprofondare sotto il peso del debito e dell’inflazione. C’è il debito, va da sé, perché c’è qualcuno (gli Stati) che prende soldi in prestito; ma c’è, soprattutto, qualcuno che i soldi li presta e si avvantaggia di una politica economica che improvvisamente decide di cambiare paradigma, passando dalla domanda all’offerta. Se puntare sulla domanda aveva significato, col keynesismo dominante, ripianare i debiti con l’inflazione ed elevati tassi d’interesse, con l’economia dell’offerta il debito si trasforma in enormi quantità di denaro drenato essenzialmente verso le banche e i circuiti finanziari, fuori della disponibilità dei governi imbrigliati nelle politiche “virtuose” di controllo della spesa pubblica. Il risultato, questo sì inevitabile, è un’enorme sperequazione nella distribuzione che corrisponde in pieno alla visione protestante, soprattutto calvinista, della società divisa in buoni (i pochi eletti) e cattivi (la gran massa dannata). E’, per intenderci, la morale protestante travestita da dottrina economica a decidere che il welfare non è più sostenibile, non avendolo in fondo mai accettato se non come espediente per salvare il capitalismo dopo il ’29 e per battere l’URSS nella Guerra Fredda.
L’individualismo liberista non nasce certo alla fine degli anni Settanta. Esso è, storicamente, la trasposizione in politica e in economia della dottrina della predestinazione, il fulcro tanto della teologia quanto dell’etica protestante, imperniate sulla “solitudine” dell’individuo davanti a Dio, con l’azzeramento di ogni mediazione umana e, con essa, di ogni dimensione sociale e/o comunitaria. Essendo individualista, l’etica protestante non può accettare che tutti (lo Stato) si occupino di ciascuno. La mediazione social-politica (che non può essere altro che statale, perlomeno finché dura l’ordine di Westfalia) è perciò da essa respinta, così come quella teologico-morale che avrebbe dovuto esercitare la Chiesa, quale inaccettabile intromissione nel rapporto, pensato come esclusivo, tra l’individuo umano e il suo Creatore.
La prova è nella differenza fondamentale tra cattolicesimo e protestantesimo: a parte la successione degli apostoli, la gerarchia, la transustanziazione e l’Eucaristia essa si riassume nel diverso modo di pensarsi come chiesa. Mentre per il cattolicesimo chiesa è il corpo mistico di Cristo, a cui ciascun credente è organicamente legato, per il protestantesimo è un fatto del tutto estrinseco di condivisione di spazi e tempi di preghiera destinato a trasformarsi, già con Lutero, in un succedaneo del potere statale, posto dall’assolutismo al servizio della borghesia. La “società che non esiste” della Tatcher è la traduzione esatta, nella dimensione politica, del carattere inessenziale della chiesa per la teologia protestante. A ben pensarci non è un caso che la cristiano-democratica signora Merkel, paladina del rigore neoliberista, provenga da un land protestante, professi il protestantesimo e sia stata proprio lei a distruggere l’economia sociale di mercato creata dall’altrettanto cristiano-democratico, ma cattolico, Konrad Adenauer.
La crisi, a voler darne una lettura depurata delle mistificazioni ideologiche, nasce dal combinato disposto della questione americana e della questione tedesca, ossia dalla risoluzione, tipicamente protestante, di religione, morale e politica nella coscienza individuale, la cui ricaduta è l’individuo atomizzato del “freddo pagamento in contanti”, la fine pura e semplice della società sostituita dal mercato capitalistico globale in cui ciascuno va per comprare o vendere, identificandosi con la merce di cui è portatore. Cosa questa di cui il calvinista non si duole, perché convinto che varrà in futuro cielo quanto la sua merce vale ora in terra. Il che, a ben pensarci, è la perfetta nemesi della guerra luterana contro le indulgenze.

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Altri articoli sullo stesso argomento:
La questione tedesca e l’Europa

Nell'immagine in alto: Giovanni Calvino.

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(28.6.14) A PROPOSITO DI CRISI E TEOLOGIA (Guerino De Masi) - Ecco alcune mie riflessioni dopo aver letto l'articolo Crisi economica e teologia politica di Domenico Distilo.
L’ufficialità del 2008 come data dell’inizio di questa crisi, è questa sì una data conclamata e propinata inducendo la riflessione e la ricerca delle cause nefaste nei fatti delle azioni di operazioni finanziarie andate al collasso, trascinando inevitabilmente tutti e chiunque alle finanze è assoggettato.
Farla invece risalire alle conseguenze della guerra del Vietnam ed al rifarsi alle teologie evangelicali/protestanti del puritanesimo statunitense con l’avvento del predicatore battista Carter fino al torvo moralismo calvinista, questa mi sembra una forzatura, non solo ideologica ma anche denigratoria religiosa. Quasi una rivincita su coloro che, per sfuggire all’oscurantismo medievale del cattolicesimo romano e delle sue persecuzioni con torture perpetrate ovunque nel vecchio continente, hanno cercato e costruito la loro terra promessa in quel paese d’oltreoceano diventato invece simbolo e modello di libertà, democrazia e tolleranza (almeno ai suoi albori).
E’ vero, per gli americani del Nuovo Mondo, l’Urss rappresentava quell’impero del male per la sua negazione di Dio e per quella visione idealistica del mondo comunista che pretendeva l’uguaglianza tra gli uomini negando Dio che invece ha creato l’uomo uguale e libero.
Comunque, era una visione negativa di quel mondo d’oltre cortina non esclusiva degli evangelicali, ma quel mondo era altresì aborrito e combattuto dalla religiosissima parte europea, e specificamente italiana, che definiva senza equivoci “diavolo” l’idea comunista. E ciò senza ambiguità, tanto dai pulpiti che nelle cattedrali e nelle piazze dai comizi anti PCI.
Karol Wojtyla non mi sembra sia stato figura dell’ideologismo americano, ma è stata ben la sua azione ed il suo appoggio agli scioperanti polacchi ad aver avviato quel travolgimento dell’impero sovietico.
Non sono certamente fan e sostenitore di Bush senior e junior, e benché loro si dicono evangelici, ho ben presente quali siano invece le loro mire in quanto petrolieri e direttamente interessati all’andamento delle finanze statunitensi e globali.
Il possibile complottismo che parla dell’attacco alle Torri Gemelle è per me pari a tutti i negazionismi, compreso quello sull’allunaggio. Non mi soffermo dunque sull’analisi fatta dell’economia che cambia con Reagan e della definizione del debito e dell’inflazione, ma vorrei invece entrare nelle questioni in cui è fatta l’equazione:

- Etica protestante e Individualismo

- Economia della predestinazione (calvinista) e Individualismo Liberista

- Etica protestante, imperniata sulla “solitudine” dell’individuo davanti a Dio, con l’azzeramento di ogni mediazione umana e, con essa, di ogni dimensione sociale/comunitaria.

L’etica protestante, che mette l’individuo davanti alle sue responsabilità di fronte a Dio, non è altro che ciò che predica il Vangelo sin da quella piazza a Gerusalemme in cui san Pietro per primo proclamò l’Unicità del nome di Gesù Cristo perché ogni uomo possa essere salvato. Questa predicazione non ha annullato il sociale ed il comunitario, anzi ha dato il via alla nascita della Chiesa di Cristo formata di uomini e donne, di famiglie intere, che mettevano ogni cosa in comune ed accudivano ai bisogni di ognuno senza togliere la responsabilità individuale. Significativa è la conseguenza del comportamento scorretto e mendace dei due individui Anania e sua moglie Saphira. (Atti 5)
Non parlerei quindi di solitudine dell’individio davanti a Dio ma di responsabilità (“individuale”) dell’individuo di fronte a Dio. Non è forse scritto che ogni bocca rimarrà chiusa quando il giudizio finale sarà pronunciato dal Signore? Cioè, neppure un solo individuo potrà avere delle scusanti! (Rom. 3:19)
Non è forse ad ogni individuo, singolarmente, che il Signore Gesù rivolge la meravigliosa sintesi della Buona Novella? “… poiché Iddio ha tanto amato il mondo (sociale) che ha dato il suo Unigenito Figlio affinché chiunque (individuo) crede non perisca ma abbia vita eterna …” (Ev. Giov. 3:16)
Qua, l’unica mediazione contemplata è quella dell’Unigenito Figlio di Dio. Questa unica mediazione non preclude la dimensione sociale, anzi celebra proprio la “nascita” della Chiesa che è comunità di individui di una società che accoglie il messaggio del Vangelo di Dio e, conseguentemente a questa scelta di fede, Dio “dichiara” giustificati ed adottati nella “famiglia” dei santi.
No, dunque, la differenza fondamentale tra cattolicesimo romano e protestantesimo è appunto, il fondamento! Cioè, accogliere oppure no il messaggio del Vangelo così come ognuno può leggerlo nella Bibbia.
Lutero era figlio del suo tempo, con i suoi limiti e le sue imperfezioni, ma pur sempre quello che inchiodando la sua “protesta” al portone della cattedrale ha spinto milioni di individui nei secoli successivi fino ad oggi, a prendere sul serio il Vangelo, cominciando col leggerlo (e per quanto fu “mortalmente” vietato leggere la Bibbia? E non solo la Bibbia ma ogni altro scritto messo all’"Indice") e credere a Dio e alla sua Parola. Questa sua decisione, definita “conversione” dalla Scrittura, mette l’individuo “credente” in comunione con tutti coloro che hanno questa Fede in Gesù, in un “corpo” che è la Chiesa “locale” e nel “Corpo di Cristo” che è la Chiesa universale, di cui Cristo è il Capo, celebrato ed adorato.
Che dunque la signora Merkel, protestante, e gli USA, evangelicali, siano causa o fautori di questo mercato capitalistico globalizzato per via della loro teologia individualista, a mio modestissimo parere, è fuorviante. Dovrei forse pensare che quotati finanzieri, economisti e politici di estrazione cattolica siano la soluzione o la salvaguardia di un buon andamento dei mercati? Non sono sufficienti i vari nomi di persone che ci hanno governato sia in politica che nelle finanze, dichiaratamente cattolici, e che hanno letteralmente rovinato il nostro paese?
No decisamente.
Pertanto trovo l’equazione iniziale alquanto fuori luogo e viziata da pregiudizi che non danno giustizia alla verità. Ovviamente, libertà di pensare e filosofare come meglio pare ad ognuno, ma non posso condividere una simile lettura della storia.

Nella foto: Guerino De Masi.

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(3.7.14) LE RELIGIONI E LA STORIA, REPLICA A GUERINO DE MASI (Domenico Distilo) - Caro Guerino,
sicuramente conoscerai l’acronimo Wasp - che sta per bianco, anglosassone, protestante - usato per rendere l’idea, più che di una cultura, di un modo d’essere e di una visione del mondo che si definiscono soprattutto in rapporto alla religione, cioè, in concreto, alla miriade di varianti e derivate degli originari calvinismo e puritanesimo.
Quanto al nesso tra protestantesimo e capitalismo, non lo scopro certo io. Dopo il libro, famosissimo, di Max Weber su Etica protestante e spirito del capitalismo, è divenuto una delle chiavi di lettura più importanti dello sviluppo della modernità. Non si tratta perciò di discutere su quale sia l’interpretazione migliore o più esatta della scrittura – discussione che sarebbe oziosa - ma degli effetti che ciascuna di esse ha avuto nella storia.
La mia tesi riguardo a ciò che è accaduto in Europa e in America dagli anni Settanta ad oggi è una forzatura? Può darsi. Resta però il fatto che a soffiare nelle vele della reaganomics e della destra repubblicana dei Tea party siano stati e siano soprattutto movimenti di origine e ispirazione religiosa protestante o, come dici tu, evangelica.
Non capisco poi cosa c’entri l’anticomunismo della Chiesa cattolica e dei vari pontefici, anticomunismo che non si può assolutamente leggere come filo capitalismo. Basta prendere le encicliche di Giovanni Paolo II, di Papa Ratzinger e gli interventi quasi quotidiani dell’attuale Pontefice per non trovare che conferme di questo assunto. Del resto, dopo la fine dell’Unione Sovietica e del cosiddetto socialismo reale non possiamo continuare a parlare di qualcosa che non c’è più, anzi, dovremmo prendere atto, semmai, che quella dottrina è stata restituita alla sua dimensione ideale, di progetto di una società alternativa a quella capitalista. Progetto a cui non possiamo, proprio perché cristiani, non essere interessati.
Per concludere, caro Guerino, devi rassegnarti al fatto che la tua religione, così come tutte le altre, ha una dimensione storica, con inevitabili carichi di negatività e positività. Io non ho fatto altro che fare il punto su quelli che, a mio avviso, sono alcuni carichi di negatività del protestantesimo. Niente di più.

Nelle foto: Domenico Distilo e una maglietta con l'acronimo "Wasp" (white, anglo, saxon, protestant).

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(14.7.14) ANCORA SU RELIGIONI, STORIA E "WASP" (Guerino De Masi) - Vorrei tornare sulla questione che Domenico Distilo ha trattato nei suoi due articoli: Crisi economica e teologia politica e La questione tedesca e l'Europa.
Sommariamente ne ho già scritto con l’articolo A proposito di crisi e teologia, ma vorrei aggiungere alcune cose che ritengo utili per la riflessione e per una attenta lettura della “storia”.
Ovviamente, parlando di “Storia”, devo tenere presente alcuni punti che ritengo essenziali:

La “storia” è innanzitutto l’evento, che nessuno può più mutare ed è incontrovertibile.
La “storia” include le ricerche che si devono fare ed allora, l’aspetto è inevitabilmente inquinato dall’obiettivo che si prefigge lo studioso.
La “storia”, finalmente è anche l’utilizzo che se ne fa nella narrazione e questa, più ancora che la ricerca, è fortemente tinta dalle convinzioni e dai pregiudizi dell’espositore.

Questa premessa, per dire che ho anch’io i miei occhiali “tinti” che inevitabilmente mi portano ad affrontare fatti “storici” con prospettive ed obiettivi che si differenziano da quelli di Domenico Distilo, che comunque stimo ed apprezzo per quanto possa conoscere di lui attraverso i suoi interventi che qui leggo.
Non è dunque (o non vuole essere) una polemica nei suoi confronti, ma un’occasione per me di presentare le mie convinzioni e la mia fede che oramai fanno da spartiacque nelle analisi delle problematiche della vita.
Vorrei iniziare con l’“et-et”. Alcuni anni fa leggevo il libro scritto dallo studioso e giornalista cattolico Vittorio Messori: "Ipotesi su Gesù" che appunto affermava l’”et-et” caratteristico del cattolicesimo e cioè:
Bibbia e tradizione
Fede e opere
Grazia e merito...

Questo “et-et” deriva dal contrasto che si opponeva al motto dei “riformatori” che affermava:
Sola Scrittura
Sola Fede
Sola Grazia
Solo a Dio Gloria.

Sì, sono convinto che qui sta tutta la differenza tra Cattolicesimo Romano e Protestantesimo e mondo Evangelico Riformato:
“Et- Et” e “Solo”
Una differenza che ha come punto di partenza, la conoscenza derivata dalla lettura e dalla lettura della carta stampata. Bisogna quindi arrivare all’invenzione del “Torchio di Gutenberg 1450 e alla stampa del primo libro: La Bibbia!
La lettura libera della Bibbia resa possibile con l’avvento della stampa ha portato alla liberazione dal giogo oscurantista della religione Cattolica Romana che manteneva nell’ignoranza i popoli per meglio poterli asservire.
Non è dunque secondaria la questione contestata da Lutero, quella sul “commercio delle indulgenze". La sua “Protesta” inchiodata al portone della cattedrale di Wittenberg esprimeva dunque quanto divario c’era (e forse c’è tutt’ora) tra quanto si legge nella Bibbia e quanto viene invece enunciato come “dottrina” cristiana.
La violenza della “controriforma” che include anche la “guerra dei trent’anni” non è da additare al rogo del “Serveto”, antitrinitario , a Ginevra per ordine di Calvino. Questa è una disinformazione arbitraria dei fatti della cronaca di quel tempo. Calvino era certamente contro le idee di Serveto, ma non aveva nessuna autorità in quella Ginevra di cui ebbe la cittadinanza solo alcuni anni dopo. I giudici che emisero la condanna avevano tra l’altro opinioni non proprio a favore del Calvino e la sentenza di morte per rogo emessa il giorno prima non era per nulla condivisa da Calvino.
Benché egli condannasse aspramente l’antitrinitario Serveto, certamente sarebbe stata meglio la contestazione attraverso i suoi scritti e argomenti che con una sentenza di morte. Ma anche lui era figlio del suo tempo e questo oscuro passaggio storico non toglie nulla alla sua idea di “riforma” necessaria per la Chiesa.
Così, Catari, Ugonotti, Puritani, Valdesi, Hutteriti e quanti altri ancora, furono perseguitati e messi a morte perché sapevano, conoscevano, leggevano, ciò che il Signore dice nella sua Parola, la Scrittura, a differenza di quanto imponeva il clero.
Un particolare interessante, per chi volesse visitare le “Valli” piemontesi: ci sono ancora le “scuole” (che si possono visitare nelle foreste) dove i bambini potevano imparare a leggere, e leggere dalla Bibbia quando ancora i signorotti della pianura del Piemonte erano invece “analfabeti”. Così come possono ancora essere visitate le “Grotte” per gli incontri notturni dove poi gli spietati soldati alla mercé del clero massacravano chiunque non avesse abiurato la fede valdese, e il “Prato” del Sinodo di Chamforan nei pressi di Angrona che nel 1532 diede il via alla nascita della prima Bibbia in lingua francese tradotta interamente dai testi originali da Olivetano, parente dell’allora ventitreenne Calvino”.
I “Barba”, così come erano chiamati i predicatori itineranti valdesi, avevano memorizzato la Bibbia per non essere trovati in possesso di libri quando li arrestavano.
Il libero pensiero ha quindi connotati che non possono non rifarsi alla “Riforma” e questo, malgrado la violenza inaudita dell’Inquisitore che entrando a “Bezier” ordinava il massacro di “tutti“ i cittadini pronunciando la storica fatidica giustificazione: “tanto Dio saprà scegliersi i suoi!”
Ritengo pertanto azzardato e fuori luogo parlare di attitudine “fanatica” parlando dei Luterani o di Lutero stesso nella sua diatriba con Erasmo.
Fatto curioso, quando leggo di questioni che attribuiscono ogni male alla Riforma ed ai riformatori, non leggo mai neanche un accenno alla sorte del Galilei, al divieto di leggere la Bibbia pena scomunica fino a pochi decenni fa, alla condanna del modernismo, alle montagne di Bibbie bruciate ovunque, anche in Italia e persino nei cortili del Vaticano, non leggo mai dell’opposizione da parte del Papa al nostro Risorgimento, della dichiarazione del dogma “dell’infallibilità” scaturito proprio con il Risorgimento, e potrei continuare con esempi molto più vicini a noi.
Mio zio, Antonio Simari, tornato da Buenos Aires a Galatro negli anni venti, con la sua “fede” evangelica, è stato violentemente colpito da un calcio perché non partecipava alla processione in corso. Poco mancò che ne morisse! Ed i miei fratelli? rinchiusi mezz'ora al giorno nel gabinetto della scuola da parte delle monache perché figli o parenti di protestanti!
No, decisamente no. La conoscenza di ciò che insegna la Bibbia, porta anche oggi alla tolleranza e addirittura ad amare e pregare per i nemici.
“Siete nel mondo, ma non siete del mondo”, insegnava Gesù. Come dunque si possa pensare ad un “potere temporale”? Ad una Chiesa, corpo di Cristo, formato da anime sottomesse e dedicate al Signore che diventi potenza militare, finanziaria, economica e politica? Credo che sia tutto da rivedere e da mettere davanti al Signore, unico giusto e sommo giudice.
Non entro dunque nella questione tedesca e della Germania che sta sottomettendo l’Europa. In questo finale dell’analisi mi trovo piuttosto concorde e mi chiedo anch’io come avessero reagito i leader europei se le dichiarazioni negative sull’Euro non fossero state fatte da “quei due” definiti populisti.
La spietatezza di chi antepone l’economia e l’interesse, al cittadino europeo e a l’uomo in genere, è certamente da biasimare e lascio a Dio la sentenza di condannare o di salvare.
Le loro motivazioni non possono nascere e trovare appoggio e giustificazione nelle idee di uomini che ne secoli passati hanno contribuito al risveglio e all’uscita da quel medioevo tanto buio quanto crudele.
Gesù ha detto di studiare e leggere le Scritture perché parlano di Lui. Conoscerete la verità e la verità vi renderà veramente liberi. (Ev. Giov. 8:32-36)
I “Wasp” avevano le loro motivazioni nei secoli trascorsi e difatti si sono poi viste evolvere nel tempo sino a quello che si vorrebbe indicare oggi. Le origini anglosassoni sicuramente sono di provenienza dal “puritanesimo” fuggito dall’Inghilterra e la loro chiusura ai provenienti d’altre terre non poteva durare nel tempo. Il fatto ha però rafforzato la loro “identità” di fede evangelica, malgrado gli errori inevitabili in qualsiasi gruppo e in ogni tempo.
Ricavarne una carica negativa, assieme all'apporto del protestantesimo di origini germanica, è ancora una volta, secondo me, un leggere la storia in modo condizionato da preconcetti. Se di carica legata al puritanesimo ed al protestantesimo bisogna parlare, allora io, con i miei occhiali tinti, ci vedo una marea di positivismo e di libertà che nel vecchio continente venivano negati agli eretici dal cattolicesimo imperante.
Max Weber trae le sue conclusioni che non sono “vangelo”, e non sono il primo a dissentire dalle sue analisi. Il sistema simoniaco del cattolicesimo medievale si contrapponeva allora alla pratica del feudalismo del Nord Europa che influenzava il resto del vecchio continente, il quale a sua volta nel XIII secolo cambiò con l’apporto dei commercianti e banchieri italiani. No, questa economia non deriva dalla teologia protestante ma ha radici più antiche rispetto alle quali il cattolicesimo non può discolparsi.
Il mio riferimento agli economisti italiani cattolici e alla spinta di papa Wojtyla per la caduta del comunismo sta solo per fare un semplice cenno a quanto il cattolicesimo non sia esente da colpe per la fine del "male" sovietico e per la nostra economia (e quella globale) in crisi. Avrei dovuto vedere, se non una fine della crisi, almeno una miglioria con i Presidenti del Consiglio Italiani che ci sono stati imposti in questi ultimi anni! E che sono dichiaratamente cattolicissimi! o no?
La mia religione..! Mah... La sola volta che la parola “religione” appare nella Bibbia è nella lettera di Giacomo, ed è pronunciata quasi ironicamente indicandone le caratteristiche peculiari che dovrebbero caratterizzarla e cioè: “Visitar gli orfani, e le vedove, nelle loro afflizioni; e conservarsi puro dal mondo.” (Giacomo 1:26-27) E San Paolo, parlando della sua vita di prima, si presenta come membro della setta religiosa e farisaica. (Atti 26:5)
Io, più che una religione, ho scelto una “persona”: il Signore Gesù e, mi si creda, questo mi basta. Il Protestantesimo, essendo parte della storia che di certo più ha influenzato la mia vita con il suo riferirsi solo e soltanto alla Bibbia, può a giusta misura essere considerata l'area in cui mi identifico.
Grandi cambiamenti ed iniziative volte all’uguaglianza, alla pace e alla libertà, hanno avuto come promotori uomini e donne che credevano nella Bibbia e che per scelta non stavano in un cattolicesimo non consono alla loro fede. Vedi: la liberazione dalla schiavitù iniziata da un evangelico; la fondazione della Croce Rossa da parte di un protestante; la nascita dell’Ecumenismo in prospettiva della collaborazione tra missionari nel mondo… e tanti altri ancora.
Se poi si deve parlare di teologia e di prospettive escatologiche, nonché di ecclesiologia e fare dei confronti tra Cattolicesimo, Protestantesimo e mondo evangelico, allora apriamo la Bibbia e riprendiamo il discorso dalle 95 tesi di “protesta” che Martin Lutero inchiodò sul portone della cattedrale di Wittenberg.

Nella foto: Lutero inchioda le 95 tesi alla porta della cattedrale di Wittenberg.

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(17.7.14) LA SOFFERENZA INUTILE DEGLI ESAMI E LA SCUOLA CHE NON VUOLE CAMBIARE (Angelo Cannatà) - L’esame di Stato è ormai da troppo tempo un rito stanco e costoso. Soprattutto, inutile. Abbiamo chiuso il “grande pacco” con le prove scritte, i verbali, le tracce, i voti, alle ore 18,10 di venerdì 4 luglio. Dentro c’è anche la nostra noia, il senso d’impotenza, la consapevolezza che non si può – ancora – nel 2014 perpetuare qualcosa che, negli ultimi decenni del Novecento, mostrava già tutti i suoi limiti.
L’esame è scandito da ritmi, situazioni e stati d’animo che sembrano confermare Nietzsche e l’eterno ritorno dell’uguale: l’ansia dei giovani, il toto-tema, gli alunni fragili che puntualmente copiano, il compito di matematica che genera angoscia (“è difficile Prof”), la terza prova che risulta di fatto la più complicata.
Chiudiamo “il pacco” con un senso di frustrazione, ogni anno. Lo spago, i nodi (“ben stretti mi raccomando”), la ceralacca, le firme dei docenti interni ed esterni sulla ruvida carta che avvolge le speranze e le attese – spesso esagerate – dei genitori. Gli studenti sono più realisti, consapevoli delle loro capacità e dei loro limiti.
Molti i dubbi, tra i docenti. Al momento dei saluti, strette di mano, abbracci, qualche bacio, ma nessuno si muove. C’è come un senso d’inquietudine. Ci fermiamo a parlare. Discuto col Presidente di Commissione. E’ davvero così che si valuta un diciottenne, oggi? E’ normale? E’ giusto? E’ nato col cellulare in mano, fa ricerche su internet, comunica su Facebook, dialoga su WhatsApp e invia tweet, e noi siamo fermi a prove che - nonostante tutti gli aggiornamenti - sanno di arcaico. E’ tutto sbagliato.
La mente va ai primi giorni. L’organizzazione del calendario, i turni di assistenza, la visione dei documenti e dei locali della scuola. Eccetera. Grandi preparativi. Poi, dopo le prove scritte, ecco gli orali: due minuti per parlare di Pascoli, tre di Pirandello. “Basta così, è scaduto il tempo a disposizione”. Si fa in tempo a citare i titoli delle opere. Ridicolo. Non si entra nel merito, non si valuta – davvero – nulla. Solo apparenza. Bisogna abolirli gli esami. I commissari esterni non hanno il tempo, in pochi minuti, di conoscere davvero gli studenti; i professori interni è inutile che ascoltino, per l’ennesima volta, un alunno che conoscono da anni. Senza scomodare la logica, è ragionevole dire che il rito degli esami di Stato è ormai, nella coscienza collettiva di docenti e alunni, qualcosa che appartiene al passato.
E tuttavia si procede stancamente, come se nulla fosse. La politica ha i suoi tempi. Avverrà prima o poi che qualcuno, nel Palazzo, avvii una seria Riforma della scuola. Sarà l’iper-veloce Renzi? Se si trattasse di un annuncio, senz’altro. Quanto a farla davvero, la Riforma, e vederla pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale... è un’altra cosa.
Capita nei colloqui d’esame che il discorso incroci la politica. Ascolto la collega: “C’è bisogno di ottimismo, ragazzi?” Fabio, con ironia: “Non c’è nel programma, prof., siamo pessimisti e - se così si può dire - leopardiani…”. I giovani e l’arido vero. Potrebbe essere la traccia per un tema alla maturità, il prossimo anno, se proprio ci deve essere (ancora) un esame di Stato. La verità è che la scuola è allo sbando, lo specchio - crudele, ma vero - del Paese: sono vecchi gli edifici, carenti i laboratori, superati i programmi, obsoleti i criteri di valutazione, miseri gli stipendi dei docenti, antidiluviani gli esami finali. Una frana assoluta.
Occorre riformarla - la nostra vecchia scuola - e finanziarla adeguatamente, ecco un obiettivo. Intanto, la confusione regna sovrana. Scrive Furio Colombo: tra le “idee nuove” c’è anche il principio che è possibile compensare i docenti che lavorano di più: “si dice però che la decisione spetta ai dirigenti scolastici. Diventano, in tal modo, depositari di un arbitrio che promette tempesta.” E’ così. Saprà il Premier passare dagli interventi “a caso”, a una meditata, organica e condivisa Riforma? Il nodo della scuola è, insieme a pochi altri, tra i più delicati. I docenti attendono fatti. E giudicheranno dai fatti.

Articolo apparso su "Il Fatto Quotidiano" del 09.07.2014

Nella foto: il "grande pacco" degli esami.


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(19.7.14) AD USUM DELPHINI (Pasquale Cannatà) - A margine del dibattito tra Domenico e Guerino, propongo questa riflessione:
Parto da lontano!
L'erede al trono di Francia era chiamato Delfino, e la scritta “ad usum delphini” veniva a quel tempo stampata sul frontespizio di una serie di classici latini che il giovane poteva leggere dopo che erano stati purgati dei passi più scabrosi: il suddetto motto può riferirsi anche a notizia "addomesticata", che cela parte della verità, travisandola, o in senso più lato a qualsiasi azione si compia per compiacere una persona di potere.
Credo di non essere in errore se affermo che il libro più manipolato “ad usum delphini”, o a proprio uso e consumo, è la Bibbia: molti lettori di questo testo basano i loro ragionamenti su alcune parole in essa contenute, estrapolandole dal contesto o semplicemente tralasciando di leggere quello che c’è scritto qualche riga o qualche capitolo più in là e che darebbe un altro significato a ciò che loro vorrebbero credere o far credere agli altri.
Un esempio tra i più classici di verità addomesticata è quello contenuto in una lettera apostolica di San Paolo nella quale si afferma che le mogli devono essere sottomesse ai mariti, e per questo si accusa la Chiesa di essere misogina. Si trascura però di evidenziare le parole successive: "e voi, mariti, amate le vostre mogli… i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso" e di riflettere sul fatto che, come afferma il teologo von Balthasar in un libro-intervista con Vittorio Messori, “la chiesa è femmina”, nel senso che si basa sulla persona di Maria di Nazareth che è più importante di tutti gli Apostoli e di tutti i papi che si sono succeduti nel corso dei secoli.
Altro esempio potrebbe essere Paolo Flores d’Arcais, che nel suo libro Gesù. L’invenzione del Dio cristiano scrive che ”Gesù non è mai stato cristiano. Non si è mai proclamato messia e meno che mai pensò di fondare una nuova religione”. Nel Vangelo di Matteo però è scritto: «Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: “La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?”. Risposero: “Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti”. Disse loro: “Voi chi dite che io sia?”. Rispose Simon Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. E Gesù: “Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”. Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.» e mi sembra di capire che con queste parole si fonda una religione e che si stabiliscano delle gerarchie!
Sto seguendo con interesse su questo sito il confronto di questi ultimi giorni tra Domenico e Guerino: io non mi addentro in questioni di storia, economia, sociologia e altro toccate dai due, perché parafrasando San Paolo posso dire di sapere solo (e nel mio caso pochissimo) del Cristo e del Cristo risorto, ma mi sembra di capire che nella stessa posizione di D’Arcais si colloca Guerino De Masi quando scrive: «La mia religione..! Mah... La sola volta che la parola “religione” appare nella Bibbia è nella lettera di Giacomo, ed è pronunciata quasi ironicamente indicandone le caratteristiche peculiari che dovrebbero caratterizzarla e cioè: “Visitar gli orfani, e le vedove, nelle loro afflizioni; e conservarsi puro dal mondo.” E San Paolo, parlando della sua vita di prima, si presenta come membro della setta religiosa e farisaica.»
Ma al contrario di D’Arcais, Guerino è un credente, ed afferma: «Io, più che una religione, ho scelto una “persona”: il Signore Gesù e, mi si creda, questo mi basta. Il Protestantesimo, essendo parte della storia che di certo più ha influenzato la mia vita con il suo riferirsi solo e soltanto alla Bibbia, può a giusta misura essere considerata l'area in cui mi identifico.»
Vorrei ricordare a Guerino che anche noi cattolici crediamo che Gesù Cristo è presente ora e sempre in mezzo a noi, ma tra Lutero che ha reagito al male presente nella Chiesa uscendo fuori da essa, e San Francesco che ha cambiato la Chiesa dal suo interno dando esempio di carità ed umiltà, scegliamo di seguire questa seconda figura.
La lettura dello zelo con cui Gesù scaccia i mercanti dal tempio ha indotto alcuni a pensare che sia possibile usare la violenza per contrastare il male, ma il teologo Von Balthasar, nella suddetta intervista concessa a Vittorio Messori afferma che “i teologi non devono improvvisarsi sociologi ed economisti… tutte le teologie della liberazione dimenticano che l’essenziale del Nuovo Testamento è la carità: non occorre altro, basta viverla. Il cristiano deve rifuggire dalla violenza, il clero non deve in alcun modo mescolarsi con una politica di parte. I ‘poveri di Jahvè’ della Bibbia non sono affatto il proletariato di Marx."
Solo in caso di legittima difesa di sé o di altre persone è lecito usare la forza nella misura sufficiente a contrastare il male che qualcuno potrebbe rivolgere nei nostri confronti.
“Ad usum delphini” si potrebbero indicare altre innumerevoli letture, ma per non dilungarmi troppo concludo con questa riflessione: al giorno d’oggi i media attaccano la Chiesa per ogni caso di pedofilia, di carrierismo o di ruberia che abbiano per soggetto qualche componente del clero cattolico, come se queste cose avvenissero solo in quell’ambito e non rientrassero invece nelle normali proporzioni tra laici e religiosi.
Un frate della basilica di sant’Antonio qui a Padova ci ha spiegato una volta ad una riunione a cui ho partecipato, che se tra i dodici apostoli scelti da Gesù c’è stato un traditore, vuol dire che nella Chiesa ci saranno sempre dei traditori come Giuda, ci saranno sempre degli increduli come Tommaso, ci saranno sempre quelli che come Giacomo e Giovanni vorranno essere uno alla destra ed uno alla sinistra di Gesù in paradiso, ci saranno sempre…, ma saranno sempre in proporzione di 1/12 rispetto alla moltitudine dei credenti che vivono in carità e grazia, e di quei sacerdoti, frati e suore che aiutano i poveri, gli ammalati, i drogati, ecc.
Buone vacanze a tutti!

Nelle foto: San Pietro, primo papa della storia della chiesa.

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(23.7.14) NON SERVONO GLI ESAMI O NON SERVE LA SCUOLA? (Domenico Distilo) - Caro Angelo,
d’accordo, lo ripetiamo da anni,
gli esami di maturità sono diventati una pantomima e tanto varrebbe abolirli.
Però, attenzione, gli esami sono il punto d’arrivo di un percorso, il “rito” con cui si esce dalla scuola. Non è possibile parlarne senza parlare della scuola, del modo in cui questi ragazzi arrivano all’appuntamento. E, con tutta franchezza, si sarebbe tentati di concludere dall’inutilità dell’esame all’inutilità della scuola. Per intenderci: il problema dell’esame non lo si può porre come mero problema dell’esame. Come se non esistesse il problema della scuola, di ciò che essa fa per determinare e contrassegnare il processo di maturazione di adolescenti che, hai ragione su questo, vivono in un altro mondo rispetto a quello di solo vent’anni fa.
La domanda da porsi è perciò più o meno del seguente tenore: il fatto che vivano (che viviamo) in un altro mondo pone un problema relativo ai contenuti, alla loro presunta obsolescenza, o soltanto al modo più efficace di mediarli? Che tutto il sapere – dopo la rivoluzione dell’avvento del digitale - non serva più a nulla mi pare non tanto un’esagerazione (o, se si preferisce, un’iperbole!), non tanto il remake di un vecchio film (Cartesio, Bacone) che non può più assolutamente emozionarci né coglierci in buona fede, quanto una solenne (oltreché pericolosa) sciocchezza.
Eppure, spesso senza accorgerci, è questo che avalliamo: l’idea, divenuta quasi luogo comune, secondo cui il sapere si esaurisca ormai nello smanettare sullo smartphone, che il computer non sia solo –ribadisco: solo! - un mezzo per acquisirlo e gestirlo, ma il sapere stesso, che cultura e conoscenza –quelle che si chiamavano “formazione” – si esauriscano in un più o meno vasto corredo di “info” (il vecchio Hegel l’avrebbe stroncato come “sapere accidentale di accidentali accadimenti”). Idea peraltro rafforzata dall’uso massiccio dei test, delle misurazioni cosiddette oggettive, che stanno inducendo una mutazione genetica: non più giovani impegnati nel difficile cammino verso l’età adulta e nella ricerca di una propria identità, ma, nel migliore dei casi, macchine da test, nel peggiore neppure “meri uomini di fatto” – secondo la definizione della celebre profezia di Husserl - ma sembianti d’uomo tutti uguali e tutti “dentro il sistema”, perfettamente integrati in una macchina che ne genera l’alienazione, carne da call center.
Ora però torno al punto. Sì è vero, l’esame è diventato un’inutile recita. Ma il motivo è che se fosse fatto come vorrebbero le norme sarebbe insostenibile da questi studenti. Che, soprattutto nell’ultimo anno, vengono impegnati in attività che con i contenuti su cui dovrebbero essere esaminati hanno un rapporto oltremodo labile, oltremodo evanescente, spesso del tutto insussistente. Dall’orientamento agli studi universitari all’educazione alla legalità alla partecipazione alle più disparate iniziative umanitarie, salutistiche e storico-memorialistico-filantropiche, si tratta di cose senz’altro utili (per carità!), senz’altro meritorie ma, ripeto, senza alcun rapporto con l’esame. E poiché gli esaminatori non vivono sulla luna non possono pretendere, alla fine, che gli esaminandi conoscano ciò che la scuola non gli dà modo d’imparare, facendoli studiare, di fatto, solo qualche mese all’anno –anche se il tempo di presenza a scuola di studenti e docenti è aumentato esponenzialmente, come se il problema fosse il tempo e non il modo in cui lo si impiega.
Così, anche quando diamo il massimo dei voti e la lode, non prendiamo in considerazione ciò che sanno, non premiamo la padronanza dei contenuti nello specifico disciplinare ed interdisciplinare, ma, dopo prove scritte non si sa come confezionate e più o meno ben riuscite, una non meglio definibile brillantezza espositiva, peraltro incapace, tranne rarissime eccezioni, di esercitarsi in un autentico confronto – non parliamo di contraddittorio!
Il problema dell’esame, per concludere, è il problema di cosa si fa – o non si fa - a scuola, di cosa serve e cosa non serve, di cosa è studio e formazione e cosa non lo è. In una parola: di cosa deve essere la scuola.

Nella foto: prova orale agli esami di Stato.

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(31.7.14) AD USUM DELPHINI? REPLICA A PASQUALE CANNATA' (Guerino De Masi) - La Bibbia è il libro più manipolato? Ad uso e consumo di chi estrapola testo dal contesto? Cattiva esegesi? Trascuratezza di lettori sprovveduti? Affermazioni e domande cui è necessario dare risposte.
La locuzione latina “ad usum delphini” coniata per la lettura dei classici greci e latini, destinata al figlio del Re Sole Luigi XIV ed il suo successivo senso lato con indirizzo dispregiativo, applicato per indicare chi vuole tirare l’acqua al proprio mulino con fini propagandistici “manipolando” l’informazione, questa locuzione è assolutamente fuori luogo, almeno per quanto mi riguarda.
Ma siccome
l’intervento di Pasquale Cannatà presume una effettiva manipolazione che il testo della Bibbia “avrebbe” subito, aldilà dello specifico esempio citato: "…mogli sottomesse ai mariti" (Lettere di Paolo a gli Efesini 5:22 e ai Colossesi 3:18, nonché Pietro nella sua 1a lettera 1Pietro 3:1), desidero dunque iniziare con alcuni appunti che confutano questo che sembra presentato come un assunto.

AUTENTICITA’ E ATTENDIBILITA’ DELLA BIBBIA
(Seguiranno altre note e parleremo di teologia, di esegesi biblica, di dottrine e del Vangelo …se avrete la bontà e la pazienza di seguirmi).
E’ necessario partire da ancora più lontano. Prima ancora del “Re Sole”!

DIVIETI E PERSECUZIONI
- IV secolo d.C., Diocleziano e Giuliano ordinano la distruzione di qualunque copia della Bibbia che i soldati trovassero!
(Questo secolo è importantissimo per studiosi e ricercatori, perché una quantità impressionante di copie della Bibbia, At e NT è andata perduta irrimediabilmente.)
- Nel 1382 la prima traduzione in Inglese ad opera del Tyndale subì una feroce opposizione. Ne fu proibita la lettura e venne ordinata la distruzione in quanto “merce pericolosa”!
- Nazione dopo nazione, la Bibbia è stata bandita e bruciata così come pure i suoi traduttori furono perseguitati, torturati e messi a morte e finalmente bruciati!
- Oggi ancora, nella nostra “tollerante” era moderna, la Bibbia è continuamente bersagliata, odiata, oggetto di soprusi e vietata. Esistono oggi paesi in cui vieni arrestato se solo in arrivo all’aeroporto scendi dall’aereo con la Bibbia in mano.

TRADUZIONI
Tuttavia, fino al 2002 quasi tre miliardi di copie della Bibbia furono distribuite nel mondo dalle Società Bibliche Riunite.
Solo due secoli fa la Bibbia era disponibile in ben sessantotto lingue. Alla fine del 2002 siamo giunti a duemiladuecentotre lingue! E sono in esecuzione le traduzioni per altre seicento lingue di cui ben cinquecento per la prima volta!
Traduzioni che segnarono la storia:

- La Settanta – in Greco -III sec. a.C -da ebraico e aramaico
- Vulgata - in Latino -382-413? -dal greco
- Olivetano - in Francese -1535 -dai testi originali
- Tyndale - in Inglese -1523 -dai testi originali
- Lutero - in Tedesco -1534 -dai testi originali
- Diodati -in Italiano -1607 -dai testi originali

COPIE CORROTTE O MANIPOLATE?
1) Di quanti documenti antichi disponiamo? Nel 1947, con la scoperta dei Rotoli del Mar Morto, sono aggiunti 100 rotoli ai documenti già esistenti dell’Antico Testamento. Abbiamo a disposizione oltre 5000 manoscritti del Nuovo Testamento in greco originale (koinè) per un totale di 20.000 fonti.
Nessun'altra opera antica regge al confronto:
- Da 9 a 10 copie della famosa De Bello Gallico di Cesare (58-50 a.C.)
- 20 copie della Historia Romana di Livio (59 a.C.-17 d.C.)
- 7 copie della Storia di Plinio il Giovane (61-113 d.C)
- Solo 2 copie della Historiae et Annali di Tacito (55-120 d.C.)
- Quello che si avvicina di più alle 20.000 copie del Nuovo Testamento sono le 643 copie della famosa Iliade di Omero.
2) Quanto sono vicini nel tempo i manoscritti attualmente disponibili al testo originale della Bibbia?
- I più antichi di circa 300 anni, ma due papiri sono di 100 anni più vicini.
Sembrano distanze temporali che direbbero ch a ragione si voglia dubitare della Bibbia ma… gli altri documenti storici che accettiamo senza remore, reggono al confronto?
- Historia Romana di Livio - si avvicina a 400 anni dall’originale
- Le opere di Plinio il Giovane sono distanti di 750 anni
- Le copie di Historiae et Annali di Tacito, nulla è più vicino di 900 anni
- Per il De Bello Gallico di Cesare, circa 1000 anni dopo gli eventi descritti
Nessun'opera regge al confronto con le credenziali della Bibbia.
- I resti del Vallo di Adriano al confine settentrionale dell’Inghilterra? 122 d.C.
Nessuno si sogna di dubitare dell’autenticità.

LE COPIE SONO AFFIDABILI?
Un esempio per tutti. Un capitolo particolarmente importante della Bibbia, in un manoscritto dei Rotoli del Mar Morto, è più antico di 1000 anni rispetto alla copia di cui si disponeva in precedenza. Dalle sue 166 parole, solo una di queste, di solo tre lettere, è in discussione ma non altera minimamente il senso del brano!
Nel Mahabharaha, epica nazionale indiana, il 10 % delle sue righe risulta corrotto.
L’Iliade di Omero contiene venti volte più esempi di parole originali in dubbio rispetto alla Bibbia.
(Norman L. Geisler e William E. Nix, A General introduction to the Bible, Moody Press, pag. 367)

ASPETTO SCIENTIFICO - TESTIMONIANZE DI SCIENZIATI
(Processo dinamico d’apprendimento)
- Sir Karl Popper: ogni affermazione scientifica rimane sempre un tentativo.
Nella vera scienza, l’ultimissima parola non è mai l’ultima! “Molto esula dal campo della scienza e del metodo scientifico”.
- La scienza non risponde alle grandi domande della vita. Senso e scopo, morte e destino dell’uomo. Inoltre la scienza non può provare che Dio non esiste!
(Peter Atkins, 1998: "Sin dall’inizio devo ammettere che la scienza non può provare che Dio non esiste!")
- La Bibbia non è un testo di storia, ma quando parla di eventi accaduti dice il vero.
- La Bibbia non è un libro di scienza, ma quando afferma fatti scientifici dice il vero.
- Scientificamente non è mai stato dimostrato che una sola affermazione biblica sia sbagliata!
Un esempio? Gli Ittiti a Nord della Palestina di cui parla la Bibbia, considerati leggenda e folklore finché Alan Millard deve affermare a seguito delle montagne di prove che l’archeologia ha riportato alla luce facendo sì che un intero museo sia a loro dedicato ad Ankara in Turchia: “…non è stato trovato nulla che sia in grado di provare che una sola affermazione dell’Antico Testamento sia falsa“.
Scienziati che hanno segnato la storia e che riconoscevano l’attendibilità della Bibbia:
- Robert Boyle – fisico irlandese
- Michael Faraday – chimico britannico
- Johannes Kepler- astronomo tedesco
- Carolus Linnaeus - biologo svedese
- James Clerk Maxwell- fisico e mat. scozzese
- Niles Steno - naturalista danese
- Williams Thomson - fisico scozzese
E inoltre Sir Francis Bacon e Sir Isaac Newton, tutti avidi studiosi della Bibbia.
Newton disse: “La Bibbia è una roccia di cui tutti i martelli della critica non hanno scalfito un solo frammento”.

Fonti:
John Blanchard, Perché credere alla Bibbia?, Edizioni Passaggio, 2005, www.passaggio.org


Nelle foto: Guerino De Masi e la Bibbia.

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(1.8.14) INCORONAZIONE DELLA STATUA DELLA MADONNA DEL CARMINE A GALATRO (Michele Scozzarra) -
Vergine Madre, figlia del tuo Figlio,
umile ed alta più che creatura,
termine fisso d’etterno consiglio,
Tu se’ Colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che il suo Fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.


Con queste parole San Bernardo, nel "Paradiso" di Dante, riesce a spiegare come in quella piccola ragazza si è compiuto il miracolo più grande che potesse accadere: “Il suo Fattore non disdegnò di farsi sua fattura”.
Di fronte a questo avvenimento, ancora oggi, continua in noi lo stupore per quel “fatto” accaduto a Roma al tempo di Augusto: una fanciulla ebrea di un borgo oscuro della Galilea, Nazareth, aveva ricevuto una visita misteriosa e aveva, coraggiosamente, detto “sì” ad una maternità “impossibile”.
Quella ragazzina di nome Maria nei secoli sarebbe stata detta “Beata”, per millenni acclamata come “Regina”, amata come nessuna mai, rappresentata e cantata da centinaia di artisti, invocata da oceani di infelici come il loro dolce soccorso.
Ecco, proprio a riconoscimento di questa “umile e materna regalità”, ci si è prodigati anche a Galatro, a dare vita a un momento di “festa” particolare: l’impegno di don Giuseppe Calimera (coadiuvato da un comitato che non si è risparmiato in niente, e con devozione e preghiere ha lavorato per tutto un anno), ha fatto sì che in Piazza Matteotti sera del 1 agosto alle ore 19.00, in una solenne concelebrazione Eucaristica presieduta da Mons. Francesco Milito, sarà incoronata la statua della Madonna del Carmine.
La Vergine del Carmine ha rivelato, da sempre, nella nostra Galatro la sua sollecitudine materna per ogni anima; per ogni nostra famiglia; per ogni uomo che vive in questo nostro paese, che lavora, lotta, combatte, vince o perde; per ogni uomo che è stato costretto a lasciare la nostra terra per emigrare.
I galatresi si sono abituati a legare alla Chiesa le numerose vicende della loro vita: i momenti di responsabilità come la scelta del proprio indirizzo di vita, la nascita dei propri figli, gli esami di maturità e il percorso universitario… e tanti altri momenti. Sono abituati a venire con i loro problemi a parlare con la Madre celeste, Colei che ha qui non solo la sua immagine, la sua effige (insieme a quella della Madonna della Montagna), ma è particolarmente presente e palpita nel cuore di tutti i fedeli (presenti anche solo con l’anima e con il cuore, quando non possono farlo fisicamente!), avvalendosi del linguaggio della fede e della tradizione tramandata nei secoli: il culto verso la Vergine del Carmine a Galatro è stato portato dagli ultimi monaci bizantini e, successivamente, è continuato nella costruzione di una Chiesa, intorno al XVI secolo, la più bella e più frequentata, sulla sponda sinistra del fiume Fermano.
La Madonna del Carmine si è manifestata, nel corso dei secoli, come un legame profondo della vita del nostro paese, una forza che ha toccato profondamente il cuore e ha tenuto la nostra piccola comunità nell’umile, ma forte, atteggiamento di fedeltà a Dio, alla Chiesa e alla sua gerarchia: la Madre non attende soltanto i figli nella propria casa, ma li segue ovunque stabiliscono la loro dimora. Ovunque vivono, ovunque lavorino, ovunque formino le loro famiglie. Ovunque siano inchiodati ad un letto di dolore e, perfino, in qualunque via traviata si trovino, là dove si scordino finanche di Dio e sono provati da colpe tremende. Dappertutto la Madre li segue e li cerca… non c’è niente che il cuore di una mamma non può perdonare!
E, perché negarlo, per tutti è stata una grande sorpresa vedere che tutto questo patrimonio di fede, negli ultimi tempi, è stato messo in discussione da argomentazioni che nulla hanno a che fare con il nostro attaccamento alla Vergine del Carmelo, con la nostra umile fede del cuore, elaborata dalla fede di tante generazioni, comprovata dall’esperienza cristiana di tanti secoli e profondamente radicata nella fede della gente del nostro piccolo borgo che tante volte ha visto, in questa nostra “piccola” Chiesa, venire la gente per sentire battere più forte il cuore della Chiesa, nel cuore della Madre che tutto accoglie e tutto perdona. Quante volte abbiamo presentato alla Vergine i lamenti delle nostre umane sofferenze, così come anche i nostri momenti di gioia e di esultanza, a testimonianza di cosa è la “reale” presenza della Madre di Dio nella Chiesa e di come la pietà popolare ha espresso nelle feste religiose che ci hanno visto crescere, il veicolo privilegiato della comunicazione della fede: attraverso questi atti di devozione è accaduta nei secoli, e ri-accade anche oggi, la trasmissione di una concezione della vita “cristiana” come ideale supremo della vita “umana”.
Si può scrivere la storia dei nostri paesi in diversi modi, specialmente quella degli ultimi anni, e si può interpretarla in chiave diversa. Tuttavia penso (liberi altri di pensarla diversamente!) che se vogliamo sapere come interpreta la nostra storia il cuore della nostra gente, bisogna porgere l’orecchio a quello che accade nel segreto delle nostre Chiese, bisogna percepire l’eco della vita di ognuno che viene posta nel cuore della Madre e Regina: bisogna sentire il battito del cuore, nella sua inquietudine, sollecitudine, conversione, così come è posto e accolto nell’amore di una Madre.
L’atto di “incoronazione” della statua della Madonna del Carmine che la Chiesa di Galatro si accinge a compiere, segna una singolare dipendenza e una fiducia senza limiti nella nostra Madre celeste: esso nasce dal nostro bisogno di amore materno che, se ci pensiamo bene, dà forma e significato alla nostra vicenda umana su questa terra e ci indica come, e perché, lavorare per proteggere la giustizia e la pace nei nostri paesi, sempre minacciati da più parti in ciò che di più caro custodiscono, ed in questo servire ogni singolo uomo, chiunque esso sia, per portarlo sulla via della salvezza… che non ha mai escluso nessuno.





Nelle foto, dall'alto: Michele Scozzarra; primo piano della stata della Madonna del Carmine; la Madonna con in sovrimpressione l'omonima chiesa e l'altare; l'invito alle manifestazioni che si svolgono a Galatro dal 1° al 3 Agosto; la Madonna nella chiesa matrice di San Nicola.


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(4.8.14) NON CONDIVIDO LE DISPOSIZIONI DEL NOSTRO VESCOVO (Carmelina Massara) - L'altro giorno non ho potuto partecipare ai riti religiosi in onore della Madonna del Carmine per impegni lavorativi improcrastinabili (ero di turno alla Guardia Medica). Ma sono molto rattristata. Quest’anno non si è potuta svolgere la processione, per come disposto da una ordinanza del nostro Vescovo, Monsignor Francesco Milito. La processione da secoli segna un momento di forte riaffermazione della fede e della tradizione storico-culturale di Galatro e costituisce il vertice delle tradizioni cittadine, uno dei massimi eventi spirituali di questa comunità.
Questa sera ritengo necessario manifestare pubblicamente qual è il mio pensiero. Innanzitutto, ringrazio il nostro Parroco, Don Giuseppe Calimera, che in maniera impeccabile ha gestito questa complessa situazione, sapendo coniugare l’obbedienza al Vescovo con la devozione dei suoi parrocchiani alla Madonna del Carmine, lavorando insieme al Comitato Festa, costituito da persone perbene, madri e padri di famiglia che con gioia ma anche con sacrificio, ogni anno, attenendosi alle disposizioni del proprio Parroco, si adoperano per i festeggiamenti religiosi e civili in onore della Madonna del Carmine.
Non condivido le disposizioni del nostro vescovo. Infatti, al pari d’altre comunità cattoliche della Diocesi, nella nostra Parrocchia, le processioni hanno sempre avuto un ruolo importante perché sapientemente guidate dallo spirito di fede ben radicato nei fedeli che hanno sempre attribuito alle processioni un alto significato devozionale e formativo. La processione, nella tradizione religiosa cattolica vuole esprimere il sentimento del popolo in cammino, richiama questo camminare con Dio. L'itinerare fisico lungo le strade del paese ha questo significato. E non si deve dimenticare che le processioni hanno avuto nei secoli una loro importanza per lo sviluppo e la diffusione della fede cristiana.
Ho visto in passato nelle processioni molta gente seguire l'immagine della Madonna cantando, pregando e partecipando con fede. La sosta del simulacro della Vergine, effettuato davanti all'abitazione dell’infermo fedele cristiano, rientra nella pietà popolare perché operatrice di molte grazie per i malati, per i miseri e bisognosi non certo per i mafiosi o per i miscredenti. Pertanto, sarebbe stato più opportuno intervenire con provvedimenti di tenore tale da coniugare l’esigenza di integrare sapientemente la religiosità cristiana popolare con le celebrazioni rituali di Santa Madre Chiesa, purificare le processioni da persone dedite al male e dalle incrostazioni di dubbia matrice senza tuttavia eliminarle, perché l’avere adottato provvedimenti radicali ha fatto si che, se da una parte si estirpa la zizzania, dall’altra si estirpa anche il grano buono.
Sopprimendo le forme di pietà popolare o sospendendole, come nel caso della nostra Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi avvenuto poche settimane orsono, si rischia di mortificare i molti buoni fedeli per colpire i pochi che sono fuori dal Vangelo e quindi fuori dalla Chiesa. Nessuno dubita, infatti, che il codice mafioso stia agli antipodi rispetto alla parola del Vangelo, è zizzania e va estirpata, ma al momento giusto e con chirurgico intervento. Nel frattempo, sarebbe stato molto più proficuo operare una purificazione attraverso una sapiente azione pastorale formativa tendente a riportare le esternazioni di fede popolare nell’alveo della liturgia canonica, eliminando ogni incrostazione e consentendole di continuare ad essere potente e straordinario veicolo di fede ed evangelizzazione.
A mio giudizio, senza voler cadere nella presunzione, essendo consapevole che non sono depositaria della Verità, ma solo guardando alla storia come maestra di vita, le processioni non possono essere soppresse o sospese ma devono continuare ad essere praticate adottando provvedimenti tesi ad impedire sbandamenti. La storia, infatti, ci insegna che occorre operare sempre con i dovuti distinguo, al fine di evitare di fare di tutta l’erba un fascio. Occorre vigilare senza cadere nella rassegnazione.
La strada è difficile e faticosa, ma in questa guerra ci troviamo in una condizione di favore, perché con l’aiuto di Dio riusciremo a separare la zizzania dal buon grano.


Nelle foto, dall'alto: fedeli nella chiesa del Carmine davanti alla Madonna; piazza Matteotti vista dalle spalle della Madonna prima dell'incoronazione; Messa sulla piazzetta del Carmine.


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(5.8.14) LA REPLICA DEL VESCOVO (Don Antonio Nicolaci) - Spettabile Redazione,
ho letto con attenzione
l’articolo di Carmelina Massara dal titolo “Non condivido le disposizioni del nostro vescovo”. Mi sorgono le seguenti domande:

1. La Sig.ra Massara ha letto “integralmente” la lettera (e non l’ordinanza) dal titolo “Un atto di amore per la nostra Chiesa tra passato e futuro. Messaggio al Popolo di Dio di Oppido Mamertina-Palmi” con cui il nostro Vescovo ha informato della sospensione delle processioni?

2. Nel predetto Messaggio il Vescovo denigra il valore e il senso delle processioni? in quale passaggio?

3. È detto che “sarebbe stato più opportuno intervenire con provvedimenti di tenore tale da coniugare l’esigenza di integrare sapientemente la religiosità cristiana popolare con le celebrazioni rituali di Santa Madre Chiesa, purificare le processioni da persone dedite al male e dalle incrostazioni di dubbia matrice”. Il provvedimento del Vescovo cammina su una linea diversa?

4. Nel testo si utilizza il termine “eliminare” e “sopprimere” riferito a processioni e il termine sospensione considerandolo quasi un sinonimo dei primi. È questo quello che evince dal Messaggio del Vescovo? sospendere è sopprimere/eliminare?

Sac. Antonio Nicolaci
Segretario particolare del Vescovo

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(8.8.14) GENT.MO DON ANTONIO NICOLACI, NON COMPRENDO LA SOTTILE IRONIA... (Carmelina Massara) - Gentilissimo Don Antonio Nicolaci, Segretario particolare del Vescovo,
non comprendo la sottile ironia che intravedo nelle domande che mi ha posto nella
Sua lettera inviata a Galatro Terme News. Le confesso che sono stata tentata di rispondere con lo stesso tono, ma la problematica di cui ci stiamo occupando è troppo seria per pensare di poterci scherzare sopra.
Sarò anche una cattiva cattolica per cui le parole del Vescovo mi appaiono come l’eco lontana di un pastore salito su un monte e rimasto lassù, mentre noi qui, come pecore smarrite restiamo sgomenti non solo per le fatiche di una quotidianità che, nella nostra Diocesi in particolare, non riesce a dare alcuna speranza nel futuro, ma anche perché veniamo additati come una realtà che oggi non è più all’altezza della sua Tradizione. E’ difficile rispondere, tenendo conto di tutto questo, alle sue domande, con poche parole.
Con le mie osservazioni non ho inteso mettere sotto accusa il nostro Vescovo, ma semplicemente ho voluto, fatta salva la opportuna e durissima posizione contro la mafia, evidenziare come la decisione abbia mortificato il popolo dei credenti. Anche se è stato imposto il silenzio, le mie parole, le assicuro, non sono solo mie, ma rappresentano il pensiero di buona parte dei fedeli della nostra Diocesi. E lei ha eluso “l’essenza” del contenuto del mio intervento volendo soffermarsi con le sue domande a degli appigli di carattere formale, evitando di affrontare l’aspetto sostanziale del “problema” messo in evidenza nel mio scritto.
Il “cuore”, la tensione, la preoccupazione per questa porzione di Chiesa che è la nostra Diocesi, per come senza fronzoli o ipocrisie di sorta ho inteso affrontare, da Lei non viene neanche scalfita con le sue domande. Non le nascondo che l’unica cosa che mi è venuta in mente, nel leggere le sue domande, si può riassumere nel vecchio detto “quando il dito indica la luna, vedi che perdi il tuo tempo se insisti a guardare il dito”.
In ogni caso, andando al nocciolo delle sue domande, la rassicuro, che ho letto “attentamente ed integralmente” la lettera “Un atto di amore per la nostra Chiesa tra passato e futuro. Messaggio al Popolo di Dio di Oppido Mamertina-Palmi” con cui il nostro Vescovo, da Corvara, ha informato della “sospensione di tutte le processioni in programma nei prossimi mesi”.
A tal riguardo, visto che “chiarisce” che si tratta di “lettera (e non di ordinanza)”, mi sorge un dubbio: se si tratta di una “lettera”, allora in questo caso starebbe alla libertà dei singoli parroci aderire alla sospensione delle processioni? Me lo spieghi, perché, diciamolo pure!, una lettera che impedisce lo svolgimento di così tanti attesi eventi storici, e quindi non casuali, vogliamo ancora chiamarla “lettera”? Forse, per meglio definirla ci sarebbe qualche altro vocabolo. Non trova?
Non si meravigli don Nicolaci se le dico, a bassa voce, che ho letto pure il documento della Conferenza Episcopale Calabra e non è che ho capito molto, soprattutto laddove “pilatescamente” lascia “al Vescovo competente territorialmente con riferimento a tutte le espressioni della pietà popolare, a valutare la realtà dei singoli fatti ed episodi”.
Don Nicolaci, lo sappiamo, anche se lo viviamo male, il cattolicesimo è per definizione “annuncio a tutte le genti”, universale, uguale per tutti… Perché si sta facendo di tutto per limitare questo grande respiro e fascino universale, cercando di ridurlo sempre più nei limiti di più chiese “locali”?
Il nostro Vescovo ha precisato che la sospensione delle processioni nella nostra Diocesi è un “gesto di cautela, di invito alla riflessione e al silenzio, di cui in questo momento tutti abbiamo bisogno”. Questa scelta di cautela è sembrata a tanti un modo per prendere tempo, evitando così di affrontare il cuore del problema: sospendere le processioni, sia pure per un tempo non ancora definito, illudendosi in tal modo di sradicare il male della nostra diocesi alle sue radici, è stato un dire al mondo intero che Santa Madre Chiesa si arrende ai poteri occulti e che la politica e le lobbies dominano la genesi delle decisioni ecclesiali e, di conseguenza, anche il vissuto della Chiesa.
Per questo penso che il rimedio scelto non sembra centrare l’obiettivo, perché come ho avuto modo di leggere sulla vicenda di Oppido “prima di stracciarci farisaicamente le vesti, dovremmo chiederci cosa facciamo noi (come Chiesa diocesana) per una società più giusta, nella quale l’uomo non abbia la necessità di vendersi alla mafia”. Nella lettera/ordinanza purtroppo ho avuto modo di leggere solo un generico richiamo a quel Cristo, centro del cosmo e della storia, unica via per contrastare mafie e lobbies di ogni tipo, anche ecclesiali. Lei caro don Nicolaci, sa meglio di me che il cristianesimo esige coraggio, testimonianza e profezia, innanzitutto dai suoi Pastori, soprattutto dai “nostri Pastori” delle aree più emarginate, per evitare anche il sospetto che nella nostra diocesi Cristo si è fermato in un modo in cui non si è fermato neanche ad Eboli.
Reverendo, mi permetta di dirle che forse non ha letto, con l’attenzione che dice, le mie perplessità, perché io non ho mai affermato che “il Vescovo denigra il valore e il senso delle processioni”. Penso che per quanto ho esposto sopra sia evidente che Lei è proprio fuori strada nell’attribuire a me una simile affermazione. La invito ad una più oculata ed attenta lettura delle mie “semplici riflessioni”.
Con pacatezza, senza presunzione, senza voler mancare di rispetto al nostro Vescovo ho scritto che non condivido le sue disposizioni: forse ha avuto più rispetto da me, che ho avuto il coraggio di dire apertamente quello che penso con libertà e amore per la Tradizione che mi ha visto crescere nella Chiesa, che da quanti ormai, anche nelle questioni importanti della vita della nostra Diocesi vivono nella consunta arte “dell’annacamento”.
Mi è vietato dire che “accetto per obbedienza” il provvedimento del Vescovo, comunque esso lo vogliamo chiamare, ma non lo condivido in quanto è una grave sconfitta della Chiesa e non un atto di forza di fronte al potere della mafia?
Mi sono ritrovata nelle dichiarazioni di un anziano Monsignore (mia guida spirituale per tanti anni), che opera in una terra difficile come la Sicilia, che ha scritto: “Vivo in una terra in cui la pietà popolare che si esprime nelle feste religiose rimane ancora un veicolo privilegiato della comunicazione della fede. Attraverso queste accade, pur nella compresenza di tanti fattori di ambiguità, la trasmissione di una concezione della vita cristiana come ideale supremo della vita umana… Ciò detto, non sarebbe onesto negare che in questo tipo di manifestazioni religiose ci siano infiltrazioni di interessi estranei (economici e mafiosi); tuttavia sarebbe un grave errore abolirle. Sarebbe come se, a causa dei preti pedofili, si dovesse vietare a tutti i sacerdoti qualunque rapporto educativo con i ragazzi. Sarebbe una grave sconfitta della Chiesa, e non un atto di forza di fronte alla mafia. Le Chiese locali, lo vedo nell’esperienza nella mia città, hanno tutte una ripresa del controllo dei comitati e delle associazioni che presiedono a tali festeggiamenti. L’alternativa sarebbe la protestantica concezione di una fede, talmente pura, che non c’entra più con la vita degli uomini”.
Penso che le processioni hanno sempre avuto un ruolo importante nelle nostre comunità ecclesiali perché sapientemente guidate dallo spirito di fede ben radicato nei fedeli che hanno sempre attribuito alle processioni un alto significato devozionale e formativo, con questo volendo esprimere l’infinita tristezza di una Chiesa che non parla più di valori non negoziabili e di salvezza dell’anima, ma piuttosto si affretta a rincorrere le condanne del mondo, unendosi a un coro di sicuro successo.
Reverendo penso che le nostre chiese locali hanno tutte la possibilità di una ripresa del controllo dei comitati e delle associazioni che presiedono ai vari festeggiamenti, indicando norme precise, messe in pratica con intelligenza e con amore, e quindi con una verifica caso per caso, la cui applicazione può comportare anche il coraggio della impopolarità. A nulla vale una Chiesa alla ricerca spasmodica dell’applauso del mondo.
Lei, come segretario del Vescovo, mi chiede se “il provvedimento del Vescovo cammina su una linea diversa?” rispetto a quanto da me affermato, cioè che “sarebbe stato più opportuno intervenire con provvedimenti di tenore tale da coniugare l’esigenza di integrare sapientemente la religiosità cristiana popolare con le celebrazioni rituali di Santa Madre Chiesa, purificare le processioni da persone dedite al male e dalle incrostazioni di dubbia matrice”. Ritengo che il provvedimento di sospensione delle processioni da parte del Vescovo, sia pure per un tempo non ancora definito, senza spiegare adeguatamente le ragioni dogmatiche poste alla base delle sue decisioni, pur accettata e osservata da tutti i fedeli della Diocesi, sia sterile, soprattutto laddove evidenzia che “La disposizione, com’è ovvio, non tocca i previsti festeggiamenti civili: si tratta di un campo autonomo che non riguarda né coinvolge direttamente la festa religiosa, anche se di questa dev’essere rispettosa”. Proprio qua mi sorge più di un ragionevole dubbio: che senso ha tenere la ruota di scorta se non abbiamo la macchina? Che senso ha mantenere i comitati per le manifestazioni civili, quando è chiaro a tutti che proprio a questo livello ci sono le infiltrazioni e gli interessi estranei al momento religioso che è importante per la Tradizione della Chiesa?
La Chiesa ha anche un compito educativo e ciò implica il richiamo a una giusta condotta dell’uomo di fronte al reale e ai suoi interrogativi. Questo atteggiamento costituisce la condizione ottimale per trovare più adeguate risposte: dai fedeli e da chi li guida non ci si attende una versione clericale dell’antimafia di professione, ma lo sforzo di rendere sinceri il rito e la devozione, non demonizzando né sospendendo le processioni, ma purificandole.
Se non se ne è reso conto, la mia è stata una garbatissima amara constatazione della decisione del Vescovo che, noncurante del disagio di quanti attendevano di partecipare a Galatro ad uno storico evento culturale e religioso, in modo inopportuno ha disposto, tra le altre, la sospensione della processione dedicata alla Madonna del Carmine. Insomma, senza giri di parole ho voluto rappresentare il sentimento cittadino, mettendo in evidenza il costume impositivo del divieto.
Le confesso, non più a bassa voce, che da un Prete, che si presenta nella qualità di “Segretario particolare del Vescovo”, mi sarei aspettata la dovuta carità, un maggiore spessore culturale ed evangelico e non una semplicistica e sterile disquisizione formale e non sostanziale in merito all’utilizzo del termine “sospendere” e “sopprimere” riferito alle processioni considerando, a suo avviso, che io abbia usato il termine sopprimere quasi come un sinonimo del termine sospendere.
Mi ha molto colpito l’intervento dell’avv. Pino Macino alla Sua lettera, pubblicato su Facebook, perché l’ho inteso come espressione di tutta l’insoddisfazione che circola nella Diocesi: “Il Segretario del vescovo la mette sulla difensiva e sulle formalità. Ha le sue ragioni. Ma non risponde alla nota della dott.ssa Massara ed anzi si barrica su formalismi. Dispiace tutto questo... perché il Vescovo non è sott'accusa. Gli si chiede semplicemente se la sua decisione non abbia mortificato il popolo dei credenti, fatta salva la opportuna e durissima posizione contro le cosche e l'uso della Religione per perpetuare il loro insanguinato potere. Don Nicolaci, la prego: non si metta a disquisire su eliminazione e sospensione... Le processioni di quest'anno sono state eliminate... perché non possono più tornare. E il discorso è ben più ampio - mi rendo conto - ma non si può liquidare in questo modo la questione, a mio modo non affrontata con la dovuta carità”.
Mi permetta, Don Nicolaci, non tenti di liquidare la questione con il triste uso dell’arte di “rispondere per non rispondere, che non mira a dare risposte o chiarificazioni, ma aggira gli ostacoli alla ricerca del cavillo sulla corretta (ma possiamo ben dire “sterile”) impostazione terminologica.
Per concludere penso che non arriveremo da nessuna parte e non faremo mai niente di buono, se non sentiamo l’urgenza di una educazione cristiana che ci renda capaci di uscire da noi stessi, non per organizzare convegni, dibattiti, gite, riunioni varie e tante altre cose, alle quali buona parte della gente che abita i nostri paesi si sente sempre più lontana ed estranea. La nostra terra ha urgente bisogno di una educazione cristiana che ci permetta di andare incontro al bisogno umano che abbiamo intorno, nella sua complessa, intera e drammatica realtà.
Da alcuni anni svolgo l’attività/missione di medico nel nostro territorio: ho incontrato centinaia di persone, come medico di base, come medico di guardia medica in strutture pubbliche e private, come consulente tecnico medico. In ognuno di queste realtà dove ho prestato il mio servizio, ho sempre incontrato delle persone con una umanità eccezionale, soprattutto nelle persone malate, segnate da una vivissima domanda religiosa, che spesso è stata tradita dal volto, anche ecclesiale, delle persone che hanno incontrato. Solo la condivisione del bisogno, l’offerta di una amicizia carica di condivisione e significato può far riscoprire ad una umanità sempre più sofferente, e sempre più sola in questa sofferenza, un cristianesimo che risponde alle loro più profonde esigenze, alle loro più intime domande.
Lei si potrà trovare davanti il peccatore più incallito, allo stesso modo come io posso avere davanti il malato terminale. In entrambi i casi abbiamo lo stesso compito: fare il possibile per salvarlo. Non ci possiamo sottrarre a questa nostra missione, abbiamo un compito che non possiamo disertare, chiunque sia la persona che abbiamo davanti. Non possiamo chiedere i documenti e la fedina penale: dobbiamo intervenire e fare di tutto per salvarlo. D’altronde lo stesso Gesù ci ha detto che è venuto per i malati… quindi l’indicazione è chiara e indiscutibile.
Speriamo che il Signore ci aiuti in questo suo progetto salvifico (il resto è certamente zizzania per confondere il popolo di Dio) e non ci faccia mancare la certezza che Lui è con noi e non ci ha abbandonato, nonostante il peccato che abbiamo addosso. E che il buon Dio perdoni la nostra miseria!


Nelle foto, dall'alto: Carmelina Massara; la folla di fedeli durante la cerimonia d'incoronazione; campanile di San Nicola in controluce; la Madonna del Carmine a Galatro; il Vescovo ed altri celebranti durante il rito.

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(10.8.14) E' MORTO MONS. LUCIANO BUX: UN PICCOLO GRANDE RICORDO DI SUA ECCELLENZA... (Federica Crea) - Ha terminato la sua corsa Venerdì 8 Agosto nell’ora Nona, all’età di 78 anni, il nostro vescovo emerito Mons. Luciano Bux, pastore molto attento alle esigenze del suo popolo, pronto sempre a dare risposte e consigli a chi gli poneva domande. Ho ancora davanti agli occhi il suo sguardo dolce dei nostri pochi incontri. Un uomo di poche parole, concise.
Ricordo quanta pazienza, dolcezza, attenzione e, soprattutto, considerazione ebbe nell’ascoltare le esigenze che sottoponevo alla sua attenzione. In particolare, mi colpì la risposta che mi diede una sera di qualche decennio fa, quando venne a incontrare il gruppo giovani della parrocchia. Dopo che,con non poca emozione e tremore, esposi le mie esigenze (che con carità ascoltò senza interrompermi) chiedendo: come facciamo a crescere come gruppo, senza contrasti e nel rispetto reciproco? mi invitò ad avvicinarmi a lui, mi prese il foglio che avevo in mano e mi disse: questo me lo tengo e lo porto con me! Poi rispose: Sai, Federica, oggi mi hanno portato a vedere in montagna la pineta e, anche io, mi sono chiesto: come fanno quegli alberi così alti a non cadere, a non urtarsi tra di loro nonostante siano così vicini? La risposta sta nel fatto che quegli alberi hanno delle radici comuni che li rendono robusti e forti, così che non possano collidere, né cadere. Poi sottolineò l’importanza della preghiera e della riflessione. E proprio grazie alla preghiera e alla riflessione che ben presto capii che Sua Eccellenza aveva ragione: quella radice comune era ed è Cristo. Infatti partendo da Lui, mettendo Lui come centro e fine dei pensieri, delle azioni, delle opere ed evitando le omissioni, si sono visti dei buoni frutti, sia a livello personale che comunitario.
Grazie, Sua eccellenza, per avermi insegnato a piegare le ginocchia davanti alla croce. Grazie, Sua eccellenza, per essere entrato in profondità delle mie domande. Grazie per la considerazione che mi ha dato, per quella compassione e comprensione che ha avuto per me, come Gesù per la folla.
Grazie, Sua eccellenza, per avermi amato come ha fatto Cristo. Grazie per l’esempio che mi avete dato. Grazie per i vostri silenzi colmi di carità e per avermi insegnato che l’affetto vissuto nella carità inizia quando ci si capisce senza parlare e, a volte, rischia di finire quando ci si parla senza capirsi.
Il Signore La accolga a braccia aperte nel suo Regno di luce, giustizia e pace. La avvolga la luce del Suo splendido volto. Là dove ora è, preghi per noi, perchè la nostra vita sia tutta radicata in Cristo, con Cristo e per Cristo nei secoli dei secoli.
Chi ci separerà dall’amore di Cristo? (Rm 8,35) …Io sono persuaso che né morte né vita… potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore (Rm 8,38).
Evviva Gesù! Ciao buon Pastore! da una misera giovane di paese.

Nella foto: Mons. Luciano Bux.


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(10.8.14) IL VESCOVO HA FATTO BENE A SOSPENDERE LE PROCESSIONI (Nino Iannelli) - Gentile dr.ssa Massara,
sono rimasto colpito dalla
sua lettera indirizzata al segretario del Vescovo, e vorrei fare un commento in merito.
Indipendentemente da quanto Lei replica, con sapienza e cultura, alle ragioni dei credenti, o dei commercianti che lamentano mancati guadagni, alla forma o all'espressione della "lettera o dell'ordinanza" che dir si voglia, del nostro Vescovo, io sono convinto che bene ha fatto il nostro Vescovo a sospendere a tempo indeterminato le processioni.
Il mio personale commento, vuole accendere i riflettori sulle modalità con le quali venivano svolte le processioni a mia memoria:

1) durante le processioni di tutto si faceva fuorchè badare alla preghiera, chi parlava di calcio, chi di politica, chi criticava a destra e a manca.

2) i portatori talvolta arrivavano alle mani pur di potersi "esporre" in prima linea (puro esibizionismo).

3) quasi tutti gli ex voto (spinati, candelieri, ecc.) facevano a gara per occupare la prima fila (esibizionismo).

E allora perchè dobbiamo prenderci in giro? che valenza ha una processione farsa?
Ben venga questo momento di riflessione, anche se imposto (d'altronde se non fosse stato imposto non lo avremmo mai fatto).
Personalmente sono convinto che ci farà riflettere tutti e, superato questo "fermo biologico", il prossimo anno tutti quanti seguiremo le processioni con maggiore fede, preghiera e consapevolezza da buoni cristiani.
Senza volere contrastare o dare ragione a nessuno, ho voluto esporre il mio pensiero maturato dall'esperienza vissuta.
Cordialmente.

Nino Iannelli - Palmi
nino@iannelli.net

* * *

Abbiamo trasmesso la lettera del Sig. Iannelli alla Dott.ssa Massara che, pur apprezzandone il positivo intento, non ritiene opportuno replicare poichè, a suo parere, «il contenuto non è attinente ai temi trattati nel suo precedente articolo».
La Redazione


Nella foto: un momento della processione degli "spinati" a Palmi.

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(11.8.14) PROCESSIONI SI, PROCESSIONI NO: UN NUOVO INTERVENTO (Francesco Gerace) - Ho letto lo scambio di opinioni di Carmelina Massara con il segretario del vescovo di Oppido. Un argomento che mi ha molto appassionato. Da decenni seguo con passione, da cattolico e non solo, le tradizioni popolari e religiose della nostra terra e della diocesi di Oppido in particolare. E so bene dunque che non si tratta solo di cose folkloristiche per i turisti o di riti vecchi di un’italietta dura a morire.
Quando è esplosa la vicenda, con modalità forse da approfondire ancora, subito pensai che tutto sarebbe stato strumentalizzato. La Chiesa che protegge nel suo grembo i mafiosi. La ‘ndrangheta che prospera all’ombra dei santi. La ‘ndrangheta che gestisce i suoi affari e i suoi affiliati servendosi dei comitati feste e altre baggianate simili. Le definisco così perché, a dispetto di ciò che in tanti hanno scritto senza conoscere davvero quella realtà, io invece la conosco e so quanto sia diversa.
Diciamo che hanno dato un’immagine di comodo, tale da farne un bersaglio per quanti vogliono lavarsi la coscienza politica e ideologica. Del tipo: non ci fosse la Chiesa a proteggere i mafiosi… oppure: purtroppo la Chiesa non fa nulla contro la ‘ndrangheta… e così via.
Conoscendo il mio mondo non mi ha dunque per nulla sorpreso lo slancio con cui i grandi giornali hanno cavalcato la vicenda. Mi ha invece sorpreso e lasciato di stucco una serie di fatti e commenti provenienti dal mondo ecclesiastico. Ne cito solo due: la proposta di abolire i padrini per i battesimi e le cresime in tutta la Calabria e poi quella, la più sconcertante, di sospendere le processioni nella diocesi di Oppido. Un autogol, anzi un 7-1 come quello subito in casa dai brasiliani a opera della Germania ai mondiali di calcio.
I nostri vescovi invece di prendere posizione e difendere le nostre manifestazioni religiose e popolari, che raccontano la storia di un popolo e la segnano nel profondo dell’anima, che fanno? diventano più realisti del re, si accaniscono sul loro mondo più di quanto non abbiano fatto il presidente della commissione antimafia Rosi Bindi o addirittura il procuratore antimafia.
Mi sono chiesto che cosa si può fare per fermare questo suicidio? non ho letto sui giornali locali prese di posizione dei preti e nemmeno dei laici organizzati, ammesso che ne esistano ancora. Mi è parso di capire che tutti hanno ingoiato il rospo. Tanti mal di pancia, ma nessuna protesta, almeno non pubblica. Dicono che solo le bande musicali abbiano borbottato con qualche parroco, lamentando che non essendoci più processioni viene meno per loro qualche piccolo guadagno. E mi sono rattristato, incapace di accettare una decisione avventata, e soprattutto impotente nell’immaginare una reazione (da Roma, poi) capace di far rinsavire il vescovo.
Poi ho letto gli spettacolari articoli di Carmelina, che condivido dalla prima all’ultima parola, e mi sono rincuorato, anzi ho esultato. Primo perché non riuscivo a capire come mai solo io sentissi la ferita di un simile provvedimento. Pensavo di essere un nostalgico che, come tutti gli emigrati, è legato sentimentalmente alle cose paesane, e soffre quando le vede morire. Mi stupivo che nessuno reagisse, associazioni, singoli, confraternite, parroci. Tutti concordi? possibile? tutti sicuri che abolendo le nostre processioni la ‘ndrangheta avrebbe innalzato bandiera bianca?
Al fatto di non essere solo a pensarla così, si è aggiunta la freddezza di scrittura con cui Carmelina ha inchiodato all’evidenza il segretario del vescovo. Io che scrivo per mestiere, non avrei saputo far meglio, perché la passione avrebbe preso il sopravvento, come lo prende mentre scrivo adesso, riducendo la lucidità.
Terzo motivo per esultare, lo dico prendendo a prestito una frase famosa: c’è ancora un giudice a Berlino! Io dico ci sono ancora cristiani con la testa pensante nella diocesi di Oppido.
Non so che cosa accadrà, anche se la reazione piccata del segretario vescovile fa temere il peggio, cioè che questa sospensione sia in realtà un’abolizione delle processioni non dichiarata nettamente. Di sicuro non servirà a niente sul fronte della mafia, ma sarà utile a rinchiudere definitivamente dentro le sacrestie quella Chiesa che un paio di volte all’anno radunava in piazza tutti, anche i non credenti e i tiepidi, ricordando a ognuno che non possiamo farci artefici di noi stessi e che dobbiamo sempre alzare gli occhi verso l’alto. Alle processioni si va per pregare, per festeggiare, per fidanzarsi. I ragazzi sono alle prese con i primi amori. I giovanotti prendono a spalla la Madonna e le altre statue dei santi, portano in giro per il paese la devozione e la fatica, l’appartenenza a un popolo e il riconoscimento di essere figli e fratelli. Poi si sa nelle famiglie ci sono anche i figli cattivi e i fratelli scemi, i buoni e i generosi, i fasulli e quelli per bene. Ma la Chiesa si fa madre. Questo forse non ci sarà più, ma io spero che ci ripensino, perché non vorrei che dopo la morte delle feste di partito, dopo la sospensione delle processioni, le nostre piazze restino disponibili solo per qualche parata di gay.
Aggiungo schematicamente un altro paio di considerazioni amarognole che mi sono venute in mente leggendo lo scambio epistolare con l’assistente vescovile:

1) È giusto, naturalmente, che i santi e le Madonne non facciano inchini ai mafiosi. Lo pensano tutti e lo penso pure io. Dal punto di vista pratico, mi domando però come mai questi "mafiosi" non stanno in prigione, se tutti sanno che sono mafiosi. Il tizio di Oppido cui è stato fatto l’inchino perché è ai domiciliari a casa sua, quindi nel suo mondo, invece che in Trentino Alto Adige? C’è un giudice che risponde di questo?

2) Un alto magistrato ha detto che i mafiosi nelle processioni sono una sfida al Papa. E se invece la sfida fosse proprio a lui e ai suoi colleghi incapaci di perseguire gli uomini di ‘ndrangheta? se sono così sicuri della mafiosità di questo o di quello, che cavolo aspettano a metterli dentro e processarli? in tal modo, saremmo tutti sicuri che non ci sarebbero inchini ne altre infiltrazioni.

3) Magistrati, forze dell’ordine e Stato non riescono a mettere in gabbia i delinquenti e soprattutto ad escluderli dal consesso sociale, però si chiede a un povero prete di paese di escludere dalla processione un tizio perché mafioso. Dovrebbe dirgli: guarda tu sei mafioso, non puoi prendere la statua a spalla, vattene. Ma siamo veramente sicuri che sia questa la strada? non vi viene almeno un po’ da ridere?

4) Se, in quanto gravi peccatori, i mafiosi o presunti tali dovrebbero essere banditi dalle processioni e dal portare le statue a spalla, forse il divieto andrebbe esteso anche a quelli che fanno le corna alla moglie, a quelli che rubano sulle tasse, a quelli che non pagano il dovuto ai dipendenti, e a tutti i peccatori in generale. Insomma l’obbiettivo è la processione perfetta, la religione purificata delle anime belle che manifesta sé stessa in piazza. Siamo alla follia? nemmeno Orwell è arrivato a immaginare tanto.

5) Bastasse sospendere una processione per battere la ‘ndrangheta, noi cattolici avremmo cancellato pure le Affruntate, senza aspettare le indicazioni dei grandi poteri. Non c'era bisogno di aspettare la polemica per l'inchino. Ma forse la realtà è un po' più complessa da decifrare e affrontare di quanto non dicano certe frettolose analisi prese per buone pure da qualche vescovo.

6) Ultima considerazione, stavolta seria e non sarcastica: con la fine delle tradizioni religiose finisce anche un mondo, muore un certo tipo di vivere la comunità, senza che un altro sia nato al suo posto. Io non credo che sia un bene.

Conosco pregi e difetti della nostra società paesana, quella di Galatro è analoga a quella di Cinquefrondi e di tutti gli altri paesi della diocesi. E’ una società piena di problemi e lacune, si tiene insieme a fatica, ma ha una storia vissuta e tracciata dentro una tradizione, e riempie di colore e di calore il mondo che ci appartiene e cui vogliamo bene nonostante tutto. Un mondo migliorabile e sempre redimibile. Un mondo che si riconosce, a volte senza nemmeno rendersene conto, nella storia bimillenaria della fede. Ora il vescovo con una lettera-ordinanza, che ha fatto sua la "indignazione" dei giornaloni e dei grandi poteri di questa Italia, mettendosi al riparo da qualunque critica, ha inferto un colpo mortale a tutto ciò. E purtroppo non se ne rende conto.

Francesco Gerace
Caporedattore aggiunto agenzia ANSA

Nella foto: processione della Madonna di Polsi.

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(12.8.14) DOPO TANTE PAROLE, UNA RIFLESSIONE (Carmela Messina) - Dopo aver sentito tante parole, che si infrangono come le bolle di sapone al primo ostacolo che incontrano, mi viene voglia di far sentire anche la mia. Guardiamo intorno e fermiamo il nostro sguardo sulle tante cose che veramente hanno bisogno di essere osservate: sulle tante discordie, sulle tante guerre che mietono tante vite umane, tanti bambini innocenti e rivolgiamo una preghiera al buon Dio, affinchè la pace regni sovrana in ogni angolo della terra.
E la pace, di cui ognuno di noi ha bisogno, la troveremo solo se ne abbiamo voglia.
Invito a leggere una poesia dal titolo La Pace, composta da un sacerdote galatrese, parroco a Galatro per molti anni, che ci indica la strada per arrivare dove la pace ha sede.
Bisogna leggerla con molta attenzione e meditarla, se veramente si ha sete di pace e di Dio.

La Pace

Ninfa o Sirena della vita sei,
o Nume antico,
o Pace,
se d'ora in ora ramingando l'uomo
ti ricerca invano,
e d'abisso in abisso s'incammina
seminando di morti la sua via.

Pace, chi sei, in quali mondi vivi?
oro non sei,
non sei l'ingegno che gli spazi vince,
e il fondo scruta della terra, e i mari
e l'aria fende,
superbo!
Pace, chi sei? in quali mondi vivi?
«Io son l'Amore,
vivo nel cuore.»

Cristo è l'Amore,
e la dimora è il cuore
dell'uom che affanna invano
nell'odio insano
d'una notte nera,
e dove regna,
deserto immenso senza fonti e fior,
la morte,
quando l'Amore
non trova il cuore.

E son millenni che la Pace è in terra,
e son millenni di fraterna guerra,
o Patria mia,
nei figli infranta
ancora,
finchè l'aurora
che diè la Via, la Verità, la Vita,
non schiari l'alba d'un novello giorno
del gran ritorno
in ogni cuore,
di Cristo AMORE.

Sac. Rocco Distilo
Da "Prime luci nella valle", Ed. Convivio Letterario, Milano, 1958


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(17.8.14) GUERINO DE MASI E' INCIAMPATO NEL SUO "BUSILLIS" (Pasquale Cannatà) - Quando da giovane frequentavo il liceo, tra gli studenti girava l’aneddoto che esporrò qui di seguito.
Un giorno il professore di latino diede da fare una traduzione, ed il ragazzo più bravo della classe quel giorno era un po’ distratto per cui quando sentì dettare le parole “quibus illis” essendo arrivato a fine riga scrisse “qui bus illis” dimenticando di mettere il trattino che si usa quando si va a capo. Anche i suoi compagni meno bravi tradussero facilmente “a coloro i quali”, ma lui si intestardì e non chiese aiuto al professore o ai ragazzi che gli sedevano vicino, non riuscendo così a venire a capo della traduzione.
Da questa storiella nasce il detto sopra citato per indicare un momento in cui non si riesce a venir fuori da qualche situazione o problema intricato.
Apprezzo la conoscenza storica, sociologica, economica dimostrata da Guerino De Masi negli scritti pubblicati su Galatro Terme News, e la puntuale elencazione di dati esposti nel
suo ultimo intervento che confermano la veridicità della Bibbia e che io condivido pienamente: lo stimo e non voglio polemizzare con lui, ma mi pare di poter dire che nella replica al mio intervento sia inciampato nel suo "busillis".
Probabilmente non sono stato abbastanza chiaro, ma parlando di testi addomesticati “ad usum delphini” mi riferivo a quelli che dovevano essere letti dall’erede al trono di Francia, e non a tutti i classici latini e greci in circolazione a quel tempo ed ai giorni nostri: quando ho parlato della Bibbia letta e diffusa a proprio uso e consumo, mi riferivo a quegli scrittori o predicatori che la travisano e ne danno una interpretazione distorta e fuorviante, e non al libro in sé che è diffuso nella sua integrità.
Addirittura Flores d’Arcais vuole farci credere che la sua convinzione che “il Dio cristiano sia un’invenzione” sia basata su uno studio approfondito dei Vangeli che la Chiesa invece non ha saputo cogliere o non ha voluto dare per mantenere il suo potere sulla massa dei credenti!
Non mi dilungo su altre cose di cui ho già scritto e vi saluto tutti con affetto: quest’anno faccio le vacanze un po’ in ritardo rispetto al solito, per cui sono a Galatro da poco prima di ferragosto e spero di poter incontrare e salutare il maggior numero possibile di compaesani.

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(18.8.14) GIUSTIZIA, DA RENZI PAROLE IN LIBERTA' (Angelo Cannatà) - È incredibile come Renzi possa fare e dire tutto (e di più). Il patto del Nazareno contiene forti anomalie. I contenuti sono segreti: è compatibile ciò con la democrazia? L’accordo è siglato con un condannato ai servizi sociali: in quale Paese al mondo è mai accaduta una cosa simile? Oggi rincara la dose. Dice che il patto col Caimano sulle riforme sarebbe andato avanti anche senza l’assoluzione. Non si tratta solo della sicurezza di un leader. C’è qualcosa di più: l’arroganza; il primato della politica (la sua) sull’etica e la giustizia; il delirio d’onnipotenza.
Che vuol dire: “mantenevo la parola anche se Berlusconi fosse stato condannato”? Significa – se le parole hanno un senso – “ho chiuso gli occhi sulla frode fiscale, avrei fatto lo stesso per la concussione al pubblico ufficiale e la corruzione di minorenne”. È gravissimo.
Viene posto il principio che qualsiasi cosa abbia compiuto (o compia) il Caimano, si va avanti. L’urgenza di riformare la Costituzione con un simile figuro – Perché con lui? Perché adesso? Perché in fretta? – viene prima di tutto. Non importa se centinaia di migliaia di cittadini non sono d’accordo, se non condividono né l’interlocutore né il progetto. Vale solo la volontà di agire, di riuscire dove altri hanno fallito. Non conta con chi si scrivono le riforme (e come). Basta farle. Nel Pd c’è dissenso? Nel Paese c’è una raccolta di firme? “Cosa vogliono, ho il 40,08%”. Renzi non si ferma. È così. Ma una domanda sorge spontanea.
Visto che il patto con B. tiene, e nemmeno (nemmeno) la nuova condanna sarebbe stata un problema, è possibile sapere cosa dovrebbe fare l’ex Cavaliere per suscitare un moto d’indignazione: “No! Se ha fatto questo non può riscrivere con me la Costituzione”. Insomma: cosa non è disposto a sopportare Renzi del suo interlocutore? Ciò che accade è grave e ridicolo. Tragicomico. Ma davvero nel mondo c’è una sola persona che, dotata di buon senso, non rida pensando al Caimano che di giorno lavora ai servizi sociali, per scontare una pena, poi si cambia d’abito e riscrive la Costituzione? E’ possibile non vedere l’assurdo di questa situazione?
Adesso sappiamo che anche la condanna per concussione al pubblico ufficiale e corruzione di minorenne, non avrebbe cambiato nulla. Cosa dovrebbe fare B., allora, per non essere degno del ruolo di Padre della Patria? Stuprare una bambina di otto anni? Uccidere qualcuno? Commettere più omicidi? Quanti? Qual è il limite?
Sono domande inevitabili – sul piano della logica – poste per evidenziare un paradosso inquietante: la massima autorità politica del Paese, da cui scaturiscono, attraverso il controllo del Parlamento, leggi/norme/diritto/giurisprudenza, è in continuo connubio istituzionale con chi calpesta la legge, le norme, il diritto, la giurisprudenza.
Abbiamo perso il senso delle parole, ecco il punto. E tutto è possibile. E’ diventato “normale” che un delinquente, condannato, con mille processi in corso, riscriva le regole del gioco, comprese quelle sulla giustizia. Un obbrobrio. Un non senso, a cui possono mettere fine i cittadini liberi. Le firme contro la democrazia autoritaria – sono già molte, devono aumentare – servono anche a questo: a dire no alla perdita di senso delle parole. Un condannato per frode fiscale è un condannato per frode fiscale. Non può essere contemporaneamente Padre della Patria. Punto. Mettere ordine nelle parole serve per fare chiarezza, il rischio è che appaia razionale la richiesta di B.:
“Restituitemi il mio onore, una legge per ricandidarmi”.
Insomma, se è legittimato a riformare la Costituzione, perché impedirgli di candidarsi? La logica non lascia scampo. A questo ci ha portati il decisionismo del sindaco di Firenze. Di fronte alla retorica dei Sofisti, Socrate metteva ordine chiedendo: Che cos’è il bello? Che cos’è il bene? Ecco: che cos’è la giustizia, Presidente Renzi, se pretende di costruirla con chi la calpesta? Se si associa a chi la viola? Se non ha un’idea di giustizia in sé, che prescinda dagli interessi di parte del suo sodale?

Articolo apparso su
Micromega online il 21-7-2014

Nella foto: idillio Renzi Berlusconi.

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(26.8.14) LE TERME CHE NON CONOSCIAMO (Pino Di Matteo e Pino Franzè) - Una lettera di due illustri “galatresi della diaspora” entusiasti delle Terme.

Da galatresi che risiedono ormai da molti anni fuori Galatro ma pur sempre, orgogliosamente, galatresi, non possiamo non cogliere l’occasione di dir bene del nostro paese, con assoluta obiettività e al di sopra delle polemiche di cui ci è giunta l’eco.
Le quasi due settimane che abbiamo trascorso presso l’hotel delle Terme – è di questo che vogliamo parlare - sono state quanto di meglio ci saremmo aspettati, con un servizio impeccabile, una cucina all’insegna delle nostre migliori tradizioni e un ambiente gradevole che, anche sulla scorta di nostre analoghe esperienze, riteniamo sia l’ideale. Davvero la qualità non fa difetto e si tratta di qualcosa che, per il bene di Galatro, non può essere sottaciuto.
Certo, anche noi pensiamo che si possa e si debba fare di più per incrementare le presenze, ma intanto si dovrebbero unire le forze per valorizzare al massimo ciò che abbiamo e che, stiamone certi, non è da buttar via.
Peraltro, dagli scambi di opinione col direttore Trimarchi abbiamo tratto l’impressione che sia una persona di buona volontà e con idee imprenditoriali degne d’attenzione. Quel che non si dovrebbe perdere di vista, da parte di nessuno, è che le Terme sono ancora oggi, come tanti anni fa, l’unica o comunque una delle poche speranze per il futuro di Galatro, a cui tutti teniamo moltissimo.
Insomma, il grande sogno della nostra giovinezza che vorremmo vedere, una buona volta, realizzato.



www.grandhotelgalatroterme.it


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