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3.1.16 - Litigio a sinistra
Michele Serra / Angelo Cannatà

21.1.16 - Il Sindaco si lamenta per un nostro articolo sui Lavoratori Socialmente Utili (LSU)
Carmelo Panetta / Domenico Distilo / Rosaria Marrella

18.3.16 - Grazie a quanti mi sono vicini
Rosaria Marrella

23.3.16 - Feltrinelli, il premio Strega e le condizioni nauseabonde del paese Italia
Angelo Cannatà

23.3.16 - Documento di Tania Pettinato sulle intimidazioni ricevute
Tania Pettinato

5.4.16 - Tromba spaventata dal sondaggio: esorcisti al lavoro

15.4.16 - Studio e (non) studio, ovvero tra scuola e democrazia
Domenico Distilo

28.4.16 - 10 ragioni per non votare Tromba
Domenico Distilo

30.4.16 - In memoria della "Signora Franca Cannatà"
Angelo Marazzita

2.5.16 - Ancora una sconfitta per Galatro
Francesco Orlando Distilo

6.5.16 - Replica all'articolo di Francesco Orlando Distilo
Pasquale Simari

7.5.16 - All'assessore Simari sfuggono tante cose
Francesco Orlando Distilo

10.5.16 - Mio marito, presso la villa, si accorge della presenza di un manifesto...
Arianna Sigillò

23.5.16 - Ci risiamo: devo dire la mia...
Arianna Sigillò

23.5.16 - La campagna elettorale al tempo dei social

23.5.16 - In memoria di mia madre
Santino Tagliamonte

4.6.16 - Non è perchè in lista c'è mia sorella...
Caterina Sigillò

4.6.16 - Sulle elezioni a Galatro: dialogo tra Martino e Conia
Angelo Cannatà

8.6.16 - Il giornale ideale...

11.6.16 - Auguri di buon lavoro e referendum costituzionale
Angelo Cannatà

12.6.16 - Ad urne chiuse
Domenico Distilo

14.6.16 - Mattina di domenica accendo il cellulare e leggo dei messaggi...
Caterina Sigillò

15.6.16 - Risposta a Caterina Sigillò
Pietro Ozimo

16.6.16 - Sig. Pietro, se non siamo amici perchè mi "disturba" con messaggi privati?
Caterina Sigillò





(3.1.16) LITIGIO A SINISTRA (Michele Serra / Angelo Cannatà) - Michele Serra, dalle pagine di "Repubblica", attacca la rivista "MicroMega". Questa risponde con un testo del professore galatrese Angelo Cannatà. Riportiamo i due articoli apparsi sul quotidiano e il mensile del “Gruppo Espresso”:

* * *

Michele Serra vuole più bene a Renzi che a MicroMega. Ce ne faremo una ragione
"L’amaca" di Michele Serra, da Repubblica, 16 dicembre 2015

Chi ha fortemente desiderato, per lunghi anni, la sconfitta di Berlusconi, oggi dovrebbe desiderare, per coerenza, quella di Renzi. Questa, in sintesi, la sostanza polemica di alcune prese di posizione di questi giorni. La più esplicita è quella della rivista Micromega: «O chiedi le dimissioni di Renzi o sei suo complice». A parte l’uso della parola “complice”, che rivela un approccio immeritatamente dostoevskiano alle cose della politica, il problema è che secondo molte persone (mi ci metto in mezzo) non c’è continuità politica tra Berlusconi e Renzi, se non in alcuni aspetti comunicativi certamente rilevanti (l’ottimismo un po’ facilone) ma non tali da giustificare un’identità politica. Per giunta uno dei pochi meriti accertati del secondo è avere finalmente messo in secondo piano il primo, per anni attaccato con appassionata foga da una sinistra politica e giornalistica (mi ci metto in mezzo) del tutto incapace di sconfiggerlo. Se dunque uno ritiene non coincidenti i due bersagli (Berlusconi e Renzi) ecco che diventa del tutto spiegabile il suo essere stato antiberlusconiano e non essere antirenziano, o comunque non esserlo alla stessa maniera, nella stessa misura, con le stesse motivazioni. In ogni modo, e al netto delle tante opinioni in campo e delle idee confuse (mi ci metto in mezzo), il patentino di “vero oppositore”, in sé e per sé, lascia il tempo che trova. È una postura da assumere in pubblico, nei casi peggiori un vezzo. Non dostoevskiano.


L’amaca di Michele Serra e una certa idea di sinistra
di Angelo Cannatà

Formidabile Michele Serra. Sdraiato nella sua amaca attacca la rivista MicroMega per lesa maestà: ha osato invocare le dimissioni di Renzi; di più: dire che “chi non le chiede acconsente.” Tra Berlusconi e il premier non c’è continuità, dice; ergo del primo si potevano chiedere le dimissioni invocando il consenso dei progressisti, il secondo va protetto perché è riuscito a sconfiggere il Caimano. In poche righe, Serra, attacca e occulta. Mentre “dimentica” il patto del Nazzareno – e un programma gradito a Confindustria – ironizza sul “patentino di ‘vero oppositore’”. Il giochino può essere ribaltato: sempre più sdraiato (comodamente posizionato) nella sua amaca, egli aspira – come non vederlo? – al patentino di opinionista neutrale, ma la neutralità scolora poiché, guarda caso, finisce per difendere, sempre, il Segretario. Insomma: MicroMega che s’oppone all’uomo solo al comando e ne invoca le dimissioni, è regressiva; L’amaca che difende il segretario-Premier e gli attacchi ai giornali è – ci mancherebbe! – progressista. Potenza dell’ermeneutica. La verità è che a stare sdraiati c’è il rischio d’addormentarsi. La rivoluzione russa, ma anche il riformismo democratico non è tanto sveglio.

(da micromega.net, 17 dicembre 2015)

Per seguire i commenti agli articoli di Michele Serra e Angelo Cannatà vedi MicroMega e L’Espresso online:
Micromega
Espresso on line


Nelle foto: in alto Michele Serra, in basso Angelo Cannatà.

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(21.1.16) IL SINDACO SI LAMENTA PER UN NOSTRO ARTICOLO SUI LAVORATORI SOCIALMENTE UTILI (LSU) (Carmelo Panetta / Domenico Distilo / Rosaria Marrella) -

Egregio Direttore,
come purtroppo già accaduto in altre occasioni, nei giorni scorsi sulle pagine di Galatro Terme News è stato pubblicato un articolo
, privo di firma, in cui vengono fornite ai lettori notizie del tutto erronee e fuorvianti a proposito dell’operato dell’Amministrazione Comunale di Galatro.
Mi riferisco al pezzo intitolato: “LSU-LPU, la Giunta riduce l'orario di tre lavoratori e di uno ne cambia le mansioni” in cui testualmente si asserisce che ”con una decisione inaspettata, l’Amministrazione Comunale ha “interpretato” la delibera della Giunta Regionale del 29 dicembre scorso che autorizzava la proroga dei lavoratori LSU-LPU per tutto il 2016 riducendo a due di essi l’orario di lavoro e disponendo per un terzo anche il cambiamento di mansioni. Poiché la delibera regionale esclude qualsiasi discrezionalità degli enti locali in ordine a mansioni e orario di lavoro – pur lasciando loro la facoltà di sopprimere in tutto o in parte i posti in organico - ci si chiede da cosa sia potuta nascere un’illegittimità che sembra palese e che ha già generato diffide legali da parte degli interessati. Se, come si potrebbe ipotizzare, alla base ci sono motivazioni disciplinari – in tal caso la misura si configurerebbe come punitiva - stupisce che non si siano seguite le normali procedure di contestazione, optando per una scorciatoia intesa a travolgere le garanzie sindacali”.
In parole povere, l’articolo accusa l’Amministrazione Comunale di aver fatto ricorso ad atti palesemente illegittimi per punire i propri dipendenti attraverso “scorciatoie” finalizzate “a travolgere le garanzie sindacali”.
La tutela dell’onorabilità dell’istituzione che rappresento, nonché dei colleghi di giunta e di consiglio indiscriminatamente tirati in ballo attraverso il generico riferimento all’Amministrazione, mi impone di intervenire per chiedere la pubblicazione della presente rettifica.
A dire il vero, se la diffusione della notizia fosse stata limitata ai confini comunali, avrei anche potuto evitare qualunque intervento, visto che è la mia storia politica e sindacale a costituire la più efficace smentita alle insinuazioni contenute nell’articolo. Ma visto che il sito ha lettori nei luoghi più disparati, è opportuno riportare i fatti nell’alveo della verità.
Ebbene, il primo dato che emerge evidente dalla lettura del pezzo, è che il suo autore non conosce minimamente l’argomento trattato.
Nell’arco di poche righe, infatti, sono tali e tante le imprecisioni e le inesattezze fattuali che sorge spontaneo il sospetto che l’articolista si sia limitato a riportare ciò che qualcuno (non disinteressatamente) gli ha riferito, senza effettuare la benché minima verifica.
Se, infatti, avesse preso visione dei provvedimenti relativi al caso (liberamente consultabili sul web), l’autore dell’articolo si sarebbe accorto che la stipula e l’eventuale rinnovo dei contratti di lavoro a tempo determinato con gli ex LSU-LPU è regolamentata in via esclusiva dalla normativa nazionale, ed in particolare dal Decreto Interministeriale dell’8 ottobre 2014, che espressamente stabilisce che ciascun ente procede in base al proprio fabbisogno.
Inoltre, avrebbe constatato che la Regione Calabria è solo cofinanziatrice dei contratti, non ha alcuna competenza in merito al contenuto dei rapporti di lavoro ed interviene nel procedimento solo per fissare il tetto di spesa ammissibile al proprio contributo.
Se avesse letto gli atti, poi, l’autore non avrebbe sicuramente confuso la nota esplicativa del 29.12.2015 addirittura con una delibera di giunta regionale e, avuta chiarezza sulla distinzione dei ruoli, avrebbe compreso che la nota in questione si limita a fornire indicazioni di prassi finalizzate ad evitare che, in sede di proroga, attraverso la modifica delle qualifiche (e non delle mansioni) e l’incremento dell’orario di lavoro rispetto a quello precedentemente fissato in 26 ore settimanali, possa prodursi un aumento del fabbisogno finanziario e risulti così insufficiente lo stanziamento di 38 mln di euro previsto nella legge regionale di stabilità quale quota di cofinanziamento necessaria ad assicurare la prosecuzione di tutti i contratti in essere anche per il 2016.
In definitiva, se avesse perso un po’ di tempo a verificare la notizia, l’articolista avrebbe avuto chiaro che sulla base della normativa vigente, il Comune di Galatro non aveva l’obbligo né di rinnovare tutti i contratti a tempo determinato stipulati con gli ex LSU-LPU nè di confermare l’orario settimanale a suo tempo stabilito per ciascun lavoratore, per come del resto previsto nel contratto stesso.
Infatti, così come al momento della prima stipula, anche in sede di rinnovo ciascun ente è libero di decidere – in base al proprio fabbisogno – quanti lavoratori ex LSU-LPU debbano essere contrattualizzati (con facoltà anche di ridurne il numero, come avvenuto in alcuni comuni) e quale debba essere l’orario di lavoro da assegnare a ciascuno, fermo restando il massimo di 26 ore settimanali finanziabile dalla regione.
Chiarito questo punto, e dunque acclarato che – al contrario di quanto gratuitamente affermato nell’articolo – non vi è nessuna illegittimità della delibera adottata dalla Giunta Comunale, ritengo doveroso illustrare quali sono state le motivazioni che ci hanno indotto a differenziare le posizioni dei vari lavoratori.
Per far ciò occorre premettere che, al momento della sottoscrizione del primo contratto a tempo determinato, in nome dell’Amministrazione ho stretto un patto con i lavoratori ex LSU-LPU riuniti in pubblica assemblea: a tutti sarebbe stata data l’opportunità di godere delle tutele giuridiche ed economiche garantite dall’ingresso a pieno titolo nel pubblico impiego, ma ciò avrebbe dovuto comportare l’abbandono di alcune esecrabili abitudini maturate nei lunghi anni di “sottolavoro”.
Ad ognuno è stata, dunque, chiesta una piena assunzione di responsabilità: la qualità di dipendente comunale impone che, come per i colleghi a tempo indeterminato, il comportamento sul luogo di lavoro sia rispettoso dei doveri stabiliti dai contratti collettivi.
Già in occasione del primo rinnovo, però, l’Amministrazione tutta aveva avuto modo di segnalare, sempre in pubblica assemblea, come da parte di alcuni il patto non fosse stato onorato, essendo sotto gli occhi di tutti comportamenti irriguardosi della dignità dell’ente, dei cittadini e dei colleghi. Per questo era stato chiaramente preannunciato che gli eventuali rinnovi sarebbero avvenuti secondo un metodo meritocratico.
Ed in questo senso, in sede di valutazione sulle modalità attraverso cui proseguire il rapporto di lavoro con gli ex LSU-LPU, con la delibera del 31.12.2015 la Giunta Comunale ha inteso premiare i più meritevoli, riconoscendo a coloro che hanno dimostrato maggiore spirito di servizio ed attaccamento al lavoro, un orario settimanale più ampio.
Agire in modo diverso e, quindi, tenere sullo stesso piano chi si impegna quotidianamente con abnegazione e chi brilla solo per le assenze e per l’inoperosità sarebbe stata la più grande ingiustizia che l’Amministrazione Comunale avrebbe potuto compiere.
Chi intende speculare (oltre, ovviamente, a chi ha un interesse diretto) può anche affermare che si tratta di una misura punitiva: noi riteniamo invece che si è trattato di un atto di giustizia nei confronti dei molti che hanno quotidianamente operato con serietà nell’interesse dell’ente presso cui prestano il proprio Servizio.
Trattandosi di provvedimento totalmente discrezionale (visto che nessun lavoratore ex LSU ha diritto all’automatico rinnovo del contratto o alla conferma dell’orario di lavoro precedentemente stabilito), abbiamo ritenuto che per il momento tale misura fosse la più idonea a conseguire il risultato voluto, fermo restando che – anche a prescindere dalle nuove misure annunciate dal governo contro l’assenteismo – in mancanza di modifiche nei comportamenti il prossimo passo non potrà che essere quello della riduzione del numero dei lavoratori contrattualizzati.
Infine, giusto per completezza, evidenzio che nella delibera del 31 dicembre 2015 il Comune di Galatro non ha modificato le mansioni di nessun lavoratore (cosa, peraltro, del tutto legittima) ma ha semplicemente accolto la richiesta di uno dei Responsabile di Servizio, che ha sollecitato il trasferimento ad altra area di un dipendente a lui assegnato in quanto, a causa del rapporto di stretta parentela, si era venuta a creare una condizione di incompatibilità ai sensi della normativa anticorruzione.
Quindi, per favore, lasciamo perdere gli azzardati accostamenti con vicende ormai lontane nel tempo e la tifoseria per il nuovo che avanza, anche se lascia davvero sorridere il malcelato tentativo della vostra testata di trasformare un comitato elettorale creato per supportare una candidatura a sindaco, e distintosi negli ultimi anni per l’organizzazione di ben due convegni (!!!), nel movimento che dovrebbe dare la “svolta” alla nostra asfittica realtà culturale, sociale e amministrativa.
Sono certo che questa rettifica verrà pubblicata integralmente anche se, come al solito, sarà accompagnata da un sagace commento della redazione.
Ringraziandovi per lo spazio concesso, mi auguro per il futuro maggiore attenzione nella pubblicazione delle notizie riguardanti l’Amministrazione Comunale che mi onoro di rappresentare.
Distinti saluti.

Carmelo Panetta – Sindaco di Galatro

* * *


Per l’ennesima volta il sindaco si duole a causa di notizie pubblicate su Galatro Terme News lamentando che siano prive di firma, come se la firma posta in calce o sotto il titolo possa aggiungere o togliere attendibilità e autorevolezza alle cronache e/o ai commenti in cui sono riportate.
Quand’anche l’articolo fosse stato firmato dal proprietario della testata nella sua qualità di redattore della stessa, così come da qualsiasi altro redattore, nulla sarebbe cambiato in termini formali e sostanziali. Invero, è in forza di un criterio editoriale che ci siamo dati che non apponiamo quasi mai firme agli articoli di semplice cronaca – anche se talvolta contenenti, in corpore o in appendice, brevi note di commento -, in modo da non indurre il lettore a scambiare i fatti con l’opinione di singoli collaboratori o di semplici lettori. Se al sindaco questo criterio dispiace non è affar nostro e se proprio gli fa venire, come si suol dire, l’orticaria, faccia a meno di leggerci: gli garantiamo che ce ne faremo una ragione!
Venendo al merito della questione – ripresa, negli stessi termini di Galatro Terme News, da altri organi d’informazione quali Il Garantista e Il Quotidiano del Sud -, delle imprecisioni da lui asserite una soltanto gliene possiamo concedere: in effetti l’atto della Regione che contiene le disposizioni-istruzioni ai Comuni sulla proroga dei contratti non è una delibera ma una nota (che pubblichiamo, a beneficio del lettore, con le opportune evidenziazioni - vedi fondo pagina), il cui contenuto è però, con ogni evidenza, prescrittivo e perentorio, non lasciando ai destinatari nessun margine per modificare le clausole contrattuali.
Del resto, se le cose stessero come dice il sindaco non si vedrebbe perché mai la Regione Calabria l’abbia emanata. Così come non si vedrebbe perché solo il Comune di Galatro l’abbia interpretata nel senso di concedersi la possibilità di modificare le clausole contrattuali riducendo l’orario di lavoro di singoli lavoratori. Il vicino comune di Feroleto della Chiesa, per dire, ha confezionato una delibera (pubblichiamo anche questa perché il lettore se ne faccia un’idea - vedi fondo pagina) assolutamente aderente al disposto della nota, senza imbarcarsi in interpretazioni controverse e controvertibili.
Quanto alle motivazioni della decurtazione oraria e, pour cause, stipendiale, a danno di alcuni lavoratori LSU-LPU, non abbiamo elementi per un giudizio fondato su un’adeguata conoscenza fattuale. Però il sindaco ci dà indirettamente conferma di quanto da noi arguito: si è trattato di una forma impropria di provvedimento disciplinare, sostenuta con ragioni che afferiscono a una retorica astratta del lavoro e a una concezione dell’organizzazione e gestione del personale che appare fine a se stessa, essendo stata per di più trasformata nell’unica e sola ragion d’essere di un’amministrazione palesemente priva di visione e finalità strategiche.
Ultimo punto: le analogie, quando ci sono, prescindono dal tempo trascorso. Che né per gli individui né per le associazioni può essere contato da prima della nascita. Come inopinatamente fa il sindaco per Galatro viva, rispetto alla quale, come giornale, ci poniamo con gli stessi criteri di valutazione e di giudizio che adoperiamo per tutti gli altri, sindaco e amministrazione compresi.

Domenico Distilo

* * *

Egregio Sindaco,
ha ampiamente spiegato la sua posizione e, d'altro canto, è stato molto esaustivo anche l'Editore dunque, preferisco non addentrarmi oltre nella questione, onde scongiurare di scendere in sterili polemiche. Tuttavia, se lei si è sentito "toccato" nel suo ruolo istituzionale, si figuri gli Lsu-Lpu che da anni attendono di essere contrattualizzati, annaspando in un bacino che non offre alcuna garanzia; per fortuna Galatro Terme News dà voce a tutti ed offre lo spazio per affrontare temi così importanti.
Dunque, la ringrazio perché con la sua puntualizzazione mi dà la possibilità di affrontare l'argomento, al fine di proiettare verso rosei orizzonti i diretti interessati di tutta la Calabria, centinaia di lavoratori che da lunghi anni prestano servizio nella Pubblica amministrazione pur senza tutele contrattuali e previdenziali e, in tantissimi casi - l'amaro paradosso - senza i quali gli enti rischierebbero una vera paralisi. Eppure, si tratta di lavoratori che hanno espletato le proprie mansioni e prestato la loro opera quasi in modo "abusivo".
Dunque, la sentenza 272 del 2015 della Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità del Decreto legge che stabiliva il divieto a procedere a qualsiasi forma di assunzione - anche a carattere di tempo determinato - per le amministrazioni che non rispettavano i tempi medi di pagamento - pari a 90 giorni nel 2014 e 60 nel 2015. Dunque, ritenendo anticostituzionale una normativa che generalizzava, penalizzando anche quei Comuni virtuosi che non riuscivano a rispettare i tempi per i ritardi nei trasferimenti statali a loro favore o per i divieti di spesa imposti dal patto di stabilità.
In sostanza, detta norma ha creato situazioni paradossali in quei Comuni che hanno ottenuto dallo Stato e dalla Regione i fondi per regolarizzare con contratto a tempo determinato i lavoratori in questione ma, impossibilitati però a procedere per via del blocco imposto da quella norma poi dichiarata incostituzionale, appunto.
Insomma, felicitiamoci tutti ed orientiamoci verso la regolarizzazione, anche se a tempo determinato e, da attento amministratore sono sicura che farà la scelta migliore a beneficio dei suoi lavoratori, riconoscendo loro i diritti riconosciuti agli altri lavoratori con contratti che verranno rinnovati man mano che si otterranno le risorse erogate dalla Regione o dal Ministero. Da buon "pater familias" avrà modo di valutare dunque il prosieguo e di fare le scelte giuste.
Continui a "leggerci" ed ogni suo contributo sarà accolto con imparzialità e attenzione, peculiarità predominanti nella nostra redazione.

Rosaria Marrella - Direttore Galatro Terme News

* * *

Visualizza la Nota della Regione Calabria del 29.12.2015 (Prot Siar n. 394099) (PDF) 1,37 MB

Visualizza il Modello di proroga contratto LSU emanato dalla Regione Calabria (PDF) 316 KB

Visualizza la Delibera del Comune di Galatro (n. 128 del 31.12.2015) (PDF) 823 KB

Visualizza il Contratto precedente di uno dei lavoratori (PDF) 418 KB

Visualizza la Delibera del Comune di Feroleto (n. 079 del 30.12.2015) (PDF) 148 KB


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(18.3.16) GRAZIE A QUANTI MI SONO VICINI (Rosaria Marrella) - Alla luce di quanto avvenuto, sento la necessità di estrinsecare il mio pensiero e, soprattutto, ringraziare quanti mi sono stati vicino.
Inizialmente ho avuto difficoltà a realizzare quanto stava accadendo e, sino all'ultimo mi sono guardata attorno per trovare qualcosa che giustificasse i vetri in frantumi. Difficile realizzare che qualcuno, nottetempo, volesse volutamente danneggiare la mia automobile per "punirmi" e, contestualmente, per intimorirmi. Da cronista sono avvezza a firmare tutti i miei articoli, assumendomene sempre ogni responsabilità, ben consapevole di scrivere senza colorare e né scolorire la verità dei fatti. Fermo restando che chiunque volesse contestare potrebbe farlo attraverso smentite, repliche o nelle opportune sedi legali.
È dunque esecrabile munirsi di un puntale per "farsi giustizia": non è affatto un segno di forza anzi, non c'è atto più ignobile, vile e misero che scredita colui che l'ha eseguito e lo relega al pari di un "coniglio" nella cerchia dei codardi. È questa la vostra forza? Io continuerò a muovere la mia penna per dare informazione e, con più tenacia, andrò per la mia strada perché non mi lascio intimorire. Avete agito nell'ombra e come ombre vi tratterò perché non fate rumore.
Dalla mia parte ho la società civile, quella che condanna ogni vigliaccheria e che resta ben salda alla legalità ed alla Giustizia e che, a gran voce, chiede di essere informata perché l'informazione, è il cardine da contrasto all'ignoranza; quell'ignoranza che oltre a limitare, "giustifica" la prevaricazione e gli atti di violenza.
Conoscere è sapere ed aiuta il pacifico e civile confronto. Inoltre, è necessario rifiutarsi di chinare la testa e, davanti ad ogni prevaricazione o vessazione è necessario attivare il circuito, denunciando, per non finire al tappeto.
Infine, un ringraziamento particolare va ai Carabinieri della stazione di Pizzo, agli ordini del comandante Paolo Fiorello ed al comandante della Compagnia provinciale di Vibo Valentia, il capitano Diego Berlingieri. Grandi professionisti quotidianamente impegnati a contrastare fenomeni diffusi di criminalità e la cui opera meritoria è ben elencata nei loro report annuali.

Nella foto: Rosaria Marrella, direttore della nostra testata giornalistica.

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(23.3.16) FELTRINELLI, IL PREMIO STREGA E LE CONDIZIONI NAUSEABONDE DEL PAESE ITALIA (Angelo Cannatà) - Sempre pronto a difendere il padrone, il Giornale di Sallusti. Questa volta il tema è “Feltrinelli e il Premio Strega”. La casa editrice milanese ha deciso di non partecipare alla gara perché - racconta Foglia, direttore editoriale del gruppo - “Lo Strega ha bisogno di un profondo processo di rinnovamento”. Insomma, lo strapotere di Mondadori e Rizzoli è enorme: hanno vinto 14 volte su 16 negli ultimi anni. E’ un fatto.
Hanno gli autori più bravi? Forse, ma è legittimo un dubbio: i grandi gruppi editoriali hanno relazioni con i giurati e questo li favorisce. “Tra i giurati ci sono autori e compagni di strada degli editori. Finché rimane così è difficile prenderne parte” (G. Foglia, la Repubblica, 17 marzo 2016). E’ un ragionamento serio, che riconosce, tra l’altro, l’importanza della Fondazione Bellonci e del Premio Strega: resta il più prestigioso premio nazionale perché trasforma un riconoscimento letterario in visibilità e vendite. Bene.
Ad una tesi così equilibrata e oggettiva si oppone la cieca difesa della ditta, del datore di lavoro, del capo, con la pretesa – ridicola – di fare anche dell’ironia. Il no di Feltrinelli allo Strega non piace perché punge e tocca un nervo scoperto. Urge depotenziarlo: “C'è sempre qualcuno che ne approfitta per una polemichetta – scrive Parente –, ieri, per esempio, si è svegliata Feltrinelli, che non parteciperà al Premio… ovviamente si insinua che la colpa sia del monopolio Mondadori, sprezzantemente chiamata Mondazzoli dai fighetti di sinistra dopo l'acquisizione di Rizzoli” (ilgiornale.it, 18 marzo).
Eccoli i colpevoli. I fighetti di sinistra che definiscono “Mondazzoli” – come osano! – una concentrazione editoriale che soffoca il mercato. Parente, immagino, ha una lettura più profonda dei processi economici: le concentrazioni editoriali favoriscono il pluralismo. Si attendono delucidazioni. Sublime, poi, l’espressione “si insinua” (“…che la colpa sia del monopolio Mondadori”). No. Non si insinua. Si constata. I fatti (meglio: i misfatti) - il monopolio, la prevaricazione, il Premio eterodiretto… - sono “chiari ed evidenti” posto che li si voglia vedere. Feltrinelli denuncia, con finalità costruttive: un cambiamento nell’organizzazione dello Strega è lecito chiederlo. La posizione della casa editrice offre lo spunto per una riflessione più generale. In troppi settori si procede eliminando diritti. Non va bene. Le lotte politiche e culturali degli anni Sessanta e Settanta, mettevano l’accento su una serie di “diritti negati”, ne è derivata una società più democratica, libera, consapevole: dibattiti, confronto, concorrenza, pluralismo. Oggi non è più così.
Ovunque, imposizioni, umiliazioni, strapotere, monopoli, dominio: migliaia di persone subiscono furti legalizzati - come negarlo? - e il governo sta con le banche; le imprese licenziano e la chiamano flessibilità; l’istruzione è un disastro, ma deve dirsi “buona scuola”; i monopoli editoriali - l’abbiamo visto - spadroneggiano; la Tv è occupata; la Costituzione va cambiata; l’acqua - bene pubblico - privatizzata… in questo clima, nauseabondo, che sia privatizzato/chiuso/coperto/poco trasparente il Premio Strega va da sé. Così vanno le cose in Italia. Le proteste della Feltrinelli, giuste e sacrosante, non verranno ascoltate. Il giornale di Sallusti, e una fitta schiera di giornalisti, sono già pronti ad esaltare, sui quotidiani, sui settimanali, sulle Tv del Caimano, le qualità letterarie del romanzo edito dalla Famiglia e premiato da giurati vicini alla Famiglia. C’è ancora molto da fare, nel nostro Paese, prima che possa dirsi davvero democratico, pluralista, libero.

Aritolo apparso su:
ilfattoquotidiano.it, 20 marzo 2016
e
micromega.net, 22 marzo 2016


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(23.3.16) DOCUMENTO DI TANIA PETTINATO SULLE INTIMIDAZIONI RICEVUTE (Tania Pettinato) - Ci è pervenuto un documento di Tania pettinato sulle intimidazioni di cui è stata fatta oggetto. Pubblichiamo in basso il testo integrale:

* * *

Sono Tania Pettinato, giovane laureanda in Scienze dell'Amministrazione, con prima esperienza politica svolta come Consigliere ancora in carica dello stesso corso di laurea presso l'Unical.
Sono inoltre iscritta al movimento emergente nel mio paese d'origine Galatro (RC), denominato appunto "Galatro Viva".
Proprio per la mia appartenenza al movimento sopra descritto, mi sono candidata alle prossime elezioni amministrative che si terranno nel mese di Maggio 2016, come possibile consigliere comunale del comune di Galatro.
In relazione al movimento di cui sopra, tengo a precisare che lo stesso movimento si occupa dei problemi di vita quotidiana dei giovani galatresi e non solo, e proprio per la sua vicinanza ai giovani, da tre settimane vengono organizzate delle riunioni, dove i giovani di Galatro ci espongono le loro problematiche e le loro aspettative.
Il 21/03/2016 dalle 18.00 alle 20.30 circa, si è tenuta la terza riunione, che ospitava un numeroso gruppo giovanile, l'incontro si svolgeva normalmente e senza alcuna problematica, come lo sono stati anche i precedenti, ci trovavamo presso la sede di "Galatro Viva", alla via Garibaldi in Galatro.
Il giorno seguente all'incontro, è stata rinvenuta nella mia cassetta postale una busta di colore giallo, completamente sigillata, con al suo interno un foglio A4 contenente intimidazioni.
Appreso ciò dopo un iniziale stupore, inizio a preoccuparmi tanto da avvisare in primis gli appartenenti al movimento "Galatro Viva", con la convinzione che detto gesto intimidatorio, rivolto verso la mia persona e non contro i miei famigliari conviventi, sia riconducibile alla mia recente candidatura a consigliere presso il comune di Galatro, nonché alla mia appartenenza, come parte attiva al movimento "Galatro Viva". Aggiungo inoltre che prima di tale episodio non ho mai ricevuto alcun tipo di minaccia.
Affermo con forza che nessuna intimidazione chinerà la mia testa, vado avanti sapendo di non esser sola, a tal proposito ringrazio gli amici e soci di "Galatro Viva" per la vicinanza e solidarietà dimostratami.

Cordialmente,
Tania Pettinato.

Nella foto: Tania Pettinato.


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(5.4.16) TROMBA SPAVENTATA DAL SONDAGGIO: ESORCISTI AL LAVORO - Sul sito della Tromba un esorcista si è messo al lavoro per cacciar via qualcosa che, evidentemente, assomiglia così tanto a un demonio da far nascere il timore che possa materializzarsi sera del 6 giugno.
Solo che ci sono alcune cose che non si capiscono: un esorcista convinto e che si rispetti non definisce il demonio “farlocco”, cioè un demonio che non è un demonio. Se così fosse, infatti, quale motivo ci sarebbe di darsi tanto da fare per (ri)spedirlo all’inferno? Se non è un demonio ma solo un “pesce d’aprile con qualche giorno di ritardo”, per di più confezionato da nostri “giovani amici” smanettanti sullo smartphone in (in)volontaria combutta (o in accidentale coincidenza d’interessi) con Galatro Terme News, perché preoccuparsi? E preoccuparsi al punto da indulgere nell’insulto?
L’ignoto e maldestro allievo di Padre Amorth, infatti, a un certo punto si dimentica dell’ironia con cui aveva iniziato il “trattamento” dell’"antico avversario" e gli grida sul muso: “Dici fesserie!”. Ma insomma: il demonio è vero o falso? Merita l’ironia o l’insulto fuori dai denti? E’ degno del fioretto o della sciabola?
Domande, probabilmente, destinate a restare senza risposta. Cosa di cui facilmente ci consoliamo, perché, davvero, non ha prezzo l’uscita da leguleio sull’AGCOM. Essa spazza via, violentemente e definitivamente, quello che avrebbe voluto essere un registro ironico.
Come dire: la natura che si riprende i suoi diritti, che riemerge qualsiasi cosa tu faccia per reprimerla o travestirla. Aveva ragione il poeta, non c’è che dire: natura furca espelles, semper redibit. Per quanto tu possa cacciarla via con la forca, essa (la natura) ritorna sempre.


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(15.4.16) STUDIO E (NON) STUDIO, OVVERO TRA SCUOLA E DEMOCRAZIA (Domenico Distilo) - Qualche mese fa abbiamo recensito il libro di Paola Mastrocola, La passione ribelle, nel quale l’autrice rimpiange il tempo in cui a scuola si studiava. Il rimpianto nasce dal fatto che oggi non si studia più e si fanno altre cose, le più diverse. Ciò è senz’altro vero ma si deve aggiungere che nell’indifferenza e nell’inconsapevolezza generali si è venuto modificando il rapporto con i contenuti, con quello che si chiamava il sapere, ponendo in essere un mutamento del senso e del fine dello studio per il quale, è una notazione necessaria, ha offerto l’alibi la rivoluzione informatica.
Lo studio era mirato, quando si studiava, alla comprensione e all’approfondimento di contenuti che, dopo un lungo “darci dentro”, dovevano essere adeguatamente padroneggiati in tutte le loro componenti: teorico-pratiche, logico-epistemologiche e problematiche. L’approccio era globale: per preparare un esame universitario si leggevano più libri per intero e contemporaneamente sforzandosi, col ripetere, il rileggere, il tornare a ripetere, di acquistare la sicurezza e la padronanza necessarie per presentasi al cospetto del docente, dal quale si sperava di ricevere il giusto riconoscimento, la conferma di aver fatto bene.
Così si faceva prima che i cambiamenti degli ultimi quindici/vent’anni stravolgessero totalmente il modo di studiare e, con esso, l’idea stessa del sapere. A partire proprio dall’università, dove quello che una volta era il programma di un solo esame viene diviso in quattro o cinque parti (i cosiddetti esoneri), con l’aggiunta di test la cui finalità originaria era la verifica del livello informativo, alias nozionistico. Da accessorio che era all’inizio, quando sono stati introdotti, il ruolo dei test è però divenuto man mano fondamentale in tutte le discipline, al punto che lo studio, dovendo garantirne il superamento, ne viene pesantemente condizionato.
E’ un fatto che ormai si studi solo in funzione dei test. E l’effetto del combinato disposto esoneri-test è micidiale: la preclusione di ogni visione globale e, di conseguenza, di ogni attitudine critica, che non può poggiare su un sia pur nutrito bagaglio di informazioni ma ha bisogno di una assimilazione della materia nella sua interezza, di un modo olistico di rapportarsi ad essa che non può prendere corpo se la si studia a pezzi e bocconi con l’obiettivo preminente di centrare prove d’esame che, per il modo in cui sono concepite, non possono verificare altro che la quantità, non certo la qualità, di quel che si è appreso.
Considerazioni di tenore analogo sono da farsi per i licei, dove ormai si è dominati dalla preoccupazione riguardo a cosa i ragazzi faranno nel futuro prossimo, quando avranno conseguito il diploma di maturità. La controindicazione sta nel fatto che l’interesse rivolto quasi in esclusiva a ciò che si farà – a discapito di ciò che si sta facendo - rovina il presente, che scivola loro addosso inducendoli, soprattutto nell’ultimo anno di corso, a non studiare più, presi come sono nella tenaglia del futuro che incombe – esigendo corsi di orientamento, di preparazione alle selezioni universitarie e di alternanza scuola lavoro, questi ultimi obbligatori per tutti da quest’anno - da un lato, e delle decine di iniziative all’insegna dell’etica, della legalità, della cultura, della cittadinanza dall’altro, iniziative ciascuna presa in sé meritoria, ma assolutamente controproducenti ai fini di uno studio autenticamente formativo che, per essere tale, avrebbe bisogno, in primis, di tempo esclusivamente dedicato e, a seguire, di sistematicità, coerenza, assimilazione, approfondimento nonché addestramento e attitudine alla critica. Cose, queste, del tutto incompatibili con la pratica invalsa di attingere informazioni qua e là sui manuali e sul web per spalmarle a stretto giro in esercitazioni e prove che sembrano confezionate sui format de La settimana enigmistica, divenuti riferimento imprescindibile di ogni metodologia e strategia didattiche e d’apprendimento.
Basta, per convincersene, dare uno sguardo ai manuali, sia dei licei che delle scuole medie, nei quali l’organicità dell’impostazione e l’organizzazione della disciplina intorno a un centro unitario, a un’idea di essa chiaramente esplicitata, ha ceduto il campo a una quantità strabocchevole di dati e notizie presentati quasi sempre con cura e nei particolari ma, andando al nocciolo, nient’altro che semplici (e per di più slegate) informazioni da utilizzare per eseguire i test e gli esercizi contenuti nelle corpose appendici con cui si conclude ogni capitolo, appendici a cui è dedicato più spazio che alla parte strettamente manualistica, essenziale per l’acquisizione delle conoscenze.
Ne deriva che le tanto decantate abilità – che dovrebbero venir dopo gli altri due elementi della “celebre” triade, conoscenze e competenze, rappresentandone il corollario - sono di fatto perseguite e conseguite come la finalità prioritaria se non il fine in sé, svolta inevitabile dal momento che si è deciso che gli esami debbono consistere in test, quiz ed altre prove da settimana enigmistica. Per una ragione molto semplice: lo studente sa che a contare sono le cosiddette verifiche in fondo al capitolo o al libro, per cui sviluppa strategie di risparmio, che potremmo definire energetico, puntando immediatamente al loro svolgimento o esecuzione. Legge le domande e va a trovare le risposte, senza aver studiato prima nulla di nulla, cosa che, se fossi studente, farei anch’io. La mente si struttura così secondo la logica binaria domanda/risposta (in-put/out-put), vero/falso, con tanti saluti al pensiero critico, alla riflessione articolata ed approfondita su temi complessi, alla capacità di risolvere problemi mediante il pensiero divergente, quello che sta dietro l’imprevedibile “mossa del cavallo”.
Del resto la vera crescita culturale pare non interessare più a nessuno. Se interessasse non si costringerebbero i poveri, davvero poveri, ragazzini di scuola media a studiare una materia fondamentale quale dovrebbe essere la letteratura applicandosi a cose noiosissime e pallose, che basta elencare alla rinfusa per far venire l’orticaria e per far passare – anzi, vista l’età, per non far mai venire - la voglia di leggere racconti, poesie e romanzi per il resto della vita.
Proviamo a metterci nei panni di un ragazzino di scuola media alle prese con un brano di letteratura, non importa se italiana o straniera. Intanto dovrà leggerlo e capirlo: fin qui ovvio e nulla da ridire. Ma dopo averlo letto e capito si accorgerà che ciò che ha capito e chiunque altro, anche un adulto, al suo posto avrebbe capito non serve a nulla. Infatti: dovrà suddividere il brano in sequenze – operazione che, scusate la mia limitatezza, non ho mai capito a cosa serva. Poi dovrà saper cogliere il tratto caratteristico di ogni sequenza dagli aggettivi utilizzati dall’autore. Dunque, non potrà non pensare, il contenuto, quel che l’autore ha scritto e il messaggio che ha voluto comunicare contano poco o nulla: ad essere importanti sono, soprattutto, le differenze stilistiche tra una sequenza e l’altra. Eseguita questa operazione dovrà accertare in quali sequenze prevale il discorso diretto e in quali quello indiretto, ovviamente dopo aver esplicitato se l’autore parla in prima o in terza persona e averne desunto il grado di coinvolgimento nella vicenda. Poi dovrà, con opportuni riferimenti testuali, mediante delle sottolineature, evidenziare il registro prevalentemente adoperato e le variazioni riscontrabili nelle diverse sequenze. Il passaggio successivo consisterà nel sostituire un bel po’ di aggettivi e sostantivi con altri dello stesso significato o di significato affine. Non è però ancora finita: c’è da riscrivere, reinventandola, qualche sequenza, preferibilmente quella finale e, dulcis in fundo, dovrà andare alla ricerca, nel suo personale vissuto, di esperienze paragonabili a quella raccontata dall’autore nel brano.
E’ inevitabile, completato il tour de force, che sia preso dalla tentazione di mandare tutti e tutto a quel paese. Se è bravo e secchione si rimetterà, però, a fare più o meno le stesse cose per preparare altre materie quali la storia, la tecnologia e l’inglese, dedicando anche qui gran parte del tempo agli esercizi di abilità se proprio vorrà portarli a scuola bell’e risolti senza incappare nella riprovazione degli insegnanti, a cui non interessa più che l’allievo ragioni. Ragionare infatti non serve a nulla, essendo importante solo la prestazione, la performance, l’esecuzione dei compiti assegnati.
Il problema legato a questo modo di (non) studiare e alla concezione della formazione che ne è sottesa non riguarda, però, solo la scuola e la didattica. Si tratta di una questione eminentemente politica, che investe, scusate se è poco, il futuro stesso della democrazia. Che è da considerarsi a rischio se la mente dei futuri cittadini continuerà ad essere strutturata attraverso il semplice sviluppo delle abilità, mentre l’educazione alla cittadinanza e quella alla legalità, che dovrebbero essere il risultato dell’intera organizzazione degli studi, vengono proposte in un modo sostanzialmente astratto e dogmatico, puramente edificatorio e privo di qualsiasi spessore storico e critico.
Non è possibile, per intenderci, parlare di cittadinanza e costituzione senza riferimenti storici e teorici e non mettendo in chiaro che le costituzioni moderne, compresa quella italiana, non sono calate dal cielo ma sono nate nel fuoco vivo della storia, anche, se non soprattutto, da guerre e violenze. Sono il frutto di scelte di valore – cioè di decisioni esistenziali - che, nel loro nucleo essenziale, non sono negoziabili, pena la perdita della cognizione di noi stessi, dell’identità che, appunto, ci costituisce.
Sarebbe dunque quanto mai necessario ed opportuno che le due cosiddette discipline, o neodiscipline (cittadinanza e costituzione), venissero riportate nei loro ambiti naturali che sono la storia, la filosofia, la letteratura, il diritto (pensato ed insegnato nei suoi fondamenti) e in essi diluite, essendo questo il solo modo di evitarne una declinazione esclusivamente retorica qual è quella che trionfa in quelli che una volta si chiamavano programmi ed oggi sono definiti – con enfasi mercatista - piani dell’offerta formativa.
Ed è proprio questo il punto: tutte le riforme finora fatte sono state nel segno del mercato. Ma una scuola al servizio del mercato non prepara alla democrazia, anzi, è destinata a diventare una scuola dai molteplici indottrinamenti e addestramenti, dai molteplici interessi contrastanti e destinati a non comporsi in una sintesi unitaria, nella cultura e nell’etica di un paese.

Nelle foto: test scolastici ridicolizzati dagli studenti.

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(28.4.16) 10 RAGIONI PER NON VOTARE TROMBA (Domenico Distilo) - Il pezzo che segue esprime l’opinione personale dell’autore, non quella di Galatro Terme News. I lettori che volessero inviare contributi di diverso o opposto orientamento potranno infatti farlo, ovviamente nel rispetto delle regole generali imprescindibili per ogni tipo di pubblicazione: non debbono contenere diffamazioni, insulti gratuiti e/o note altrettanto gratuite di dileggio. Ciò non toglie che le argomentazioni sviluppate potranno essere, secondo la volontà dell’autore, anche le più duramente polemiche.

* * *

1. Il terzo consecutivo mandato è da negare a prescindere, essendo, quantomeno, indice di scarsa vitalità democratica o di una democrazia in sonno. Il limite dei due mandati è stato, è vero, abolito per i piccoli comuni. Ma il legislatore, nel farlo, pensava a realtà per cultura e storia ben diverse da Galatro – ad esempio, micro comuni delle Dolomiti - nelle quali trovare qualcuno disposto a “sobbarcarsi” è sempre stato un’impresa improba. A Galatro, Deo gratias, le “vocazioni”, perlomeno a sinistra, non sono mai mancate. Dunque, a che pro?

2. La terza candidatura per un terzo mandato è la prova che la Tromba e la sinistra di cui è stata per decenni espressione non sono ormai più che nomi, flatus vocis direbbero i logici medievali. Se i due nomi significassero ancora le cose che hanno sempre significato l’ipotesi terzo mandato non sarebbe stata, infatti, neppure concepita. O ci sarebbe stato qualcuno a ricordare ironicamente agli astanti che oltre il secondo mandato è andato solo Roosevelt – ma c’era di mezzo la guerra contro Hitler - mentre gli inglesi, dal canto loro, hanno salutato la vittoria dando il benservito a Churchill, che ne era stato il maggiore artefice, preferendogli Attlee. Ma se Carmelo Panetta, che peraltro non ha vinto nessuna guerra, è meglio di Roosevelt e Churchill, allora…

3. Sinistra galatrese e Tromba, in questi anni, si sono ridotte alla mera dimensione conviviale (di per sé apprezzabile, forse indispensabile, non comunque sufficiente, tantomeno da considerarsi esclusiva), nel senso che esistono solo al ristorante. Nessuno, da quelle parti, che avvii una discussione, che ponga problemi, essendo tutti intenti a cantare in coro “Tout va tres bien madame la marquise”. Un’aria, questa, di cui tutto si può dire tranne che esprima uno spirito anche soltanto lontanamente di sinistra, “de sinistra”, “gauchista” o come dir si voglia. La Tromba, per intenderci, si è trasformata in una melassa conservatrice, in un luogo di benpensantismo sussiegoso lontano le mille miglia da ogni forma di autentica “unità popolare”.

4. Chiediamoci: in che cosa, in questi dieci anni, l’Amministrazione Tromba ha dato il meglio di sé? La risposta non può non essere univoca: nell’ordinaria amministrazione. Ci sono meriti che debbono essere senz’altro riconosciuti: l’efficienza dei servizi, il varo della raccolta differenziata (che funziona), l’attenzione a non sciupare il bel quadretto paesaggistico. Bravi! Ma proprio l’attenzione pressoché esclusiva a questi aspetti – e ad altri più o meno affini - la dice lunga su un’idea di paese in toto ripiegata sul presente, priva di qualsivoglia visione del futuro.

5. La vicenda dell’esclusione del Comune dalla fibra ottica è del resto emblematica. Non aver fatto di tutto per rientrarvi proponendo, ad autobus irrimediabilmente perso, penose spiegazioni del perché si sia rimasti a piedi la dice lunga sulla fiducia che dalle parti dell’amministrazione uscente e della Tromba si nutre nel futuro di Galatro.

6. Sulla gestione delle Terme, che sarebbe stato auspicabile interrompere sulla base di risultati palesemente inadeguati, l’Amministrazione Panetta non ha cavato un ragno dal buco. A due mesi dalle elezioni, però, salta fuori, come un coniglio dal cappello, la Fondazione Terme di Galatro. La formula è interessante e sicuramente da non respingere aprioristicamente. Ma dovrebbe rappresentare un punto d’arrivo, non di partenza. Fondazione o non fondazione sarebbe però il caso che da parte di entrambi gli schieramenti si facesse, sulle Terme, uno sforzo di buona volontà per rendere i rispettivi programmi sovrapponibili. Sarebbe indice di grande maturità democratica e di spirito autenticamente civico. Proprio per questo, però, siamo sicuri che non accadrà nulla di simile.

7. Sulla Diga l’Amministrazione Panetta è apparsa oltremodo impacciata, tanto quanto sulle Terme e in modo pressoché speculare. Come è accaduto per queste ultime, infatti, alla grande animosità verso l’interlocutore (nel caso della Diga il Consorzio) non hanno fatto riscontro risultati concreti. La cui mancanza è imputabile all’assenza di una strategia, di un’idea di ciò che si vuol fare oltre le contingenze.

8. I benefici ricavati dalla partecipazione del Comune alle varie associazioni intercomunali sono, avrebbe detto Sandro Ciotti, “inapprezzabili”, cioè nulli. Carmelo Panetta si è portato, nelle riunioni di sindaci, molto à la Berlusconi. Grande afflato, pacche sulle spalle e giovialità con i colleghi. Risultati concreti, però, zero. A parte qualche contentino di dubbia o nessuna utilità.

9. In dieci anni di amministrazione Panetta qualcosa è stato portato a casa: qualche finanziamento per opere di messa in sicurezza, la casa delle acque nell’ex scuola di via Diaz. Cose utili, talora necessarie ma che non servono a contrastare il declino, ad arrestare il calo demografico e a rimettere il paese sulla via del futuro.

10. Chiediamoci: Galatro sta meglio o peggio di 10 anni fa? Quel che possiamo dire è che sicuramente non sta meglio. E’ una ragione sufficiente per provare a cambiare, anche a prescindere dalla qualità dell’alternativa, che se anche non ci dovesse essere (ma siamo convinti che ci sia) non ci farebbe perdere nulla. E’ fuori discussione che tra il nulla certo e sperimentato – diremmo collaudato - da un lato e il nulla solo ipotizzabile dall’altro non si può che scegliere il secondo.


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(30.4.16) IN MEMORIA DELLA "SIGNORA FRANCA CANNATA'" (Angelo Marazzita) - Ecco quanto ho letto ieri in chiesa:

Zia Franca

“Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli,
ma non avessi la carità,
sarei un bronzo risonante o un cembalo squillante.

Se avessi il dono della profezia
e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza
e avessi tutta la fede in modo da spostare le montagne,
ma non avessi la carità,
non sarei nulla.

Se distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri,
se dessi il mio corpo per essere arso,
e non avessi la carità,
non mi gioverebbe a nulla.

La carità è paziente,
è benigna la carità;

la carità non invidia, non si vanta,
non si gonfia, non manca di rispetto,
non cerca il proprio interesse, non si adira,
non tiene conto del male ricevuto,
ma si compiace della verità;

tutto tollera, tutto crede,
tutto spera, tutto sopporta.

La carità non verrà mai meno.

Le profezie scompariranno;
il dono delle lingue cesserà, la scienza svanirà;
conosciamo infatti imperfettamente,
e imperfettamente profetizziamo;
ma quando verrà la perfezione, sparirà ciò che è imperfetto.

Quando ero bambino, parlavo da bambino,
pensavo da bambino, ragionavo da bambino.
Da quando sono diventato uomo,
ho smesso le cose da bambino.

Adesso vediamo come in uno specchio, in modo oscuro;
ma allora vedremo faccia a faccia.
Ora conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente,
come perfettamente sono conosciuto.

Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità;
ma la più grande di esse è la carità.”


Queste parole scriveva San Paolo ai Corinzi, in quella pagina che ricordiamo come Inno alla carità.

Zia Franca era questo: Era un “Inno alla carità”, un “Inno all’amore cristiano”.
Ha trascorso la maggior parte del suo tempo nel negozio di generi alimentari “a putìha”, ben avviata dai genitori. L’insegna recitava “Generi alimentari e Diversi”. E in quel diversi c’era tutto il mondo.

Situata lungo la strada per le Terme, “a putìha” era una fermata indispensabile, per chi la mattina andando a lavoro chiedeva “u paninu cu a mortadella”.

Ma era anche un punto sicuro per i bambini e le bambine della scuola elementare di via Diaz che preferivano i suoi panini alla colazione preparata dalle loro mamme. E i bambini prendevano e beatamente pagavano con un “poi passa u papà e paga”.

Sin dall’infanzia era un diletto andare al negozio e vedere ogni sorta di mercanzia.
Sacchi di juta stracolmi di ogni tipo di cereali.
L’odore di stoccafisso che arrivava dal retro bottega.
Quegli scaffali alti sino al soffitto che a noi ragazzini sembravano non finire mai.

Quel negozio era quello che oggi chiamiamo supermercato.
La vetrina del negozio era un appuntamento giornaliero per scoprire le ultime novità. Infatti, appena vedeva in televisione o le veniva presentato un nuovo prodotto, subito lo portava a Galatro. Nel suo piccolo contribuì a proiettare Galatro nella modernità, nella tendenze e negli ultimi progressi.

Era una brava manager.

Una manager con uno spiccato intuito ad essere proiettata nel futuro, a non accontentarsi delle mete già raggiunte, a non accontentarsi degli affari che andavano bene.

Viste le diffuse difficoltà economiche che persistevano nel paese, era consuetudine comprare a credito, annotando le spese su un quaderno di piccole dimensioni “a librètta”, con l’intenzione di pagare a fine mese.

Sovente questi crediti venivano saldati con mesi di ritardo e spesso anche parzialmente. Ovviamente qualcuno ne approfittava.

C’era però chi realmente doveva aspettare il ritorno del marito o dei figli dall’estero o dal nord Italia per saldare il conto. E lei, cosciente delle difficoltà di quest’ultimi, aspettava pazientemente.

Ma i conti dei più bisognosi li rimandava deliberatamente.

Era amareggiata per quanti ne approfittavano, ma non portava rancore.

Chi era realmente in difficoltà economica non usciva mai dal negozio a mani vuote.

Natale, Pasqua, ma in realtà ogni festa, era l'occasione per rendere felice i ragazzi delle famiglie più bisognose. Con discrezione, donava alle mamme di questi bambini dei regali, senza mai metterle a disagio. Ci teneva allo loro dignità.

Era una buona cristiana, una buona commerciante.

Attenta agli altri, ma attenta anche alle persone più prossime, come il padre o la sorella Caterina, che ha accudito amorevolmente sino alla fine.

Come nelle prime comunità cristiane, il segno più saliente e più efficace della loro unione comunitaria era il mettere a disposizione della comunità quanto necessitava, così lei si prodigava per tutti i bisogni della Chiesa.

Non urlava mai le cose fatte.

Era attenta a non scatenare l’invidia, che al Sud genera quasi sempre immobilismo, cioè “meglio non far nulla”.

Era una buona cristiana, una buona commerciante.

Non poteva restare ferma. I talenti che aveva doveva farli fruttare.

Possiamo dire che la carità non era un sentimento o una inclinazione particolare a fare il bene, o una compassione, o una commiserazione, o un’onda di affezione, ma l’attuarsi di quel giudizio che aveva imparato da sua madre e dalla sua amata Chiesa.

Questa concezione della carità non era qualcosa da tenersi per sé, perché non si possiede la carità se non la si voglia diffondere universalmente.

La carità non era un bene di cui voleva godere solo per sé stessa.

Si preoccupava sempre che facessimo qualcosa per gli altri ovunque fossimo andati a vivere.

“La carità è un servizio senza calcolo, senza tornaconti, che fai per facilitare il cammino all’altro, a chi hai accanto”, recitava il catechismo imparato da piccoli.

Per lei questo si traduceva anche nell’attenzione a ristrutturare e gestire la “cona”, il calvario di questo quartiere o le varie “icone votive” lungo le strade del paese, affinché ognuno passando si ricordasse e riconoscesse la cosa più importante della vita.

Era una buona cristiana, una buona commerciante.

Il tipo di clima umano che c’era nel suo negozio, insieme con la discrezione e la libertà con la quale suggeriva, aiutava le persone, rendeva il negozio un luogo in cui ognuno si sentiva accolto.

A chi chiedeva consiglio per i più svariati problemi, rispondeva con certezza “ Dio affligge ma non abbandona. Dovete avere pazienza” o più amabilmente … ’U Signuri affrigi e no’ abbanduna. ‘Ndavìti ad avìri pacènzia”.

Non un semplice modo di dire ma la traduzione fedele di quanto imparato dal Libro delle Lamentazioni sulla sofferenza.

Quando in Chiesa si organizzavano delle collette, donava attenta alle necessità della Chiesa, non per un comando ricevuto, ma, come aveva imparato da suoi genitori, perché consapevole che era messa alla prova la sincerità del suo amore con la premura verso gli altri.

San Paolo ci ricorda "Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia". Ed ancora San Paolo: “Non scordatevi della beneficenza e di far parte dei vostri beni agli altri, perché di tali sacrifici il Signore si compiace".

Ha trascorso gli ultimi anni della sua vita nella malattia. Non poteva più uscire di casa.

La malattia era diventata una sorta di purificazione per poter raggiungere la meta.

Che gioia ebbe quando nell’ultime settimane ha avuto modo di ricevere a casa il suo caro Buon Gesù e ripetere “Gesù, Giuseppe, Maria, vi dono il cuore e l'anima mia”.

Con certezza possiamo dire, quanto Madre Teresa ha detto alle suore della sua congregazione:

“Noi dipendiamo dalla Divina Providenza: Dio ci ha ininterrottamente dimostrato di aver cura di noi.

..Tutti…

Credo che il mondo di oggi stia voltando le spalle ai poveri, e ciò equivale a voltare le spalle a Cristo stesso.

Quello che noi realizziamo non è che una goccia rispetto all’oceano.

Ma se non lo facessimo, se non mettessimo questa goccia nell’oceano, all’oceano mancherebbe qualcosa, non foss’altro che una goccia.”


Angelo Marazzita


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(2.5.16) ANCORA UNA SCONFITTA PER GALATRO (Francesco Orlando Distilo) - Ancora una sconfitta per Galatro. Questa volta non si tratta di una sconfitta sportiva ma di una sconfitta sociale. Prima di addentrarmi nello specifico, vorrei, visto che siamo ormai alla vigilia delle elezioni amministrative, ricordare all’Amministrazione che uscirà vincitrice dal prossimo suffragio elettorale, che lo sviluppo delle Terme, argomento su cui entrambe le formazioni politiche stanno incentrando la propria campagna elettorale, passa anche da una nuova concezione di mobilità pubblica da Galatro e per Galatro.
Non è possibile che un cittadino di Polistena, Cinquefrondi o San Giorgio Morgeto o di Mileto e Paravati per usufruire delle Terme debba “necessariamente” utilizzare il mezzo proprio e non è accettabile che un ospite dell’Hotel delle Terme, per raggiungere una spiaggia, tirrenica o jonica, non possa usufruire di un servizio pubblico che lo colleghi.
Sarebbe opportuno quindi che i rappresentanti dei Galatresi, dal 6 di giugno, si confrontassero su questa problematica con la Regione Calabria, materia di cui è competente in virtù della Legge Regionale 14 aprile 1986, n. 15 ove, all’art. 2, afferma che “la Regione Calabria riconosce che il trasporto pubblico collettivo di persone di interesse sia locale che regionale è servizio sociale primario e strumento necessario per il perseguimento degli obiettivi di sviluppo socio-economico della Calabria”.

Fatta questa premessa, passo all’argomento che a mio avviso è anch’esso strumento primario di sviluppo socio-economico per la nostra comunità, ovvero la banda ultralarga. Ricordo che la Fibra Ottica in ogni casa e in ogni ufficio, assicurano l’accesso ai servizi Internet più avanzati. I dati viaggiano alla velocità della luce, si naviga sul web con un’efficienza e una stabilità di connessione mai provate.
Come per l'acqua, il gas, l'elettricità, la connessione ad Internet è un bene primario e la rete in Fibra Ottica rappresenta il massimo in termini di tecnologia e prestazioni. Cablare un edificio è semplice perché si sfruttano le condutture esistenti. Con un’unica rete infrastrutturale è possibile scegliere l’operatore telefonico preferito.
La connessione in Fibra Ottica consente di utilizzare al massimo tutta la potenza di Internet con la massima affidabilità e alla massima velocità. È una connessione che aggiunge valore a ogni edificio e offre a tutti le stesse opportunità di comunicazione e di sviluppo per essere pronti ad accogliere le sfide dei prossimi anni.

Il primo schiaffo Galatro l’ha ricevuto nel 2014 quando l’allora Telecom Italia, ora solamente TIM, si è aggiudicata il bando indetto dalla Regione Calabria per la realizzazione entro il 2015, nei 223 comuni previsti dal progetto, delle infrastrutture di rete passiva in fibra ottica adeguando 359 aree di centrale.
Qui di seguito l’elenco dei comuni interessati dal progetto della Banda Larga per la provincia di Reggio Calabria:
Africo, Anoia, Ardore, Bagnara Calabra, Benestare, Bianco, Bova Marina, Bovalino, Brancaleone, Campo Calabro, Cardeto, Caulonia, Cinquefrondi, Cittanova, Condofuri, Delianuova, Gerace, Giffone, Gioia Tauro, Gioiosa Ionica, Grotteria, Laureana di Borrello, Locri, Mammola, Marina di Gioiosa Ionica, Melicucco, Melito di Porto Salvo, Molochio, Monasterace, Montebello Ionico, Motta San Giovanni, Oppido Mamertina, Palizzi, Palmi, Platì, Polistena, Rizziconi, Roccella Ionica, Rosarno, San Ferdinando, San Giorgio Morgeto, San Lorenzo, San Luca, Sant’Eufemia d’Aspromonte, Sant’Ilario dello Ionio, Santo Stefano in Aspromonte, Scilla, Seminara, Siderno, Stilo, Taurianova, Villa San Giovanni.

Il secondo e decisivo schiaffo, che ha messo definitivamente KO la comunità galatrese, è stato il “trionfale” annuncio del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, quando con grande enfasi annunciava la realizzazione da parte di Enel del progetto chiamato "Open Fiber" che porterà la banda ultralarga in 224 città italiane, realizzando una rete in fibra ottica attraverso le infrastrutture utilizzate per il passaggio dei cavi elettrici in suo possesso.

La mia curiosità mi ha portato a cercare quali fossero le 224 città interessate dal progetto Enel. Dalla lettura dell’elenco, ho scoperto cose interessanti. Per esempio che sono solamente 17 i comuni calabresi interessati al progetto e, di questi, 3 sono capoluogo di provincia. Nella sola provincia di Brescia, invece, sono oltre 50 i comuni interessati. La cosa curiosa, e lo posso affermare senza pericolo di essere smentito, è che alcuni comuni bresciani sono, o forse erano, dei distretti industriali per cui la banda ultralarga è sicuramente strategica per la ripresa economica, ma vi sono comuni, che avrò cura di evidenziare, a fallimento di mercato, vale a dire dove gli operatori non avranno un ritorno sugli investimenti effettuati.
Per comodità del lettore indicherò in questa sede solamente i comuni calabresi interessati dal progetto "Open Fiber" ed i comuni della provincia di Brescia dello stesso livello di Galatro come numero di abitanti o di livello inferiore, anch’essi interessati dal progetto Enel.

COMUNI CALABRESI: Amaroni (Cz), Ardore (Rc), Badolato (Cz), Bocchigliero (Cs), Catanzaro, Chiaravalle (Cz), Cortale (Cz), Cosenza, Dinami (Vv), Girifalco (Cz), Isca sullo Ionio (Cz), Lamezia Terme (Cz), Longobucco (Cs), Montepaone (Cz), Reggio di Calabria, San Pietro di Caridà (Rc), Sant'Andrea Apostolo dello Ionio (Cz).
COMUNI PROVINCIA DI BRESCIA: Anfo (481 abitanti), Barghe (1.187 abitanti), Bione (1.410), Capovalle (369), Casto (1.775), Idro (1.953), Lavenone (555), Lodrino (1.694), Pertica Alta (564), Pertica Bassa (651), Preseglie (1.509), Vallio Terme (1.402).

Ai prossimi Amministratori l’arduo compito di arginare il digital divide che perdura a Galatro, mentre all’attuale Amministrazione chiedo come mai non ha dimostrato interesse per questa opportunità.

Elenco ufficiale del comuni italiani interessati a "Open fiber"

* * *

Articoli attinenti:
30.10.2014 Internet superveloce: Galatro tagliata fuori
01.11.2014 La notizia della mancata fibra ottica fa arrabbiare il Sindaco

Nella foto: posa di cavi per la banda ultralarga.

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(6.5.16) REPLICA ALL'ARTICOLO DI FRANCESCO ORLANDO DISTILO (Pasquale Simari) - Qualche giorno fa su questo giornale è stato pubblicato un articolo di Francesco Orlando Distilo in cui si affermava che Galatro avrebbe subito una doppia sconfitta: dopo lo "schiaffo" conseguente all'esclusione dal novero dei comuni interessati dalla prima fase di attuazione del Progetto Banda Ultra Larga realizzato da Telecom Italia con il cofinanziamento della Regione Calabria, il nostro Comune avrebbe subito un ulteriore ceffone non essendo stato inserito nel progetto Open Fiber predisposto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Il tutto ovviamente per colpa dell'Amministrazione Comunale in carica, notoriamente distratta e incurante del problema del "digitale divide".
Per una curiosa coincidenza, però, proprio nel momento in cui appariva l'articolo in questione, il Sindaco di Galatro era in viaggio per Catanzaro dove era stato convocato dal Presidente della Regione Oliverio per la presentazione della seconda fase di attuazione del Progetto Banda Ultra Larga, che garantirà il cablaggio in fibra ottica di tutti i comuni calabresi, incluso il nostro.
Secondo la tempistica prevista dalla convenzione con la società Infratel, incaricata della realizzazione della nuova rete che porterà la velocità di connessione a 30 Mbs nelle case e a 100 Mbs negli uffici pubblici, anche a Galatro i lavori dovranno iniziare entro il mese di giugno ed essere completati prima della fine dell'anno.
La cosa strana è che si tratta di un progetto noto da tempo, essendo stato inserito dalla Regione nella programmazione dei fondi comunitari 2014/2010. Però nessuno su questo sito ne ha mai dato notizia, a differenza di quanto avvenuto in occasione dell'avvio della prima fase di attuazione, in cui il comune di Galatro non era stato inserito nell'elenco predisposto da Telecom Italia perché non ritenuto appetibile da un punto di vista commerciale e comunque perchè già servito (a differenza, ad esempio, di Giffone) dall'ADSL a 7 Mbs.
Anche allora su Galatro Terme News qualcuno se la prese con l'amministrazione comunale, ritenendola colpevole di non aver presentato la candidatura del nostro paese o di non averla adeguatamente sostenuta, ma ignorando che la scelta era stata fatta da Telecom Italia in base a parametri predefiniti su cui i comuni non avevano modo di influire.
A questo punto, utilizzando lo stesso metro di giudizio, dopo l'inserimento di Galatro nel Piano per la Banda Ultra Larga (ma lo stesso potrebbe dirsi per il completamento della Diga sul Metramo, finanziato dal Patto per la Calabria firmato nei giorni scorsi da Renzi), di chi sarebbe il merito della vittoria?
Ovviamente non è possibile porre la questione in questi termini così banali e semplicistici.
Ed allora, ciò che occorre evitare è che i fatti siano raccontati in modo parziale e senza obiettività, indossando (magari di nascosto) la maglietta di una squadra, perché così si provocherà solo la sconfitta dei lettori, che aspirano semplicemente a conoscere come stanno realmente le cose.

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(7.5.16) ALL'ASSESSORE SIMARI SFUGGONO TANTE COSE (Francesco Orlando Distilo) - Non credevo che una “semplice” domanda ed una “banale” riflessione di un “libero pensatore”, e vorrei sottolineare "libero", avrebbero scatenato tutto il putiferio che ho avuto modo di riscontrare.
Evidentemente non è stato colto il vero senso del mio articolo, quello di stimolare i prossimi amministratori a fare di più per la crescita economica, sociale, culturale e morale di Galatro, della “mia” Galatro.
Siccome sono una persona libera perché non appartengo a nessun gruppo politico, pur avendo degli ideali, e non ho alcun interesse personale da tutelare, mi posso permettere di dire la mia opinione sia sull’Amministrazione uscente che su quella che verrà dopo il 5 di giugno.
Fatta questa premessa, e considerato che sono stato considerato una persona che ama indossare di nascosto la maglietta della squadra opposta a quella dell’attuale Amministrazione, vorrei, in questa sede, cogliere l’opportunità di evidenziare quanto segue:

1. Il primo lotto della Banda ultralarga della Regione Calabria, per un investimento complessivo di oltre 100 milioni di euro, ha coperto circa l'80% della popolazione calabrese e, per un Comune che punta allo sviluppo economico attraverso le Terme e la Diga, essere inseriti nel restante 20% è come la vittoria di Pirro ovvero inutile.

2.
All’Assessore Simari è sfuggito che i Comuni di Dinami (VV) e San Pietro di Caridà (RC), pur essendo rientrati nel primo lotto della Banda ultralarga della Regione Calabria, sono rientrati anche nel piano Enel "Open Fiber", per cui, motivare che Galatro non sia stato inserito nel primo lotto della Banda ultralarga della Regione Calabria, perché "gode" della linea ADSL a 7 mega (eufemismo) appare un volersi aggrappare sugli specchi.

3. Ricordo che un appartenente all’attuale maggioranza, quasi a giustificare l’impasse dovuta allo sconcerto per non essere stati inseriti nel primo lotto della Banda ultralarga della Regione Calabria, si giustificò dicendo che l’Amministrazione aveva provveduto, comunque, all’installazione di un hotspot su Piazza Matteotti. Bene, quell’hotspot, pur essendo già di suo molto precario, se cambi mattonella nella stessa Piazza non funziona più, nonostante i 20.000,00 Euro di denaro pubblico spesi. Ma credo sia il caso di dire "sperperati".

4. Vorrei precisare che il progetto "Open Fiber" non è stato predisposto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri bensì dall’ENEL S.p.A. Si riporta uno stralcio, in forma integrale, del comunicato stampa di ENEL: “Il Consiglio di Amministrazione di Enel S.p.A. (“Enel”), riunitosi ieri sotto la presidenza di Patrizia Grieco, ha esaminato e condiviso il piano strategico di Enel Open Fiber S.p.A. (“EOF”), la società costituita da Enel nel dicembre scorso per realizzare e gestire infrastrutture in fibra ottica a banda ultralarga su tutto il territorio nazionale. Enel Open Fiber agirà come operatore wholesale only, ossia come soggetto operante esclusivamente nel mercato all’ingrosso, che realizza l’infrastruttura per altri operatori autorizzati”.

5. Negli ultimi 30 anni Galatro è stata amministrata dalla Lista Tromba. Ebbene, negli ultimi 21 anni si è avuto un calo demografico di 1.254 abitanti, tornando indietro al 1861, cioè a due secoli fa. I vicini Maropati in 41 anni ne hanno perso 523 e Feroleto della Chiesa, sempre in 41 anni, solo 263 (fonte Wikipedia). In sostanza a differenza di Galatro, i comuni di Maropati e Feroleto della Chiesa hanno avuto il loro calo demografico derivante in buona parte da una, ormai scontata, riduzione delle nascite, mentre il calo nel nostro Comune è dovuto anche alla riduzione delle nascite, ma soprattutto alla ripresa dell’emigrazione. Se i nostri attuali amministratori avessero il tempo per farsi una passeggiata per le vie di Galatro, troverebbero un paese in vendita. Sono decine e decine i cartelli “VENDESI” esposti sulle abitazioni ormai vuote. Qualcuno ci dovrà dare risposte di fronte a questi dati oggettivi.

6. Passando all'argomento della fondazione creata per la gestione delle Terme, premetto che non conoscevo l’istituto della “fondazione di partecipazione”, e sto dedicando parte del mio tempo libero a studiare il predetto istituto, come lo sto dedicando allo studio della riforma della Pubblica Amministrazione e allo “Statuto della fondazione Terme di Galatro”. Da una sommaria lettura di quest’ultimo, per essere un Istituto volto a “blindare” le Terme dai privati mi sembra che ci sia troppa commistione tra pubblico e privato. Per cui mi riprometto di approfondire l’argomento e di ritornarci con un’indagine più penetrante. Intanto posso anticipare che le “fondazioni di partecipazione” rappresentano solo meno dell’8% delle società a partecipazione pubblica, mentre il resto è rappresentato dalle S.p.A. e dalle S.r.l. Forse un motivo ci sarà!

Libero di pensare
Francesco Distilo

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(10.5.16) MIO MARITO, PRESSO LA VILLA, SI ACCORGE DELLA PRESENZA DI UN MANIFESTO... (Arianna Sigillò) - Dopo qualche tempo, mi ritrovo qui nuovamente a scrivere giusto per esporre semplicemente quello che è il mio pensiero.
L'altra mattina mio marito, così come tutte le mattine, si sveglia presto e, scendendo verso la villa, si accorge dell'"inquietante" presenza di uno "strano" manifesto e, dopo averne dato lettura, sollecita anche me a fare altrettanto.
Beh, tutto ciò che ho letto "mi pare" di averlo già ascoltato durante un recente intervento da parte di un nostro concittadino (baggianata più, baggianata meno) durante l'ultimo "convegno" della lista Tromba dell'amministrazione uscente.
Detto ciò, anche a me sorge spontanea qualche domanda, che penso sia poi il pensiero di tutti i galatresi che ci tengono al nostro paesello. Prima fra tutte:

- Ma se l'attuale amministrazione è costituita da una coalizione di "bugiardi-bugiardi-bugiardi" e, nonostante questo, svolge le proprie mansioni alla luce del sole in modo trasparente, perché il soggetto incaricato di affiggere i manifesti ha sentito la necessità di dover compiere tale atto di notte come i "lupi"? Anche Arsenio Lupin non faceva segreto del suo intento di compiere le rapine, alla luce del sole.

- Se questa amministrazione non è intervenuta per "riappropriarsi" delle nostre terme nel momento in cui la precedente gestione ha dichiarato fallimento, dov'erano tutti coloro che oggi cercano di fare un'opposizione al nulla?

- E' possibile rinfrescare le idee a tutti i galatresi volendo ricordare chi ha effettivamente "mollato" le nostre terme al privato? Ma sopratutto vogliamo fare mente locale per tirare fuori il ricordo di chi nel 2011 ha realmente consentito la creazione della "famigerata lista civetta" che ha permesso la rielezione dell'attuale amministrazione?

Lor signori vogliano render noto a tutti i propri concittadini, perché tanto accanimento nei riguardi di un'amministrazione che ha come intento primario quello di far tornare le terme di diritto ai galatresi?
E vogliano anche sforzarsi di redigere manifesti dai contenuti che possano essere accessibili all'intera popolazione, perché tutti hanno il diritto di capire, e di poter agire in funzione di ciò, o è anche questa l'ennesima "bassa" manovra per voler "estorcere" voti a chi si fida dei "soliti ignoti"?
Ricordo un episodio di scambio di opinioni che ho sostenuto con un nostro concittadino, alla cui moglie sono molto affezionata, durante il quale siamo arrivati alla discussione terme (perché, ahimè, la lingua batte dove il dente duole da sempre) ed è emerso il problema "stipendi", riguardo la puntualità dei pagamenti degli allora dipendenti delle terme durante la nuova, e mi auguro realmente temporanea, gestione.
Possono le SS. VV. affermare con orgoglio da galatresi che è giusto che i dipendenti percepiscano l'esiguo stipendio ogni tre/quattro mesi (salvo imprevisti)?
Si sentono orgogliosi di sapere che la scelta per gli operai era: "Si ti piaci è così, si nnò ti ndi vai"?

Oggi mi ritrovo qui, oltre che ad appoggiare l'amministrazione con il mio voto, a sostenerla mettendoci la faccia in prima persona, accettando di candidarmi nella coalizione.
Dieci anni fa ero nella lista avversaria e, a campagna elettorale conclusasi con la vittoria della lista tromba, andai dal sindaco e dissi: "Sindaco, fate bene per il paese che fra cinque anni vi voterò anch'io".
Non ha deluso le mie aspettative di cittadina che ama il proprio paese perché, per la prima volta, vedo un sindaco che fa realmente il sindaco e che non presta il volto a terzi.
Così vorrei dire che il bene per il nostro paese dovrebbe essere il desiderio di tutti, perché se il paese "va bene" tutti gli abitanti vivono meglio.

Nella foto: villa comunale di Galatro.

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(23.5.16) CI RISIAMO: DEVO DIRE LA MIA... (Arianna Sigillò) - Alla luce degli ultimi accadimenti mi verrebbe da dire: "Ci risiamo" e quindi di conseguenza "devo" dire la mia.
Ancora l'ennesima oscenità carica di incomprensibili idiozie affissa in tutto il paese, ancora una compiuta di notte. Ciò mi fa venire un dubbio: si vergogna di più il mandante o il mandatario, se continuamente si ostinano imperterriti a portare avanti questo assurdo andirivieni di inutili e dispendiosi manifesti, dato che vengono affissi nottetempo?
Ma soprattutto, questo "ambiguo" soggetto, paladino del giusto, perché continua a riempire la testa del popolo galatrese di "cialtronerie" chiedendo di continuo un pubblico confronto con l'amministrazione se poi ha la necessità di fare propaganda notturna?
In realtà la vera sorpresa per me è il modo di agire di "Galatro Viva". Millantano la purezza, la genuinità, la freschezza e l'onestà nell'asserire che "loro riporteranno le terme in mano ai galatresi". Proprio per questo motivo trovo molto, ma molto "strano" l'accanimento del gestore, nonché "amministratore unico" delle terme nei confronti dell'amministrazione Tromba, che da "parte neutrale quale è" porta avanti una sorta di, neanche tanto tacita, propaganda elettorale nei confronti di una coalizione che si dice estranea a qualsiasi tipo di rapporto col suddetto "dottore" (come definito più volte in diversa sede) tanto più che siamo nel clou della campagna elettorale.
Sorgono spontanee delle domande:
- E' questo il modo in cui "Galatro Viva" si accinge a riportare le terme ai galatresi?
- E' questo lo spirito di "legalità" che li distingue da un'amministrazione (secondo loro uscente) che "minaccia i cittadini" in cambio di voti?
- Vogliamo parlare di tutti i posti di lavoro che "fioriranno" a Giugno? Di questo non parla nessuno?
Ma sopratutto, è così bassa la stima che hanno nei confronti dei loro concittadini reputandoli talmente "idioti" da credere alla solita solfa quinquennale delle trite e ritrite promesse da marinaio fatte dai loro sostenitori appartenenti alla "vecchia guardia" che nei decenni scorsi ha portato Galatro in un "baratro di perdizione"?
Si attende con ansia un loro rapportarsi diretto con i cittadini perché, come si suol dire dalle nostre parti, "I maccarruni inchinu a panza, no i chiaccheri!"

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27.07.2015 - Sento tanto discutere di quanto "Melu Panetta si mangiau nu paisi"!
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(23.5.16) LA CAMPAGNA ELETTORALE AL TEMPO DEI SOCIAL - C’era una volta il comizio. Il politico oratore stava sopra il podio, i sostenitori sotto ad applaudire. Gli avversari ai margini dell’agone a prendere appunti per rispondere in un altro comizio. Oratori ed argomenti, tranne che in qualche caso, erano filtrati dai vertici delle sezioni o degli schieramenti. Poteva accadere, ma era improbabile anche in mezzo alle polemiche più dure, che la situazione degenerasse. Il buon senso generale riportava ben presto tutto e tutti nel seminato. Anche quando si attaccava duramente l’avversario, si rispettavano limiti per convenzione insuperabili.
Con i social non può essere più così. Perché nei social non c’è filtro e chiunque può dire qualsiasi cosa. Peggio: può dire qualsiasi cosa di chiunque, magari senza rendersi neppure conto della gravità delle affermazioni. Perché la caratteristica dei social è questa: che chi pensa di parlare in privato, come tra amici, in realtà parla in pubblico. Per meglio dire: parla in pubblico con l’atteggiamento psicologico di chi parla in privato: senza freni, senza rispetto delle convenienze. Il corto circuito privato-pubblico può così riuscire devastante, con conseguenze imprevedibili.
Se così stanno le cose la politica, se non è nel frattempo diventata un’altra cosa, ha un dovere: lasciar perdere i social, ignorarli e considerarli una zona franca in cui, come disse Umberto Eco poco prima di morire, “ogni imbecille può dire quello che pensa”.
Del resto non s’è mai detto che a Downing Street abbiano qualche volta preso in considerazione le concioni pronunciate allo Speak Corner di Hyde Park. Perché a Galatro si dovrebbe essere da meno?


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(23.5.16) IN MEMORIA DI MIA MADRE (Santino Tagliamonte) - Lo scorso 16 maggio si sono svolti a Galatro i funerali della signora Maria Montagna Cordiano, vedova Tagliamonte, celebrati dal parroco Don Giuseppe Calimera che ne ha ricordato le qualità umane. Il figlio Santino, in un breve e commovente testo da lui letto in chiesa durante il funerale, ha espresso a nome della famiglia tutto l'affetto e la gratitudine verso la madre. Ve lo proponiamo qui di seguito:

* * *

Nel pomeriggio del 14 Maggio in silenzio e con umiltà te ne sei andata così come in silenzio hai affrontato la dura malattia.
Ora che la tua casa è il regno dei cieli, sarà un eterno riposo, perchè mille e mille saranno le preghiere che ti giungeranno dal nostro cuore e sarai molto impegnata ad ascoltarle tutte.
Hai vissuto una vita ad insegnarci i valori in cui tu credevi: la famiglia, l'onestà, l'umiltà, la semplicità e la generosità ma, soprattutto, la tua determinazione ad affrontare e risolvere i problemi che la vita ti aveva riservato.
Ci piace pensare che lassù rincontrerai papà che ti sta aspettando e che tu avrai una nuova vita serena in compagnia delle persone che su questa terra hai più amato e stimato.
Da parte nostra ringraziamo il nostro Signore Dio di averci fatto godere della tua presenza su questa terra per tanti anni e coltiviamo la speranza un giorno di rincontrarci e continuare in un'altra vita.
Ciao piccola grande mamma.
I tuoi amatissimi figli Santino, Giuseppe, Maria Teresa.
I tuoi cari nipoti Alessandra, Maria Serena, Antonio e Matteo.


La signora Cordiano


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(4.6.16) NON E' PERCHE' IN LISTA C'E' MIA SORELLA (Caterina Sigillò) - Ho letto il programma elettorale della lista Galatro Viva e, devo ammettere, sono rimasta “colpita” per i punti descritti riguardanti il “bene del paese”. Quello che fra tutti ha “accalappiato” la mia attenzione è stato soprattutto il punto n. 1: abolizione di Equitalia. Interessantissimo. Verissimo che la legge n. 166 di settembre 2011 stabilisce che i Comuni possano fare a meno di questo Ente che ha messo e mette in ginocchio migliaia di contribuenti, ma forse bsogna ricordare che il “signor” Renzi, da quando è salito autonomamente al Governo, ha “tagliato” i fondi delle casse di tutti i comuni o, meglio, dei comuni più piccoli; quindi mi sorge spontanea una domanda: la Lista Galatro Viva ha intenzione di diventare una sorta di Imprenditoria dove ogni socio metterà un capitale (di tasca propria), per poter pagare al posto dei più deboli?
Il secondo punto invece tratta il “Baratto Amministrativo”. Su questo ho riso tantissimo. Cosa vuol dire “non pagare una vecchia multa in cambio di un impegno per migliorare il paese?” Ditemelo perché chiedo subito il trasferimento!
Per non parlare poi del punto riguardante i rifiuti: sono 30 anni che manco da Galatro e sono rimasta felicemente stupita nel vedere i due fiumi che scorrevano tranquillamente senza “lavatrici, sacchi di spazzatura e altri rifiuti” che per anni avevano “decorato” le loro sponde. Le strade, la villa comunale ed i ponti hanno caratterizzato infine la bellezza del paese per non parlare del Rione Montebello. Spettacolare. Tutto ciò non lo avevo mai visto prima. A buon intenditor...
So anche che questo mio intervento porterà molti cittadini a pensare che ho scritto perché in lista c’è mia sorella, ma voglio assicurare che non è così; infatti voglio solo attenermi ai fatti concreti, cioè che non si devono promettere progetti inattuabili in quanto, essendo adulti votanti, il tempo delle fiabe è ormai passato.
Voglio infine far presente che non bisogna definire “traditori” coloro che prima simpatizzano per un partito e poi cambiano. Anch’io sono comunista e non mi vergogno, ma se dovessi votare oggi per il governo, con un Renzi che devasta gli italiani, piuttosto faccio coriandoli con la tessera elettorale! Bisogna votare non per favoritismo bensì per il bene di tutti. Il popolo deve ritornare sovrano, come dice la Costituzione italiana!
Comunque auguri e che vinca il migliore!

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(4.6.16) SULLE ELEZIONI A GALATRO: DIALOGO TRA MARTINO E CONIA (Angelo Cannatà) - Il 5 giugno si vota a Galatro. Chi vincerà? L’abbate Giovanni Conia e Antonio Martino hanno posizioni opposte e tifano per schieramenti diversi. Parlano senza veli. Qualche cittadino indeciso forse leggendo capirà qual è la vera posta in gioco sulle rive del Metramo.

Martino – Ma queste elezioni amministrative, dunque, nella nostra Galatro, chi le vincerà?
Conia – Difficile dirlo. Panetta rappresenta la tradizione: la Tromba. Marazzita l’innovazione, la voglia di cambiamento, hai visto?, la piazza era piena già al primo comizio.
Martino – E’ una partita aperta. Ma tu, dovendo scegliere, chi voteresti?
Conia – Nei nostri dialoghi, caro Antonio, io interpreto un certo ruolo che mi porta verso Panetta. Tu, immagino, difenderai la posizione di Marazzita.
Martino – Naturalmente. Dunque?
Conia – Panetta mi piace, perché da sinistra conserva e immobilizza il passato.
Martino – Dovrebbe innovare. E’ un progressista!
Conia – La Tromba è tradizione e “Unità Popolare”, Panetta detiene quel simbolo, dunque… è popolare.
Martino – Noto una forzatura. Quel simbolo, oggi, nasconde conservazione, clientelismo, mancanza di idee e una politica ridotta a personalismi.
Conia – Non so… io vedo che il paese è pulito.
Martino – Che c’entra? Il paese è pulito! E’ davvero poco. Ci vogliono progetti nuovi. Programmi. Visione del futuro. Marazzita ha detto che le Terme torneranno al Comune.
Conia – Anche Panetta.
Martino – Sì, ma il giochino della “Fondazione” non mi piace. Le cose, caro Giovanni, non sono sempre come appaiono: da sinistra si può fare una politica di destra, se costruisci una “Fondazione” e la dai in mano ai privati.
Conia – Non capisco. Spiega.
Martino – C’è in atto un gioco di maschere: niente è come appare a Galatro. Hai sentito il primo comizio di Panetta: “A Galatro non c’è la mafia”. Siamo alla prima maschera: la mafia in realtà c’è. Non esiste un centimetro di territorio calabrese in cui la mafia non sia, in qualche modo, presente. Con minacce e ricatti.
Conia – Anche a Galatro?
Martino – Galatro è in Calabria. E molto vicino a Laureana, Gioia Tauro, Rosarno.
Conia – Come fai a sapere del “primo comizio”?
Martino – Un’amica mi ha inviato l’audio. Basta ascoltare, la frase è immortalata lì.
Conia – Attribuisci responsabilità particolari a Panetta?
Martino – Assolutamente no. E’ una persona per bene, ho vive le sue immagini di quando era ragazzo. Penso che sottovaluti il problema mafia, questo sì.
Conia – Ma poi c’è stata la solidarietà a Marazzita per quel che è successo.
Martino – Il problema sta tutto in quel “poi”. Prima si sottovaluta, poi si corre ai ripari.
Conia – La seconda maschera?
Martino – Questa storia del paese pulito. Serve per nascondere mille inefficienze, inadempienze, apatie, progetti mancati, sviluppo carente, opere pubbliche e lavoro inesistente. Questa è la seconda maschera: fumo negli occhi ai cittadini affinché non vedano il degrado sociale.
Conia – La terza?
Martino – Ne parlavo prima. Le Terme: chi urla più forte dicendo che le vuole pubbliche, stava lavorando (con la “Fondazione”) per darle ai privati. Un gioco mascherato, appunto.
Conia – Hai finito?
Martino – No. Non dimenticare la questione del simbolo. A Galatro, il simbolo “Tromba” è, da qualche decennio, la prima e fondamentale maschera di cui si avvale la conservazione per nascondere il proprio immobilismo.
Conia – Perché dici, da qualche decennio?
Martino – Perché la gestione Cuppari era in sintonia col popolo. E’ stato un sindaco davvero vicino alla gente.
Conia – Adesso lo denigrano, l’offendono. Sembra che…
Martino – Non è giusto. Ha servito il paese. Ha sgobbato. Di più: ha preso dalle sue tasche per dare a chi aveva bisogno.
Conia – Pensi che i cittadini ricorderanno andando a votare?
Martino – Credo di sì. La gente alla fine ricorda... Ricorderà anche la disponibilità di Fortunato Lucia. In tempi non sospetti, lontano dalle elezioni, a qualsiasi ora, non ha mai fatto mancare la sua attenzione e professionalità, le sue cure ai cittadini. E’ una dedizione che, trasferita in politica, significa rispetto, dovere, senso della giustizia, etica pubblica.
Conia – Anche nella lista “Tromba” ci sono persone perbene.
Martino – Sul piano personale niente da dire, ci mancherebbe. Ma la politica è un’altra cosa. La politica ha bisogno della passione che è emersa nelle parole e nei toni di Tania Pettinato. Ascoltandola l’ho molto apprezzata.
Conia – Peccato che il clima sia inquinato…
Martino – Tania è determinata, come Nicola: nessuna minaccia li fermerà. Hanno coraggio. Sento che la società civile è indignata. 5 proiettili e una lettera minatoria contro Marazzita. Capisci? Il silenzio, oggi, è una vigliaccheria dell’anima. E dal silenzio si esce con un gesto forte: il voto.
Conia – Pensi a responsabilità della politica?
Martino – L’ho detto: no. Immagino forze esterne, fuori dalla politica e dalla legge, che vorrebbero deviare il corso delle cose. Galatro Viva è “scomoda”.
Conia – Io in ogni caso voterei Tromba.
Martino – Io Nicola Marazzita, per sempre. Anche per il suo coraggio.


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(8.6.16) IL GIORNALE IDEALE... - ...non deve avere opinioni, anzi, deve avere le opinioni del lettore, che nel giornale deve potersi specchiare;

deve essere imparziale, intendendosi per imparzialità la perfetta coincidenza delle opinioni del giornale con quelle della parte politica del lettore;

deve limitarsi ad esporre i fatti, che poi non possono essere altro che le idee che sui fatti il lettore si è già fatto;

non deve “dare scandalo”, cioè sostenere tesi urticanti per la parte politica del lettore. Ad esempio, se l’intervento di un oratore in un comizio riesce penoso il giornale non può dirlo, per non urtare la suscettibilità di chi legge;

non deve ospitare interventi ed opinioni che non piacciano al lettore, perché in tal caso non sarà solo l’opinionista il bersaglio dei suoi strali irati, ma il giornale che, senza dubbio alcuno, avrebbe potuto e dovuto censurarlo;

leggendo il giornale nessuno si deve poter offendere. Anche se per offesa spesso si intende il puro "relata refero", il riportare i fatti;

il giornale deve “pesare” i fatti e riportarli in modo da non scontentare nessuno. Un fatto di destra e uno di sinistra: la perfetta "par condicio";

il giornale non deve fare ipotesi. Le ipotesi riguardano ciò che potrebbe accadere o sarebbe potuto accadere. Dunque non sono notizie, che con le ipotesi non c’entrano nulla. Fare ipotesi, previsioni et similia è fuorviante. Al bando tutto ciò che non è notizia!

Il giornale non deve spiegare ma mostrare, non fare raffronti ma esporre il puro dato “oggettivo”.

Conclusioni: un lettore che si specchi in un siffatto giornale non potrebbe essere altro che un perfetto imbecille!

Noi però non vogliamo che ci leggano lettori imbecilli!


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(11.6.16) AUGURI DI BUON LAVORO E REFERENDUM COSTITUZIONALE (Angelo Cannatà) - Finita la campagna elettorale è doveroso deporre le armi della critica e fare gli auguri di buon lavoro al sindaco Panetta e al leader dell’opposizione Marazzita. Galatro ha molti problemi, un democratico confronto - tra forze e idee diverse - può essere utile al paese. Gravi sono i temi da affrontare anche al di là dei confini provinciali, anzitutto il referendum sulla Costituzione. Sui giornali nazionali fa discutere Massimo Cacciari (cfr. intervista a “Repubblica”) contestato tra gli altri dal “Fatto Quotidiano” e dalla rivista “MicroMega”. Propongo un testo sul filosofo di Venezia. Urge una riflessione in vista del referendum. Ottobre non è poi così lontano.
Post scriptum. Mi dicono che dovrei intervenire sulle “dichiarazioni festanti” (a Galatro) di pochi intimi nei circuiti locali. Non mi interessa. “Non leggo i giornaletti fatti in cucina che non arrivano oltre la sala da pranzo.” Saluti e auguri di una felice estate ai miei lettori (Angelo Cannatà).

* * *

REFERENDUM COSTITUZIONALE
SE MASSIMO CACCIARI DIMENTICA KARL POPPER

Angelo Cannatà

Ho letto l’intervista di Ezio Mauro a Massimo Cacciari (la Repubblica, 27 maggio) e non riesco a liberarmi dal senso di smarrimento che trasmettono le sue parole. L’impressione molto forte è che Cacciari storicizzi e retroceda fino agli anni Ottanta (“Abbiamo provato a riformare le istituzioni per quarant’anni, e non ci siamo riusciti”), per spostare l’asse del discorso sul passato e non confrontarsi realmente sui limiti della riforma, della quale dice, certo, che è piena di difetti, ma bisogna votarla perché “realizza alcuni cambiamenti che volevamo da anni”.
Ho molta stima per Cacciari del quale apprezzo non solo Krisis, Icone della legge, Dell’inizio, eccetera, ma anche i testi giovanili scritti per Contropiano. Una stima che non mi impedisce d’evidenziare – anzi mi stimola – quanto la sua posizione politica (sì al referendum) sia poco strutturata e fondata filosoficamente. Insomma, Aristotele lo bacchetterebbe per le conclusioni che trae dalle sue premesse: “è una riforma concepita male e scritta peggio”; “punta alla concentrazione del potere”; “la montagna ha partorito un brutto topolino”; “è una riforma modesta e maldestra”; abbinata alla legge elettorale “punta a dare tutto il potere al capo”; dunque: la voto. Incredibile!
Si avverte un senso di vertigine pensando al profondo sdoppiamento di personalità che deve vivere Cacciari: centinaia di pagine di filosofia per riflettere, con stile e rigore logico, sulle domande del Parmenide platonico e ragionare con lucidità su Cusano e Schelling, per poi - spostato lo sguardo sulla riforma della Costituzione - approdare ad un orrendo e spicciolo pragmatismo. Fa male vedere Cacciari accodarsi a quanti sostengono che non c’è alternativa ergo bisogna votare sì anche se la riforma della Costituzione non piace. A questo siamo. Speravamo di più da un filosofo che stimiamo da anni e volevamo al governo, non solo della sua Venezia, ma del Paese, mossi dalla suggestione platonica dei filosofi re. Invece, Cacciari ci dice che dobbiamo tapparci il naso (“Vuole fingere – obietta a Mauro – che non abbiamo votato spesso turandoci il naso?”), che dobbiamo scegliere il “male minore” e votare sì.
Chi l’ha detto, caro Cacciari, che la riforma Renzi sia il male minore? E’ vero il contrario. Se la riforma del Senato sommata all’Italicum svuota la democrazia e concentra il potere nelle mani del capo - come lei riconosce - è evidente che non ci sia male maggiore. Evidente per una serie di motivi che il logos e la tradizione filosofica hanno acquisito da anni.
Non devo essere io a spiegare a Cacciari che Karl Popper sulla concentrazione del potere nelle mani di un capo ha scritto pagine decisive: la domanda fondamentale in democrazia non è “Chi deve governare?” - osserva - quanto piuttosto: “Come possiamo organizzare le nostre istituzioni politiche in modo tale che governanti cattivi o incapaci (che cerchiamo di evitare, ma che tuttavia possono capitarci) arrechino il minor danno possibile e che noi possiamo rimuoverli senza l’uso della forza?” Il problema della politica è “organizzare le istituzioni” per impedire che l’esecutivo prevarichi sul legislativo.
Nel referendum di ottobre sulla Costituzione la posta in gioco è questa. Alta, fondamentale e non derubricabile a “male minore”. Si tratta di decidere, col nostro voto, se la democrazia italiana continuerà ad avere (o no) gli strumenti per frenare l’abuso di potere del Premier. E’ la questione posta da Popper, su cui è nata una teoria della democrazia. Che Cacciari la sottovaluti e preferisca turarsi il naso è peggio di un delitto. E’ un errore.

Il testo è apparso il 4 e il 6 giugno nei siti sotto indicati:
repubblica.it
ilfattoquotidiano.it


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(12.6.16) AD URNE CHIUSE (Domenico Distilo) - In primis va sgombrato il campo da ogni equivoco e/o malinteso che possa inficiare quel che conta davvero: la pura analisi politica. Ebbene, le cause della vittoria della Tromba e della sconfitta di Galatro Viva vanno ricercate esclusivamente sul terreno della politica, senza concorso di fattori più o meno metapolitici, più o meno “metafisici”. Il fattaccio successo a pochi giorni dalle elezioni non avrà spostato neppure un voto, così come non l’avranno spostato i manifesti fatti affiggere dal gestore delle terme.
Ciò premesso, un’analisi seria ed approfondita non può non partire dal
2006, dalla prima elezione di Carmelo Panetta. Quella fu una grande battaglia vinta contro l’antipolitica, vale a dire contro l’idea e la pratica di risolvere la politica e la democrazia nella dimensione personale, in una leadership non nata nella politica ma dalla ricerca di una rendita di posizione derivante da un importante ruolo professionale. La Tromba, che allora non solo rappresentava ma era la sinistra, vinse in quanto tale la sua ultima battaglia, combattuta da una coalizione imperniata sui partiti. Di cui si possono scorgere ancora le tracce nella lista vittoriosa dieci anni dopo: Simari di provenienza SDI, Sorbara e Panetta designati (allora) da Rifondazione Comunista.
Subito dopo la vittoria inizia il processo di trasformazione dello schieramento vincente, processo che in breve tempo ne cambia perfino il codice genetico. Da coalizione eminentemente politica la Tromba diventa ricettacolo dell’antipolitica. Al suo interno la discussione non è più ammessa. Al punto che chi nel 2011 la tenta, proponendo con ragionamenti politici una cosa inedita quale sarebbe la Grosse Koalition, viene allontanato in malo modo. La sinistra che si riconosceva nella vecchia Tromba si aliena da se stessa, disconoscendo il pluralismo al proprio interno e ripiegando su logiche personalistiche, paternalistiche e perciò stesso antipolitiche. L’involuzione destrorsa porta infatti all’assimilazione di logiche, pratiche e persone lontane da qualsiasi idea e stile di sinistra, adottate solo perché, si dice, “portano voti”. Parafrasando Marx si può dire che “i vincitori dell’antipolitica ne diventano gli esecutori testamentari”. Il centrodestra collassa, nel 2011, anche perché molti dei suoi esponenti si rendono ben conto dell’inutilità di opporsi a una Tromba da cui si sentono rappresentati. La vera politica e la vera sinistra sono sconfitte e disperse, addirittura sbeffeggiate con una lista civetta che umilia ogni idea di dialettica e confronto politici.
Questa è la situazione alla vigilia della competizione del 2016, quando un gruppo di giovani e meno giovani si raccolgono intorno a Nicola Marazzita per riproporre un’idea di politica, di confronto democratico, di discussione basata su serie proposte programmatiche e su valori a cui restituire smalto e vigore. Rendendosi conto di quanto sia difficile combattere contro un Moloch, un sistema che oltre a utilizzare tutte le risorse normalmente nella disponibilità di chi gestisce il potere fa leva sulla forza di un vecchio simbolo che genera affettività, militanza e senso di appartenenza, talvolta, nell’esasperazione e nel clima eccitato tipico di una campagna elettorale, fanatismo ed intolleranza.
La battaglia, combattuta in condizioni di palese minorità, non poteva, obiettivamente, essere vinta. E’ servita però a dare vita ad uno schieramento alternativo. In Consiglio Comunale siede ora un’opposizione vera e non fittizia e i cittadini sanno di avere a disposizione un riferimento in grado di dar voce a proteste e proposte. Insomma, dopo cinque anni si torna alla normalità della vita democratica. Che però è importante non resti confinata negli scranni di un consesso civico dimezzato, peraltro, da disposizioni legislative ispirate dal populismo e dall’antipolitica. Se l’opposizione riuscirà a intercettare la voglia di cambiamento che cova anche nello schieramento vincente, allora si porranno le basi di una futura vittoria. Altrimenti sarà stato solo un episodio di cui tra dieci o vent’anni si farà fatica a ricordare.

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(14.6.16) MATTINA DI DOMENICA ACCENDO IL CELLULARE E LEGGO DEI MESSAGGI... (Caterina Sigillò) - Domenica mattina, alle 6.30, accendendo il mio cellulare, leggo dei messaggi inviatimi dal signor Pietro Ozimo, con i quali mi “invitava” a non dire (cito le sue testuali frasi), cazzate e stupidaggini riferendosi all’articolo che ho scritto su Galatro Terme News.
Non ho potuto rispondergli privatamente perché non ho il suo numero (in quanto, fortunatamente, non lo conosco se non “per sentito dire”), inoltre non sono una codarda.
Quando ho scritto l’articolo, da galatrese emigrata, ho voluto dimostrare che anch’io mi interesso della politica del paese che mi ha dato i natali. Ho voluto esternare le mie perplessità riguardo alcuni punti che la lista Galatro Viva aveva descritto nel programma elettorale.
Mi sembrava e ancora ne sono convinta, di non aver offeso nessuno! Purtroppo, come detto prima, domenica sono rimasta delusa da questi messaggi anche perché mi diceva che non avevo diritto di parlare poiché non vivo a Galatro. Vorrei ricordare a questo signore che, non solo sono nata, ma ho trascorso parte della mia adolescenza, mi sono sposata e ho anche parenti nel paese che ha “adottato” lui.
Fatta questa premessa, vorrei fare le mie rimostranze inerenti ad un altro punto del programma della lista “perdente”, che però prima riporterò testualmente:
"E' nostra intenzione istituire la Consulta comunale degli emigrati galatresi nel mondo, un organismo consultivo di rappresentanza democratica dei nostri emigrati. Un’ idea che nasce dalla volontà di costruire un ponte ideale tra la terra di origine e la terra di accoglienza, tra le proprie radici e il proprio presente. Nasce da un senso di profonda gratitudine nei confronti dei nostri emigrati. “La Consulta costituisce un primo passo, il primo tassello di un mosaico che attraverso un confronto leale e attento, potrà segnare un percorso decisivo per intensificare i rapporti tra i nostri emigrati, le istituzioni e la comunità locale."
Ora mi chiedo: per costruire questo “ponte”, egregio signor Pietro, è obbligatorio che gli emigrati la pensino come lei? Vogliamo e continuiamo a lottare per una democrazia, ma noto con gran rammarico, che fino a quando ci saranno persone così... la soluzione sarà sempre più un sogno irraggiungibile.
Grazie ancora alla redazione di Galatro Terme News che continua a dare l’opportunità agli emigrati di rimanere sempre al corrente delle novità del paese.

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(15.6.16) RISPOSTA A CATERINA SIGILLO' (Pietro Ozimo) - Ecco la mia risposta in merito all’articolo apparso su Galatro Terme News il 14.6.16 a firma di Caterina Sigillò.
A questo punto, cara signora Sigillò, le "cazzate" le rimando al mittente…
Mio malgrado la conosco, so a chi appartiene e conosco bene suo marito Romualdo.
Premesso che non ho inviato nessun messaggio sul suo cellulare, ma ho semplicemente scritto sulla sua chat privata di Facebook rispondendo ad un articolo scritto da lei in precedenza su "Galatro Terme News" (4 giugno 2016).
Vedo che non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire e ascoltare in quanto ha completamente frainteso o capito male le mie parole che vengono riportate sotto, per chiarezza, tramite "screenshot".

 


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(16.6.16) SIG. PIETRO, SE NON SIAMO AMICI PERCHE' MI "DISTURBA" CON MESSAGGI PRIVATI? (Caterina Sigillò) - Egregio signor Pietro,
mando questa “missiva” perché voglio puntualizzare che, comunque sia, tramite web o quel che si vuole,
lei mi ha scritto dei messaggi! Sa a chi appartengo suo malgrado? Bene, mi fa piacere! Ma anche in questo caso sono io che non conosco lei! Inoltre se non siamo amici su fb, perché “disturba” la mia persona con messaggi in chat privata?
Ho solo ed esclusivamente espresso il mio parere sulla politica del mio paese, quindi non capisco cosa le “bruci”! Non vivere a Galatro non vuol dire che non sappia cosa succede! Infine le chiedo chi le dà l’autorizzazione a giudicare "stupidaggini" e “chiacchiere” le mie opinioni.
Visto che è così nervoso per la sconfitta della sua “linea politica” le consiglierei di andare a rileggere il punto riguardante il “famoso ponte” con gli emigrati! Una canzone della grande Mina diceva: parole, parole, parole… soltanto parole, parole fra noi!
E’ un po’ come dire: "Gìrala comu voi, sempri cucuzza eni!"
Tengo molto a dire che, nonostante non simpatizzi per gli americani, ammiro il loro modo di far politica: prima fanno campagna elettorale e, dopo le elezioni, il “perdente” stringe la mano all’avversario! Perché non diventa un “modo di fare” anche per la nostra politica? Ma a noi piace il contrario di tutto; se potessimo stringeremmo il “collo” di chi rappresenta la “linea opposta”!
Mi dispiace molto averla “turbata” col mio articolo, ma madre natura mi ha fornito di una “testa pensante” con la quale fare i miei ragionamenti ed esternarli pubblicamente. L’importante è mantenere il rispetto di chi ascolta o legge.
Signor Pietro, spero che questa diatriba tra noi due trovi una conclusione immediata, altrimenti può comunque rispondere quello che vuole. Io farò la parte del “sordo”, ma quello vero!
Saluti alla Redazione e chiedo scusa per questo sfogo.

Articoli attinenti:
15.06.2016 - Risposta a Caterina Sigillò
14.06.2016 - Mattina di domenica accendo il cellulare e leggo dei messaggi...
04.06.2016 - Non è perchè in lista c'è mia sorella...


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