(1.7.07) CARO NICOLA, LA TUA VOCE NON RIMANE INASCOLTATA (di Guerino De Masi) - E' con affetto che leggo le esternazioni di Nicola Pettinato, e capisco che le sue vecchie motivazioni di dimissioni da consigliere comunale siano state dfinite "iperbole".
Evidentemente la sua passione per il paese trova la grande delusione per la frustrazione del vedere le tante cose da fare e che rimangono tali perchè mancano progetti e visioni per il futuro.
Il suo articolo Galatro ormai come il Titanic termina con un auspicio: "...trovare la forza per ricominciare a credere nella politica". Frase che Domenico Distilo non lascia cadere nel vuoto invitando Nicola a (ri)sporcarsi fiducioso le mani. Mi pare che questa sia una aperta dichiarazione d'invito alla collaborazione riconoscendo in Nicola, non "una voce che grida nel deserto", ma una sensibilità ed un'obiettività da tutti riconosciute di fronte ai reali problemi del paese.
Mi dispiace veramente di essere totalmente all'oscuro dei problemi enunciati dal caro Nicola, a causa della mia totale assenza dal paese.
Sono comunque fiducioso per un futuro migliore, notando quanti concittadini sono culturalmente dotati e dunque potenzialmente indicati per un rifiorire di Galatro.
La mia conoscenza politica del paese risale (tenetevi forte), agli aquiloni!
Ci fu un tempo in cui sopra Galatro svolazzavano aquiloni di vari colori, i colori dei manifesti elettorali!
Ricordo che un esperto di questi aggeggi volanti era uno dei figli di Simari - "guardiafili" - (mi perdonino l'utilizzo di questa espressione, ma è quello che alla mia mente riporta automaticamente la cara famiglia Simari, nostri vicini di casa).
Si parlava allora di "Tromba" e, nella mia mente infantile, significava rosso, operai, socialisti, mio padre Peppi 'i Masi, e un'altro personaggio, a me misterioso, Nicola Mancuso.
Era festa quando l'aquilone più bello e più grande riusciva a salire nell'aria, sopra Metramo, in prossimità della villa.
Ricordo anche che quando le difficoltà non permettevano di costruire il proprio aquilone, si ricorreva all'aiuto di qualcuno dell'altra parte! Il Bianco Fiore!
Un turbine di ricordi passa per la mia mente che associa i colori ai suoni. I suoni delle trombe degli altoparlanti fissati sulle camionette che scorazzavano su e giù per la via Regina Margherita. Propaganda elettorale. I comizi sulla grande piazza della chiesa sopra il Bar Dell'Orto. E noi bambini, incapaci di capire il perchè di tanto rumore.
A 57 anni, le cose sono cambiate, e un'idea me la sono fatta anch'io.
Sono molto attento alle dichiarazioni dei nostri politici pur avendo maturato un'opinione quanto al "trovare la forza di credere nella politica" (frase del caro Nicola).
Sono figlio di un uomo di sinistra che maturò la sua scelta politica durante l'ultima guerra mondiale nel deserto della "Tripoplitania", a Bengasi.
La sua coerenza politica trovo sia diventata rara nel nostro paese (non parlo della realtà di Galatro che purtroppo disconosco). Ma dopo più di 42 anni nel mondo del lavoro, e ultimamente da quasi venti come artigiano, le mie posizioni politiche si discostano da quelle che aveva il mio caro papà, perchè maturate da altre esperienze e da altra epoca.
Ritengo comunque che la realtà locale necessita di uomini e donne che hanno passione e amore per il proprio paese aldilà delle apparteneze politiche.
Immagino sia utopia difronte ai vari interessi personali, politici, clientelari per non parlare d'altro. Conosco la mia realtà locale e dunque i miei polli.
Non occorre scomodare il sud per leggere dai media le nefandezze di cui si macchiano uomini e donne quando l'interesse non è più il bene comune.
Non è mio intento propendere per una piuttosto che per l'atra parte, ma vorrei dire che auguro ci siano tanti Nicola che con passione denunciano il degrado ed il bisogno del paese per un rinnovo (se c'è bisogno) di Galatro e del nostro caro territorio.
Caro Nicola Pettinato, non ti arrendere, la tua insistenza non è esasperata, la tua voce non rimane inascoltata e "le tue verità" non sono ignorate.
Dio ti benedica.
Tuo cugino.
(3.7.07) VOGLIAMO PROGETTI CONCRETI DAI POLITICI GALATRESI (di Caterina Zito) - Vorrei fare alcune affermazioni in merito alle centrali eoliche che dicono di costruire per il futuro di Galatro. Mi auguro che non vengano fatti gli stessi errori delle terme. Galatro era una miniera di risorse ma purtroppo non posso dire la stessa cosa adesso.
Io, come tanti, siamo ormai emigrati, purtroppo più tempo passa e più emigrazione c'è. Come fanno a dire i nostri politici galatresi che faranno dei lavori per il paese se fino adesso non è stato presentato nessun progetto concreto?
Ogni volta che vengo a Galatro lo vedo sempre più morto.
Mi chiedo: la centrale eolica verrà gestita dal Comune e quindi dai galatresi, oppure una volta pagate tutte le spese faremo
beneficenza a qualche forestiero?
(12.7.07) GALATRO E I FORESTIERI (di Biagio Cirillo) - Leggo con rammarico l'articolo di Caterina Zito. Forse io mi sbaglio ma, fino adesso, le strutture gestite dal Comune o dai galatresi non sono mai decollate, né la casa di riposo, né l'ostello dei giovani, il depuratore, nemmeno le terme che, a mio ricordo, sono state anche chiuse per diverso tempo, e neanche la vecchia struttura termale ormai all'abbandono.
L'unica struttura che bene o male funziona e ha avuto tante migliorie è proprio quella data in mano al "forestiero" come lo chiami tu ma, secondo me, suona male.
Non pensi che il Comune, dopo aver speso dei quattrini e tanti, è meglio che dia queste strutture in gestione a chi è competente e inizia ad incassare invece che spendere lasciandoli fermi ed abbandonati? E magari dopo anni fare altre ristrutturazioni per poi riabbandonarli?
Ricordi la vecchia guardia medica, una struttura sana ma lasciata al degrado e alla sporcizia nonostante ci lavoravano dei medici di guardia? Io personalmente mi vergognavo quando dovevo accompagnare delle persone del Nord che sono venute con noi in ferie e spesso, al momento della visita, giravano le lucertole per le stanze e sopra i muri ragni e ragnatele.
Il Comune, o chi di competenza, invece di tenere pulito cosa ha fatto? un'altra guardia medica. Io non ho capito il senso di questa cosa, forse qualcuno me lo spiegherà, e forse mi spiegherà cosa ne faranno della vecchia guardia medica.
Come vedi le cose gestite da "Galatro" fino adesso non hanno fruttato niente.
Sai cosa dico a te e a tanti altri che sento parlare del forestiero? ce ne vorrebbero altri forestieri a Galatro.
Io le terme le ho viste prima della gestione del forestiero e le vedo anche adesso, e sai cosa ti dico? non sono le stesse.
E infine ti dico che, grazie alle terme ancora in piedi, diversi galatresi bene o male possono far quadrare i conti familiari e rimanere a Galatro.
Ora ti saluto e saluto i tuoi fratelli che stimo tantissimo. Un abbraccio a tutti i galatresi, alla Redazione, ai miei genitori, a mia sorella Marianna e la sua bella famiglia. Un saluto a Guerino De Masi con cui domenica siamo riusciti ad incontrarci a Bolzano.
(14.7.07) IN RISPOSTA A BIAGIO CIRILLO (di Caterina Zito) - Vorrei rispondere alle affermazioni di Biagio Cirillo. Prima lo saluto e spero che stia bene, lui e tutta la sua famiglia. Poi vorrei dire a proposito delle strutture da lui citate che sarebbero andate a finire male. Non è vero che i galatresi non sono in grado di far decollare le strutture che il Comune progetta, il problema è un altro: ai galatresi non si dà la possibilità di farlo.
Anche noi abbiamo forte, ma dico forte, la possibilità di gestire delle stutture. Come mai io sono a Milano da 10 anni ed ho gestito 2 ristoranti, pizzerie e bar ed ho fatto degli investimenti immobiliari. Sono convinta che se io o qualche altro galatrese avesse fatto richiesta, non gli avrebbero concesso la gestione del ristorante. Si, in effetti è vero, i galatresi lavorano alle terme, li pagano quando fa comodo al datore e il compenso è penoso, visto quello che mi hanno detto diverse persone che vi lavorano.
Poi la guardia medica è una vergogna: ma l'Asl di zona dov'è? Il comune dovrebbe avviare tutte le strutture e assumere del personale, non tenerle chiuse in modo che dei giovani maleducati le distruggano. Se guardi, a Galatro c'è una lista ampia di ragazzi laureati e altrettante persone che risiedono al Nord che hanno realizzato degli ottimi
progetti e credo che, se avessero avuto un'ottima possibilità, avrebbero offerto le loro capacità e risorse per il nostro paese.
Un saluto a Biagio, alla sua famiglia ed a tutti i galatresi. Un abbraccio ai miei familiari.
(31.7.07) IL DIBATTITO SULLA CRISI DI GALATRO: PROVVISORIO BILANCIO (di Domenico Distilo) - Nelle scorse settimane s’è svolto tra i nostri lettori un appassionato dibattito, innescato da un articolo di Nicola Pettinato, sulla crisi di Galatro, crisi di cui nessuno degli interlocutori ha negato l’esistenza, dunque conclamata oltre che, aggiungiamo, consolidata, nella molteplice varietà dei suoi aspetti, da cause ormai annose, d’ordine sia oggettivo che soggettivo, cause mai seriamente aggredite e perciò indisturbate nella continuità della loro azione, al punto che non è una metafora quello che può definirsi il rischio supremo per una comunità con una storia, una cultura e una tradizione quali le nostre, il rischio di dissolversi nella diaspora (che è però fortunatamente viva e vitale, come attesta la partecipazione intensa degli emigrati alle vicende, anzi, alla vicenda del destino del proprio paese d’origine).
Buona parte degli interventi ritiene che l’origine prima, la causa causarum dei mali di Galatro sia l’inadeguatezza della classe politica locale, il suo ritardo nel leggere il mutamento dei tempi e nel coglierne le esigenze, il suo ripiegamento su interessi elettoralistici immediati, di corto o cortissimo respiro.
Benché un po’ enfatizzata, la critica non può dirsi infondata. Essa pecca però, specie nell’ultima parte, per difetto, limitandosi ad utilizzare un luogo comune dell’antipolitica. Il punto vero è invece un altro, specificamente locale, perciò tale da non consentire di cullarci nel mal comune mezzo gaudio.
Si tratta di questo: la discordanza tra ciò in cui si crede, o si dice di credere e ciò che poi si fa, la totale, assoluta schizofrenia tra la teoria e la prassi, le parole e le azioni, l’incapacità di resistere a quella che si potrebbe definire una sorta di legge bronzea del potere (per analogia con la vecchia legge bronzea dei salari, nota agli storici dell’economia), per cui chiunque divenga sindaco o assessore finisce per rinchiudersi in una caricatura di realpolitik che gli impedisce di avere lo sguardo lungo, di operare le rotture che sarebbero necessarie per promuovere davvero l’interesse generale.
Invero la legge bronzea inizia a dispiegare la sua azione nefasta già in campagna elettorale, allorché la voglia di vincere fa letteralmente strame di tutto il resto (buoni programmi, buona squadra ecc.); qualche mese dopo la vittoria essa è pienamente e completamente padrona del campo, senza più nessuno in grado di resisterle.
In cosa consista è presto detto: nella coazione a ripetere, a fare ciò che si è sempre fatto, a seguire gli schemi canonici, a non andare mai sopra le righe, così esasperando, e nel contempo deprimendo, il concetto di politica quale (mera) arte del possibile, col corollario dell’ideologia panglossiana (dal personaggio di un famoso romanzo di Voltaire, Candide, ou de l’optimisme) che porta a credere di vivere nel migliore dei mondi, appunto, possibili.
Purtroppo non è sorto finora, tra gli amministratori, soprattutto tra i sindaci degli ultimi quindici o vent’anni, un pensiero “divergente”, vale a dire creativo, degno del nome, qualcuno in grado non solo di fare la “mossa del cavallo”, ma in possesso del carisma necessario per convincere gli altri dell’opportunità di farla. Soltanto Bruno Marazzita, in qualcuno dei suoi momenti migliori, ha lasciato intravedere le caratteristiche giuste. Non ne è venuto fuori nulla perché non ci può essere un carisma unilaterale: esso deve trovare le adeguate corrispondenze, l’humus nel quale radicarsi e prosperare. Ora è proprio questo humus che manca a Galatro, lo standard medio di cultura indispensabile per produrre quella metanoia, quel rivolgimento nel modo di pensare senza del quale non si va da nessuna parte e si è condannati a restare prigionieri di un preteso buon senso – non a caso definito la metafisica degli imbecilli -, inadatto a produrre nell’organismo collettivo le trasformazioni indispensabili alla sopravvivenza, tanto meno al rilancio.
Per riassumere: non si è trovato il modo di mettere in minoranza le forze psicologicamente e culturalmente – non politicamente: psicologicamente e culturalmente - conservatrici, sì che ora la partita per la sopravvivenza è divenuta maledettamente complicata. E non ci resta altro da fare che sperare in bene: con l’ottimismo della volontà contro il pessimismo dell’intelligenza.
(5.8.07) NEL DIBATTITO SULLA CRISI DI GALATRO (di Guerino De Masi) - Premesso che sono uno di quei galatresi che ora sta al Nord, e prima all’Estero, e che non mi lamento degli attuali e/o vecchi politici di Galatro in quanto non li conosco e non so nulla del loro operato. (di Nicola Sollazzo)
Mi ritrovo semplicemente a leggere le varie opinioni, tra cui quelle che lamentano l’assenteismo di questi politici, o peggio la loro inadeguatezza che sarebbe causa per Galatro del rischio “supremo” del dissolversi nella diaspora e nel divenire vecchio borgo completamente abbandonato per cui la domanda: dove sono i politici? (...di Domenico Distilo, Nicola Sollazzo, Antonio Franzè, Nicola Pettinato...)
Pare che manchi l’humus dello standard culturale nei galatresi, senza il quale non si va da nessuna parte. L’interesse dei concittadini emigrati e non, su queste pagine, dimostra che il potenziale humus c’è per questa trasformazione tanto auspicata. La questione è come rendere efficiente questo potenziale a pro della nostra Galatro.
Condivido pienamente l’espressione (felice a mio parere) del dott. Domenico Distilo sull’ottimismo della volontà ed il pessimismo dell’intelligenza.
In quanto di fede evangelica, questa è una definizione che mi vede costretto quotidianamente ad affrontare in ogni campo.
Sin dal lontano ’66, la mia vita è permeata dai valori alti della moralità ed etica cristiana che il Signore mi insegna nella sua Parola. Questa Parola a cui mi riferisco è la Sacra Bibbia che leggo e studio quotidianamente. Essa è una fonte inesauribile per ciò che riguarda il mio rapporto con la società in cui vivo, con i fratelli in fede e con il Signore stesso. La lettura e lo studio della parola del Signore, mi danno questa visione pessimista quanto all’intelligenza che si acquista del come Dio vede le cose, da una parte e dall’altra; l’ottimismo nella volontà per l’impegno nella società in cui vivo, ricordandomi che il Signore “vuole” il bene di ogni uomo fino a morire al suo posto sulla croce del Calvario. (Ev. di Giov. Cap.3v.16)
Credo dunque che le antitesi sono però conciliabili ed è dunque possibile sperare per un miglioramento della vita sociale di Galatro.
Prego Dio di sollecitare i cuori e le menti dei miei concittadini affinché una buona classe politica sia riconosciuta dalla collettività ed incoraggiata ad operare per il bene comune con il contributo dei galatresi emigrati sì, ma con il cuore attento alla vita e sviluppo del paese natìo.
(21.8.07) A PROPOSITO DI OTTIMISMO DELLA VOLONTA' (di Francesco Zoccali) - Trovo corretta l’analisi di Domenico Distilo nel suo commento di qualche tempo fa riguardo il fatto che la politica locale di Galatro, come di tanti altri paesi e cittadine della Calabria, non sia sorretta da un substrato che la coadiuvi ed inciti allo scopo del raggiungimento di validi obbiettivi. Per dirla in soldoni basta considerare che quand’anche un politico (sindaco o assessore o consigliere) abbia un certo entusiasmo e vigore nel voler effettuare qualche cambiamento, qualche innovazione, che potrebbe rappresentare un progresso si ritrova ad avere intorno una pletora di altri politici e gente comune che lo ostacolano, lo dissuadono, lo costringono a cambiare, volente o nolente, direttiva. Quand’anche ci fosse un amministratore che cercasse di gettare il primo sassolino nello stagno per far crescere quell’onda di rinnovamento, di cambiamento, che dovrebbe ormai essere straripante ed investire tutti, accade che egli, inesorabilmente, tristemente, pateticamente, si ritrova ad avere intorno solo terra bruciata e quel sassolino che aveva timidamente lanciato affonda sul fondale dell’oblio.
Il perché ciò accada è presto detto: c’è una tendenza al conservatorismo di cui parlava Domenico, quasi ci fosse una paura del ‘nuovo’, di ciò che non si conosce bene, anche se, interiormente, si sa bene invece che questo ‘nuovo’ sarebbe ormai imprescindibile. Ci sono poi ancora purtroppo una serie di interessi personali e familiari che si tarda, e tanto anche, a mettere da parte per curare invece gli interessi di tutti in una visione più armoniosa e civile di se stessi e degli altri come esseri, tutti, appartenenti ad una comune vita sociale. Probabilmente vi sono poi ancora caparbietà, testardaggine, esigenza di farsi valere sugli altri, invidia, rancori e quant’altro, tutto di bassa lega, costituisce uno strettissimo collo di bottiglia al libero, naturale, fluire del vitale liquido che porta nutrimento all'evoluzione.
Credo che sia fondamentalmente questo ciò che Domenico ha voluto significare col suo scritto. Ma ciò che dice fa pensare anche al comportamento di tutta la gente di Galatro che ha importanza pari se non maggiore di quello della classe amministrativa. Si dice spesso che una cittadinanza ha il governo che si merita e ciò è vero, ed è vero in particolare per Galatro: una comunità che non socializza più, in cui ognuno pensa solo al proprio lavoro, alla propria famiglia, ai propri impegni, ai propri guai, una società immobile in quanto a fermenti culturali e sociali, senza alcuno stimolo a procurarsi il lavoro che non c’è tramite magari la creazione di attività commerciali che sarebbero necessarie per far rifiorire la ‘vita’ del paese. Ecco, una siffatta comunità cosa può pretendere dalla sua medesima classe dirigente se non le stesse caratteristiche che essa ha in seno?
Il problema quindi non è, secondo me, imputabile solo agli amministratori bensì a tutta la cittadinanza giacchè se accadesse il miracolo che tutta la gente prendesse profondamente coscienza che così non va e cominciasse ad impegnarsi sul serio per cambiare se stessa e gli altri, ebbene, questa sarebbe una condizione sufficiente, ed anche una condizione necessaria, per far cambiare la politica locale. Infatti a quel punto, gli amministratori, volenti o nolenti, pressati dalla popolazione, anche tramite lo strumento stringente dei consensi di voto, sarebbe costretta a fare il salto di qualità.
C’è un’altra considerazione di Domenico che mi turba un po’: lui parla dell’ottimismo della volontà contro il pessimismo della ragione. In prima persona io so bene quanto in effetti la ragione indirizzi spesso verso il pessimismo e probabilmente tante persone sono vittime di questa nefasta operazione noetica che comporta, tra le altre cose, la drammatica inamovibilità nella tristezza della rassegnazione. Questa della rassegnazione è una caratteristica tipica del calabrese, almeno credo. Non sono d’accordo invece sul concetto di ‘volontà’: parecchio tempo fa ho scritto su queste stesse pagine un articolo in cui parlavo della illusione della ‘volontà’ e sono sempre più convinto di ciò, o meglio, sono sempre più convinto che la volontà, il libero arbitrio, siano molto limitati, molto più limitati (se non, oserei dire, del tutto assenti) di quanto possiamo immaginare. Tanto per fare un esempio pratico proprio a proposito di Galatro basta dire che c’è sicuramente tanta gente che vorrebbe che lo stato di cose cambiasse, che avrebbe anche un certo impeto, prorompente a volte, di impegnarsi in prima persona per cambiare le cose però nessuno si muove, nessuno fa nulla. E’ come se ci fosse una certa ‘volontà’ ad intraprendere qualche iniziativa, qualche cambiamento, ma questa spinta non diventa mai azione pratica. Quindi accade che questa ‘volontà’ viene negata perché si scontra con mille altre ragioni più o meno plausibili. La presunta ‘volontà’ non si attua nella realtà ergo la volontà è inconsistente! Non accade ciò che ‘vogliamo accada’ ma ciò che deve per Necessità accadere!
D’altro canto se noi analizziamo attentamente l’espressione della nostra volontà ci rendiamo conto che spesso l’oggetto di essa è più che altro una ‘voglia’ che ascende dal profondo più che una determinazione veramente libera della nostra attività cosciente. Un esempio per tutti: se io decido di ‘andare al mare’ questa volontà non è frutto del nostro libero arbitrio e della nostra libera volontà bensì deriva da una esigenza di ‘andare al mare’ che viene da strati più profondi della mente rispetto all’attività cosciente. La mia volontà di andare al mare è dettata da una ‘voglia’, da una esigenza interna e più profonda, di ‘andare al mare’ che è espressione, più che della mia volontà cosciente, di una istanza più profonda quale può essere l’inconscio che veramente, questo si, potrebbe possedere il libero arbitrio ma che è indipendente dalla nostra volontà libera la quale è invece soggetta ad esso.
Anche in questo caso ne deriva che la ‘volontà’ è inconsistente o perlomeno è illusoria in quanto ci fa pensare come nostre libere scelte delle volontà che discendono da una istanza più interiore e gerarchicamente più in alto.
Io dico che aveva pienamente ragione la Montalcini nell’affermare che l’uomo, semmai possiede, aggiungerei io, un minimo di libero arbitrio e di libera volontà, queste non sono più ampie di quelle possedute da un cane al guinzaglio!
Se la ‘volontà’ è illusoria o limitata da ciò deriva che da essa non può discendere o comunque non può sempre discendere la sua attuazione né tantomeno l’attuazione del suo presunto ‘ottimismo’.
Tutto ciò è un esempio di ‘pessimismo della ragione’ ed allora, della serie ‘i miei interrogativi’, ritorna inesorabile e stringente e dolorosa la domanda primigenia: come fare per liberarsi del pessimismo della ragione?
Ed è poi così importante liberarsi di tale pessimismo o esso è utile perché invece, seppur dolorosamente, ci permette di vedere la realtà vera senza lenti colorate ed alchimie disturbanti e genitrici di illusioni di vario tipo?
C’è qualche anima senziente che saprebbe dare una risposta a questo amletico dilemma?
Quale visione ho di Galatro?
Sono in tanti quelli che mi hanno chiesto:
“come hai trovato Galatro dopo tanto tempo?”
Scherzosamente ho risposto:
“non è cambiato niente!”
E in fondo è un po’ vero, a cominciare dalle strade che portano a Galatro. Impervie, invase dalle erbacce e dalle canne che nascondono non solo i paracarri quando ci sono, ma anche i cartelli stessi della poca segnaletica e con strisce talvolta inesistenti al punto che mi chiedevo: ma chi me lo fa fare?
L’arrivo alla “villa” però, mi ha scaldato il cuore con le sue palme, i coniferi, il vecchio monumento e la visione di quel “presepio” che è “Montebello”.
Irresistibilmente, alle 7 del mattino, imbocco la strada a destra che mi porta verso via Regina Margherita, 'a "curva", dove ho abitato secoli fa. Prima osservazione. Non ci sono più i “crassiari”! Quelle acacie, profumatissime in primavera, ombreggianti l’estate e chiassose di cicale! Ma il cambio ne vale la pena con questi alberi sapientemente allineati e deliziosamente potati.
A "curva"! ...non la riconosco più! Case nuove, altre ristrutturate, altre demolite... e la mia, la mia vecchia casa disabitata è rimasta tale e quale nel tempo. Mi fermo, parcheggio malamente di traverso dove trovo posto e vado a toccare quelle vecchia mura con il cuore in gola dall’emozione.
Di nuovo in macchina vado su per il paese. A chiazza, a via di sutta, a via dammezzu e a via i supra. Pochi cambiamenti. Tutto come prima, malgrado alcune piccole cose.
Di certo non mi sono perso!
Sembra che a Galatro il tempo si sia fermato e che non abbia avuto effetti su di lui.
Infatti di prima mattina, quelle persone a cui ho chiesto dove abita questo o quell’altro mio parente erano solo poche e anziane.
Tutto sommato, Galatro è rimasta come la ricordavo... E mi sono chiesto: perché e come mai?
L’arrivo alle Terme ci ha piacevolmente sorpreso ma ci ha fatto anche pensare quanto diverso e distante è questo sito Termale dal caro paese.
Distante, non per il chilometro, ma per il fatto che sia un altro mondo.
Sono due realtà a sé stanti, che sembra si ignorino a vicenda! E ancora mi sono chiesto: Come mai? E perché?
Avevo capito dalla lettura di alcuni interventi nel sito “Galatro Terme News”, che delle diatribe si trascinano da tempo, da anni.
Non trovo in paese alcun riferimento o collegamento con le terme se non per quel cartello indicatore che dice che non bisogna entrare in Galatro ma svoltare a sinistra!
Non un chiosco, non un souvenir, non un piccolo segnale che mi dica che in paese ci sono le terme!
Mi sono così trovato a pensare a quanti Galatrisi, che come me sono nella “diaspora” cui fa riferimento il “sito”, e che tornando a Galatro fanno la mia stessa esperienza.
Come è possibile?
E’ possibile, è possibile!
Mi si dice:
qui è così!
Scusate, ma non ci sto. Non ci sto a pensare che non si possa e non si debba fare niente.
Mi è sorta così l’idea di chiedere a coloro che stanno “fuori” cosa ne pensano.
Credo che esista un potenziale fortemente arricchente tra i Galatresi della diaspora e ciò è facilmente dimostrabile per la loro capacità di fare impresa, in ogni luogo dove stanno. La loro realizzazione nel mondo del lavoro e degli affari fuori Galatro sono un potenziale che sarebbe un peccato non valorizzare.
Ma come?
Dalle conversazioni con alcuni ne ricavo due aspetti.
Da un lato, questa visione comune a tanti che sarebbe meglio se anche a Galatro ci fosse un maggior sviluppo.
Da un altro lato, la rassegnazione che tanto non si farà mai niente e che niente si può sperare di fare a Galatro.
Ho ascoltato i suggerimenti per lo sviluppo di Galatro che vanno dalla gestione delle terme alla possibilità che i galatresi di fuori possano acquistare casette o porzioni di case a prezzi modici per poi ristrutturarle, magari affittarle, cioè abbellire il paese e far giungere turismo. Promuovere il paese con richiami di feste come quella ultima a Montebello. Avere chioschi con informazioni e articoli souvenir.
Insomma, iniziative che promuovano e facciano migliorare il paese facendolo conoscere fuori.
Le opinioni di rassegnazione sembrano invece poggiate sulle esperienze che da anni frustrano ogni iniziativa individuale e collettiva e spingono continuamente i giovani ad emigrare lasciando un borgo oramai spopolato e senza prospettive future.
Tali opinioni non sono campate in aria, ma doviziosamante correlate da esperienze ed esempi, ahimé, inconfutabili.
Ho ripensato allora alla storia che leggo nella Bibbia del tempo delle deportazioni di Israele in Babilonia e di Nehemia, uomo socialmente e politicamente oramai affermato in quel lontano paese d’esilio che era la città del re Artaserse. Circa 5 secoli a. C.
Avendo egli preso informazioni da alcuni provenienti da Gerusalemme, fu fortemente rattristato per lo stato di degrado in cui versava la sua città d’origine.
Pregò il Signore confessando ed ammettendo le colpe proprie e quelle dei suoi padri per questa triste situazione.
Al re che gli chiedeva: cosa hai? Espresse il desiderio di fare qualcosa per la sua città e questo che gli diceva: quando torni?
Intraprese quindi il viaggio e di notte fece il giro della città prendendo visione del degrado e distruzione di Gesusalemme.
Si rivolse quindi l’indomani ai notabili ed ai cittadini del paese che acconsentirono alla ricostruzione della città.
Il libro di Nehemia ci fa l’elenco delle singole famiglie e persone che si mettono all’opera. Ognuno per conto proprio,fianco a fianco, ricostruiscono il paese malgrado l’opposizione dei detrattori e di coloro a cui stava bene che le cose rimanessero così com’erano.
Credo che Galatro abbia bisogno di uomini e donne che hanno questa visione della necessità che il paese si sviluppi, si ricostruisca, malgrado le opposizioni e le visioni pessimistiche.
Visioni pessimistiche dettate dall’intelligenza di chi sa e vede come stanno le cose, ma che possono e diventano ottimistiche se ci mettiamo il cuore (da un intervento nel sito).
Dio Benedica Galatro e tutti i Galatresi.
(30.8.07) L'INCONTRO CHE HO ORGANIZZATO ALLE TERME (di Guerino De Masi) - L’incontro ebbe luogo il 17 agosto... malgrado lo scoraggiamento per le opinioni sentite del tipo: tanto non verrà nessuno!
Dopo la mia breve introduzione, ci furono alcuni interventi (prettamente politici), ma soprattutto conversazioni che si protassero fino a tarda notte... pardon, a mattina presto!
Mi sono accorto di quante questioni personali sono la causa del “non fare” a Galatro. Capisco dunque che se c’è un minimo (e c’è!) di volontà nel fare, ogni iniziativa, singola o collettiva, trova il famoso muro di gomma, dove tutto rimbalza, respinto dai soliti diverbi e perenni disaccordi personali. Pare che non ci sia dunque la voglia di cambiare. Ognuno sembra bloccato da quella o quell’atra persona, da quel programma o non programma, ma soprattutto dalla visione deformata del parere personale e dalle lotte intestine al paese che vanificano ogni buona iniziativa per il bene collettivo.
Eppure, Galatro merita di più!
Galatro non è inferiore ai comuni limitrofi che, pur nella loro limitata emancipazione, sembra che riescano a realizzare cose e strutture che a Galatro dovrebbero essere spontanee e naturali.
Sono ancora sbalordito dal fascino del nostro territorio. La passeggiata che il caro Nicola Pettinato ci ha regalato a mia moglie ed io andando fino alla “diga”, mi ha concesso una visione delle nostre risorse che neanche immaginavo.
Ho pensato a quanti paesini della Bergamasca o della Valtellina che, pur non avendo la nostra ricchezza di territorio, riescono ad attirare il turismo, vuoi per la semplice tenuta delle vecchie casette di tutto punto attrezzate che sono dei tesoretti da visitare, vuoi per i vari negozietti ed iniziative che promuovono la conoscenza del borgo.
Ci manca forse qualcosa?
Montebello è forse meno affascinante di Petosino o di Val Canale?
Che i nostri boschi non possono avere sentieri con flora e fauna da fare invidia a Selvino?
Avete visto le Terme di Boario? Galatro Terme è forse da meno?
Qualcosa di meno lo abbiamo, sì. La voglia e la visione che a Galatro si possa fare.
Dal colloquio con un Galatrisi di fuori, chiaramente, mi è stato detto che il nostro problema è quello là!... che non puoi fare nulla senza accordi con... che è pericoloso voler fare impresa a Galatro!? Quanta omertà in questa conversazione. Non posso crederci e non voglio crederci! Il rischio del malavitoso c’è dovunque e dovunque c’è qualcuno che vuole le scorciatoie per il benessere. Ma noi che siamo “gli” emigrati, lo sappiamo molto bene. Gli obbiettivi si raggiungono con l’impegno, l’abnegazione ed il lavoro. Nessuno ci ha mai regalato niente. All’estero (con i tristi esempi di Oltralpe, oltre Oceano) come al Nord Italia, le imprese con cognomi del Sud e del Sud Italia sono il risultato della caparbietà, della tenacia e dell’orgoglio e della capacità, per non dire del genio, di tanti lavoratori che con abnegazione hanno raggiunto il loro scopo, il loro sogno, la loro visione.
Un caro giovane è di esempio a Galatro. Cinque anni fa è tornato al paese, investendo, ma soprattutto con una visione futura. Il suo piccolo bar merita la nostra ammirazione, se non altro per l’iniziativa individuale.
Dai cordiali colloqui con il sindaco, è emersa la volontà di fare per il bene del paese. Discorso politico? Forse. Ma desidero sottolineare che nel suo intervento del 17 agosto, disse una cosa per me degna di attenzione: ...non ho vinto il concorso per sindaco. Un lavoro ce l’ho già!
Perché dunque non trovare punti d’incontro con questa amministrazione? Lo dico a quanti con il pessimismo della ragione si ritirano nei loro “sofismi” (espressione che ho udito nelle conversazioni), negandosi ad ogni qualsivoglia collaborazione. Quasi che la soluzione sarà possibile solo e soltanto quando cambierà questa amministrazione! Perché, prima cosa è stato fatto di più? (mi perdonino gli ex stimatissimi con cui ho avuto l’onore ed il piacere di dialogare). Avete fatto nel passato? Ok. C’è ancora da fare, e molto mi pare. Non è impossibile. E’ sufficiente che gli elementi “perfettamente accessoriati”, culturalmente preparati, che CI SONO a Galatro, trovino un punto d’intesa. Quale? Il bene del paese!
Se d’acchito l’impresa sembra arrendersi, il risultato farà sì che i Galatresi vi appoggeranno in tutte le vostre iniziative quando capiranno che sono i loro interessi quelli che procacciate e non le vostre meschine piccole vendette personali.
Le Terme, mi pare siano uno dei grossi nodi che impediscono un decollare d’iniziative e d’impegno per Galatro.
La fila di pali con lampioni spenti perché non collegati alla rete elettrica, lasciando al buio tutti i visitatori e/o ospiti delle terme mi sembra emblematica.
Abbiamo qui un esempio di come stanno le cose a Galatro. Grandi bei lavori fatti e poi lasciati lì come “Cattedrali nel deserto” (qualcuno ha così definito la diga), incompiuti, a testimoniare che qualcosa non va. Non mi si dica che l’allacciamento è impossibile o troppo oneroso, o non di competenza (le ho sentite tutte). Melo Panetta, il signor sindaco mi disse che qualcuno dell’ente per l’energia elettrica ha promesso che presto verrà collegato l’impianto. Vi prego, fatemelo sapere quando questo avverrà.
La stessa cosa vale per l’Hotel e le Terme. Ho saputo di contratti discutibili... di gestione comunale piuttosto che privata, di condizioni contrattuali per cui non è possibile fare meglio!
Ok. Intanto, la struttura c’è. E’ bellissima, non bella. E questo è merito vostro. Dei tecnici, dei politici e del privato. Date atto ad ognuno del merito che gli spetta. Non è questione politica. Si tratta di buon senso. Visto che c’è, perché non impegnarci affinché funzioni bene, meglio ed attiri turisti non solo dalle Calabrie, ma anche dal nord e dall’estero?
Ho incontrato questo ultimo week-end di agosto, mia sorella Rachelina a Grenoble, in Francia. Fu l’occasione del matrimonio della figlia del mio migliore amico di gioventù: il Dr. Daniel Boggetto. Famiglia di piemontesi trapiantati a Grenoble. Non ho mancato di parlare della nostra Galatro, della ricchezza del territorio e delle meravigliose Terme. Avendo con me la mia penna di memoria elettronica, ho fatto loro vedere le foto delle bellezze del nostro territorio tanto che hanno seriamente espresso il desiderio di venire a Galatro.
Il passa parola è fondamentale se ci crediamo, se abbiamo una visione positiva futura per Galatro e se amiamo la nostra terra!
Questo è l’ottimismo del cuore di Guerino, miei cari compaesani.
Il pessimismo della ragione sembra voler cancellare quanto sopra.
Faccio appello a Voi, alla vostra intelligenza, al vostro cuore, al vostro amore e passione per il “nostro” paese.
Migliorare, cambiare, fare... si può.
Si può nella misura in cui tu, io, loro, sappiamo rinunciare alle nostre posizioni (spesso egoistiche) e guardare in prospettiva futura (via gli occhiali deformanti).
L’esempio della storia di Nehemia è interessante. Non si ricostruisce sulle macerie (ogni buon tecnico lo sa bene) ma per carità, non adoperiamo le macerie per seppellire il nostro vicino, il nostro prossimo.
Dio benedica Galatro ed i Galatresi.
Per finire evitare che i parlamentari possano scaldare le sedie del Parlamento per più di due legislature.
Questi sono i tre argomenti fondamentali per i quali circa 300.000 persone in Italia hanno fatto delle code anche di ore, con pazienza e disciplina, perchè la loro volontà possa essere attuata. Questa è solo la punta dell'iceberg della moltitudine che ha espresso il suo volere giacchè molti non sapevano per nulla dell'evento per non parlare del fatto che molte altre persone non hanno potuto firmare in quanto non vi erano moduli sufficienti vidimati dalle Cancellerie delle città, motivo per cui in varie località saranno aperti dei contenziosi per il mancato ottenimento dei suddetti moduli.
Per chi volesse conoscere i dettagli delle varie iniziative in Italia, misconosciute dalla informazione mediatica più diffusa, il sito di riferimento è il blog di Beppe Grillo (www.beppegrillo.it) e il sito dell'editoriale EcoTV (www.EcoTv.it) che, seppur con i pochi mezzi a disposizione, ha fatto un encomiabile lavoro di diretta del V-Day sia dalla piazza di Bologna che da altre di tutta Italia.
Sul sito di EcoTv si possono trovare due streaming (V-Day parte prima e parte seconda) che sono la registrazione integrale del meetup di Bologna e non solo. In particolare nella 'città dotta' Grillo a parte le esternazioni riguardo i partiti, la politica, i media, i giornalisti, ecc. ha presentato i tre pezzi forti della serata nelle persone di Massimo Fini, Sabina Guzzanti e Marco Travaglio.
Il Fini si è prodigato a spiegare come la 'nostra democrazia' sia ormai una burla ed una beffa nei confronti di tutti i cittadini. La Guzzanti con la sua simpatica ironia ha fatto capire bene come si 'fa' giornalismo oggi in Italia mentre Travaglio, che Grillo ha indicato simpaticamente come il vero plausibile Ministro della Giustizia (al posto dei Mastella e compagnia 'bella'), ha raccontato delle storie di ordinaria ingiustizia, di come il corso della 'Giustizia' segua delle strade molto contorte e di come la 'Giustizia' assolve personaggi in odore di 'mala' che continuano a 'governare' nelle regioni meridionali (Sicilia e Calabria in testa).
EcoTv ha garantito dei collegamenti anche con l'estero: in tutte le parti del mondo, Francia, Germania, Inghilterra, America, si sono fatte delle feste e dei raggruppamenti davanti ai consolati italiani dove molti emigrati hanno partecipato al V-Day ed hanno anche firmato, seppur simbolicamente, dei moduli simili a quelli firmati qui da noi, incoraggiando con veemenza il movimento di protesta che in Italia ha finalmente visto la luce. Guardando gli streaming di EcoTv ci si può rendere conto della foga con cui giovani, adulti ed anziani hanno colto l'occasione al volo per mandare 'affanculo' le classi dirigenti, i politici, la partitocrazia, che non rappresentano più nessuno e che la stragrande maggioranza non vuole più perchè ne ha piene le tasche per non dire di peggio.
E' possibile anche ascoltare l'audio della diretta con la piazza di Cosenza ed il lungomare di Crotone dove l'invettiva, seppur volgare, del V-Day, è stata gridata in coro ai microfoni di EcoTv.
Il 'giornalismo' della nostra Italia ha avuto la spudoratezza di fornire blanda notizia di un evento che ha visto un coro, dalle Alpi alla Sicilia, di popolarissimi, sentiti, eufemisticamente 'no grazie' alla nostra politica.
Un caloroso grazie va a Beppe Grillo per la sua iniziativa che ha molto ben interpretato il sentire e la saggezza della gente nonostante lui con umiltà sostiene che non ha fatto nulla di particolare ma è stato solo il 'detonatore' (come lui stesso ha detto) di un esplosivo a cui mancava solo la miccia.
E' necessario sottolineare e seguire un evento di tale portata che grazie a Grillo ha portato alla luce l'Italia Vera, quella fatta da italiani Veri, che rappresentano ancora la nostra Nazione, quelli che ancora, nonostante tutto, seppur stringendo e digrignando i denti, ancora lavorano, sognano, amano, pregano, piangono, si prodigano, poetano, studiano, ricercano, disdegnando il cinismo, la spudoratezza, la marpioneria, il malaffare, il denaro, il potere, i privilegi, di una politica che sta facendo diventare veramente l'Italia "sei bella e perduta" facendo rivoltare nella tomba i Mazzini, i Garibaldi, i Regolo, i Cavour, i Giolitti, i Savoia e tanti martiri del Risorgimento che hanno dato l'anima e la vita per un vero ideale che sta fallendo, tradendoli, nella vergogna più completa.
(9.12.07) LA DOMANDA SUL DESTINO PER IL QUALE SIAMO STATI FATTI (di Michele Scozzarra) - Avevo deciso di prendermi una bella pausa nello scrivere, visto che dopo più di un anno che non scrivevo un rigo, nell’ultimo mese ho scritto tanto... ma l’articolo di Pasquale Cannatà mi ha suscitato tante domande, tanti ricordi, tante sensazioni che non posso censurare. Perché ha saputo parlare della morte, citando le persone più care, con intelligenza, riuscendo a far capire meglio la vita. La morte è una delle poche cose serie e irrimediabili che restano nel nostro orizzonte di senso sempre più labile, per cui dobbiamo ringraziare chi ci consente di riflettere con dignità.
Le parole di Pasquale Cannatà mi hanno riportato ad un discorso di un amico prete di Catania, Don Francesco Ventorino, che ho sentito questa estate a Rimini, durante l'incontro "La verità è il destino per il quale siamo stati fatti" e del quale mi piace riportare alcuni passaggi, perché ritengo ponga delle domande sul destino di ogni uomo: “Ho un ricordo ancora vivo – sono passati quarant’anni – dell’urlo di mia madre di fronte al cadavere di mia sorella, morta improvvisamente perché aveva voluto portare avanti una gravidanza a rischio: «Dottore, perché è morta mia figlia?». Il medico non ha capito il significato della domanda e le ha spiegato come era morta: per un embolo. Ma mia madre, una donna del popolo e quasi analfabeta, poneva un’altra domanda: «Perché una donna muore a trenta anni, per dare la vita ad un figlio che vive sette giorni e poi muore a sua volta». Era la domanda sul destino della vita, della vita di sua figlia, di quella del figlio di sua figlia e di ogni uomo. Era una domanda che nasceva da quell’esigenza di cui è costituito il cuore di ogni uomo”.
Certo a questo punto, ogni persona seria, soprattutto seria con se stessa, non può fare a meno di porsi questa domanda: “Ma la vita ha un destino?”, con la consapevolezza che la domanda sul destino della vita costituisce il cuore di ogni uomo.
A questo interrogativo, nell’incontro di Rimini, don Ciccio Ventorino ha così continuato: “Negli ultimi anni alcuni intellettuali in Italia si sono affaticati nel dimostrare che questa, la domanda di mia madre, è una domanda senza senso. L’uomo non sarebbe altro che un animale prodottosi nel corso di un’evoluzione che non risponde ad alcun disegno divino, né ad alcuna finalità prestabilita. Il ruolo della specie cui apparteniamo non sarebbe superiore a quello delle api o delle formiche o dei passeri, cioè produrre e riprodursi.
A questa domanda, dunque, non ci sarebbe risposta e quindi non avrebbe senso neanche porsela. E così sono stati liquidati in maniera semplicistica i più grandi pensatori e poeti di tutta l’umanità considerati come degli imbecilli che per tutta la vita si sono cimentati con una domanda che sarebbe addirittura contro la ragione. ... Il nichilismo, cioè la negazione che ci sia una verità e un destino della realtà, è l’orizzonte teorico in cui si colloca e si giustifica la nostra “civiltà dei consumi”, perché se la realtà non ha una sua verità e neanche l’uomo possiede un suo destino, il consumare, assecondando l’istinto del benessere, è l’unico rapporto che l’uomo può stabilire con il reale. Da quest’atteggiamento, che vale per ogni rapporto, nasce quella concezione per la quale le cose, il denaro, il sesso, l’amore e perfino la vita propria e altrui diventano una proprietà gestita secondo il modello dell’“usa e getta”.
La descrizione più efficace di questa esperienza si ha nella grande opera di René Grousset, Bilancio della Storia, dove, concludendo il suo bilancio sintetico della storia dell’umanità afferma: «Quanto alla storia umana, quale storico, giudicando dall’alto, oserà guardarla senza spavento?» E ci trasmette il suo inquietante interrogativo: «Ma se, al termine di tanta angoscia, non vi è effettivamente che la tomba?. È allora che l’ultimo uomo, nell’ultima sera dell’umanità, senza speranza – lui – di resurrezione, potrà emettere a sua volta il grido più tragico che abbia mai attraversato i secoli: “Elì, Elì, lemà sabactàni”? A questo grido noi cristiani sappiamo la risposta che, da tutta l’eternità, aveva dato l’Eterno. Sappiamo che il martirio dell’Uomo-Dio era solo per ricondurlo alla destra del Padre e, con lui, tutta l’umanità riscattata da lui. Sappiamo e abbiamo appena costatato che al di fuori della soluzione cristiana … ormai non ve n’è più altra, intendo soluzione accettabile per la ragione e per il cuore».
Dobbiamo riconoscere, infatti, che solo in Cristo si manifesta pienamente il destino dell’uomo e della storia in modo totalmente corrispondente, e quindi accettabile, alla ragione e al cuore. Egli solo è la parola definitiva sulla vita e sulla morte, sul significato del mondo e della storia, la risposta a quella esigenza profonda di verità e di giustizia che costituisce il cuore dell’uomo.
Solo nell’avvenimento dell’incontro con Lui – diceva il Papa a Verona – può rinascere la «grande domanda» sull’origine e il destino dell’universo, sul Logos creatore e diventa «di nuovo possibile allargare gli spazi della nostra razionalità, riaprirla alle grandi questioni del vero e del bene».
Le conclusioni dell’intervento di don Ciccio vale la pena riprenderle integralmente: “Infatti, è solo di fronte alla risposta che si riapre e si chiarifica la domanda. Solo nel Volto del Crocifisso appare l’autentica e credibile bellezza, solo nel Crocifisso c’è, infatti, un destino o un Dio credibile anche da mia madre. A questa bellezza, infatti, dopo aver lottato una vita intera con il Mistero come Giacobbe con l’Angelo, essa, sorridente, si è affidata nell’atto della sua morte. A tutti quelli che venivano a visitarla, quando era già alla fine, chiedeva: «Tu verrai alla mia festa?». Alludeva al suo funerale”.
In un suo messaggio Ratzinger ebbe a dire: «Nella passione di Cristo … l’esperienza del bello ha ricevuto una nuova profondità, un nuovo realismo. Colui che è la Bellezza stessa si è lasciato colpire in volto, sputare addosso, incoronare di spine... Ma proprio in questo Volto così sfigurato appare l’autentica, estrema bellezza: la bellezza dell’amore che arriva “sino alla fine”... E ancora: «Nulla ci può portare di più a contatto con la bellezza di Cristo stesso che il mondo bello creato dalla fede e la luce che risplende sul volto dei Santi, attraverso la quale diventa visibile la Sua propria luce».
Della bellezza di Cristo si fa esperienza nella Chiesa, cioè nel mondo bello creato dalla fede e dalla luce che risplende sul volto dei Santi.
Ne sa qualcosa chi questa luce è riuscito a vederla nel volto delle sante persone che ci cono passate, e ci sono ancora, accanto ogni giorno.
Gaudioso Trimboli
Che non ho avuto l'onore di conoscere, ma che ha lasciato anche lui un segno per la sua vita di dedizione alla communità. Grazie a Michele Scozzarra per il suo bell'articolo nel quale evidenzia la fede che ha caratterizzato quest'uomo e nel quale esprime anche la sua profonda amicizia e stima per l'amico scomparso.
Marazzita in Panetta
Era sorella di mio cognato Rocco. La notizia della sua morte mi ha fatto chiamare il nipote Biagio Cirillo. Con dolce sentimento, ricordo l'incontro di tanti anni fa con questa cara famiglia, quando i figli Salvatore e Giuseppe?, erano ancora giovanissimi studenti.
Alle loro famiglie va il mio pensiero questa mattina. Dio li benedica.
(20.12.07) GRAZIE MICHELE... (di Guerino De Masi) - Grazie Michele.
Grazie per il testo interamente a me dedicato.
Sono lusingato ed onorato del tuo interesse per me in quanto persona e per i miei modesti scritti/ricordo.
Probabilmente, non mi sono espresso correttamente, anzi ne sono convinto, e vorrei, per quanto ne sarò capace, cercare di chiarire il perchè di quei miei trafiletti in cui faccio riferimento alla nostra piacevole ed amichevole conversazione alle terme e poi al mercatino.
La mia voleva essere una confessione, in quanto effettivamente non riuscivo a separare i miei ricordi dalla realtà che ho vissuto in quei pochi giorni trascorsi a Galatro quest'estate.
Volevo, in un certo qual modo, confermare che "veramente" i miei ricordi hanno subito, se non un inquinamento, perlomeno un'altra prospettiva dalla quale riportare alla mia mente quei vecchi ricordi della mia lontana infanzia. Si tratta comunque di cinquanta anni fa... e non è poco. Ma mi è diventato più difficile isolarli e presentarli così come potevo quasi "automaticamente" di come facevo prima.
Volevo dunque confermare che avevi ragione tu!
Aver avuto la possibilità di dialogare con te e con altri, più o meno della "mia" stessa età (spero di non invecchiare nessuno!), mi ha fatto del bene quanto il tornare al caro paese.
Apprezzo grandemente le tue riflessioni sulle memorie che custodiscono momenti di vita che non troverebbero altro spazio di espressione quando oramai la vita si conclude ahimé con quel pugno di terra che tapperà ogni bocca...
Ma so per certo, e lo leggo nei tuoi interventi, che anche tu sai che non tutto finisce là.
Se i nostri pensieri e ricordi possono tramandarsi con semplici poetici scritti che i posteri avranno a disposizione, se vorranno recuperare e rivivere quanto è stato sofferto, gioito, scoperto e vissuto rimane un fatto che, per il credente, nulla è perduto, neanche i suoi pensieri, quelli più profondi ed intimi, inestinguibili, neanche con la morte.
L'Ecclesiaste dichiara nel suo libro che dopo la morte non ci sono né azioni e né pensieri... Ahimé, era un'analisi fredda dettata da un periodo in cui, lontano dal Signore, egli si era sviato, provando ed assaggiando ogni piacere che la sua posizione di sovrano gli permetteva. Non si è fatto mancare nulla... ma in conclusione dovette dire che: tutto è vanità ed un correre dietro al vento, ma che il tutto è conoscere il Signore.
I pensieri e ricordi invece rimangono e rimangono molto chiari anche. Gesù che ci narra del ricco epulone e del povero Lazzaro. La loro situazione dopo morti è chiaramente descritta con particolari di pensieri, desideri e ricordi, almeno per quanto riguarda il ricco epulone che, tormentato, invano cerca una soluzione per lui ed i suoi fratelli rimasti ancora viventi.
Una benedizione… si è vero. Lo è stata la mia ultima visita a Galatro. Una vera benedizione per aver potuto grazie a Dio rivisitare il mio paese ed incontrare tante persone che ho imparato ad apprezzare. Tra queste ci sei tu Michele, come tante altre che mi hanno concesso la loro attenzione ed amicizia.
Se Dio me lo permetterà, ho in cuore di ritornare con i visitatori di questo bellissimo sito, Galatro Terme News, a dei momenti storici che hanno avuto come protagonisti, uomini di fede, nei secoli trascorsi.
Uomini che hanno lasciato una traccia per la loro fede, cultura ed impegno verso il loro prossimo fino a raggiungere lontani paesi dalla Calabria e che sono a giusto titolo citati in quanto pensatori eccellenti ed uomini di cultura, a volte precursori dei nostri valori e ideali che faremo bene a rispolverare un pò tutti, a Galatro, in Calabria, in Italia ed in Europa.
Colgo questa buona occasione per fare i migliori auguri di Natale e di Buon Anno, a te, alla tua sposa ed a tutti i visitatori di Galatro Terme News.
(27.12.07) ANCHE SE NON FOSSE VERO... (di Pasquale Cannatà) - A seguito delle mie riflessioni pubblicate in occasione della morte di Gaudioso, qualcuno mi ha chiesto di cercare di specificare in che modo l'Amore ci distingue, mentre qualcun altro mi ha contestato che non è l'amore a distinguerci, bensì l'azione.
Mi si dice che anche se fosse vero che Dio esiste, alla fine della nostra vita non ci chiederebbe quante messe abbiamo ascoltato, quanto abbiamo pregato, ma quanto bene abbiamo fatto.
Ho parlato di qualità della vita, perchè possiamo operare bene oppure male: questo non si chiama agire?
Lavorare con amore per lasciare buoni frutti di cui possano godere i nostri figli, non implica azione?
Non ho parlato di messe e di preghiere, ma di amore che noi abbiamo per gli altri, e gli altri sono soprattutto il "prossimo" di cui parla il vangelo.
Se l'uomo riflette l'amore che Dio per primo dà a ciascuno di noi, nessuno escluso (sia nell'accezione di riflesso che nel senso di riflessione) allora potrà uscire dalla palude del materialismo e camminare nel verde prato che Lui ha preparato per noi, ma se siamo opachi e tetragoni ai suoi stimoli, allora continueremo a sguazzare nel fango che avremo scelto di abitare, e non mi pare corretto farne una colpa a Lui. Naturalmente la palude, il fango, il verde prato sono solo dei luoghi figurati per indicare alcune condizioni dell'anima in cui ci si potrebbe trovare.
Personalmente sono amico di persone divorziate, di atei, di ogni genere di persone che accolgo con gioia in casa mia perchè Gesù ci ha insegnato a "preferire la misericordia al sacrificio".
Per quanto appena detto, anche se non fosse vero che Gesù è figlio di Dio, il suo insegnamento è stato la base su cui si fondano i cosiddetti diritti umani che anche gli atei sbandierano con orgoglio.
Anche se non fosse vero, ma è vero, che la Bibbia è ispirata da Dio, quale grande dignità ne deriva alla donna dal racconto di un Dio che la tiene tanto in considerazione da voler nascere da lei.
Anche se non fosse vero, ma è straordinariamente vero, che la Chiesa custodisce ed interpreta gradualmente il messaggio del Vangelo, che nobiltà ne viene a tutti noi dalle parole di Paolo nella sua lettera ai Galati "non c'è più giudeo o greco, schiavo o libero, maschio o femmina, poichè siamo tutti una persona in Gesù Cristo" ed ancora alle donne dalla rivelazione che ha fatto Giovanni Paolo I quando ha affermato che "Dio è Padre, anzi, ancora di più, è Madre".
Anche se non fosse vero, ma è meravigliosamente vero, che siamo stati creati per un gesto di Amore, ma che siamo nati per caso, io credo che ogni vita, in qualunque modo strappata alla non-esistenza, vada coltivata come un dono prezioso, perchè è unica e irripetibile e mentre i genitori si preoccupano delle cose che possono o non possono dargli, il bambino ha bisogno solo di affetto e del minimo necessario per vivere, che oggi la nostra società assicura a tutti i cittadini, e se aiutato a crescere può contribuire a migliorare questo mondo che ci è stato affidato.
Auguro a tutti un buon Natale, e che lo Spirito del Signore ci guidi in ogni istante della nostra vita, facendoci crescere in amore e sapienza.
...l'importante non è per quanto tempo si vive su questa terra, perchè non possiamo aggiungerne un solo istante: è già più discriminante la qualità che diamo alla nostra vita, perchè possiamo operare bene oppure male. Ma la cosa essenziale è l'esserci, perchè tra l'essere e il non essere c'è una bella differenza.
Una lunga vita lascia traccia di sè nel bene o nel male; in una vita più breve ci sono meno occasioni di interagire, ma anche un bambino che muore appena nato o addirittura abortito spontaneamente lascia un segno. L'essere stato voluto ed atteso con amore, o l'essere stato concepito per errore se non con la violenza ha cambiato la vita alla donna che lo ha portato in grembo ed alle persone che le sono state vicine, se non "prossime": il suo "essere" ha recato una differenza.
...se dunque è già importante il semplice inizio dell'esistenza, si capisce come ogni vita, in qualunque modo strappata alla non-esistenza, vada coltivata come un dono prezioso, perchè mentre i genitori si preoccupano delle cose che possono o non possono dare ai bambini, questi non hanno bisogno di "cose", ma di affetto e comprensione per crescere e dare il loro contributo al miglioramento di questo mondo...
P.S. - Allego gli articoli di cui sopra, ne faccia un po quello che vuole.
Saluto cordialmente. Pasquale Cannatà